Il bolognese Matteo Nannini è un apprezzato pittore figurativo che da qualche anno ha iniziato a esplorare il mondo del fumetto creando l’etichetta Nannini Editore e realizzando un personaggio totalmente suo: il detective J.W. Wiland, del quale sta per pubblicare il quarto albo. Questa è la presentazione che Matteo Nannini fa del proprio personaggio: “Investigatore privato e collaboratore esterno delle polizie di mezzo mondo. Fumatore, beone e donnaiolo incallito all’apparenza indolente, ma dalla mente sottile, sfrontato e tagliente dal fiuto infallibile. Considerato la mente investigativa più brillante dopo Sherlock Holmes e tuttavia emarginato dall’alta società a causa del suo temperamento. Wiland si muove in uno scenario oscuro tra politica, furti, omicidi, violenze e intrighi internazionali alle soglie del secondo conflitto bellico mondiale. Sino all’ascesa della follia nazista”. Matteo, com’è nata l’idea di Wiland? L’idea di Wiland è nata nel 2012 a causa del terremoto che colpì l’Emilia provocando, per un certo periodo, uno stop forzato alla mia attività pittorica. Essendo da sempre appassionato di comics ho passato quel particolare momento scarabocchiando characters e bozze di storie brevi dei generi più differenti su taccuini e fogli volanti, che potevo facilmente portarmi dietro ovunque (tra l’altro ho la vaga idea di pubblicarne alcuni in un prossimo albo di storie brevi). Tra queste cose c’era una storia breve dedicata a una sirena nel cui finale compariva in controluce un personaggio armato di pistola che, pronunciando un paio di frasi caustiche, dava un brusco stop alla vicenda. Ho iniziato a rimuginarci sopra e dopo qualche tempo quel personaggio è uscito dall’ombra, presentandosi come detective… il detective Wiland. La storia poi si è arricchita di pagine e personaggi fino a diventare il primo volume della saga. Wiland vanta come maestro Sherlock Holmes… quali sono i tuoi altri riferimenti? Ahimè, in quanto a letteratura contemporanea sono piuttosto carente. Ho amato (e amo tutt’ora) alcuni autori classici conosciuti da ragazzo. Un mio sogno, nemmeno troppo segreto, è quello di realizzare un tomo bello spesso su Conan il Barbaro e altrettanto con diverse storie di Lovecraft. Per quanto riguarda J.W. Wiland (all’anagrafe John William Wiland) i riferimenti oltre a quelli citati sono i film in bianco e nero da Hitchcock a Stanlio e Ollio, ma anche “Cannoni di Navarone” a “Dove osano le aquile” fino a tutti i western di Sergio Leone. Mi rendo conto che alcuni lettori potrebbero non sapere nemmeno di cosa stia parlando. Sono pellicole che guardavo da bambino insieme ai miei genitori, che magari a volte mi annoiavano, ma nel tempo ho imparato ad apprezzarle e ad amarle soprattutto per le facce! Certe facce, certe caratterizzazioni, certi personaggi non esistono più ed è un vero peccato. Wiland è un personaggio che scrivi, disegni e autoproduci… È un lavoraccio che mi prosciuga a ogni albo, ma non riesco più a farne a meno. In qualsiasi momento della giornata, anche se impegnato in altre attività, mi balenano nella mente situazioni e scene che annoto (spesso del tutto estranee a quello che sto facendo). A volte può trattarsi di una linea guida per Wiland, altre qualcosa di completamente diverso. Su queste arricchisco, taglio, butto… fino ad avere una storia. A livello di tecnica e disegno ci sono molte “varianti”. Capisco che alcuni possano rimanere destabilizzati da questo ma, per quanto ora prenda l’aspetto fumettistico del mio lavoro decisamente sul serio, il tutto era partito come divertimento e non c’è nulla che mi dia più ansia e tedio nel rifare sempre la stessa cosa allo stesso modo. Per cui sarà facile che ogni albo sia lavorato in maniera differente, a china, matita, acquarello, a olio. C’è anche una vera e propria serie pittorica in monocromo parallela agli albi a fumetti e che presenta situazioni di storie già pubblicate, alcune a venire o altre che magari non vedranno mai la luce. La prima cosa a cui penso è quale possa essere la tecnica più adatta a rappresentare meglio l’atmosfera della storia che vado a raccontare. Una cosa su cui poter contare è l’aspetto e il carattere generale dei personaggi principali. Riguardo alla tecnica tipografica devo ammettere che non ho ancora trovato una via certa, noto sui vari volumi pregi e difetti… dei quali non starò