Com’era prevedibile, l’invasione di spazi da parte dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo dell’illustrazione, del fumetto e territori confinanti sta crescendo esponenzialmente suscitando allarmi e polemiche.

L’ultimo caso che sta impazzando sui social è quello relativo alla locandina di Udine Comics&Games del prossimo febbraio. Naturalmente, tra tante considerazione ragionevoli, nei commenti “a caldo” non mancano le inesattezze dovute alla poca conoscenza del settore e dei meccanismi che regolano certi eventi.

Vediamo di osservare le cose con la maggiore pacatezza e razionalità possibile.



I fatti

La signora Giusi Demetra Panico pubblicizza con entusiasmo sul suo profilo Facebook l’illustrazione che ha fornito per il manifesto dell’evento: “Ragazzi!!! Ho disegnato la locandina dell’evento Comics and Games della Fiera del Fumetto di Udine!!!”. E aggiunge che sarà presente “nello stand con Dada Editore a firmare 100 copie della locandina!!!”.

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È evidente a chi si occupa di disegno e illustrazione che il lavoro è frutto di un banale prompt su qualche programma di IA, e quando la Panico cerca di dimostrare con un poco credibile video di essere in grado di creare un lavoro del genere senza bisogno di ricorrere a MidJourney e compagnia, viene letteralmente seppellita da contestazioni e smentite.

Sono andato a dare un’occhiata al profilo Facebook della signora che si professa “HArtmony Coach, Naturopata, Consulente Aura-Soma”, e in effetti dalla galleria delle foto lì come sulla pagina della sua Hartmony sembra che la Panico fino ad oggi si sia occupata solo di profumi, pietre artisticamente colorate a scopo “terapeutico” e quadretti di gusto New Age. Su Instagram, invece, c’è un’ampia galleria di ritratti a matita a volte anche gradevoli realizzati da lei, insieme a una carrellata di illustrazioni evidentemente opera di IA.

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Le fiere

Un tempo c’era solo il Salone Internazionale dei Comics di Lucca ideato da Rinaldo Traini. Con gli anni il richiamo del fumetto è sembrato poter essere un buon affare a molti altri organizzatori di eventi, alcuni sinceramente appassionati del linguaggio sequenziale, altri interessati soltanto a far legittimamente quadrare i conti.

Nel tempo le fiere sono mutate geneticamente. Il fumetto tradizionale, di fatto, attira sempre meno e siccome lo scopo principale (direi la necessità) degli organizzatori è quello di attirare il maggior numero possibile di visitatori paganti, i motivi di appeal sono stati estesi e moltiplicati esponenzialmente, al punto che anche una manifestazione storica come Riminicomix ormai fa girare più soldi con i gadget (dai pupazzi con la testa grossa alle magliette, alle katane) e con gli stand alimentari (dalla piadina allo gnocco fritto, ai ramen) che con i fumetti. E dopo i cosplayer che da anni arricchiscono l’offerta degli eventi, negli ultimi tempi si sono moltiplicate le presenza di altre figure, dai cantanti (prevalentemente di sigle di cartoni animati, da Giorgio Vanni all’immancabile “prezzemolo” Cristina D’Avena) agli influencer e persino ai pornodivi. Perché se si vuole “far ciccia”, non bastano più le bancarelle di fumetti o altro, serve lo spettacolo. Così sono nate e si sono moltiplicate le fiere che hanno correttamente eliminato o messo comunque in secondo piano i comics, richiamando piuttosto nel nome della manifestazione la figura del nerd e una generica cultura pop.



In questo contesto, un’organizzazione di eventi (la Blu Nautilus Srl) ha messo in piedi da anni un vero e proprio circuito di fiere e ne ha affidato la gestione a un esperto del settore, Egisto Quinti Seriacopi. Nei commenti letti in rete in questi giorni veniva spesso stigmatizzata l’incompetenza fumettistico-fieristica di chi cura queste manifestazioni. Quanto di più sbagliato: Seriacopi è pubblicitario di professione, e si occupa da sempre sia di comics sia di eventi. Ha allestito mostre, organizzato manifestazioni e performance in tutta Italia. Oltre ad avere una sua casa editrice, la Dada Editore, scrive per la rivista di informazione e critica sul fumetto Fumo di China e per molti anni è stato alla direzione tecnica e artistica di Riminicomix. Un appassionato, dunque. Ma è prima di tutto un professionista, perciò quando gli è stata affidata la guida della catena di eventi si è impegnato per fare quello che gli richiedeva il committente: vendere un numero di biglietti che ripaghino di volta in volta l’investimento e portino possibilmente un guadagno. In quest’ottica, un operatore mette in piedi il suo “spettacolo” per attirare il maggior numero di visitatori, e se Rocco Siffredi attira più persone di Giovanni Ticci, invita sia il pornoattore sia il disegnatore di Tex, ma dovendo all’occorrenza scegliere tra i due per motivi di budget, privilegia il primo.



