È scoppiata in Italia una nuova giappomania attraverso i manga e gli anime: due mondi che hanno proceduto su binari distinti, ma spesso intrecciati. Edicola e televisione… sono state diverse le “esplosioni” di questa moda in Italia, e la loro vicenda è complessa e avvincente. In questo articolo ripercorreremo la storia italiana del fumetto giapponese, dalle prime timide apparizioni fino all’attuale massiccia presenza in libreria. LA PRIMA VOLTA Uscito nel 1962 e rieditato nel 1965, I primi eroi della Garzanti costituisce la prima apparizione di un manga in Italia. Il volume affronta con competenza l’arte giapponese che dalle illustrazioni portò ai fumetti e alle riviste satiriche, presentando al pubblico (in edizione non ribaltata) le tavole di Son Goku, opera di Hifumi Yamane datata 1930 circa. CANDY, MAZINGA & CO. Bisogna attendere la fine degli anni settanta per vedere i personaggi giapponesi sulle nostre riviste a fumetti. Ciò avvenne di pari passo con l’exploit delle serie anime in Italia, mandate in onda dalla Rai e dalle reti private. I personaggi proposti erano gli stessi che potevano essere visti in televisione, in storie a fumetti di fattura italiana. TV Junior, settimanale per bambini della Eri edizioni Rai, pubblicava storie italiane dell’Ape Maia, Anna dai capelli rossi, Capitan Harlock, Doraemon, Mazinga Z e diversi altri. La Salani, a fine anni settanta, invece pubblicava riadattamenti spagnoli dei robot come Mazinga (QUI). Fu la Fabbri Editore la prima a pubblicare un manga originale (Il Grande Mazinga) sebbene in edizione riadattata. Il 1980 vede la nascita di La Banda, quindicinale che nella metà del decennio cambia nome in Cartoni in Tivù. La rivista si pone come diretto concorrente di Tv Junior, pubblicando le storie italiane di Fantaman, Gordian, Jeeg Robot, l’Ape Magà, Judo Boy, Polymar, Gundam… La vera novità venne rappresentata dal settimanale Candy Candy, della Fabbri. In mezzo a tanti “finti manga” questa rivista pubblica fumetti giapponesi originali, sebbene colorati in Italia. Oltre alla titolare di testata, sono presenti manga che, sebbene non abbiano un corrispettivo televisivo, riscuotono un certo successo: Luna di Chieko Hara, Susy del Far West e Kitty la stella del circo della Igarashi. Quando il materiale originale di Candy Candy termina, si decide di proseguire la storia con fumetti realizzati in Italia (scritti da Marcello Toninelli e disegnati da Luigi Mausoli – NdR). Nel 1982 arriva, sempre ricolorato, il manga di Lady Oscar e nel 1984 quello di Georgie, due eroine che impazzavano in televisione. Sempre nel 1984, TV Junior chiude fondendosi proprio con Candy Candy. I prodotti giapponesi piacciono al pubblico, ma meno ai genitori e ai sociologi… Peraltro questi sono anni di anarchia editoriale, che porta a diversi prodotti analoghi con fortune altalenanti. In questa giungla anche lo storico settimanale Corriere dei Piccoli si lancia sui personaggi nipponici, scegliendo dapprima di autoprodursi i fumetti (con Daltanious) e poi sposando la soluzione della Fabbri: tavole originali, ma riadattate e colorate in Italia. Trovano qui spazio titoli come Hello Spank!, L’incantevole Creamy, Mila e Shiro e Lady Love, oltre agli “anime comics” realizzati in casa. Alla fine degli anni ottanta, alcuni fumetti realizzati basandosi su personaggi giapponesi vennero pubblicati pure dal settimanale Più della Domus (QUI), con le storie di Madamoiselle Anne e I predatori del tempo, e dal mensile Masters e il team dell’avventura della Mondadori (che propose le avventure di Voltron). Tutte queste pubblicazioni erano legate a ciò che passava in televisione, lontanissime da una coscienza “manga” critica e professionale. I MANGA SU EUREKA Fu la rivista Eureka la prima a trattare il fumetto giapponese in modo critico, presentando brevemente il killer Golgo 13 (nel numero dell’agosto 1980) e un episodio di Black Jack di Osamu Tezuka nel 1983, in un numero che celebrava il