Quali sono i migliori film di supereroi da vedere? Le storie di supereroi sono parte integrante della cultura pop in generale da circa un’ottantina d’anni, tuttavia c’è pure da rendersi conto che, da quando Topolino ha messo le sue grinfie sul genere, la situazione ha assunto connotati non voglio dire grotteschi, ma quasi. Se prendiamo in considerazione solo i film usciti dal 2008 in poi, cioè dall’inizio del Marvel Cinematic Universe, abbiamo avuto in undici anni ben trentaquattro film. Il che fa una media di circa tre l’anno. Uno ogni quattro mesi. Un tempo i film di supereroi erano pochi e molto distanti fra loro, bip casuali sui radar delle grandi major. Una ventina di anni fa, nel 1997, c’erano solo, per dire, Spawn e Batman e Robin. Film così tanto da ridere, che George Clooney sta ancora a chiedere scusa. All’epoca domandarsi quali fossero i migliori film di supereroi non avrebbe avuto molto senso. Non c’era ancora stata “la codifica” del genere, non c’erano ancora i cinecomic. Nel bene o nel male, erano ancora “film”, non prodotti fatti con lo stampino. Perciò va da sé che oggi, in un momento in cui ci viene vomitata addosso tanta roba manco padre Merrin che sta esorcizzando Regan, è normale che non tutti possano essere “CaP0lav0ri!11!!”. Quindi, diventa poi più che lecito chiedersi: Quali sono i migliori film di supereroi da vedere? Superman (Superman: The Movie – 1978) Nonostante i quarant’anni che si porta sul groppone, se c’è da chiedersi quali siano i migliori film di supereroi da vedere non si può non pensare a Superman. Ché Superman – Il film, con quel sottotitolo sfoggiato con orgoglio che vale più di mille parole, è… sì, l’alfa. La genesi dei film di supereroi. Proprio perché, a differenza di tanti spettacolini scrausi, venuti sia prima che dopo, Superman era e rimane un film. Un film inteso nella sua più stretta accezione. Vediamo l’epica storia di come Kal-El, l’ultimo figlio di Krypton, arriva sulla Terra. Seguiamo la sua crescita e vediamo una sua avventura nei panni di Superman. Non una baracconata, ‘na scusa, tanto per mettere su schermo pupazzetti colorati che si pigliano a sputi e schiaffi. Oltretutto, cosa ugualmente importante, in Superman c’è equilibrio. Nel senso che, da un lato, c’è un cast di attori di prim’ordine che danno al film un immediato fattore di rispettabilità. Mentre dall’altro la sceneggiatura non va per frasche, non sacrifica il personaggio sull’altare del film, alterandolo o snaturandolo in qualche modo. Anzi, soddisfa le specifiche della sua controparte cartacea e, di conseguenza, le necessità dei fan. Con Superman, Richard Donner ha fissato uno standard. Una linea di condotta per l’intero genere che bisognerebbe seguire. Darkman (Darkman – 1990) Non voglio allungare il brodo più del necessario, in quanto di Darkman, come di altri film menzionati più giù, ho già scritto un paio di righe. Se ci volete buttare un occhio, basta un clic sul link bellino bellino, ok? In estrema sintesi sono dell’idea che Darkman sia, a suo modo, il miglior cinecomic moderno mai realizzato. Un elemento di transizione in cui il vecchio modo d’intendere la figura dell’eroe, con tutti i tòpoi del caso, riesce a integrarsi e rinnovarsi in un contesto moderno. Ampiamente basato su The Shadow, con Darkman, Sam Raimi raggiunge gli stessi risultati del Superman di Donner. Darkman ha un suo carattere specifico. Un’identità stratificata a più livelli di complessità, che abbraccia a 360° la figura dell’eroe e tutte le sue (belle e brutte) sfumature. In cui è presente la giusta miscellanea fra l’horror darkly tipico di Raimi e l’epica propria del supereroe. Dieci anni dopo arriveranno gli X-Men di Bryan Singer che daranno il via all’epoca della super-paccottiglia un tanto al kg. Resto del parere che quella di Darkman è la strada che questo genere avrebbe dovuto percorrere. Le avventure di Rocketeer (The Rocketeer – 1991) Negli ultimi dieci anni o poco più chiedersi quali siano i migliori film