Il fenomeno delle “Jungle Girl” nel fumetto non rappresenta solo un sottogenere narrativo, ma un dispositivo simbolico ricorrente che riflette, attraverso le epoche, la trasformazione dell’immaginario femminile, delle dinamiche di potere e delle ansie culturali legate all’esotismo, al corpo e alla natura.

La figura della donna selvaggia, seminuda e dominante, che abita ambienti esotici e primordiali, unisce mito, erotismo e avventura. Il mito della donna selvaggia è antico. Compare nella mitologia greco-romana (Artemide, le Amazzoni) e si sviluppa nella letteratura romantica e nei racconti coloniali dell’Ottocento.

La Jungle Girl nasce da questo immaginario: una donna al di fuori della civiltà, potente, libera, ma anche oggetto di desiderio. La Jungle Girl attraversa le epoche come figura metamorfica. Da oggetto erotico a soggetto mitico, da simbolo coloniale a icona post-femminista, incarna contraddizioni profonde del nostro immaginario.

La sua persistenza testimonia non solo la fascinazione per la vita selvaggia, ma anche la capacità del fumetto di rielaborare, con leggerezza e forza simbolica, i miti culturali.


1937 – Sheena

Ebbene si, c’è il solito Will Eisner, dietro alla nascita di Sheena, Queen of the Jungle, e indirettamente dietro la nascita di un intero genere: quello delle “Jungle Girl”, le eroine immerse in ambientazioni esotiche. Quando la Fiction House chiede un personaggio femminile per una nuova testata, Eisner ha un’idea fulminante: “Facciamo una Tarzan donna. Selvaggia, affascinante, pericolosa”.

Nasce così Sheena, disegnata inizialmente da Mort Meskin e in seguito da Bob Powell e Matt Baker, sempre sotto direzione creativa di Eisner. È la prima eroina dei fumetti ad avere una testata tutta sua, battendo Wonder Woman di due anni.


1940 – Camilla

Camilla è una delle Jungle Girl più iconiche dell’epoca d’oro dei fumetti americani, anche se oggi è spesso dimenticata rispetto a Sheena. Debutta su Jungle Comics n. 1 (giugno 1940), edito dalla Fiction House, la stessa casa editrice di Sheena.

Tra i disegnatori: Bob Lubbers, Matt Baker, e altri autori oggi riconosciuti per il loro stile sensuale e dinamico. Camilla non è una semplice regina della giungla: è la sovrana di un regno perduto, una sorta di Atlantide tropicale nascosta nel cuore della giungla africana e si distingue per questa ambientazione simil-fantasy (città perdute, tribù misteriose, antiche civiltà).


1942 –
Nyoka the Jungle Girl

Nyoka the Jungle Girl, pubblicata dalla Fawcett Comics è un personaggio chiave della Golden Age dei fumetti americani, legata al filone jungle ma con un’origine cinematografica piuttosto unica.

Quando esce su Jungle Girl n. 1 (Fawcett Comics, ottobre 1942) il personaggio era già apparso in serial cinematografici dall’anno precedente. Sì distingue da Sheena per indossare pantaloni e camicia da esploratrice, che le donano un aspetto più “realistico” e meno sessualizzato.


1944 – Tiger Girl

Nel 1944: Tiger Girl, della Fiction House, si aggiunge al pantheon delle Jungle Girl.Tiger Girl è l’identità segreta di Lily Taylor, la figlia di un missionario inglese. Dopo la morte dei genitori, Lily decide di proteggere la giungla e i suoi abitanti mascherandosi come giustiziera, con un costume a strisce feline.

Indossa un costume a strisce simili a quello di una tigre (una via di mezzo tra bikini e body) che ne esalta le pose dinamiche e sensuali influenzate dalla “good girl art”, soprattutto nei numeri disegnati da Matt Baker.

 

1946 – Princess Pantha

Regina della giungla leggendaria, americanissima, realizzata in uno stile inconfondibile da good girl art anni ’40. Pantha è un personaggio spesso dimenticato, ma che per un breve periodo fu una vera star. L’esordio avviene su Thrilling Comics n. 56 (giugno 1946).