certo a parlare pubblicamente. Raccontaci cosa è successo nei primi tre albi di Wiland… Mi limiterò a dirti che in ogni albo autoconclusivo Wiland si è cimentato con sirene, maniaci e ladri. Cosa puoi dirci del quarto episodio che stai per pubblicare? Posso anticipare il titolo: “Ubermensch”. Conto di darlo alle stampe entro il tardo autunno 2018. Per la prima volta ho realizzato una storia sulla linea guida di qualcun altro: Fabio Balboni, un mio ex allievo (insegno disegno, pittura e fumetto). Un amico e un appassionato fin dall’inizio del detective Wiland che sta sfornando soggetti niente male. Alcuni dei quali diventeranno senz’altro storie del detective. Anche in questo caso ho tagliato, aggiunto e cambiato, ma la storia mi ha preso da subito. Rispetto alle altre posso dire che è più scorrevole e ricca di azione. Che cosa ti proponi come editore? Al momento, causa budget, tutto è puntato su Wiland. Ci sono tante cose in ballo, però. Non ho intenzione di pubblicare solo i miei lavori, introiti permettendo intendo realizzare albi di autori e generi differenti. Cosa che sta accadendo già on line per quanto riguarda grafica d’autore e cataloghi d’arte, sul portale www.nanninieditore.com. Come disegnatore sei eccezionalmente bravo, soprattutto nell’interpretazione delle donne, a chi ti ispiri? Ti ringrazio. In pittura diciamo che vado dal Rinascimento in avanti (con punte di predilezione per la pittura barocca). Per quanto riguarda il fumetto, gli autori sono i più disparati e a volte diametralmente opposti, ma chi se ne frega! Sono cresciuto con Conan “la spada selvaggia” del mitico John Buscema, che vantava degli inchiostratori giganteschi: Zuniga e Alcala tra i miei preferiti. E poi tutto quanto ha fatto John Byrne! L’immenso Mike Mignola, di cui adoro il tratto tagliente e sintetico, oltre alle atmosfere. Mi è stato da esempio su come insistere su un singolo personaggio per creare un mondo attorno a lui. Disegnatori italiani con le palle ce ne sono stati e ce ne sono a bizzeffe, tra tutti mi viene da citare la vecchia line up Bonelli: Roi, Dall’Agnol, Brindisi, Casertano, Mari, Milazzo… Una disegnatrice fantastica è senz’altro Sara Pichelli, che possiede un tratto agile fresco e squisito. Recentemente ho conosciuto il lavoro di Marco Mastrazzo, un talento incredibile. Il Thor di Olivier Coipel è stato il motivo per cui sono tornato al fumetto. Stuart Immonem, Tocchini… e sicuramente molti altri. Beh, prima di passare alla domanda successiva dimenticavo il Weapon X di Barry Windsor Smith! La tua attività artistica è dedicata alla pittura a olio, un mezzo espressivo che mette in risalto le tue doti di ritrattista e di pittore figurativo… Sono alle prese con una personale per i miei primi 21 anni di attività. Poi ho una collettiva a Piacenza, alla rinnovata Galleria delle Visioni, e sarò ospite in autunno alla Biennale di Salerno. A livello fumettistico ci vedremo in primavera a Milano per Cartoomics e sono in attesa di risposta a Bologna per il “Fruit” e il “Nerd Show”. Quali progetti hai nell’immediato futuro? Ho un bel progetto editoriale, non proprio alle porte, ma di cui mi fa piacere dare un accenno e non di più per scaramanzia: la realizzazione di una graphic novel ambientata nel passato nelle mie terre. Un thriller-horror che dovrebbe vedere un talento eccellente ai disegni e tra i protagonisti Giovan Francesco Barbier, detto Il Guercino! Rimane solo da dire che per accedere a una ampia galleria di immagini tratte dalle opere di Matteo Nannini basta cliccare su http://www.matteonannini.it. Mentre gli albi di Wiland si possono ordinare QUI. Navigazione articoli TORNA IL ROMICS, I CONSIGLI PER PREPARARE LA VOSTRA AZIENDA POWER RANGERS + MAZINGA = L’UOMO RAGNO
Essendo il curatore della Biennale d’Arte contemporanea di Salerno, Matteo l’ho conosciuto come artista invitandolo alla stessa. Subito ho apprezzato la sua fantastica mano nel dipingere, la sua arte è piena di dettagli incredibili che tante volte sfociano nell’orinico. La sua avventura nel fumetto è la normale conseguenza di una espressività talmente forte tanto che le sue immagini raccontano tutto anche senza parole. D’altronde lo stesso carissimo amico Bruno Brindisi ha avuto parole di assoluto elogio per Matteo. Cosa dire, il mio fiuto a riconoscere un outsider è stato di nuovo confermato. Ad maiora Matteo Rispondi