di supereroi da vedere è una domanda che ciccia fuori ciclicamente. Naturalmente non so’ nessuno per dire cosa debba o meno piacere agli altri. Solo che, nel dolce naufragar in questo mare di tutine pacchiane dai colori molesti, vedere che un film come Le avventure di Rocketeer non viene filato manco di striscio da nessuno è… brutto. Perché Rocketeer, basato sui fumetti di Dave Stevens, è un film divertente e particolare, uscito in un periodo piuttosto singolare. Mi riferisco a quei… quanto saranno, cinque, forse sei anni dall’uscita del Batman di Tim Burton? Un lasso di tempo in cui gli studios decisero di mettersi a fare film basati sui vecchi eroi delle pulp magazine, anziché live-action di personaggi famosi come, per dire, Superman. In quanto le atmosfere rétro di quei personaggi s’accordavano di più con la visionaria deriva art déco del film di Burton. In questo senso, Rocketeer cattura davvero lo spirito del genere: un’avventura appassionante e fluida. Leggera, ma non scioccamente infantile. Un adattamento riuscito che non è invecchiato di un solo giorno (ne siamo proprio sicuri? – NdR). Batman – Il ritorno (Batman Returns – 1992) A proposito di Batman: nel grande mare rosso dei cinecomic, pensando a quali siano i migliori film di supereroi, certo non possono mancare i due film di Tim Burton. Tra i due preferisco Batman – Il ritorno. Entrambi i film hanno tradotto l’iconografia del fumetto in un qualcosa d’insolito. Una bizzarra esplosione gotica, distintamente cinematografica. Ma nell’economia della situazione, diavolo, se Batman – Il ritorno non è strano. Un film così contorto, insolito, cupo e brillantemente malinconico, che la produzione decise di cambiare tono, cast e regista per il sequel del 1995, Batman Forever con Val Kilmer: un madornale errore™. Pochissimi film possono dirsi riusciti come Batman – Il ritorno. L’equilibrio perfetto tra serietà e umorismo eccentricamente campy. Un mondo meraviglioso, a sè stante, distante ma riconoscibile. Fantasioso, ma plausibile. Un mondo in cui un vigilante vestito da pipistrello gigante, una donna-gatto e un uomo-pinguino con strane aspirazioni politiche, trovano la loro dignità e la loro dimensione senza scadere nel ridicolo. Parliamoci chiaro: per ognuno di questi ruoli, se gestito male, ci vuole un attimo a finire in una grottesca, disastrosa baracconata. Invece, nel suo insieme, Batman – Il ritorno è un meraviglioso dipinto che resterà sempre, sempre ugualmente bello. Batman: La maschera del Fantasma (Batman: Mask of the Phantasm – 1993) Batman: The Animated Series di Paul Dini e Bruce Timm è, senza dubbio, la più grande serie animata di sempre. Togliendo gli anime, non mi viene in mente nessuna produzione occidentale in grado di competere. Forse la prima stagione dei Gargoyles, che non scherzava come qualità. In ogni caso, Batman Tas era superiore. Aveva un aspetto visivo singolare, ricercato e sontuoso. La qualità delle storie era sempre altissima e, soprattutto, non trattava i bambini come rincoglioniti. Da questa serie nel 1993 venne tratto il film d’animazione Batman: La maschera del Fantasma. Che, oltre a essere uno dei migliori film di supereroi da vedere, è il miglior film di Batman mai realizzato. La Maschera del fantasma ha portato sul grande schermo, amplificandoli, tutti i punti di forza della serie animata: disegni bellissimi e animazioni fluide. Una trama intelligente e articolata. Personaggi complessi e ben caratterizzati. In questo senso, vale la pena ricordare che Harley Quinn è un personaggio creato apposta per la serie animata diventato poi canonico. Allo stesso modo il film fornisce un cattivo, Il Fantasma, completamente nuovo, anziché andare a pescare qualche faccia nota dai fumetti. Cosa questa che dà un ampio margine di manovra in termini di sviluppo e colpi di scena. Oltretutto, Batman: La maschera del fantasma è… Batman. Nel senso che non è “il Batman di…”, è solo e semplicemente Batman. Tanto per dirne una, Batman, su