Nel mese di marzo del 1986 usciva nelle sale un film destinato non solo a entrare nell’immaginario collettivo, ma anche nei vocabolari trasformando il significato della parola inglese highlander da “abitante degli altipiani” a “immortale”.

Sigla:

Highlander è il caso più unico che raro di un film prodotto con budget medio-basso realizzato da tanti grandi professionisti al meglio delle loro potenzialità. E che, malgrado gli incassi non esaltanti, è diventato (tra film e serie tv) uno dei titoli più “spremuti” di sempre.

HIGHLANDER NON INVECCHIA MAI

La storia parte dall’idea che, in incognito tra noi, esistano in giro per il mondo un certo numero di immortali. Nascono e invecchiano come persone normali, finché viene inflitta loro una morte violenta, la quale però è solo apparente, dal momento che poco dopo si risvegliano miracolosamente guariti. Da quel momento cessano d’invecchiare e possono morire solo se privati della testa. E quando un immortale decapita un suo simile con un colpo di spada non solo l’uccide, ma conquista la sua “reminiscenza”, cioè tutto il potere, la conoscenza e l’abilità che lo sconfitto ha acquisito nella sua lunga vita.

Solo sulla terra consacrata, come chiese e cimiteri, gli immortali hanno giurato di non incrociare mai le lame. Queste sono e saranno le regole del ‘gioco’ fino al tempo dell’adunanza, quando gli ultimi due immortali si affronteranno e, come dice il loro motto, “alla fine ne resterà soltanto uno”.

Nella New York dei giorni nostri l’immortale scozzese Connor McLeod (Christopher Lambert) deve sconfiggere l’eterno nemico Kurgan (Clancy Brown) per vendicare l’amico/maestro Ramirez (Sean Connery), che nella Scozia del 1500 gli aveva insegnato le regole dell’immortalità e dell’arte della spada.

HIGHLANDER NON INVECCHIA MAI

Il soggetto nacque come tesi di laurea dell’esordiente sceneggiatore Gregory Widen, il quale all’epoca si manteneva come pompiere, che poi contribuì alla stesura definitiva insieme ai già affermati Peter Bellwoood e Larry Ferguson.

L’idea piacque ai produttori Peter Davis e William Panzer, che lo affidarono all’australiano Russell Mulcahy, uno dei registi che più hanno contribuito a trasformare il videoclip in una forma d’arte (vedi Wild Boys dei Duran Duran o Video Killed the Radio Star dei Buggles, o ancora Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler).

Con Highlander, Mulcahy ha il suo unico successo cinematografico, raggiungendo soluzioni visive ancora oggi sorprendenti. Come nel primo flashback, dove, da un parcheggio sotterraneo, la cinepresa s’innalza e attraversa il terreno per riemergere nella Scozia del Cinquecento.
Tra i suoi aiutanti per questo film c’è anche Stephen Hopkins, che firmerà come regista Nightmare 5, Predator 2, Spiriti nelle Tenebre e Under Suspicion.

HIGHLANDER NON INVECCHIA MAI
Scorcio tipo vignetta di Jim Lee

 

Un ottimo lavoro sotto il profilo dell’immagine è stato svolto dal costumista James Acheson, futuro oscar per L’ultimo imperatore e Le Relazioni pericolose.

HIGHLANDER NON INVECCHIA MAI
Tutti i cattivi dovrebbero andare in giro così

 

E dal direttore della fotografia Gerry Fisher, in grado di rendere suggestivi sia i paesaggi naturali della vecchia Scozia (senza cadere in un effetto lezioso da depliant turistico), sia una New York notturna e fiammeggiante alla Blade Runner, con le luci al neon che si riflettono nel cristallo dei grattacieli e nelle pozzanghere, mentre il fumo della metropolitana fuoriesce dai tombini e i graffiti imbrattano i vicoli bui.

HIGHLANDER NON INVECCHIA MAI

Gran parte della forza e del fascino del film è nella colonna sonora, con le musiche di sottofondo di Michael Kamen (Robin Hood – Principe dei ladri, Arma letale) e i brani dei Queen contenute nell’album A Kind of Magic: si va dall’energica Princes of the Universe, a Who Wants to Live Forever, una delle canzoni più belle e struggenti della storia della musica.