Questo è lo stato delle cose. Nessuno può pretendere che questo circuito di eventi, caratterizzati da loghi dalla grafica comune, sia organizzato secondo il proprio gusto personale. La società che li gestisce fa le sue scelte e dà gli indirizzi agli operatori che li applicano. È loro diritto, e non obbligano nessuno a frequentare le loro manifestazioni. Chi ne vuole di diverse, magari incentrate solo sul fumetto, vada altrove, per esempio a Lucca Collezionando.

Il manifesto

Ed eccoci alla pietra dello scandalo. Come ogni evento, anche quelli del circuito gestito da Seriacopi hanno bisogno di essere pubblicizzati. Con locandine, post sui social e manifesti affissi in città. Per questo, servono una o più illustrazioni, che un tempo venivano commissionate a professionisti del settore. Sulle varie tipologie ho scritto a suo tempo un articolo individuando una serie di categorie che mi sembrano essere ancora valide. Quello che è cambiato nel frattempo, è che un nuovo tipo di operatore si è inserito in questo meccanismo: il prompter di IA.

I programmi di Intelligenza Artificiale si stanno diffondendo sempre più. Cosa penso in proposito l’ho scritto in un articolo pubblicato recentemente sull’Annuario del Fumetto e non ci tornerò sopra. Qui mi basta sottolineare un fatto: usare le IA non è illegale, e usarle nel mondo editoriale come in quello pubblicitario è lecito. Questo andrà a togliere progressivamente lavoro a illustratori e fumettisti? Sì, è nell’ordine delle cose, occorre rassegnarsi.

Dunque che gli organizzatori di Udine Comics & Games abbiamo deciso di usare un’immagine prodotta con un programma di IA per la loro manifestazione e altre del circuito non deve sconvolgere nessuno. Non sono i primi a farlo, e visto che come ho detto non si tratta più di “fiere del fumetto” ma di eventi-spettacolo, non c’è neppure motivo di aspettarsi che la locandina ufficiale sia per forza “fumettosa”, anche se ancora l’anno scorso, per quella di Ancona Comics & Games appartenente allo stesso circuito, avevano fatto ricorso a un disegno di Leo Ortolani.

Qual è dunque il problema con il manifesto della fiera udinese? La pessima gestione dell’utilizzo mediatico che ne è stato fatto. Come abbiamo visto, Seriacopi è più che esperto sia di pubblicità sia di grafica, fumetto e illustrazione. Se è più che legittimo utilizzare un’immagine partorita da un’IA per la locandina, in un momento in cui il dibattito sull’argomento è al calor rosso, avrebbe forse dovuto farlo il più sottotono possibile avvertendo anche la collaboratrice dei rischi a cui andava incontro attribuendosi una paternità che non ha. Quanto alla signora Panico, l’hanno pagata? A livello professionale, o le hanno dato solo un minimo rimborso per il tempo speso a scrivere il prompt? In ogni caso, è certamente colpevole di aver ingenuamente ecceduto in entusiasmo (o spudoratezza) senza ammettere la vera natura del lavoro. Che fosse in buona o cattiva fede, non si può lamentare delle “aggressioni” che ne sono derivate, almeno di quelle rimaste nei limiti della civile contestazione.

Suscita anche qualche perplessità la decisione degli organizzatori di far stampare cento copie del manifestino da far firmare alla naturopata. È vero che è abitudine di Seriacopi consegnare (di solito gratuitamente) ai primi cento che si prenotano, stampe delle locandine o di opere di autori presenti alla manifestazione. L’ha fatto anche in occasione di una Riminicomix quando presentammo il mio “Strip Wars”. Distribuire una copia dell’illustrazione, sicuramente d’impatto (tanto, solo gli addetti ai lavori si accorgono della mano storpiata, caratteristica che l’IA fatica ancora a correggere) è dunque legittimo e di prassi per quell’organizzazione, ma se dobbiamo dar retta alla teoria di Andrea Tridico che apparirà in un argomentato articolo sul numero di febbraio di Fumo di China, nel caso di opere prodotte da IA l’artista (se ce n’è uno) è proprio l’Intelligenza Artificiale, mentre il prompter è solo il committente.
Dunque, se qualcuno ha diritto a presentarsi in pubblico a firmare il proprio lavoro non è certo quest’ultimo ma l’IA, magari sotto forma di una particolare versione di Alexa munita di braccio meccanico atto alla bisogna.