carta, dovrebbe essere il più grande detective del mondo. Peccato che i film glissino questo piccolo particolare, riducendosi spesso e volentieri a storie ridondanti, tanto gonfiate da essere quasi estenuanti. Al contrario, La maschera del fantasma è diretto, elegante, ricco e perfettamente mirato al punto. Mostrando quel che è Batman, anziché l’interpretazione di turno. Il Corvo (The Crow – 1994) De Il corvo pure se n’è già ciarlato, se ci volete buttare un occhio… sapete cosa fare. Ironia della sorte, Il Corvo è la storia di un uomo che torna dal mondo dei morti, e in qualche modo è proprio ciò che è capitato a Brandon Lee. Trasformato in icona della cultura pop da questo film. Che, attualmente, è uno dei migliori adattamenti in circolazione. Tono e atmosfera sono perfetti, e lo stile di Alex Proyas riesce a catturare perfettamente l’ambientazione cupa e malata del fumetto. Vale lo stesso discorso fatto per Batman di Tim Burton: al di là del tempo, Il Corvo ha un carattere e una identità ben precisi. Un microcosmo a sè stante, funzionale e sempre ben riconoscibile. Tuttavia, Il Corvo non è un film privo di difetti. Probabilmente il motivo per cui tuttora è idolatrato è perché nessun film ha un’aurea tanto leggendaria, incorporata dentro e attorno a sé. In realtà, la vera star del film è… il film stesso. C’è stato un susseguirsi di cose che hanno alimentato la leggenda che, a sua volta, ha alimentato il film. Come suo padre Bruce Lee, anche Brandon morì durante le riprese di un film. Tra l’altro, poco prima dell’uscita del biopic Dragon – La storia di Bruce Lee. Una parte centrale di questo film, suggeriva che Bruce, fin dall’infanzia, fosse perseguitato da uno spirito maligno. Verso la fine di Dragon c’è questa sequenza onirica, in cui Bruce combatte e sconfigge il demone. Tuttavia, alla sua morte, per tutti fu implicito che il demone non fosse stato sconfitto. Quando Brandon morì divenne praticamente ovvio, scontato, che il demone avesse ucciso anche lui. Dato che in Dragon, Brandon bambino assiste allo scontro fra suo padre e il samurai demoniaco. Anche se non credi alla fate, folletti e gombloddi!11!!, comunque è una bella storia. Che rende Il corvo ancor più immaginifico. Orgazmo (Orgazmo – 1997) In effetti ero piuttosto indeciso se nominarlo o meno fra i migliori film di supereroi da vedere, ma alla fine non ho potuto farne a meno. Ché Orgazmo, scritto, diretto e interpretato da Trey Parker, il creatore di South Park, è un film originale. Originale e divertente. La storia del giovane mormone Joe Young che, suo malgrado, si ritrova a essere il più grande eroe che il porno abbia mai avuto: Orgazmo. No, davvero non me lo sto inventando. A volte la sceneggiatura è un po’ sottotono e il film, forse, ha qualche alto e basso di troppo (ho evitato battute squallide, prendete nota). Ma in fin dei conti c’è molto dello spirito dissacrante che ha reso South Park quel che è. Poi non è neanche una semplice parodia, collage di sequenze slapstick e sopra le righe, buttate lì, così, tanto per strappare qualche risata. No, segue la parabola-tipo della figura eroica, nel mentre è volgare, squallido, offensivo e ha la capacità di prendere per il culo (altra battuta evitata) praticamente tutto e tutti. Ah, e poi c’è Ron Jeremy. Mica fischi. Spider-Man (Spider-Man – 2002) Nell’era dei cinecomic 1.0, come detto, chiedersi quali fossero i migliori film di supereroi da vedere non aveva molto senso. Anzi. Questo perché le cose erano piuttosto semplici, e si riducevano essenzialmente a due punti: nella migliore delle ipotesi, veniva fatto un buon lavoro. Il film riscuoteva un certo successo e gli attori finivano intrappolati nel ruolo per il resto dei loro giorni. Vedi Christopher Reeve, per esempio. D’altro canto, nel caso peggiore, il film avrebbe potuto rivelarsi una porcata fulminante (cosa piuttosto facile) e mandare a picco la carriera degli attori. In questo caso, vedi Val Kilmer. Dodici anni dopo Darkman, Sam Raimi