Ogni personaggio dei comics ha qualcosa di magico. Ognuno di noi ha il proprio preferito per ragioni diverse, ma qualsiasi eroe, anche quello apparentemente meno incline al nostro gusto personale può regalarci storie epiche, in mano allo sceneggiatore giusto. In ogni eroe, dunque, si nasconde un potenziale incredibile di storie belle per la narrativa fantastica. Ma cercando di andare oltre il proprio gusto personale e valore affettivo per trovare ragioni oggettive e universali, sono andato alla ricerca di quelli che a mio parere sono i più grandi supereroi della storia. Quali sono i parametri che ho utilizzato? Per fare questa selezione, e posizionarli su un eventuale podio solo in base alla loro data di pubblicazione, ho tenuto conto della loro popolarità, delle innovazioni e dell’influenza che hanno avuto nella nona arte. BATMAN – L’eroe perfetto Batman è il prototipo del supereroe per eccellenza. Nato nel 1939 a opera di Bob Kane e Bill Finger per la Dc Comics, non è stato il primo in ordine cronologico, perché è stato superato dal compagno di scuderia Superman di un anno, ma Batman è quello che ha meglio chiarito le regole base per un buon fumetto di supereroi. Debitore senz’altro, oltre che dello stesso Uomo D’Acciaio, dei personaggi pulp che lo hanno preceduto come Doc Savage e soprattutto the Shadow, Batman è stato in grado di prenderne le atmosfere e alcune caratteristiche e di divulgarle al resto del mondo. Nel corso degli anni, infatti, nelle sue pagine sono apparsi parecchi elementi narrativi che hanno influenzato i suoi colleghi. Batman ha il costume e un simbolo identificativo immediatamente riconoscibile, il pipistrello, e una serie di gadget caratteristici, dalla Batmobile alle varie armi che porta nella sua attrezzata cintura. Certo non è stato il primo personaggio a intraprendere una crociata contro il crimine per vendicare la morte dei propri genitori, ma è di certo quello più famoso. La sua galleria di nemici è probabilmente la più ricca e variopinta, della quale fanno parte alcuni dei personaggi più influenti della storia dei comics, come Joker o Catwoman, che hanno ispirato una serie di altri personaggi più o meno riusciti. Durante la Golden Age in modo particolare l’influenza di Batman ha condizionato il settore, specie quando ad affiancarlo è arrivato Robin, il “ragazzo meraviglia”: dopo di lui quasi ogni supereroe dell’epoca aveva un sidekick adolescente ad accompagnarlo nelle varie avventure. Nonostante i cambiamenti che ha subito la società nel corso dei decenni, e con essa il mercato dei fumetti, Batman ha sempre saputo rinnovarsi e adeguarsi. Per esempio la filosofia del no killing code: sebbene nei primissimi numeri Batman non si facesse molti scrupoli nel togliere la vita ai nemici, ha poi cambiato idea riguardo l’uso della forza letale. Anche quando arriva per secondo a un certa innovazione, riesce spesso meglio a caratterizzarla. Facciamo l’esempio della Morte di Superman, trovata di marketing del 1992 che ha saputo ridare lustro alla serie dell’Uomo D’Acciaio, alla quale Batman ha risposto con la saga di Knightfall, che abbiamo analizzato qui, il cui successo ha lanciato la moda nella Dc di dare una svolta drammatica alle serie dei propri personaggi, coinvolgendoli in una tragedia che spesso li ha costretti a toccare il fondo o addirittura mollare e cedere il testimone a un’altra persona (cosa accaduta tra gli altri a Aquaman, Freccia Verde e soprattutto Lanterna Verde). Batman ha ispirato negli anni la creazione di molti personaggi, di cui lui rimane comunque il migliore, come dimostrano gli incassi non soltanto del suo fumetto, interrottamente pubblicato dal 1939, ma anche di prodotti derivati come film, cartoni serie tv e videogames, tutti campioni d’incasso nel loro settore. Ancora più di Superman, Batman è stato l’archetipo di riferimento per la maggior parte dei supereroi di tutto il mondo. UOMO RAGNO – L’eroe imperfetto Dei tanti personaggi che hanno più o meno tratto ispirazione da Batman, l’Uomo Ragno della Marvel è senza dubbio l’allievo migliore, quello che ha assimilato meglio la lezione e ha saputo riprenderne e personalizzarne la mitologia. Anche Spidey ha come simbolo un animale generalmente