Forse per via di una filmografia tutto sommato scarna e un’evidente ritrosia a diventare un prolifico realizzatore di pellicole destinate nel tempo a diventare dei cosiddetti “cult” (niente horror sanguinolenti, né liceali e insegnanti, niente cannibalici), tra i registi italiani di genere Romolo Guerrieri non gode della fama di altri colleghi, per esempio Lucio Fulci e Umberto Lenzi. Per questo vogliamo rendergli omaggio proponendo le sequenze di cinque film che ne testimoniano il talento, forse inespresso compiutamente. Nato nel dicembre del 1931 a Roma, Guerrieri (all’anagrafe Romolo Girolami) inizia a lavorare nel mondo del cinema come assistente del fratello maggiore Marino Girolami sul set del film Noi due soli, del 1951. Dopo una lunga gavetta da aiuto regista (con Sergio Corbucci e Giuseppe De Santis, tra gli altri), esordisce dietro la macchina da presa nel 1966 con un western piuttosto scanzonato, Sette magnifiche pistole, firmato con lo pseudonimo Rod Gilbert. Non con la commedia balneare Bellezze sulla spiaggia, come riportano varie fonti. Film che lo stesso Guerrieri ha dichiarato di non aver mai diretto, e che è da accreditare al fratello Marino. Successivamente gira altri due western, genere che in quegli anni, grazie ai successi di Sergio Leone, andava per la maggiore. Il primo è Johnny Yuma (1966), con cui comincia a usare il nome Romolo Guerrieri, cioè il cognome materno. Segue 10.000 dollari per un massacro (1967), che segna l’incontro con lo sceneggiatore Ernesto Gastaldi. Proprio Gastaldi scrive la sceneggiatura del giallo Il dolce corpo di Deborah, prodotto da Luciano Martino nel 1968. Un giallo con qualche sfumatura sexy (tanto da essere vietato all’epoca ai minori di 18 anni), in cui due freschi sposi, Deborah e Marcel, sono perseguitati da un vecchio amico dell’uomo, Philip, che incolpa Marcel per il suicidio della sua ex-fidanzata, Susan. Il film lanciò l’attrice americana Carroll Baker (celebre per aver interpretato nel 1956 Baby Doll – La bambola viva, di Elia Kazan) come protagonista del thriller all’italiana. Infatti ben quattro film diretti da Umberto Lenzi seguiranno a ruota, tutti con la Baker nel ruolo di dark-lady. Il dolce corpo di Deborah è, in sostanza, come ha scritto Gian Luca Castoldi (Nocturno Cinema n. 5/6), “uno dei primi thriller italiani dei quali possiede la sorpresa finale, l’incertezza dell’immagine vista che può trarre in inganno lo spettatore e tutto il clima di dubbio che pervade il film”. https://www.dailymotion.com/video/x5dkp4f Se c’è un genere che più di ogni altro è emerso quasi costantemente nella filmografia di Guerrieri, questo è il noir. Anche i suoi polizieschi si discostano dal poliziottesco tipo per un accentuato tono malinconico, crepuscolare, e per un protagonista in genere antieroico e meno roccioso del solito. Un esempio evidente di tutto ciò è Un detective, diretto nel 1969 sulla base del romanzo di Ludovico Dentici “Macchie di belletto”. Titolo che verrà aggiunto quando il film troverà una seconda distribuzione nei primi anni settanta. L’antieroe in questo caso è Stefano Belli (Franco Nero), commissario dell’Ufficio Stranieri della Questura di Roma. Per arrotondare, Belli se capita si occupa di indagini private in affari poco puliti. Un ricco avvocato (Adolfo Celi) lo incarica di allontanare dall’Italia una ragazza inglese che ritiene abbia circuito il figlio. Il commissario però cerca di sfruttare la situazione a proprio favore, cacciandosi nei guai. Liberamente tratto da alcuni racconti di Giorgio Scerbanenco e sceneggiato dal maestro del gangster-movie all’italiana Fernando Di Leo, Liberi armati pericolosi, del 1976, è incentrato sulle turpi gesta di tre rampolli dell’alta borghesia milanese, annoiati e violenti. In un solo giorno rapinano un benzinaio e poi, inseguiti dalla polizia (il commissario alle loro calcagna ha la tempra di Tomas Milian), compiono altri atti criminosi, lasciandosi dietro una scia di sangue. Un altro antieroe è al centro della vicenda della spy-story Sono stato un agente Cia, del 1978. Lo scrittore Lester Horton, un passato da agente, si reca ad Atene per scoprire chi ha ucciso un collega ed amico e che fine abbia fatto il nastro che l’uomo ha registrato prima di morire. Al di là degli ingredienti canonici del genere (inseguimenti, pestaggi, delitti vari), che peraltro hanno sempre fatto parte del bagaglio narrativo del regista, Guerrieri sembra voler soprattutto mettere a fuoco il personaggio principale. Disilluso, stanco, con una vita irrisolta, ma anche mosso da intenzioni piuttosto ambigue: vuole scoprire il motivo che sta dietro all’omicidio dell’amico o, invece, trovare materiale scottante per un nuovo libro? A dimostrazione che comunque Guerrieri godeva di una certa stima, soprattutto per le qualità figurative, ecco come il critico Tullio Kezich concludeva la sua bella recensione: “Vogliamo, per una volta, dare le pagelle al film? Fotografia: 10. Regia: 7. Interpretazione: 8 agli attori stranieri, 5 ai nostri. Sceneggiatura e dialoghi: 4”. https://www.ivid.it/trailer/film/1978/sono-stato-un-agente-c-i-a/clip-italiana-23728.html Nel 1982 Guerrieri gira La gorilla. Un film che, come lui stesso ha dichiarato, vorrebbe non aver mai fatto. Giudizio fin troppo severo. Anche se, a dire la verità, non si trovano tra critici e addetti ai lavori molte voci favorevoli. Michele Giordano, ad esempio, autore del libro “La commedia erotica italiana” (Gremese Editore), quindi non certo avverso alla commedia scollacciata, lo ritiene “un filmetto in cui il regista, privo di idee, giunge a utilizzare un triste sosia di Roberto Benigni” e in cui “la volgarità è inutilmente traboccante”. In realtà, considerato che durante il periodo nel quale è stato realizzato si producevano pellicole di ben altra sciatteria, Guerrieri dimostra di saper realizzare con cura ed eleganza anche una storiella senza troppe pretese. Come dimostra quantomeno la sequenza iniziale. La gorilla è chiaramente il tentativo di lanciare un epigono della poliziotta manesca Gianna Amicucci portata al successo dalla coppia Tarantini/Fenech. Anche se l’ultimo film della serie, La poliziotta a New York, uscito nel 1981, aveva già il fiato corto. Qui comunque la protagonista è Ruby (Lory Del Santo), un’esperta di arti marziali che lavora come guardia del corpo nell’agenzia del padre (Gianfranco D’Angelo), il quale vorrebbe anche trovarle un marito. La ragazza però scarta tutti i pretendenti finché s’innamora di un timido fotografo (Tullio Solenghi). La gorilla risulta anche piuttosto divertente, almeno nella prima parte. Avrebbe dovuto essere appunto una commedia sexy, ma le scene scollacciate sono poche (equamente divise tra la Del Santo e Cristina Manusardi). Segno evidente che Guerrieri non era il regista giusto per questo genere di film. https://www.youtube.com/watch?v=pCqz7EOW4a4 Filmografia completa di Romolo Guerrieri Johnny Yuma (1966) 7 magnifiche pistole (1966) 10.000 dollari per un massacro (1967) Il dolce corpo di Deborah (1968) Un detective (1969) Il divorzio (1970) La controfigura (1971) La polizia è al servizio del cittadino? (1973) Un uomo, una città (1974) Salvo D’Acquisto (1974) Liberi armati pericolosi (1976) Sono stato un agente C.I.A. (1978) L’importante è non farsi notare (1979) La gorilla (1982) L’ultimo guerriero (1984) Due vite un destino (1992), film tv Navigazione articoli GORDIAN, IL PRIMO MULTIROBOT LO SQUALO ASSASSINO NELLE SEQUENZE DI 6 FILM