6 pensiero su “IL MANIFESTO DELL’IA… IA-IA-O”
  1. Tutto molto triste. Sia per le ex fiere del fumetto che diventano “eventi-spettacolo” (e purtroppo ne ho esperienza diretta da anni, per questo ho deciso d’ora in poi di dedicarmi solo ed esclusivamente a fiere del collezzionismo, incentrate SOLO sui fumetti), sia per l’uso ormai incontrollato dell’AI che toglierà sempre più lavoro ai veri illustratori e fumettisti, uccidendo quel che resta del già agonizzante mondo del fumetto.

  2. Tutto sostanzialmente giusto quanto dice Toninelli. Aggiungerei solo che se volete frequentare una Mostra del Fumetto dove ci sono solo fumetti, oltre a Lucca Collezionando ci sono anche le due Mostre mercato del Fumetto Anafi a Bologna.

  3. A parer mio rimane uno sputo in faccia a chi del disegno ha fatto un lavoro con tanta gavetta e tante ma tante ore di pratica. Che una naturopata dalle mille ed una qualifiche totalmente inventare ed auto attribuite rivendichi con spudorato orgoglio di aver commissionato alla ia un disegno, non fa che aumentare questa sensazione di schifo.

  4. “nel caso di opere prodotte da IA l’artista (se ce n’è uno) è proprio l’Intelligenza Artificiale”
    Quindi l’artista di Fontana non è Duschamp, ma l’operaio della ditta che ha prodotto l’orinatoio;
    qualsiasi fotografo non è un artista, perché sta di fatto dando indicazioni ad una macchina, magari per fotografare un paesaggio, che di certo non ha creato lui e di cui non sta gestendo le la posizione delle luci; e non è artista neanche Cattelan, che una scultura forse non l’ha mai fatta in vita sua.

  5. Bell’articolo. Bilanciato e pacato.
    Concordo con Paolo, Roberto e Contix.
    Condivido una esperienza: da parecchio mi interesso di AI e da un po’ uso sistemi come promeai.com o bing create per creare ipotetici fumetti. Nella speranza tra qualche anno di avere il tempo di effettuare il training su autori come magnus, kirby, eisner, colan, …e altri per ad esempio scrivermi e generarmi nuove storie.
    I risultati, anche oggi sono molto incoraggianti, per quel verso.
    Quindi mi fa ancora piu’ specie vedere che il suddetto manifesto ha un livello di creativita’ nulla. e’ il primo risultato di un prompt banalotto e magari scopiazzato da qualche articolo online.
    incuriosito, visto che non solo non sapevo che esistesse una udine comics, ma che non saprei neanche indicare dove sia udine sulla carta geografica, mi sono andato a leggere il programma.
    non e’ per me.
    persino la mostra mercato presenta pupazzetti e turdoli vari.
    l’ultima mostra che vidi ormai lo scorso millennio aveva copie dell’ avventuroso e di cino e franco. e ancora dubito di un originale di hugo pratt comperato da un mio amico a peso d’oro.

    quindi mi sorge una riflessione:
    non e’ che siamo noi sbagliati e non loro (scusate se vi unisco a me) per quella manifestazione?
    non e’ che siamo troppo vecchi e forse e’ ora che molliamo il colpo?

    oppure, ancora meglio, non e’ che sarebbe opportuno creare altri spazi totalmente incontaminati da quello che per noi e’ pattume ma che per altri e’ arte?

    a me la signora giuseppa panico (manco in alan ford eh) da da pensare.
    e’ il nuovo.
    e’ l’ inclusivo, il diverso, il progresso.
    tanto decantato da noi quando eravamo ggiovani.
    mo’ ce lo becchiamo.

    scusate se ho commesso qualche typo ma sto scrivendo su tablet di getto.

    grazie Toninelli.
    poi un discorso sui disegnatori e sugli artisti sarebbe molto interessante.
    a parte.
    prossimo capitolo.

    Clint from UK

    mo’ torno a leggermi il Rip Kirby di alex raymond che ho lasciato in sospeso.

  6. Mi dispiace ma nessun appassionato di fumetti avrebbe potuto accettare e promuovere con foirmacopie una locandina di questo tipo sapendo cosa significa in questo momento e dopo il precedente del banner di Lucca. Se ti pagano per gestire un evento, professionalità o meno, comunque i soldi te li danno lo stesso anche se non pisci in testa a tutto il settore. C’è chi in rete legittimamente sospetta che sia stata una operazione voluta per far parlare di una fiera che porta nel nome “comics” per attirare gente, ma che di comics non ha niente. Professionista, visto che lo fa di professione, sì. Appassionato non credo proprio. Mi auguro almeno che non sia sua, ma di qualche collaboratore formato male, la vergognosa risposta a chi gli contestava la locandina e i prezzi esagerati per gli stando, che gira in rete e che trasuda arrogante ignoranza (o una completa mancanza di sincerità).

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