Giappone. Prima ancora, nell’estate del 1973, anche la rivista Sgt. Kirk trattò in un articolo dei “manga nipponici” (QUI). Si trattò di casi isolati, sebbene professionali. FANZINE E PRO-ZINE Quando la presenza degli anime in tv andava scemando, anche le riviste storiche chiusero o smisero di pubblicare le storie dei personaggi giapponesi. Gli anni ottanta erano destinati a terminare così, ma nel sottobosco degli appassionati si muovevano diverse realtà. Le fanzine erano spedite alla ristretta cerchia di abbonati a club e associazioni, come Yamato, che diede poi origine alla Yamato Video. Spillati di qualche decina di pagine, produzioni casalinghe fatte con il cuore e realizzate da appassionati. Cartoni, Anime Fubun e Anime erano i titoli di alcune di queste fanzine, create dai quattro ragazzi che qualche anno dopo saranno conosciuti come Kappa Boys. Vennero contattati dalla casa editrice bolognese Granata Press, che alla fine del decennio iniziava a sviluppare un piano editoriale per lanciare i manga in Italia. Nel frattempo i quattro lanciano la prima pro-zine del settore: Mangazine. Fu un successo da qualche migliaio di copie. 1990, ARRIVA AKIRA Il primo manga monografico ad uscire nelle edicole italiane è Akira. Nell’aprile 1990 la Glénat batte tutti sul tempo, pubblicando in 38 albi l’opera di di Katsuhiro Otomo nella versione colorata in America dalla Marvel. 1990, L’ERA DELLA GRANATA PRESS Nel novembre 1990 la Granata Press esordisce in edicola con Zero: si tratta della prima rivista antologica italiana di manga. Nelle sue pagine pubblica Ken il guerriero e Xenon, a cui si aggiunge Baoh. Era una rivista di fumetti d’azione trainata dalle avventure di Ken, che spopolava in tv. Fino al febbraio 1994 ha pubblicato nelle sue 84 pagine anche altri cult come Patlabor, Sanctuary e Macross. MANGAZINE, LA RIVISTA Nell’aprile 1991 arriva la versione da edicola di Mangazine. Il contenitore italiano di Lamù, Mai, Ranma 1/2, Kamui, Patlabor e Rumic World proponeva un’ampia sezione redazionale specializzata, tra news e dossier, sul mondo del fumetto e dell’animazione giapponese. A curarla era lo staff della precedente versione pro-zine, insieme ai redattori della Granata Press. I fumetti proposti provenivano dalla versione della Viz Comics americana ribaltati e riadattati per i mercati occidentali. LE PROPOSTE DELLA GRANATA La Granata Press pubblicò poi diversi titoli in albi monografici: Outlanders di Manabe, I Cavalieri dello Zodiaco, Lady Oscar, Bastard!!, Il Grande Mazinga e Mazinga Z, Devilman, Nausicaä della Valle del Vento di Miyazaki, Capitan Harlock. Esordiscono in volume anche Ken il guerriero, Lamù e Ranma 1/2. Quest’ultimo, assieme a Maison Ikkoku, è uno dei titoli che nel 1996 resta momentaneamente incompiuto a causa del fallimento della casa editrice. 1992, PLAY PRESS I manga fanno gola a tanti in questo momento storico. Nel 1992 anche la Play Press forma una “divisione giapponese” proponendo tre titoli di scarsa fortuna: Space Adventures Cobra, Midnight Eye Goku e Hotel Harbor View disegnato da Jiro Taniguchi. I MANGA DI COMIC ART Anche la casa editrice Comic Art di Rinaldo Traini guarda al Giappone, proponendo a puntate sulle pagine dell’omonima rivista il manga Domu – Sogni di bambini, opera di Katsuhiro Otomo. 1992: I KAPPA BOYS E KAPPA MAGAZINE Sempre nel 1992 succede qualcosa destinato a dare una svolta decisa alla storia dei manga italiani: lo staff di Mangazine abbandona la Granata Press e comincia a collaborare con la casa editrice Star Comics. L’idea è quella di creare un filo diretto con il Giappone, pubblicando i fumetti senza usare gli adattamenti americani. Grazie agli accordi con la casa editrice Kodansha, nasce una nuova rivista-contenitore: Kappa Magazine. I quattro che formavano lo staff di Mangazine assumono il nome di Kappa boys. Kappa Magazine è una vera e propria novità: al suo interno ci sono storie particolari come Ghost in the Shell, 3×3 Occhi e Oh, mia