Già Sergio Bonelli aveva dato la sua approvazione a un fantasy classico apparso nella collana I romanzi, Dragonero, e a una collana fantascientifica, Orfani, che per temi e realizzazione grafica occhieggiava ai videogame con l’intento di attrarre un pubblico giovane. Se Dragonero, tutto sommato, è in grado di soddisfare il gusto anche del lettore più tradizionale e, con l’aiuto dei ripetuti aumenti del prezzo di copertina della pubblicazioni di via Buonarroti, resiste tuttora in edicola, Orfani non ha dato gli esiti sperati e dopo qualche “stagione” ha mestamente concluso il suo percorso editoriale. Ci sono stati molti altri esperimenti, dal cerebrale Mercurio Loi a testate come 4Hoods e Creepy Past indirizzate a un target di giovanissimi. Tutte naufragate in tempi più o meno rapidi. Non molto meglio sembra essere andata la “linea adulta” Audace, le cui collane hanno generalmente avuto breve vita o sono state addirittura interrotte prima della conclusione, che avverrà forse in edizione libraria. Alla fine, la realtà sembra essersi fatta strada nelle menti dei responsabili della casa editrice: raggiungere i lettori giovani, che nel passato avevano garantito il ricambio generazionale e dunque il mantenimento del livello di copie vendute, non è difficile, ma impossibile. I pochissimi giovani che frequentano le edicole sono attratti dai manga, con il cui immaginario sono cresciuti dagli anni ottanta attraverso gli anime, mentre i fumetti bonelliani (come pure quelli dell’Astorina o dell’Aurea) non se li filano nemmeno di striscio. Da un paio di anni a questa parte si è così assistito a un cambio di strategia da parte della Bonelli, abbandonando ogni illusione di conquistare nuovi lettori e rassegnandosi alla gestione dei fedeli appassionati appartenenti alla fascia degli “anta”. Ecco così il moltiplicarsi delle testate texiane. Oltre a quelle classiche, l’inedito mensile e le due o tre ristampe, il Texone (e relativa ristampa), il Maxi, il Color, il Magazine e persino una nuova collana di cartonati “alla francese”, tenuti a battesimo da un’interpretazione molto personale di Eleuteri Serpieri. Si è arrivati persino a mettere in grande il nome del ranger su una serie di ristampe di personaggi western degli anni cinquanta e sessanta scritti da Gian Luigi Bonelli. Un lettore ha detto su Facebook che il suo edicolante si è visto portare indietro più d’una copia perché “dentro non c’era Tex”, ma altri avranno digerito il trucchetto e consentito vendite sufficienti per andare avanti. In questo contesto la Bonelli ha deciso il varo di una nuova collana mensile di inediti nei quali “rileggere” le primissime storie di Aquila della Notte con un taglio narrativo e grafico adeguato ai tempi: Tex Willer. La nuova testata, secondo i dati dell’editore, ha venduto 100mila copie del primo numero e si è poi assestato sulle 50-60mila. Dati diversi fornisce il giornalista Alessandro Bottero: 100mila erano le copie della tiratura del n. 1, mentre il venduto pare essersi limitato a 30mila (si può supporre perciò che attualmente viaggi intorno alle 25mila). Bottero aggiunge che Tex dalle 175mila copie mensili di due anni fa è sceso attualmente a 145mila, mentre nello stesso periodo Dylan Dog è passato da 90mila copie a 65mila. Quali che siano le vendite effettive della neonata pubblicazione texiana deve comunque portare utili alla casa editrice, visto che le è stata rapidamente affiancata anche l’uscita di uno Speciale annuale. Sul fronte di Dylan Dog, seconda testata per vendite della casa editrice, oltre a riassestare il parco titoli cambiando per esempio i contenuti della collana Old Boy (passando da tre a due episodi a numero e cambiando periodicità), si è deciso di utilizzare il personaggio per trainare le vendite delle pubblicazioni di minor successo e sempre