detestato, alcuni gadget (i lanciaragnetele e le ragno-spie) che lo contraddistinguono, e una variopinta galleria di avversari grotteschi. Ma il Ragno è arrivato a superare il maestro aggiungendo un elemento fondamentale che ha Batman è sempre mancato: Peter Parker. L’elemento umano che i suoi creatori Stan Lee e Steve Ditko hanno saputo aggiungere nel 1962 (l’epoca della nuova frontiera dichiarata da Kennedy) hanno fornito all’Uomo Ragno quel valore aggiunto che lo ha reso un’icona mondiale grande tanto quanto il Cavaliere Oscuro. Se Batman rappresenta l’uomo ultra-competente, dalle qualità superiori, al servizio del bene, l’Uomo Ragno, anzi Peter Parker, rappresenta l’esatto opposto, ossia l’assoluta normalità. Le stupefacenti abilità ragnesche passano quasi in secondo piano rispetto alle vicissitudini della routine quotidiana a cui il nostro è sottoposto, come lo stare in pena per l’affitto, per la salute della zia o per le sue crisi sentimentali, fattori che permettono l’immedesimazione del lettore e la conseguente affezione al personaggio. Come Batman è figlio dei personaggi dei pulp, Spidey lo è in parte delle soap opera e dei fumetti alla Archie Comics: le storie quasi rosa con al centro l’alter ego dell’eroe e il suo straordinario cast di comprimari. Con le loro fragilità, le passioni, le rivalità e i loro drammi hanno saputo premiare l’Uomo Ragno sopra tutto l’ampio parco di eroi dei fumetti. Non si può parlare dell’Uomo Ragno senza citare i suoi rapporti con zia May e J. Jonah Jameson, la morte di Gwen Stacy e l’esordio di Mary Jane Watson, elementi fondamentali nelle storie ragnesche tanto quanto (e a volte più) i colorati villain, facendo di lui il portabandiera della Marvel. Dopo Spider-Man infatti in ogni storia di supereroi si è cercato di replicare il dramma della morte della compagna dell’eroe e di vitalizzare il cast di comprimari, rendendoli importanti nello sviluppo delle trame. Infatti, se Batman ha in un certo senso ispirato la creazione dell’Uomo Ragno, questi ha ricambiato il favore facendo sì che anche nelle storie del pipistrello l’elemento umano abbia avuto maggior risalto, si vedano i rapporti più approfonditi e le personalità meglio sviluppate di alcuni elementi del cast come il maggiordomo Alfred, il commissario Gordon o gli altri elementi della Bat-Family. Anche il “modello Peter Parker” ha preso piede, mostrando i supereroi come esseri più problematici e imperfetti, le cui vite “incasinate” in qualche modo assomigliano a quelle dei lettori. WOLVERINE – L’antieroe Creato a metà dei settanta da Len Wein, Herb Trimpe e John Romita Senior, ma esploso nei cinici ottanta grazie ai testi di Chris Claremont (con l’aiuto di John Byrne), Wolverine è un nuovo genere di eroe. Nato più dal caso che da una logica programmazione, Wolverine ha sdoganato il clichè dell’anti-eroe, duro, brutale ma in fondo romantico, nel mondo dei sempre ligi e virtuosi supereroi, diventando più “oscuro” dello stesso Cavaliere Oscuro. Con i suoi brutti vizi come fumare e bere alcol, il suo atteggiamento violento, cinico, solitario e antiautoritario, Logan è l’incarnazione dell’eroe byroniano, l’uomo sbagliato che fa la cosa giusta. Un atteggiamento tipico dei personaggi dei polizieschi anni settanta, come Callaghan o Popeye Doyle, e sdoganato dagli eroi action anni ottanta di Stallone e Schwarzenegger, Wolverine (con quei suoi artigli e quella rabbia feroce, ma soprattutto grazie a quel suo alone di mistero che perennemente lo circonda, legato a un passato di cui non si sa nulla salvo il fatto che è segnato dalle perdite e dal dolore) ha marcato un ventennio se non oltre. Wolverine è il più famoso degli X-Men in un’epoca in cui dominavano il mercato dei fumetti, tanto da poter sopravvivere da soli anche in un’ipotetica scissione dalla Marvel, i cui cameo nelle varie serie Marvel tra il 1990 e il 1994 si sprecavano. Gli elementi per cui Wolverine è diventato una nuova icona dei comics, in un parco personaggio vastissimo, è dovuto sicuramente ad alcuni elementi innovativi per l’epoca. Sicuramente il tratto principale sta nel suo oscuro passato, come detto: non avere un’origine ben definita e fornire nel tempo solo alcuni sporadici episodi ha contribuito a rendere il personaggio affascinante agli occhi dei lettori, desiderosi di saperne di più. Un personaggio dunque tutto da scoprire di episodio in episodio. Il passato di Wolverine è stato per oltre 40 anni un segreto per ogni lettore, di cui solo recentemente alcuni elementi sono stati definiti (per approfondire, vedi l’articolo sul passato di Wolverine”). Negli anni novanta molti altri personaggi di successo, come Cable per esempio, sono stati creati seguendo questa precisa formula di “rivelare dettagli a poco a poco”. Altro elemento di successo sta sicuramente nell’atteggiamento da duro: Wolverine rompeva con ogni suo predecessore mascherato, i cui atteggiamenti, al di là di qualche caduta momentanea, erano sicuramente positivi e virtuosi. Wolverine, con il suo essere ribelle e anarchico in linea con il movimento grounge delle band dell’epoca, riusciva a rappresentare lo spirito degli anni novanta. Il suo appeal verso il pubblico era tale da aver condizionato la creazione di cloni all’interno della nuova casa editrice Image, che all’epoca cercava di imporsi come terzo polo. Fondata nel 1992 da alcuni ex disegnatori Marvel, alcuni dei quali avevano proprio lavorato sulle testate mutanti, il suo parco personaggio presentava una vastissima gamma di “cloni” di Wolverine, alcuni nell’aspetto estetico, altri per l’atteggiamento o il passato oscuro. LA JUSTICE LEAGUE – Il team perfetto E se si parla di supereroi si finisce inevitabilmente di parlare di squadre. Fin dagli albori delle pubblicazioni di supereroi, è venuto spontaneo farli collaborare insieme e riunire come Artù e i suoi cavalieri della tavola rotonda. Ogni casa editrice ha la propria “nazionale” dei supereroi, ma nessuna ha mai saputo eguagliare lo stile e il prestigio della Justice League of America (i Fantastici Quattro di Kirby e gli X-Men di Claremont dove li mettiamo? – NdR). Già negli anni quaranta la Dc aveva riunito sotto lo stesso tetto alcuni dei suoi maggiori eroi nella Justice Society, e Julius Schwartz e Gardner Fox riproposero la stessa idea vent’anni dopo, nel 1960, sostituendo la paroal “society” con il più vivace leage, che richiamava ai campionati sportivi di baseball (la Major League) e di football (la National Football League). La squadra univa Aquaman, Flash, Lanterna Verde, Martian Mahunter e Wonder Woman, con Batman e Superman come membri onorari e non fissi, almeno all’inizio. Il successo delle loro prime storie su the Brave and the Bold fu tale da spingere l’editore della Marvel, Martin Goodman a rispondere creando una propria linea di supereroi. Con il tempo le loro fila si sono allargate, includendo quasi tutti gli eroi della Dc, e in secondo momento, a partire da metà degli anni ottanta e per circa un decennio, dando addirittura più spazio a quegli eroi “minori” che non avevano una serie propria. Hanno snaturato la propria natura per assomigliare ai Vendicatori della Marvel. Ma la Jla rappresenta l’elitè, il meglio del meglio dei supereroi Dc: dal 1999, con l’arrivo di Grant Morrison, tornò alle origini presentando una formazione che, come in origine, comprendeva i suoi maggiori eroi. Per l’autore scozzese, i 7 big della Jla sono una sorta di versione moderna del pantheon degli dei dell’Olimpo con Superman – Zeus, Wonder Woman – Athena, Batman – Ade, Flash – Hermes, Lanterna Verde – Apollo, Aquaman – Nettuno e Martin Manhunter (o in seguito Cyborg) Efesto. Si sprecano le squadre che omaggiano, imitano o fanno la parodia della Jla, copiandone la struttura composta dall’eroe volante, la donna guerriera, il solitario tenebroso, un supervelocista, un eroe cosmico, uno degli abissi e un freak. Si vedano in tal senso i Sette di The Boys, Authority della Wildstorm, i membri dell’Unione di Jupiter Legacy, i Guardiani del Globo di Invincible o i Guardian of Justice dell’omonima serie Netflix La Marvel, pur avendo i propri team di supereroi, ha omaggiato la Jla lanciandone una propria versione, lo Squadrone Supremo, ripreso più volte nel corso degli anni (anche di recente). Ne ha addirittura creato una versione adulta e politicamente scorretta nella serie Supreme Powers. Navigazione articoli ROB LIEFELD E GLI INFINITI RITORNI ALLA MARVEL I 70 ANNI DI GEPPO, IL DIAVOLO BUONO