I pareri su “Alien: Covenant” sono contrastanti. L’ultimo film di Ridley Scott è il sequel di “Prometheus” e secondo capitolo della serie dei prequel di “Alien”, indimenticabile primo, grande successo del regista inglese. Proprio partendo dal prototipo, uscito nel 1979, ci sembra doveroso ricordare l’uomo da cui tutto ha avuto inizio: Dan O’Bannon, uno dei migliori autori fanta-horror degli ultimi quarant’anni. Nato a Saint Louis (Stati Uniti) nel 1946, O’Bannon ha frequentato la University of South California. Qui incontra John Carpenter, con il quale realizza il corto “Dark Star”, che poi nel 1974 diventerà il primo lungometraggio diretto da Carpenter. Un bellissimo film di fantascienza non convenzionale, girato con pochi mezzi, ironico, stralunato, filosofico e, nello stesso tempo, disperato e claustrofobico. O’Bannon scrive soggetto e sceneggiatura insieme a Carpenter, si occupa degli effetti speciali (poveri, ovviamente) e interpreta Pinback, l’astronauta barbuto, sballato e capellone. Nella scena seguente lo vediamo alle prese con l’alieno protagonista, spassoso ma anche inquietante. https://www.youtube.com/watch?v=ZZtDgzZxHIY Nel 1977, in qualità di consulente artistico, è sul set di una pietra miliare del cinema fantastico: “Guerre Stellari”. Prima della sceneggiatura di “Alien”, a cui lavorava dalla prima metà degli anni Settanta e poi scritta insieme a Ronald Shusett (che in seguito subirà anche i rimaneggiamenti operati dai produttori Walter Hill e David Giler), O’Bannon firma lo script per la versione cinematografica di “Dune”, che dovrebbe essere diretto da Alejandro Jodorowski. Progetto che non va in porto. Nello stesso periodo, sempre in coppia con Ronald Shusett, scrive la sceneggiatura di uno dei migliori horror dei primissimi anni Ottanta: “Morti e sepolti” (Dead and Buried, 1981), di Gary A. Sherman, è ambientato nell’immaginaria cittadina balneare di Potter’s Bluff. Qui avvengono alcuni strani incidenti, sui quali indaga lo sceriffo Dan Gillis. Come sempre, nelle sceneggiature di Dan O’Bannon il senso crescente di mistero e paranoia permette al regista di creare un’atmosfera inquietante sospesa tra realtà e incubo. L’allucinante scena che proponiamo dà un’idea di quello che lo spettatore può trovare in “Morti e sepolti”. https://www.youtube.com/watch?v=2SN29SJSMsY Nello stesso anno, il 1981 (in Italia invece nel 1982), esce “Heavy Metal”, diretto da Gerald Potterton. Un film d’animazione a episodi decisamente per adulti, ispirato alle tavole della omonima rivista a fumetti statunitense molto apprezzata in quegli anni (una versione della francese “Metal Hurlant”). Ovvio che potendo contare sull’arte di disegnatori come, tra gli altri, Richard Corben, Bernie Wrightson e Moebius, il risultato sia un’opera ardita e unica nel suo genere: una gioia per gli occhi, in sostanza. E per le orecchie, grazie all’accompagnamento di una serie di brani musicali da brivido, con nomi come Devo, Cheap Trick, Don Felder, Sammy Hagar, Blue Öyster Cult, Black Sabbath, eccetera. Per quel che riguarda Dan O’Bannon, scrive la sceneggiatura di due episodi. Quello iniziale, intitolato Soft Landing, da cui è tratta la scena che abbiamo scelto, e B17, il più horror di tutti, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. https://www.youtube.com/watch?v=DWMPe3wF9jQ Dopo lo script per il notevole film di fantapolitica “Tuono Blu” (Blue Thunder, 1983) di John Badham, O’Bannon esordisce dietro la macchina da presa nel 1984 con “Il ritorno dei morti viventi” (The Return of the Living Dead). Film che avrebbe dovuto essere diretto da Tobe Hooper, regista con cui O’Bannon collaborerà successivamente, scrivendo “Space Vampires” (Lifeforce, 1985) e “Invaders” (Invaders from Mars, 1986), che però si riveleranno due insuccessi abbastanza clamorosi. Meritano comunque una prova d’appello, specialmente il primo. Visivamente ricercato, barocco, fiammeggiante e con una splendida Mathilda May. Tornando a “Il ritorno dei morti viventi”, O’Bannon realizza un gioiello dell’orrore che ovviamente riprende, in maniera quasi umoristica, situazioni, temi e atmosfere del capolavoro di George Romero “La notte dei morti viventi” (Night of the Living Dead, 1968), con qualche riferimento anche ai toni grottesco/apocalittici del Kubrick di “Il Dottor Stranamore”. Spaventi e splatter comunque non mancano, come testimonia la scena seguente. Negli anni Novanta O’Bannon scrive tre sceneggiature. Per un film azzeccato come il sottovalutato (e assolutamente da recuperare) “Screamers – Urla dallo spazio” (Screamers, 1995), ispirato a un racconto di Philip Dick e diretto egregiamente dal canadese Christian Duguay. E per uno decisamente meno riuscito, vale a dire “Hemoglobin – Creature dell’inferno” (Bleeders, 1997), di Peter Svatek, tratto da un racconto di un maestro del fantastico come Howard P. Lovecraft. Sempre adattando uno dei migliori racconti dello scrittore di Providence (“Il caso di Charles Dexter Ward”), O’Bannon nel 1991 torna alla regia con l’horror “The Resurrected”, purtroppo inedito in Italia ma decisamente riuscito. In ogni caso, il film di maggior successo a cui O’Bannon collabora in questo decennio è senza dubbio “Atto di forza” (Total Recall, 1990). Sempre tratto da Philip Dick, può contare sull’estro e la potenza visionaria di un grande regista come Paul Verhoeven (nonché sull’interpretazione di due star del calibro di Arnold Schwarzenegger e Sharon Stone). Ne esce quindi uno dei più riusciti film di fantascienza (e non solo) del periodo. O’Bannon lo scrive ancora una volta insieme a Ronald Shusett, che lavorava al copione già negli anni Settanta. Fantasy e azione in un’opera che rielabora in maniera sottile e angosciante un tema caro a O’Bannon (e a Dick, ovviamente): se la realtà sia davvero tale o se invece sia solo frutto della mente umana (in questo caso manipolata). La scena scelta evidenzia la straordinaria capacità degli sceneggiatori e del regista di immaginare un mondo futuristico. https://www.youtube.com/watch?v=lLV7oug-k_E Nel 2009, dopo aver lottato per anni contro il morbo di Crohn, Dan O’Bannon muore a Los Angeles. Lasciando un vuoto incolmabile tra gli appassionati di cinema fantastico. Navigazione articoli QUANDO ROGER MOORE MI PARLÒ DI FUMETTI SETTE BOND GIRL PER ROGER MOORE
Di alcuni film non conoscevo il suo apporto, come atto di forza, heavy metal, screamers..ma mi piacciono parecchio. Grande autore quindi. Rispondi