L’unico neo sono (forse) gli effetti speciali. Un po’ poveri anche per gli standard di allora (1986), ma pienamente riscattati dai duelli di spada, coreografati alla perfezione e che hanno davvero fatto scuola.

Tutto questo per dire che un’opera simile, entrata nell’immaginario collettivo e (come i suoi protagonisti) mai invecchiata, non nasce per caso: Mulcahy, Widen e tutto il resto della crew avevano davvero creatività e stile da vendere.

Purtroppo dicono che un fulmine non colpisca mai due volte nello stesso punto. E se Widen qualche colpo l’ha messo ancora a segno (scrivendo Fuoco Assassino per Ron Howard e dirigendo il piccolo cult L’Ultima Profezia con Christopher Walken), Mulcahy si è sprecato in flop (Talos – L’ombra del Faraone, Il Re Scorpione 2) o semi-meteore (L’Uomo ombra, Resident Evil 3: Extinction), non trovando mai più un’altra sceneggiatura altrettanto epica, fantastica, adrenalinica e fumettistica con cui sfoggiare tutte le sue carte.

Pazienza, la gloria passata non si cancella, e se voi Highlander non l’avete ancora visto, guardatelo in poltrona, al buio, con la massima attenzione: non sprecate un simile spettacolo in una serata sonnacchiosa senza troppe pretese.

 

Trivia di Highlander

Gregory Widen ideò il soggetto di Highlander ispirandosi al film I Duellanti (1977), esordio di Ridley Scott, e a un’armatura vista in un museo di Edimburgo.
Nella prima stesura del copione gli immortali potevano procreare e MacLeod incontrava i suoi discendenti.
Kurgan doveva essere molto più malinconico e depresso: fu la performance di Clancy Brown a trasformarlo in un villain sopra le righe.

Clancy Brown ha doppiato Lex Luthor nelle serie animate Dc Comics di Paul Dini e Bruce Timm. Ma anche Mr. Skrabs in Spongebob. Di recente ha interpretato il generale Eiling nella serie tv di Flash.

Virginia Madsen (sorella del tarantiniano Michael) fu scartata per il ruolo di Heather, moglie di MacLeod. Fu riciclata in Highlander 2.

Angus, il cugino buono di MacLeod, è James Cosmo, attore che ha interpretato anche Campbell in Braveheart, Babbo Natale in Narnia, e Jeor Mormont (padre di ser Jorah) nel Trono di Spade.

La scena iniziale avrebbe dovuto riprendere una partita di hockey. La produzione non ebbe il permesso di usare il campo da gioco e ripiegò sul wrestilng. Si può ancora udire il rumore del mini-elicottero che riprese la sequenza dall’alto.

Il parcheggio del Madison Square Garden era in realtà un mercato frutticolo inglese riempito di auto.

Le scintille delle spade furono ottenute collegando le lame a batterie d’auto con cariche opposte.

 

Lambert nel film indossa un impermeabile di Armani per nascondere la spada. Donò tale soprabito a Roger Taylor, il batterista dei Queen, quando girò con loro il video di Princes of the Universe.
Taylor racconta l’aneddoto nel commento audio del Dvd Queen: Greatest Video Hits.

 

(Immagini trovate nel Web: © degli aventi diritto).

 

 

4 pensiero su “HIGHLANDER NON INVECCHIA MAI”
  1. Ma è scritto da qualche parte che gli immortali invecchiano sino alla prima morte violenta e poi si fermano? E se non gli succede mai nulla, che fanno? Muoiono come tutti gli altri?

  2. E’ proprio vero che alcune opere, in ogni campo dell’arte, nascono “immortali” a insaputa degli stessi autori e delle loro intenzioni. Questo film è uno splendido esempio del fatto che è solo il tempo (per rimanere in tema col film) a decretarne l’immortalità. Complimenti per le gustose chicche nell’articolo, come quella delle scintille sulle spade e dell’impermeabile regalato al batterista dei Queen.
    Peccato che. come per Blade Runner, ci sia stato un seguito. Certe opere dovrebbero rimanere uniche.

  3. Mi era molto piaciuto il primo “Highlander”. Scadente il sequel (a parte un ancora simpatico Sean Connery, soprattutto quando va dal sarto a farsi il vestito nuovo!). Gli altri tre “episodi” e le serie tv non li considero nemmeno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *