Carlo Lorenzini, il mitico autore dell’intramontabile Pinocchio, che a oggi è stato pubblicato in circa 187 edizioni e tradotto in 260 lingue o dialetti, fece il suo esordio nella letteratura per l’infanzia con I racconti delle fate. Un giorno, circa sei anni prima di scrivere Pinocchio, l’editore Paggi di Firenze chiama Collodi e gli propone l’incarico di tradurre dal francese le fiabe di Charles Perrault; incarico a cui Collodi si accinge con grande passione. Scopre la sua geniale inclinazione per la favola. Ne esce una meravigliosa traduzione, pubblicata nel 1875, rispettosissima eppure piena di “peccati” per i quali Collodi avverte, in una nota premessa, di essersi concesse “leggerissime varianti, sia di vocabolo, sia di andatura di periodo, sia di modi di dire”, e però aggiunge: “Peccato confessato, mezzo perdonato: e così sia”. Il Collodi al Lampione, giornale umoristico di Firenze (da un Giornalino della Domenica, circa 1925) Niente di meno di Giuseppe Pontiggia, autore della prefazione a I racconti delle fate, nell’edizione Adelphi del 1976, a confermare che proprio questi “peccati” (e “sono tanti”), siano una delle bellezze della traduzione del Collodi, con i suoi termini toscaneggianti e la Corte del re Sole trasportata “in una Toscana insieme granducale e umile”, oppure “fiere e mercati emigrano dalla Francia in Italia, dove si arricchiscono di teatrini”. Pontiggia dice, in merito ai due grandi autori: “Volendo fare un raffronto tra Perrault e Collodi, si potrebbe dire che il genio del primo non si manifesta tanto nella invenzione delle fiabe, che egli attinge sia dalla tradizione orale del folclore sia dalla tradizione colta letteraria (…) quanto nel linguaggio. Per usare cioè i termini della retorica, esso si esercita non nella inventio, ma nella elocutio. Collodi invece fu grandissimo in entrambe”. E comunque conclude che il debito di Collodi verso Perrault fu che gli schiuse il meraviglioso mondo delle fate che si soprapponeva al quotidiano. Subito viene da pensare alla fata Turchina di Pinocchio. Celebre caricatura di C. Lorenzini (C. Collodi) fatta da Angelo Tricca, pittore fiorentino, ca. 1850 (da Il secolo illustrato, 1926) Alle nove fiabe di Perrault, Collodi ne aggiunse quattro di Madame d’Aulnoy e due di Madame Le Prince, l’autrice di La bella e la bestia. Nel corso del tempo furono stampate diverse edizioni. Il testo dell’editore Adelphi del 1976 si riferisce a quello pubblicato a cura di Pietro Pancrazi in Tutto Collodi per i piccoli e per i grandi (Le Monnier, 1948), che riproduce integralmente la seconda edizione de I racconti delle fate (R. Bemporad, 1892) con l’eccezione della fiaba Le fate, qui invece inserita. L’edizione Adelphi riporta anche delle belle illustrazioni di Gustave Dorè, il famoso illustratore francese che illustrò appunto le fiabe di Perrault I racconti di Mamma Oca (Contes de ma mère l’Oye) pubblicato nel 1697. Tant’è che, nella copertina dell’edizione Adelphi, viene infatti rappresentata una incisione del Dorè per Cappuccetto Rosso. Di seguito alcune incisioni di Gustavo Dorè, contenute nel testo. Cenerentola Il gatto con gli stivali World © Tea C. Blanc. All rights reserved. Navigazione articoli TV A COLORI VS TV IN BIANCO E NERO ROMANZI INFERNALI PRIMA DI DAN BROWN