Quando colei che era stata definita “la più celebrata, corteggiata e adulata donna al mondo” spirò quasi centenaria il 12 aprile del 1965 sola, squattrinata e dimenticata da tutti, “Le Figaro” scrisse che “la cosa più sorprendente, nell’apprendere la morte della Bella Otero, è che fosse ancora viva”. La galiziana Carolina Otero, nata il 20 dicembre del 1868 da padre ignoto e madre prostituta, conobbe un’infanzia miserabile. Violentata all’età di 11 anni e costretta a esibirsi in strada come ballerina per raggranellare qualche soldino, fu cacciata di casa dalla madre che non sapeva come mantenerla. A Barcellona, dove giunse con il primo fidanzatino, lavorò come danzatrice nei locali cabaret attirando le attenzioni di un banchiere francese di cui divenne l’amante, che la condusse con sé a Parigi, nel pieno della Esposizione Universale del 1889. Carolina rimase folgorata dai fasti di quella città gaudente, spensierata, opulenta, tutta luci e paillettes, così in sintonia con il suo essere cicala portata a spendere più di quanto avesse nelle tasche. L’incontro con lo spagnolo Oller, boss del “music-hall” e creatore del Moulin Rouge, amante delle belle donne (e Carolina era la più bella fra le belle), le dischiuse le porte di un mondo che per anni la vide protagonista delle scene. In brevissimo tempo, “la superba creatura” che sul palcoscenico si esibiva “come una flessuosa pantera, ruotando il corpo con movimenti ben cadenzati in modo lento e lascivo, e rovesciando il busto all’indietro” conquistò il pubblico parigino che ne fece la propria “étoile” con il nome di “Bella Otero”. Le numerose tournée estere, che la portarono nei quattro angoli del mondo, oltre a procurarle enormi guadagni la trasformarono nell’oggetto del desiderio di miliardari e sovrani quali il kaiser Guglielmo II, il principe di Galles, Alberto I di Monaco e persino l’imperatore del Giappone e il re di Cambogia. Per la “Sirena” parigina, pare si siano suicidati almeno sei uomini, disperati per non aver goduto dei suoi favori, mentre molti di più si sfidarono a duello. Convinta che nessun maschio potesse resisterle, nemmeno uno con la sottana, quando nel 1902, trovandosi a Roma, si fissò d’incontrare il Santo Padre e con grande stupore si vide opporre il veto da parte del Camerlengo pontificio, cercò di forzarne il blocco venendo a stento trattenuta dalle guardie svizzere. Lo scoppio della Prima guerra mondiale e il conseguente ritorno a un generale clima di sobrietà, oltre alla simbolica caduta di tante teste coronate, segnarono anche per la Bella Otero, appesantita dagli anni e dagli stravizi, l’inizio dell’inesorabile parabola discendente. Inizialmente ritiratasi in Costa Azzurra, nella splendida Villa Carolina acquistata per 15 milioni di dollari, dopo aver dilapidato il suo immenso patrimonio giocando al Casinò di Monte Carlo, si ridusse a vivere nella stanzetta di un modesto albergo nei pressi della stazione di Nizza. A pagargliela, in forma di pietoso vitalizio, fu la “Société des Bains de Mer”, proprietaria del Casinò monegasco che tanto aveva lucrato sulle sue debolezze. Accompagna questo scritto un scatto giovanile della Bella Otero. (Testo di Anselmo Pagani. Le riproduzioni sono consentite solo se indicanti il nome dell’autore). Navigazione articoli LA PROSTITUZIONE MASCHILE AL CINEMA “UOVA FATALI”, JURASSIC PARK ALL’ITALIANA