I quotidiani pomeridiani erano giornali stampati nel mattino e distribuiti prevalentemente nel primo pomeriggio. Tra gli anni ottanta e novanta hanno cessato le pubblicazioni perché la diffusione delle radio private e delle televisioni commerciali hanno cambiato il modo di fruire le notizie, senza contare il fatto che il crescente traffico sulle strade rendeva troppo lungo distribuire i giornali fuori città.

I quotidiani del pomeriggio, in genere (anche se non sempre), erano pubblicati dagli editori dei quotidiani del mattino. Per esempio a Torino al mattino usciva La Stampa e al pomeriggio Stampa Sera. La differenza era nelle notizie ovviamente più fresche o aggiornate, ma anche nel taglio, più popolare rispetto alle notizie scelte per l’edizione mattutina. Se al mattino i quotidiani parlavano soprattutto di politica, di pomeriggio veniva preferita la cronaca nera.

Dando un’occhiata ad alcune prime pagine dei giornali del pomeriggio, ci tornano in mente alcune notizie del tempo che fu…

Stampa Sera, lunedì 6 agosto 1962, martedì 7 agosto 1962, Marilyn Monroe si è uccisa a Hollywood

I GIORNALI DEL POMERIGGIO... CHI LI RICORDA?


Ritrovare nell’archivio storico de La Stampa questa copia di Stampa Sera, il quotidiano torinese del pomeriggio, mi ha commosso. Ricordo ancora esattamente quando l’ho avuta tra le mani il 6 agosto 1962. Mio padre era abbonato a Stampa Sera. Il postino ce la portava nel pomeriggio nella sua grossa borsa di pelle. Forse siamo stati le prime generazioni di italiani a essere più curiosi di quello che facevano i divi di Hollywood piuttosto che di quello che facevano i nostri parenti e conoscenti. Per mia madre non era così, lei era sempre molto attenta e preoccupata di quello che pensavano e dicevano le amiche e le cugine, piuttosto di quello che succedeva nel mondo.

Mio padre invece se la rideva ed era curioso. Anche per me i giornali erano una fonte di notizie e di divertimento.

Finivano tutti nelle mie mani perché io aiutavo, nei ritagli di tempo dalla scuola, nel negozio dei miei genitori e con i pezzetti di giornali vecchi facevo degli imbuti di carta che servivano per incartare le uova. Ne approfittavo per sbirciare le notizie. Se qualche articolo mi incuriosiva sottraevo la copia, la portavo a casa e me la leggevo con calma. 

Così, mentre mia madre era in spiaggia con mio fratello, che era cagionevole di salute e aveva bisogno di iodio (non sapevo di preciso che cosa fosse, ma sicuramente si trovava al mare), io stavo in negozio con mio padre a fare cartocci e a leggere Stampa Sera insieme a vecchie riviste che ci portavano le clienti.

Ricordo quella foto in alto a destra di Marilyn Monroe. Era lunedì 6 agosto 1962. Marilyn è morta il 4 agosto, ma le notizie arrivavano lentamente e l’eco sui giornali perdurava per diversi giorni.

Nulla sapevamo dei suoi legami con il presidente John Kennedy. C’era solo sembrata strana la foto in cui l’attrice cantava al suo compleanno…

Il primo numero di Stampa Sera uscì il 31 dicembre 1930. All’inizio non si trattava di una testata autonoma perché usciva con lo stesso titolo della Stampa. Dal 15 aprile 1931 apparve la testata La Stampa della Sera, titolo accorciato in Stampa Sera dal 16 maggio 1936.

Il 26 aprile 1945 le pubblicazioni furono sospese per ordine del Comitato di liberazione nazionale, l’organo dirigente della Resistenza, a causa della collusione della proprietà di Stampa Sera con i fascisti. La testata venne sostituita dal quotidiano indipendente Giornale di Torino, edito dall’8 aprile 1946. Il 16 aprile 1947 la Nuova Stampa Sera ereditò tipografia e redazione del Giornale di Torino, riassumendo dal primo gennaio 1959 il nome di Stampa Sera.

“La busiarda”

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In basso a sinistra, 1967: palazzo Campana rioccupato dagli studenti


Chiamavamo affettuosamente La Stampa “la busiarda”, in piemontese la bugiarda, ma questo non ci impediva di esserle affezionati e di comprarla. Era la busiarda perché nessun operaio Fiat moriva mai sul lavoro (i proprietari del giornali erano gli Agnelli), il numero degli scioperanti era meno della metà di quelli dichiarati dai sindacati, non trapelava mai la più piccola notizia negativa sugli Agnelli. Torino era una piccola città felice e laboriosa, nella descrizione della busiarda.

