Porto di Anversa (Belgio), novembre 1955. Una nave che trasporta una grande quantità di animali esotici attracca con molto ritardo rispetto al previsto, ritardo che ha causato la morte di quasi tutti gli animali. Tra quelli sopravvissuti ce n’è uno particolare, dalle fattezze curiose, che riesce a liberarsi e a scappare.

François Van Den Bosche è un bambino di 10 anni con la grande passione per gli animali e tanta voglia di aiutarli. L’essere figlio di un tedesco nel Belgio del dopoguerra non lo aiuta ad avere una vita facile. Un giorno, in piscina, viene pesantemente preso di mira da altri ragazzi. Scappa via, per poi fare ritorno a casa in compagnia di uno strano animale mai visto prima, una specie di scimmia gialla maculata e dalla coda lunghissima. Con dispiacere e preoccupazione di sua madre, decide di tenerlo.

Creato nel 1952 da André Franquin sulle pagine di Spirou e Fantasio, il Marsupilami è presto divenuto un personaggio iconico della bande dessinée, tanto da guadagnare una serie a fumetti autonoma dal 1987 (33 volumi al 2019); due serie animate, delle quali una della Disney (2 stagioni, 1992-1993) e una francese (5 stagioni, 2000-2012); un lungometraggio d’animazione (La queue du Marsupilami, 1963) e uno misto live action e animazione (Sur la piste du Marsupilami, 2012), nonché una serie infinita di gadget.

Il Marsupilami originale disegnato da André Franquin

 

Dopo avere realizzato La Lumière de Bornéo (Dupuis, 2016), un’avventura di Spirou e Fantasio, decimo volume della serie “Le Spirou de…” (serie in cui vari autori si cimentano con i due iconici personaggi), con questo La Bête, lo sceneggiatore Zidrou ed il disegnatore Frank Pé si ritrovano per rendere omaggio alla stupefacente creazione di Franquin. Il marsupilami è un apparente incrocio tra una scimmia e un ghepardo, dal manto giallo maculato, straordinaria forza e lunghissima coda prensile.
I due autori belgi trattano contemporaneamente problemi quali il traffico illegale delle specie esotiche, il maltrattamento degli animali e il bullismo. Oltre che i valori dell’amicizia e il legame che può venire a crearsi tra l’uomo (un bambino) e un animale.


Zidrou
non racconta una storia dai toni scanzonati, fin dalle prime pagine utilizza un registro decisamente cupo. La feroce cattiveria di cui sono capaci i piccoli compagni di scuola di François diventa lo specchio di una società che mette al bando chi non si è uniformato.
Lo sceneggiatore belga trasmette messaggi importanti, ma la storia tende a disperdersi e a dilatarsi forse eccessivamente. Nelle 150 pagine che compongono il volume più di una volta ci si trova di fronte a situazioni che potrebbero essere risolte con poche tavole, ma che invece si allungano a dismisura.
Nonostante questo, la sensazione finale è quella di avere solo “assaggiato” una storia che poteva dare di più e che si è “limitata” a giocare su emotività e sdegno tutto sommato ovvi quanto facili. Una buona storia, ma niente di più.

Discorso diverso per i disegni di Frank Pé, che con la sua padronanza nella rappresentazione del regno animale (suoi i disegni dei tre volumi del magnifico Zoo – Dupuis, 1994-2007), offre una prova d’autore ancora una volta incredibile, con tavole magistralmente illustrate e piene di dettagli.
L’idea di rendere il Marsupilami con tratto realistico, invece che con il solito look comico, così come la scelta dei colori, prevalentemente su toni di marrone e grigio, si rivela azzeccata per lo stile della storia. Anche se, a voler ben vedere, questa versione del personaggio ha ben poco a che fare con l’originale, fatta eccezione per la lunga coda prensile e il manto maculato. In effetti, i due autori avrebbero potuto raccontare la storia utilizzando un qualsiasi animale, ma resta comunque la maestria con cui rappresenta il tutto.

Che l’azione si stia svolgendo in un porto, o nelle strade di una piovosa Bruxelles degli anni cinquanta, che si tratti di un affranto François, piuttosto che di un animale, il risultato dei disegni è sempre bello ed emozionante. Ogni espressione, ogni movimento è magistralmente rappresentato dai disegni dell’artista belga, che riesce a fare ridere, ma anche a commuovere e avvincere in ogni tavola. Tuttavia è anche vero che l’aver “privato” il Marsupilami della sua innata frivolezza ne ha minato l’attrattiva, lasciando più di un dubbio sulla reale necessità di questo omaggio.

In definitiva, La Bête è un fumetto bello o brutto? Sinceramente non è facile dare una risposta. Zidrou fa un buon lavoro di scrittura, che però non eccelle in nessun punto e non va oltre a quei “binari” di sicurezza su cui fa scorrere una storia priva di un vero mordente.
D’altro canto gli amanti dei bei disegni resteranno più che soddisfatti dall’incredibile lavoro di un Frank Pé, irresistibile con le sue tavole particolareggiate, il gusto e la grandissima padronanza nel rappresentare qualsiasi tipologia di animale.

Resta il dubbio su chi sia il “vero” destinatario di questo album: la scelta di ambientare la storia nel Belgio dei primi anni cinquanta, in una Bruxelles “grigia” e molto realistica, di rendere quasi vera la creatura di Franquin, privandola di quella spensieratezza che la contraddistingue ed i temi trattati, sembrano destinati ad un pubblico che ha superato i quarant’anni, magari anche abbondantemente, piuttosto che ad un pubblico di giovani lettori.

La Bête 

ispirato al personaggio di André Franquin

sceneggiatura: Zidrou
disegni e colori: Frank Pé
lettering: Olivier Dossogne

Dupuis
cartonato
colore
pag. 155
10/2010

 

 

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