Si tratta di un’artista di circo e una addestratrice di animali selvaggi, esperta in acrobazie e nella lotta. Durante un safari in Africa per catturare un gorilla raro, si ritrova dispersa nella giungla. Sopravvive e si reinventa come una combattente selvaggia. Bellissima nel suo costume leopardato super sexy: body intero scollato, stivali, guanti.

 

1947 – Rulah

Rulah, Jungle Goddess, è una delle Jungle Girl più spettacolari e sfacciate del fumetto della Golden Age. Forse non famosa quanto Sheena, è comunque una delle più amate dagli appassionati, soprattutto per il suo stile graficamente audace e le avventure cariche di azione, con animali feroci, e nemici folli.

Esordisce su Zoot Comics n. 7 (giugno 1947) disegnata inizialmente da Matt Baker, poi da altri artisti dello studio Iger. Iconico il suo costume di pelle di giraffa autoconfezionato.


1948 – Pantera Bionda

Pantera Bionda è la Jungle Girl italiana per eccellenza. Sexy, selvaggia, ribelle… è la protagonista di uno dei più grandi successi editoriali del fumetto popolare del dopoguerra. Molto più che una semplice copia di Sheena: un vero fenomeno editoriale tra gli anni ’40 e ’50, capace di scandalizzare, vendere a valanga e farsi censurare per eccesso di “esuberanza”.

Scritta da Gian Giacomo Dalmasso e disegnata inizialmente da Enzo Magni, viene pubblicata dalla A.R.C. Vestita di un bikini leopardato o di strisce strategiche, a volte con stivali e pugnale, Pantera bionda appariva decisamente sensuale, tanto da attirare la censura democristiana. Dal 1950 venne “coperta” con gonnellini e camicie, ma le vendite calarono…


1948 – Tygra

Tygra, Jungle Empress, è una di quelle Giungle Girl che pochi conoscono, ma che merita assolutamente di essere riscoperta. Un personaggio minore ma affascinante, nato sul finire dell’epoca d’oro delle good girl comics, quando il genere iniziava a declinare, ma con tutti gli elementi classici: look esotico, giungla selvaggia, mostri, azione e tanta femminilità.

Più “divina” che umana, un po’ come una dea selvaggia, l’atmosfera delle sue storie è quasi da fiaba pulp esotica.

 

1950 – La Tigre Bianca

Tigre Bianca è un tassello affascinante e poco conosciuto del panorama delle Jungle Girl italiane, una figura quasi leggendaria, spesso citata tra i fumetti d’avventura esotici dell’immediato dopoguerra, nati sulla scia di Pantera Bionda. Anche se non ha avuto la stessa fama o diffusione, Tigre Bianca fa parte di quella corrente “selvaggia & sensuale” che ha popolato le edicole italiane tra gli anni ’40 e ’50.

Ne fu realizzata una serie di dodici albi a striscia usciti nel 1950, scritti da Gianni De Simoni e disegnati da Ferdinando Corbella per le edizioni Nika. Molto elegante rispetto ad altre sue colleghe e spesso accompagnata da una grande tigre.


1951 – Naja

Naja è una delle Jungle Girl italiane più rare e misteriose, una vera chicca per appassionati di fumetto d’avventura anni ’50. Meno famosa di Pantera Bionda o Tigre Bianca, ma assolutamente parte di quel filone selvaggio che ha conquistato le edicole italiane nel secondo dopoguerra, prima che la censura si attivasse.

Uscirono otto albi scritti da Gian Giacomo Dalmasso e disegnati da Vincenzo Chiomenti per la casa editrice Chiomenti. L’abbigliamento è molto più castigato di quello di Pantera Nionda e risente del clima di censura che si era abbattuto sul genere.


1953 – Lorna

Lorna the Jungle Girl è un altro tassello affascinante dell’universo delle jungle girls, proveniente questa volta dal versante Marvel (all’epoca ancora Atlas Comics). Esordisce nel 1953, in piena epoca d’oro delle eroine in costume da giungla ed è una delle poche a mantenere una certa continuità artistica e narrativa, anche se oggi resta un po’ in ombra rispetto alle più famose Sheena o Rulah.

I testi sono di Don Rico e i disegni di Werner Roth. Come molte Jungle Girl, è un ponte tra civiltà e natura, incarnando valori di giustizia e armonia con l’ambiente. Le tavole di Werner Roth sono eleganti, ricche di dettagli e sopra la media del genere.

 

1954 – Jann of the jungle

Don Rico e la Atlas si ripetono l’anno dopo con Jann of the Jungle, spesso considerata l’ultima grande Jungle Girl dell’epoca d’oro dei fumetti americani, una sorta di canto del cigno del genere jungle heroine, che aveva dominato le edicole tra gli anni ’30 e i ’50. Jann non solo arriva tardi (1954), ma segna anche una transizione: il fumetto d’avventura stava perdendo terreno, e la censura del Comics Code Authority imponeva nuove regole moralistiche rendendo le storie più sobrie, meno sensuali e più “educate”.

Più atletica che sensuale, lo stile visivo è ancora “good girl”, ma il costume copre di più e le forme sono meno sviluppate. Oltre che da Jay Scott Pike è stata disegnata da due colonne Marvel come Don Heck e Syd Shores.

 

1968 – Jungla

Stelio Fenzo, il disegnatore di Jungla era stato presentato all’editore Renzo Barbieri da Hugo Pratt in un periodo in cui stava cercando lavoro, dopo essere stato scaricato dall’inglese Fleetway. Barbieri gli propose il nuovo personaggio di Jungla, una tarzanide che se ne va in giro seminuda, erede spirituale della mitica Pantera Bionda.
La “vergine africana” esce nel pieno della “rivoluzione sessuale”, quando una generazione sognava di liberare la sessualità anche attraverso l’erotismo. 

Se nel giro di qualche anno verrà eliminato il reato di adulterio, ratificato il divorzio, legalizzata la contraccezione, introdotto l’uso della pillola e reso possibile l’aborto una seppur piccola parte del merito è anche di questa mora sinuosa e fisicamente dotata, implacabile con i malvagi.


1972 – Shanna

Con l’allentamento del Comics Code Authority tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, la Marvel (ormai in piena espansione) colse l’occasione per resuscitare e reinventare il mito della Jungle Girl in chiave più moderna, grintosa e, in certi casi, provocatoria.

Così, nel 1972, nacque Shanna the She-Devil,  la prima vera Jungle Girl dell’era post-code, una figura nuova, indipendente, in sintonia con lo spirito femminista del tempo.


1974 – Rima

Rima è un personaggio unico nel panorama delle Jungle Girl, perché non nasce nel fumetto, ma nella letteratura del XIX secolo e solo dopo viene adattata dalla DC Comics come jungle heroine elegante, misteriosa e fuori dagli schemi. Infatti Rima nasce nel romanzo “Green Mansions” (1904) di William Henry Hudson, naturalista e scrittore anglo-argentino.

Nel libro, Rima è una figura eterea, quasi soprannaturale, che vive tra le foreste del Venezuela in perfetta armonia con la natura. Parla con gli uccelli e si muove come un’ombra tra le piante. La Rima del romanzo è selvatica ma innocente, una sorta di spirito della foresta, più “ninfa verde” che Jungle Girl sensuale.

 

1993 – Cavewoman

Cavewoman è una jungle girl moderna, muscolosa, che mescola Tarzan, Jurassic Park, Conan e un pizzico di umorismo sexy underground. È uno dei personaggi più noti del fumetto indie anni ’90, amato dai fan dell’action art e del disegno ipertrofico. Creata da Budd Root nel 1993 è una ragazza dai capelli rossi, bellissima e potentissima, che vive in una giungla preistorica piena di dinosauri, uomini-bestia e mostri giganteschi.

Una via di mezzo tra Sheena, Red Sonja e Betty Page… ma in stile dino-apocalittico. I disegni di Root sono muscolari, curvilinei e barocchi, le anatomie sono esagerate in stile Frazetta e ricordano l’estetica delle pin-up anni ’50. Cavewoman è diventata un cult nel circuito dei fumetti alternativi americani.

 

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