A Torino il ’68, l’anno della Contestazione, incominciò a fine anno 1967. Il Movimento studentesco occupò palazzo Campana, sede delle facoltà di Lettere e Matematica. La Stampa e Stampa Sera ne parlavano pochissimo. Una notte, quando il palazzo era occupato dagli studenti, uscì l’edizione della Stampa che vedete sopra: l’articolo in basso a sinistra preannunciava che gli studenti contrari all’occupazione sarebbero entrati a palazzo Campana. Successe davvero, ma un paio di ore dopo la pubblicazione della notizia. Quindi pensammo che i giornalisti erano d’accordo con la polizia o con gli studenti contrari al Movimento studentesco.

Paese sera,17 marzo 1971, fallisce il “golpe Borghese”

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Il quotidiano Il Paese, chiuso nel 1925, riaprì il 21 gennaio 1948. La riapertura fu incoraggiata dal Partito comunista italiano allo scopo di avere nei mesi immediatamente precedenti alle elezioni del 18 aprile, con il clima politico surriscaldato dalla contrapposizione tra Democrazia Cristiana, un organo di informazione che si ponesse in alternativa agli altri quotidiani romani (Il Messaggero, Il Tempo e Il Giornale d’Italia) che avevano un orientamento liberale e conservatore. Doveva essere un giornale indirizzato ai non militanti che leggevano L’Unità.

Il 6 dicembre 1949 vide la luce Paese Sera, edizione del pomeriggio de Il Paese. Ben presto il nuovo giornale acquisì un’ampia diffusione, soprattutto grazie ai suoi articoli di cronaca nera e di cronaca rosa, tipici dei giornali del pomeriggio ma inconsueti nella stampa comunista ufficiale. 

Nella prima pagina in alto un famoso scoop di Paese Sera: si tratta della edizione del 17 marzo 1971 dal titolo “Complotto neofascista”, che riportava la notizia dell’organizzato (ma non attuato) colpo di stato del 7-8 dicembre 1970, il cosiddetto golpe Borghese dal nome del principe Junio Valerio Borghese che lo aveva organizzato.

Paese Sera, 21 luglio 1969, numero 196, Due ore sulla luna

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L’allunaggio delle ore 4,56 del 20 luglio 1969 fu trasmesso in una diretta televisiva mondiale di 25 ore da Houston, Texas. Era estate, faceva molto caldo. Il corrispondente che trasmetteva in diretta era il cronista Tito Stagno. Tutti noi pensavamo che fosse un momento importante per l’uomo. Era in atto una gara fra Unione Sovietica e Stati Uniti per la conquista dello spazio. Il presidente John Kennedy, che era stato assassinato nel 1963, aveva promesso che gli Stati Uniti sarebbero atterrati sulla Luna entro la fine del decennio. Eventi come questo ci confermavano l’importanza del mezzo televisivo.



Corriere della Sera, di nome e di fatto (almeno una volta)

ll Corriere della Sera nacque nel febbraio del 1876 quando Eugenio Torelli Viollier, direttore de La Lombardia, e Riccardo Pavesi, editore della medesima, decisero di fondare un nuovo giornale.

Il primo numero venne annunciato dagli strilloni in piazza della Scala alle 21 di domenica 5 marzo 1876, con la data del 5-6 marzo. La doppia data indicava la “validità” del giornale per il pomeriggio del primo giorno e la mattina del giorno seguente. Per il lancio venne scelta la prima domenica di Quaresima (tradizionalmente quel giorno i giornali milanesi non uscivano). Il Corriere sfruttò quindi l’assenza di concorrenza; però, per non inimicarsi l’ambiente, diede in beneficenza il ricavato del primo numero. Erano quattro pagine stampate in 15mila copie. Quindi il Corriere della Sera nacque come un giornale del pomeriggio, ma nel 1988 diventò un giornale del mattino con una seconda edizione serale.

Corriere d’Informazione, edizione pomeridiana del Corriere della Sera, 14 maggio 1977


Quella fotografia di un giovane con il passamontagna e le gambe piegate, che punta una pistola ad altezza d’uomo in via De Amicis a Milano il 14 maggio del 1977, rappresenta il simbolo della lotta armata iniziata dalla Brigate Rosse e continuata da altri gruppi estremisti.

Il Corriere d’Informazione è stato un quotidiano del pomeriggio pubblicato a Milano dal 1945 al 1981. All’indomani della Liberazione tutte le testate del Nord Italia compromesse con i fascisti furono chiuse. Il 26 aprile 1945 fu chiuso anche il Corriere della Sera. Il governo militare alleato, che deteneva il controllo dei mezzi di comunicazione italiani, approvò un piano per la riorganizzazione della stampa. Il piano prevedeva che in ogni città avrebbe ripreso immediatamente le pubblicazioni il maggiore quotidiano locale “con carattere di indipendenza e di obbiettività dell’informazione”. Il Comando militare alleato affidò l’incarico di riportare il Corriere in edicola al maggiore scozzese Michael Noble, già capo dell’ufficio stampa del XV Gruppo di Armate.

A fine aprile 1945 Noble arrivò a Milano, con la carica di presidente della Commissione alleata per le pubblicazioni nel Nord Italia. Nonostante la giovane età (aveva solo 25 anni), in meno di un mese riorganizzò la redazione del Corriere (alla maggior parte dei giornalisti fu permesso di restare) e ne dispose il ritorno in edicola.


La Notte, edizione 11 luglio  1990, Vasco Rossi ha ucciso Madonna!


All’inizio degli anni cinquanta, in piena ricostruzione, gli ambienti industriali italiani temevano la crescente influenza del Partito Comunista. L’industriale del cemento Carlo Pesenti decise di finanziare un quotidiano per le elezioni politiche del 1953. La Notte sarebbe dovuta uscire solo per la durata della campagna elettorale per poi cessare le pubblicazioni. Il giornale raggiunse ben 250mila copie vendute, questo convinse l’editore a continuare le pubblicazioni.

Tra i punti di forza de La Notte c’erano la pubblicazione del listino di Borsa nella seconda edizione pomeridiana e una originale pagina dedicata ai film in programmazione nelle sale. Per la prima volta di ogni film veniva presentata la trama, con l’indicazione del giudizio dei critici (indicato con le stellette “*”), e anche il gradimento degli spettatori (indicata dal numero di “pallini”).

L’edizione dell’11 luglio 1990 riporta notizia del concerto romano della cantante americana Madonna, Vasco Rossi, in concerto a Milano, l’ha surclassato per il numero degli spettatori. Nel corso degli anni novanta il quotidiano verrà chiuso.

L’Ora, 19 ottobre 1958, ore 4,52 attentato alla sede del giornale


L’Ora, un quotidiano palermitano nato per iniziativa della famiglia Florio, è stato attivo dal 1900 al 1992. Fin dalla sua fondazione fu di orientamento democratico e nel dopoguerra progressista, a parte la parentesi del Ventennio, durante il quale divenne un organo della federazione fascista palermitana. Negli anni cinquanta fu acquisito dal Partito comunista italiano. Articoli e inchieste si focalizzarono spesso sulla mafia, tanto che alcuni dei collaboratori del giornale, come Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato furono assassinati.

Quella sopra è l’edizione del 19 ottobre 1958, uscita dopo un attentato dinamitardo alle 4,52 alla sede del giornale. I giornalisti, invece di ritirarsi in buon ordine, sfidano i mafiosi.

L’Osservatore Romano è l’unico giornale pomeridiano ancora in vendita nelle edicole

1943, radio messaggio del Papa Pio XII al mondo intero


L’Osservatore Romano è un quotidiano edito nella Città del Vaticano venduto soprattutto a Roma. Non è un organo ufficiale della Santa Sede, in quanto ha una propria linea editoriale. È una delle tre fonti di diffusione delle notizie riguardanti la Santa Sede, insieme alla Radio Vaticana e a Vatican Media. Dà copertura a tutte le attività pubbliche del papa, pubblica editoriali scritti da esponenti importanti della Chiesa cattolica e stampa i documenti ufficiali della Santa Sede.

Esce tutti i giorni, tranne la domenica, nel primo pomeriggio con la data del giorno successivo. Conta otto pagine.

Sotto la testata sono riportate due citazioni: la formula del diritto romano Unicuique suum (“A ciascuno il suo”) e l’espressione evangelica non praevalebunt (da intendersi: “[le porte degli Inferi] non prevarranno”).

Osservatore Romano: uno  scoop mondiale, le dimissioni di Benedetto XVI, 11 febbraio 2013

Papa Benedetto XVI lascia il pontificato


La vaticanista dell’Ansa, Giovanna Chirri, diffuse l’annuncio che papa Benedetto XVI aveva dato le dimissioni. Il papa aveva dato l’annuncio in latino una mattina durante il concistoro con i cardinali per l’annuncio della data di canonizzazione dei martiri di Otranto. Uscendo al pomeriggio, L’Osservatore Romano fu il primo a darne notizia.

Ma come giornale pomeridiano il serio e autorevole Osservatore Romano non ha nulla a che spartire con i vivaci e un po’ frivoli “colleghi cartacei” che chiusero tutti alcune decine di anni fa…




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