dea! oltre a un apparato redazionale ricchissimo di dossier e approfondimenti. LA PROPOSTA STAR COMICS Dopo il successo dei primi numeri di Kappa Magazine si pensò di lanciare anche albi monografici dedicati a una sola serie. La scelta ricadde su Orange Road, serie che i fan italiani avevano amato in tv con il titolo È quasi magia Johnny (QUI), a cui seguirono Video Girl Ai, Gon e Le bizzarre avventure di JoJo: oggi tutti titoli cult. A questi seguirono Lupin III, Guyver, Caro Fratello. I MANGA IN EDIZIONE PIRATA Sui manga ci si buttarono anche editori non proprio professionali. Le opere di Tsukasa Hojo vennero pubblicate illegalmente e con assurde traduzioni inventate (QUI) dall’Editoriale Trastevere di Milano. Sia Occhi di Gatto sia City Hunter finirono in edicola in edizione pirata. Erano i primi anni novanta, anche sulle pagine della rivista Japan Magazine vennero pubblicati alcuni fumetti: erano “anime comics”, cioè sequenze di cartoni a cui erano aggiunti balloons e suoni, anche in questo caso non è chiaro quanto fossero legali. Di certo venivano pubblicati in maniera poco professionale (QUI). 1995, DRAGON BALL: IL PRIMO NON RIBALTATO Una svolta epocale arriva nell’aprile del 1995, quando la Star Comics pubblica il primo manga continuativo con le pagine non ribaltate: Dragon Ball. Con questa serie il lettore italiano supera l’impatto della “lettura al contrario”, necessaria perché la casa editrice Shueisha non intendeva permettere il ribaltamento delle tavole dei propri manga. 1996, MARVEL MANGA Nel 1996 la modenese Panini Comics aprì la sottosezione Marvel Manga, dal 1998 diventata Planet Manga. Nacque ufficialmente un secondo polo dei manga in Italia, grazie a titoli innovativi come Berserk di Kentaro Miura, Silent Mobius e Dark Angel di Kia Asamiya. La Panini voleva avere anche una rivista ammiraglia e così nel 1997 esordisce Man-Ga! – Voci e anime dal Sol Levante, forte dei contenuti redazionali dello staff Yamato Video (QUI). Al suo interno ha presentato manga come Drakuun e Crayon Shin-chan, oltre che l’americano Dirty Pair. LA SECONDA INVASIONE I colossi del momento sono Star Comics e Planet Manga, che rispettivamente aumentano il loro parco testate con titoli come Rayearth, Utena, BT’X, City Hunter e Occhi di Gatto da un lato (questi ultimi finalmente in edizione legalmente concessa); ed Evangelion, Eat-Man, RG Veda, Slam Dunk, Marmalade Boy, Cortili del cuore e Slayers dall’altro. Entrambe le case editrici riprendono in mano anche i diritti delle storie già pubblicate in precedenza dalla Granata Press, portando a termine quelle interrotte. TUTTI I GENERI Tante sono le sperimentazioni e ancora una volta la presenza dei manga in edicola corre parallela (e intrecciata) con la trasmissione degli anime in tv e le proposte per l’home video. Ma stavolta c’è una vera conoscenza del prodotto, sia da parte dei fruitori (che leggono le avventure degli eroi televisivi ma sono prontissimi a titoli inediti e particolari) sia da parte degli editori. La Star Comics arriva con una seconda rivista, ispirata a quelle giapponesi: Express (QUI). È una nuova “golden age”, che dura fino a fine millennio, quando il mercato si satura. Ormai negli ultimi anni tutti i generi erano stati sdoganati, dallo shojo, grazie a Sailor Moon e al contenitore Amici, fino ai manga a tematica omosessuale (con New York New York e Kizuna), passando per l’erotico (My My My, La clinica dell’amore, Juliet, Chirality, Plastic Little) e il pornografico, sia d’autore (Cream Lemon, Countdown) sia di bassa lega. Vengono importati anche fumetti coreani e cinesi, graficamente simili ai manga. Tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni 2000 in edicola c’è davvero di tutto. I MANGA DELLE ALTRE CASE EDITRICI La giappomania è alle stelle, e il mercato si affolla di proposte, alcune anche molto interessanti. La Comic Art lancia L’Immortale, Noritaka, Il violinista di Hamelin, Detective Conan, Sei in