Approfittando di un weekend tranquillo ho fatto binge watching di Gundam, Requiem for Vengeance, il primo passo di Netflix nella immensa saga della Bandai lanciata da Yoshiyuki Tomino ormai 45 lontanissimi anni fa e che ha accompagnato gli anni d’oro della generazione X. La famigerata capacità di Netflix di trasformare anche l’oro di idee perfette in immonde schifezze mi impensieriva alquanto, ma posso dire, con soddisfazione, di essere stato smentito, questa volta (forse anche perché Netflix è semplicemente il distributore della serie realizzata dalla Sunrise). La nuova serie su Gundam si può vedere, anzi, se siete cresciuti con Peter Rei e Char, la Cometa Rossa è da vedere, assolutamente, senza attendere. Precisiamo Gundam, Requiem for Vengeance non è assolutamente perfetto, la trama ha dei buchetti, gli scenari bellici non hanno logica (che diavolo, le forze di Zion sembrano capaci solo di cadere in un agguato dopo l’altro come se fossero ciechi e sordi) e l’animazione ha qualità altalenante, da scena a scena, specie quella dei personaggi umani. Tutto però viene ben celato dal ritmo dell’azione, veloce e pieno di dramma e suspence, che non ti permette di soffermarti su queste sbavature, non rompe il patto narrativo. La protagonista, Iria Solari, capitano di una unità di Zack di Zion (i Red Wolves), è ben tratteggiata e tridimensionale, almeno per quello che permettono sei puntate da 25 minuti l’una, e crea sufficiente empatia. La guerra, il cameratismo, il senso dell’onore e del sacrificio, temperati dal senso della perdita per il marito morto e per la figlia rimasta nello spazio, che desidererebbe poter riabbracciare, risuonano nello spettatore, donando qualcosa, qualcosa di fondamentale, oltre alle esplosioni e ai combattimenti. L’altro protagonista è proprio lui, il Gundam. Il nuovo inarrestabile e indistruttibile Mobile Suit della Federazione. Il “Demone Bianco” che sta distruggendo le speranze di vittoria di Zion, costringendoli ad una ritirata disperata e massacrando i loro camerati. Un interessante cambio di punto di vista. Una figura disumana e impersonale che in parecchie scene non può non far venire in mente l’agghiacciante autobotte assassina del capolavoro The Duel, di Steven Spielberg: non un essere umano, nemmeno una macchina, ma qualcosa di soprannaturale e spietato di cui non ci si può liberare. Sarà questo che Iria dovrà affrontare per salvare i suoi compagni e suoi amici e la conclusione di Gundam, Requiem for Vengeance non potrà lasciarvi indifferenti. Insomma, se avete amato da ragazzi la saga di Gundam non potere perderlo e se invece non sapete neppure che cos’è vi assicurerà comunque un paio di ore di piacevole azione con qualche emozione. Navigazione articoli RAMBO NEL ROMANZO UCCIDEVA OLTRE L’HORROR COMMERCIALE: I MIGLIORI FILM DEL XXI SECOLO