HELLBOY (2019) È DAVVERO DA PRENDERE A PERNACCHIE?

Appena finito di vedere questo Hellboy (2019) di Neil Marshall, adattamento del personaggio creato da Mike Mignola nel 1993, mi è venuta in mente una cosa.
Una scintilla, se vogliamo, che mi è passata in testa mentre mi avviavo alla macchina nel parcheggio del cinema:

C’è qualcosa che non va. E non sto parlando di Hellboy, ma del mondo.

Va bene, viviamo in un periodo in cui stiamo annegando nei film di supereroi: non è che si sentisse tutta ‘sta grandissima esigenza di vedere l’ennesimo cinecomics. Potevamo benissimo fare a meno di un nuovo film di Hellboy.

Gli aggregatori di recensioni lasciano il tempo che trovano, ma è logico che il Tomatometer di Rotten Tomatoes arrivi a un miserabile 15% di gradimento per Hellboy (2019)? A cui vanno ad aggiungersi gli incassi di pochi milioni di dollari, praticamente una elemosina.

E negli ultimi giorni Facebook è piena di gente che ci tiene, ma tantissimo, dire quanto faccia “cagare” Hellboy. Ma è davvero così?

Per quanto mi riguarda non voglio dire che ho amato ogni secondo del film, ma quasi.

Questa cosa di Hellboy (2019) che in pochi giorni si è trasformata in un gioco al massacro mi ha fatto strano. Alla fine sono andato a buttare un occhio proprio per capire cosa di preciso faccia tanto schifo di ‘sto film.

Facciamo un passo indietro. Capisco che i precedenti film di Hellboy adesso siano tenuti in altissima considerazione dagli appassionati. Tuttavia, prima di mettersi ad attaccare i manifesti “Guillermo del Toro The Best Foreva in da Hart” ci sarebbe da considerare un piccolo dettaglio.

L’originale Hellboy e Hellboy II: The Golden Army sono usciti nel 2004 e nel 2008. Sono figli del loro tempo, di un’epoca già piuttosto lontana. Il panorama non è che fosse proprio tutto rose e fiori. Avevamo robe come Daredevil, Catwoman, Elektra, The Punisher e poi Hulk, Blade: Trinity

Normale poi che uno come Guillermo del Toro, uscendosene con una cartoonesca pacchianata PG-13 leggermente più curata della media, ti vince automaticamente a mani bassissime. Comunque, pure i suoi Hellboy all’epoca hanno preso la loro bella dose di pernacchie, non dimentichiamocelo.

Pure lo stesso Mike Mignola se la fece salire storta con del Toro, perché non rispettava il suo personaggio dei fumetti. A differenza del film di Neil Marshall che, sempre a detta di Mignola, è il giusto, vero adattamento, reale trasposizione dei suoi fumetti. Per quanto mi riguarda ha ragione Mignola.

Quelle di Hellboy sono storie veloci, brillanti, affascinanti. In grado di fondere perfettamente umorismo e orrore. Hanno un’atmosfera di grande impatto grazie al talento artistico di Mignola. Tuttavia sono anche storie strane, a volte confuse e ripetitive. Perlopiù il malvagio di turno dice a Hellboy di voler distruggere il mondo prima di essere preso a papagni. Insomma, non sono questo grandissimissimo esempio di profondità narrativa.

Il nuovo Hellboy di Marshall non me la sento neanche di dire che sia un guilty pleasure, dato che riesce a catturare, anche se in modo grezzo, l’energia e gli onnipresenti elementi schlock dei fumetti. E questo, quando si parla di adattamento, è forse l’elemento più importante. In quanto non esiste niente di peggio di un adattamento che tradisce, snatura il senso e il significato del materiale su cui si basa.

Non sto assolutamente negando i difetti di questo film, perché oggettivamente ce ne sono. Per esempio il rapporto problematico padre-figlio, con Hellboy che fa il tipo alla ci-ho-i-probblemi con il professor Bruttenholm, padre distante ma in fondo amorevole, è una cosa che alla lunga stanca. Stanca, perché fra David Harbour e Ian McShane non c’è la benché minima alchimia. Stanno proprio su due pianeti diversi.

La cgi, complice il budget da scappati di casa con la necessità di mettere in scena orrori cosmici e sovrannaturali, va dal decente al tutto sommato accettabile, fino al facepalm così forte da farti uscire il sangue dal naso. La sequenza con i giganti è ai limiti dell’orribile.