arresto!, Bakuretsu Hunter, Caravan Kidd, Version. La Dynamic Italia si dedica ai robottoni di Go Nagai e non solo. Forte della sua divisione video, pubblica la rivista ammiraglia Animemania, con all’interno il manga di El-Hazard. Oltre questo, negli anni presenta Violence Jack, Il destino di Kakugo, Rossana, Trigun… La Hazard Edizioni esplora le opere di Osamu Tezuka, la Coconino Press quelle di Jiro Taniguchi. IL NUOVO MILLENNIO Il boom prosegue fino a tutta la prima decade dei 2000. In questi anni molte case editrici in realtà chiudono. Autori storicamente pubblicati da una casa editrice finiscono nelle scuderie dell’altra. Diversi titoli vengono ristampati cercando di seguire anche la proposta televisiva, ma non sempre con riscontri positivi. Naruto, Hunter x Hunter, One Piece, Shaman King sono gli shonen del momento, ma non mancano manga per un pubblico più smaliziato, come Monster, 20th Century Boys e altri titoli “forti”. È ancora un periodo florido in cui il pubblico e il mercato si assesta dopo l’abbuffata precedente. ANCORA PLAY PRESS Dopo il successo del magazine Benkyo!, la casa editrice torna a pubblicare alcuni manga. Non tutti riescono a trovare consensi e vengono interrotti, ma esperimenti come Yatta! e Shogun (QUI) sono interessanti, anche se probabilmente arrivati fuori tempo massimo, quando le riviste-contenitore non tiravano più. Titoli come Magister Negi Magi, Zatchbell!, M.A.R. e altri restano incompiuti (salvo se ripresi da altre case editrici). MAGIC PRESS E FLASHBOOK La Magic Press, specializzata nei fumetti americani, tentò già nel 2001 un’incursione nei manga con Dragon Head, poi interrotto. Dal 2009 ha ripreso a pubblicare fumetti giapponesi: sue sono le nuove versioni di Georgie, RG Veda, Pollon. La Flashbook, dapprima focalizzata sui fumetti coreani, ha aperto le porte ai manga con titoli come Rozen Maiden, 2001 Nights, The Five Star Stories. I MANGA DELLA NUOVA DECADE Gli anni dieci vedono una graduale flessione nell’interesse verso i manga. Pochi titoli fanno ancora grandi numeri (iniziando a uscire anche in allegato ai quotidiani), ma le edicole e le librerie si svuotano dopo qualche ultimo guizzo (come la GP Publishing che propone la ristampa deluxe di Sailor Moon, o la d/visual che rilancia Ken il guerriero). J-Pop dal 2006 si distingue per la scelta dei titoli: da Tokyo Ghoul a Hellsing, passando per Saint Seiya – Next Dimension fino all’acclamato Tokyo Revengers. Tanti gli autori recuperati, come Moto Hagio o Keiko Takemiya (Il Poema del Vento e degli Alberi). Anche la KappaLab (guidata dai Kappa boys) e la Goen scovano materiale particolare e d’autore. Ma c’è poco altro per il grande pubblico, perlopiù ristampe, complice anche la sparizione degli anime dalle televisioni generaliste. UN NUOVO EXPLOIT Titoli come My Hero Academia, L’attacco dei giganti e The Promised Neverland riaccendono l’interesse per i manga su più larga scala, mentre le stesse serie sono in tv o disponibili nei servizi streaming. Poco a poco, anche gli anime tornano alla portata di tutti, sia storici sia nuovissimi: un nuovo exploit, sebbene con caratteristiche diverse dai precedenti, è alle porte. All’inizio degli anni venti i manga iniziano a invadere le librerie: oggi sono l’articolo più venduto in qualsiasi store Mondadori, Giunti e via dicendo. Nel marzo 2022 la metropolitana di Milano viene tappezzata con pubblicità di Kaiju No. 8, di cui la Star Comics regala anche un piccolo albetto in libreria: un simile battage non si era mai visto. Sembra essere un importante nuovo indizio riguardo il ritrovato interesse per i manga. Le immagini sono prese da fumetto-online.it, guidafumettoitaliano.com e da altri siti del web. Fonti consultate: L’invasione manga di Davide Castellazzi, Scuola di manga); Ma in Italia ci saranno almeno cento persone a cui piacciono i manga? dei Kappa Boys, Kappa Magazine n. 120 e 121. Navigazione articoli MATITE BLU 282 KAIJU NO. 8, L’ULTIMO FENOMENO DEI MANGA