riesce, di nuovo, a tirare fuori un altro elemento di transizione; linea di demarcazione che separa il vecchio e il nuovo modo d’intendere i film di gente in costume. Nel 2002 esce il suo Spider-Man. L’Uomo Ragno e Peter Parker sono stati elementi fondamentali nell’evoluzione dei fumetti Marvel. Perché sia l’uomo che il suo eroico alter ego erano fallibili. In toto, il personaggio aveva tratti umani riconoscibili. Lo Spider-Man di Raimi s’è distinto proprio perché, innanzitutto, parliamo ancora di un film. Un vero film, che mette in mostra una storia con un inizio, un centro e una fine. Storia che, del resto, è stata in grado di evidenziare questi aspetti. Per quanto oggi i difetti di questo film siano ancor più evidenti che in passato (la cgi per dire, invecchia e pare posticcia già dopo un anno, figuriamoci dopo quasi venti) Raimi dà al pubblico una origin story ben raccontata. Con personaggi chiari e riconoscibili per tutti. Un’ossatura, se vogliamo, che a conti fatti asfalta molti cinecomic moderni. Iron Man (Iron Man – 2008) Non ricordo precisamente dove dissi ‘sta cosa ma, tanto vale precisarla di nuovo. La Disney, verso la fine della prima metà degli anni ottanta, stava praticamente con il culo a terra. Taron e la pentola magica del 1985 fu l’ultimo di una serie di progetti fallimentari, un colpo quasi letale, che stava per mandare ko definitivamente la società. Ma poi, avvenne il miracolo. Un miracolo, oggi conosciuto come Rinascimento Disney. Questo “Rinascimento” comincia nel 1989 con La sirenetta, film con cui Disney scopre la formula magica del successo™. Successo che si traduce in una trama convenzionale, uguale in ogni film. Una formulazione che significava buona realizzazione, scene di canto, protagonista giovane (meglio se orfano), storia d’amore, spalle comiche e via dicendo. Vent’anni dopo Iron Man è La sirenetta 2.0. Nient’altro che la formula magica del successo™ Disney, applicata a un contesto supereroico. Iron Man ha un sacco di effetti speciali, all’epoca avveniristici e che reggono ancora oggi. Ha un eroe affascinante che s’imbarca nel più classico dei viaggi alla scoperta di sé. Un cattivo mediamente carismatico che si mette sulla sua strada. Un certo umorismo che da lì in poi sarà il modello stilistico del Mcu. Iron Man è l’alba dei cinecomics 2.0 di oggi, rimane assieme a I Guardiani della galassia il miglior film di supereroi della Disney/Marvel. Perché? Perché questo è ancora un film. Non il tassello di un puzzle fine a se stesso. Che esautorato dal suo insieme non vale praticamente nulla. Dredd (Dredd – 2012) Su questo Dredd pure ci stanno le due righe dedicate. Se ci volete buttare un occhio il link bellino sta là, a discrezione. Proprio perché di ‘sto film credo di averne parlato più che abbastanza voglio limitarmi a una cosa sola. Va be’, facciamo due. In primis, l’ho detto a morire: non c’è niente di peggio di un (presunto) adattamento che deforma il significato del materiale originale da cui è tratto. Un conto è ispirarsi, altro paio di maniche è adattare. Se prendi Conan il barbaro e gli tagli i capelli e al posto della spada gli metti un paio di pugnali, il personaggio resta quello. Se invece lo fai piangere davanti a Bambi l’hai mandato all’aceto, ché l’hai completamente deformato. Chiara la differenza? Dredd ha catturato perfettamente la natura intensa e grintosa del materiale originale. Senza cazzate. Per quanto plausibile, credibile, possa mai essere, su schermo io vedo Dredd e il suo mondo. Non certo un bizzarro mash-up finto-vero. E poi, nel momento in cui Karl Urban, sottovoce, ringhia “I am the law!”, la pelle è praticamente un trionfo di paparelle. E capisci immediatamente quanto ridicolo sia il film del 1995 con Sylvester Stallone. Detto questo, credo che con i migliori film di supereroi da vedere sia tutto. Stay Tuned ma soprattutto Stay Retro. Navigazione articoli L’ESSERE-PER-LA-MORTE DI HEIDEGGER NEI FILM HORROR NASTASSJA KINSKI, NINFA DEGLI ANNI OTTANTA