sull’orlo della chiusura. Organizzando, sulla traccia di quanto già fatto in passato con Martin Mystère, dei team up con Dampyr e Morgan Lost (tornando a Tex, pare sia in preparazione l’incontro tra il ranger e Zagor). Le nuove scelte editoriali, basate sulla consapevolezza che i lettori quelli sono e si può solo cercare di spremerne sempre di più le tasche, hanno portato a un’altra considerazione: riprendere nel folto carniere di personaggi bonelliani quelli le cui pubblicazioni erano state chiuse molti anni fa a causa di vendite insufficienti. All’epoca il punto di pareggio delle testate si aggirava intorno alle 40mila copie, e si erano perciò dovute condannare tutte le testate scese sotto quel livello, come Mister No che mi pare di ricordare fosse calato a 25mila copie mensili. Succede che con la continua emorragia dei lettori e il conseguente aumento dei prezzi di copertina (ne abbiamo già parlato), oggi il punto di pareggio sia sceso intorno alle 17-18mila copie, e dunque i numeri un tempo considerati insufficienti attualmente sono più che interessanti. Da qui nascono prima due collane dedicate a Mister No, una “classica” e l’altra con un “nuovo” Mister No, e ora vengono annunciati per il 2021, oltre a un bis di Jerry Drake con avventure inedite, anche i ritorni di Nick Raider e Magico Vento con albi one shot o miniserie. Sempre pescando nella galleria dei personaggi d’un tempo (ma in questo caso non bonelliani), pare che sia in progetto una ristampa dei sei albi tascabili de Lo Sconosciuto di Magnus, di cui si sta pubblicando in volume nuove storie. Anche in questo caso, puntando al pubblico dei “vecchi” collezionisti. Salvo sorprese, dunque, la Bonelli sembra essersi rassegnata a gestire il parco lettori storico, e lo sta facendo con scelte razionali per quanto prive di orizzonte. Un nuovo fronte in cui la Bonelli si impegna per cercare fonti di reddito alternative è quello librario, dove i prodotti si possono vendere a prezzi quattro-cinque volte più alti di quelli da edicola (ma le librerie e la relativa editoria non stanno vivendo certo una fase migliore di quella delle edicole). Oltre a quello televisivo-cinematografico, dove l’azienda di via Buonarroti sta cercando di entrare dall’ingresso di servizio. Consapevole che il salone è affollato da concorrenti che ci operano da sempre e con ben altri mezzi, e in un periodo di “bolla” forse già arrivata ai suoi limiti di possibile espansione, che rischia di scoppiargli in faccia. Nei tempi non felici che stiamo vivendo a tutti livelli, certo non aiutati dalla pandemia in corso, in qualche modo è una buona notizia il recuperato buon senso della storica casa editrice. (A me, invece, pare che la Bonelli abbia perso troppo tempo ed energie nel presentare fumetti per lettori non tradizionalmente bonelliani -bambini o intellettuali- e formati non bonelliani -a colori o con meno pagine e più grandi-. Tentativi che non avevano ripagato la Bonelli nemmeno quando il fumetto in generale raggiungeva diffusioni alte. Non a caso l’unico nuovo personaggio che sta resistendo, pur con i pregiudizi che incontra il fantasy in Italia, è Dragonero nel canonico formato in bianco e nero – NdR). Navigazione articoli MATITE BLU 212 PV – BUONE IDEE
Io sono un fan di Dragonero, e sono stato molto contento che la Bonelli si sia aperta al fantasy classico. Non avrei mai sperato che dopo il Romanzo a Fumetti sarebbe addirittura nata una serie mensile. Non vorrei, tuttavia, che il “brand” venga sfruttato troppo: ci sono già due romanzi narrativi, un gioco di ruolo, la serie principale, la serie Young Adult (per ora conclusa ma in odore di riapertura) da cui verrà tratta una serie animata, la serie da libreria Senzanima. Secondo me lo stanno pompando in maniera eccessiva. Un altro esperimento interessante era la collana Le Storie, che però da parecchio tempo a questa parte è diventata il contenitore per recuperare vecchi personaggi. Quanto a TEX, non mi disturba l’ampliamento delle uscite: non vado a recuperare gli altri personaggi di G.L. Bonelli, ma mi piace molto il “prequel” Tex Willer e anche i volumi cartonati (non tutte le storie sono memorabili, ma questo succede anche nella serie principale). Rispondi