Il montaggio, poi, è frenetico. Il terzo atto è quasi psicotico, tanto che a un certo punto pare che qualcuno abbia premuto il tasto fast forward. E questo si riflette anche sulla (mancanza di una) battaglia finale. Si parte con una cosa assurdissima, per certi versi molto simile ai capitoli de L’Eclissi in Berserk: l’arrivo di ‘sti mostri incredibili e violentissimi che fanno a pezzi tutto e tutti. Solo che poi si taglia corto in modo piuttosto raffazzonato.

Ok, Hellboy ha questi difetti, ma sul serio bastano per demolirlo in modo così eclatante? Per quanto mi riguarda la risposta è semplicemente no.

La trama è piuttosto semplice, ma nulla di diverso da qualunque altro cinecomics di ieri e di oggi. Magari pecca nel voler ficcare tutto, troppo e subito, pescando da molte storie: dall’imprescindibile Seed of Destruction fino a Wake the Devil, anche se la sceneggiatura si basa fondamentalmente su Hellboy: The Wild Hunt.

Hellboy (2019) sono due ore di semplice, divertentissimo b-movie. Due ore che filano a velocità DeLorean guidate da uno come Neil Marshall, noto per le sue stravaganti gore-bizzarrie. Non cerca la profondità emotiva o la contemplazione della natura umana e i suoi significati intrinseci. Semplicemente confeziona un film d’azione veloce, dichiaratamente tamarro e assolutamente divertente da guardare.

Si tratta di un film concreto, di carattere. Diverso dai cinecomics™ a misura di bambino, plasticaccia senz’anima prodotta in serie per cavalcare la scia e vendere pupazzetti. Ci dev’essere qualcosa che non va se un film orribile come Venom viene tiepidamente criticato e fa ottocento milioni d’incasso a livello globale.
C’è qualcosa che non va, se roba senz’anima come Shazam! o Captain Marvel, che condividono esattamente le stesse “problematiche” riferite a piattezza di trama e personaggi, sono dettagli sorvolabilissimi mentre per Hellboy sono macigni che lo mandando a fondo.

Perché un film come Deadpool è stato idolatrato, mentre Hellboy è stato preso a sputi e fischi? Eppure le meccaniche sono identiche. Anzi, Deadpool è pure peggio, dato che lo sboccato fine a se stesso non fa ridere.

Il rating R, per dire, fa il suo sporco lavoro in Hellboy (2019). Fintanto che volano schiaffi e sputi puoi pure tirare fuori un paio di scontri belli tesi senza mostrare una goccia di sangue, per il resto… è come tirare un uovo contro un muro e sperare che il muro si rompa.
Il discorso non è basato sul sangue o la violenza in sé, semmai sul fatto che un mostro inumano si comporti da mostro inumano. Squartando, lacerando, massacrando e via dicendo. La sequenza della strega Baba Yaga che mangia i bambini, con la sua personale macelleria nella stanza accanto, è l’esempio perfetto di quanto sto dicendo.

Oppure che un proiettile in testa produca gli effetti di uno stramaledettissimo proiettile in testa. O così, o altrimenti teniamoci tutta la serie serie di campi e controcampi epilettici per non far vedere niente e tenersi stretto il bel PG-13, che senza pare il mondo vada veramente incontro all’apocalisse.

In definitiva, il nuovo Hellboy (2019) potrà piacere o no. Ma dal punto di vista del divertimento non gli si può dire assolutamente nulla. Le critiche che gli stanno piovendo addosso, le allucinanti stroncature che fioccano da ogni parte, vista e considerata la situazione generale dei cinecomics sono assolutamente ingiustificate.

Film come Shazam!, Doctor Strange, Black Panther, Aquaman e via dicendo, a causa della loro stessa natura usa e getta, tra dieci anni spariranno. Questo Hellboy no. Vivrà nelle infinite visioni a nastro degli appassionati di b-movies che programmano maratone di film, da godersi insieme a una birra e una risata.

Ebbene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

2 pensiero su “HELLBOY (2019) È DAVVERO DA PRENDERE A SPUTI E PERNACCHIE?”
  1. Personalmente ho adorato questo film fin dal trailer. Altro che tutta quella roba insulsa dei pagliacci in costume….

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