Parere indiscutibile, il “Tex presenta:” è forse il punto più basso toccato. Il dubbio è solo se ci sarebbero altre strade percorribili. Rispondi
Credo che il vero problema della Bonelli sia l’assoluta mancanza di sceneggiatori all’altezza. Anche Manfredi che fino a Adam Wild aveva comunque sempre mantenuto un livello alto di scrittura pare aver perso del tutto verve ed originalità. L’ultima miniserie di Magico Vento (personaggio che ho amato incondizionatamente) era la limite del leggibile. Recchioni è un buon mestierante e nulla più e, all’orizzonte non vedono stagliare degli Sclavi, Berardi (epoca ken Parker) o Castelli. Meglio sarebbe stato concentrare le energie in pochi personaggi e poche uscite di alta qualità piuttosto che tentare di sondare altri territori (vedi Orfani) che dire una serie brutta è ancora poco, o ricalcare vecchi e triti schemi narrativi vedi Morgan Lost (quasi un gemello separato alla nascita da Dylan). Peccato ma dopo 40 anni di militanza e di letture da qualche hanno non compro più alcun prodotto Bonelli. L’ultimo è stato la miniserie Ispirata a J.Landsdale ma anche in questo, caso il tutto non mi è parso perfettamente a fuoco, cosa che invece una volta nella vecchia Bonelli accadeva sempre. Rispondi
“Tex presenta” è ai limiti della truffa. Nel volume su Yuma Kid addirittura c’è Tex in copertina! Sergio Bonelli non avrebbe mai permesso una cosa del genere. Rispondi
Concordo in pieno con la nota in fondo “NdR” (Sauro?), cambiare un formato in italia vincente come quello Bonelli per cercare formati strampalati e scomodi come quello Audace è una vera e propria follia, giustificabile solo nell’ostinarsi a non voler vedere che il problema è il CONTENUTO, non il contenitore. Ma in generale, tutte le volte che vedo un editore fare serie “alla ricerca di nuovi lettori”, vedo fetenzie paternaliste “per i ggiovani” o robaccia fatta da autori troppo snob per lettori che credono decerebrati. E TUTTE le volte… è un fallimento. Anche Jim Shooter, per quante ne abbia azzeccate tante, quando ha fatto la divisione Marvel “Star” per i “giovani”, ha fatto flop. Ma tutta questa gente ha perso la memoria? Si ricordano che quando erano “giovani” loro… le robe “per i giovani” le schifavano, e volevano leggere robe per adulti? (ma forse nel loro caso non era così, a volte mi sembrano menti deviate appunto dalla letteratura paternalistica e “educativa” che probabilmente leggevano, totalmente incapaci di capire che gioia era leggersi le vecchie storie piene di avventura e sparatorie di un G.L. Bonelli…) I “lettori nuovi” li prendi facendo storie CHE PIACCIONO AI LETTORI “VECCHI”, perchè sono loro, poi, che trasmettono la passione a figli, nipoti, conoscenti. Ma se gli fai morire la passione annoiandoli, credi che correranno poi a comprare “4 hoods” per i figli? È SOLO così, da sempre, che i lettori aumentano: con il passa-parola dei lettori entusiasti. Non con ridicole operazioni a tavolino “per i ggiovani”… L’articolo poi contiene una notevole inesattezza sulla collana Tex Willer, che fa sospettare che Toninelli ne abbia letto solo i primissimi numeri: a parte i casi di storie davvero molto importanti per la continuity (come la prima), le storie pubblicate nel mensile sono NUOVE, come le storie del Tex Gigante, sono solo ambientate molti anni prima. Non sono ““riletture delle primissime storie di Aquila della Notte con un taglio narrativo e grafico adeguato ai tempi” Il vero grave problema della Bonelli comunque per me è quello sottolineato da “Fabrizio” alcuni commenti più sopra: la scarsità di sceneggiatori validi. Rilanciare Mister No poteva essere una buona idea… ma se ai testi ci metti gli stessi autori che hanno affossato la vecchia serie, cosa ti aspetti? Che ne frattempo siano diventati bravi, o almeno, meno noiosi? Dove vuoi andare con un parco sceneggiatori che in gran parte ormai provoca più sbadigli che divertimento, fanboy citazionisti fuori tempo massimo, gente che dopo quarant’anni ancora sogna di berardeggiare, e in generale sembrano fregarsene del divertire o interessare il pubblico, troppo impegnati a mostrare la loro cultura con dotte citazioni da primi della classe? Rispondi
E Nathan Never? Io l’ho letto dal primo numero fino a poco dopo il 100, dunque intorno al 2000 per l’eccessiva cupezza dei toni… Rispondi
Gli episodi finali di 4Hoods li hanno messi addirittura gratis su instagram. La disfatta di caporetto. Non lo compravano neanche i parenti. Rispondi
In Italia ci sono circa 27,000 punti vendita, anche solo pensando di aver venduto 2 copie del numero 1 di Tex Willer arriviamo a molto di più. Se Tex vende (il concetto vendere è molto labile con varianti che uno del mestiere dovrebbe conoscere) 145,000 si può stimare che almeno il 70/80 percento di questi acquirenti abbia voluto vedere cosa trattasse quell’albetto a 3,20 euro. Una cifra che persino per chi sta ai semafori appare più che modesta. Così le centomila copie per il numero 1 sono realistiche. Oppure crediamo che oggi al magazzino di Turate ci siano 10 metri cubi (idea di quanti sono?) di copie invendute? Rispondi
L’articolo di Toninelli ( che come al solito trovo molto, molto interessante) non farà piacere ai fan hardcore della Bonelli che ti azzannano alla gola se solo fai qualche critica pacata e ragionata alla casa editrice e ai suoi autori e credo non farà piacere nemmeno alla stessa Bonelli. Tuttavia a me pare che l’articolo abbia perfettamente centrato il problema attuale del fumetto nel nostro paese e cioè che non ci sono nuovi lettori per il semplice che i giovani oggi leggono pochissimo in generale e in particolare nel campo dei fumetti. Effettivamente si salvano un pò i manga , per il resto le case editrici oggi attive ( Bonelli, Panini, Astorina, Aurea ecc ) vanno avanti solo grazie ai vecchi lettori che, per necessità di cose, vengono sempre più spremuti. Ecco allora che la Bonelli ( per restare in tema ) cerca di sfruttare al massimo vecchi personaggi. Ma la natura è spietata e fa il suo corso,nel senso che inevitabilmente ogni anno un certo numero di vecchi lettori ci lascia per sempre ( oltre a qualcuno che si scocci a di leggere fumetti mal scritti) e quindi il numero di copie vendute ( dalla Bonelli e da altri) cala sempre di più. Cosa si può fare per evitare che in un futuro non lontanissimo il fumetto in Italia ( non solo quelli della Bonelli) diventi un prodotto da ultranicchia venduto in poche centinaia di copie e costosissimo? Chissà, se avessi la risposta al quesito diventerei milionario. Forse si potrebbe iniziare con lo studiare cosa accade in altri paesi in cui il fumetto è ancora importante ( Francia, Giappone, USA) e come stanno facendo loro ( se lo stanno facendo) per attirare nuove generazioni di lettori, per poi valutare se determinate strategie e politiche editoriali sono applicabili anche al nostro paese. Rispondi
I primi numeri di una pubblicazione bonelli che abbia mai letto sono stati due Dylan Dog compresi entro il numeo 30, quindi si parla ancora di storie freschissime. Non ho mai seguito altro assiduamente della Bonelli, vuoi perché, ad esempio, il western non l’ho mai filato, vuoi perché, essendo degli anni 90, dopo Topolino mi son messo a leggere i manga. Trovo però vi possa essere un altro problema, oltre a quello degli esperimenti più o meno azzardati, o dell’emorraggia di lettori: il mutamento dei personaggi. Parlo solo per Dylan Dog, dato che è l’unico che abbia seguito abbastanza da vederne un pochino l’evoluzione: ebbene, per me spostare Dylan dal suo terreno di nascita (tra gli anni 80 e i 90) lo ha snaturato. Lo status dei personaggi principali è stato cambiato (Bloch in pensione, un nuovo antagonista, una “fiamma” ricorrente) ed è stato un mutamento che mi ha lasciato con l’amaro in bocca: Ghost non raggiunge nemmeno lontanamente i livelli di minaccia sottile di Xabaras. Convengo che un cattivo ricorrente non c’era più ormai da tempo, ma se ci pensiamo bene, anche Xabaras ha fatto incursioni sparse nel corso della saga, che infatti ha continuato con titoli episodici, o al massimo spalmati su due albi (vedi, per esempio, Aracne-La profezia). Il fatto di togliere un punto di riferimento a Dylan con l’inserimento dell’ispettore Carpenter ha soltanto peggiorato le cose, visto che sia lui che la fiamma ricorrente di Dylan risultano come personaggi non solo un pelo urticanti, ma anche…incollati male. Non so ben spiegare questo sentimento, eppure personaggi storici come Wells, o piuttosto interessanti come il mago Winston, sono spariti di circolazione, mentre Carpenter e Rania assurgono ad ostacoli di un indagatore dell’incubo che, arrivati ai famosi numeri della cometa e del rilancio del brand, mi sembrava sempre più stanco. Sarà che dopo 300 numeri iniziavano a scarseggiare le idee? Dylan è un personaggio ormai fuori tempo massimo? Forse… Parlando degli esperimenti al di fuori dei personaggi storici Bonelli, parlo per la collana Le storie: si è trattata di una cavalcata assolutamente interessante. Soprattuto per via del fatto di poter spaziare su diversi piani temporali e in diversi generi, trovando spazio anche storie che normalmente in Italia non hanno vita facile, come serie effettive (vedi lo steampunk, ad esempio). Eppure, al netto del fatto che abbia preso anche di questa solo alcuni volumi sparsi, in base al tema del numero, trovo che le ultime annate abbiano puntato troppo a storie che si spalmavano su più numeri, togliendo possibile spazio a generi differenti (forse per via della probabile concorrenza con le testate regolari Bonelli?). Ovviamente, questo è solo il mio pensiero. Rispondi
Ho letto l’articolo con interesse. Ma il commento di PANGIO mi ha ispirato diverse considerazioni. Riguardo a Nathan Never: ultimamente viene presentato come il “prescelto” (sempre lui viene clonato per un futuro… misterioso, o per fare delle scelte apocalittiche o perché era lui quello giusto per qualcosa). Queste storie mi fanno storcere il naso. Preferisco il Tex, pur tra alti e bassi, in cui è lui a determinare qualcosa di “importante” non perché sia speciale (ok è il protagonista) ma perché era lì in quel momento, non peché doveva esserci. Spero di aver reso il concetto meno nebuloso di quanto sia. Riguardo a cosa fanno all’estero, mi sembra difficile fare un paragone. I comics, che io non seguo se non per sentito dire, sono in forte crisi e con continui reboot e riaggiornamenti dei personaggi. Forse con i film hanno ottenuto un po’ di pace, ma ormai, mi sembra, la carta stampata non è più il target principale. Di quasi ogni personaggio creano serie televisive o animate. I manga invece sono nati con un concetto completamente diverso: la storia inizia, si sviluppa e ha una fine. Dopo qualche mese o dopo qualche anno. Raramente si arriva a qualche decennio. Gli editori pubblicano le storie, ma non si identificano con esse: quando un manga finisce, ne pubblicano un altro, simile o diverso. Quindi non c’è il problema di affezionare i lettori come lo intendiamo noi. Rispondi