La Guerra del Tiburtino III è un film del 2023. Tecnicamente è un costoso flop pagato con finanziamenti pubblici ed è un peccato perché potreste vedere di meglio, certo, ma in giro c’è decisamente di peggio. In primo luogo, possiamo certamente dire che la recitazione è di un livello notevolmente più alto di quello di tanti altri film o serie (ben più acclamate) che mi sono sorbito negli ultimi mesi. Gli attori recitano, non blaterano il copione. In fin dei conti si tratta di alcuni dei migliori nomi dell’attuale panorama italiano: Bannò, Calabresi, Pannofino, Crescentini. L’idea di fondo, non certo originale, è quella dell’invasione aliena, ma non con le astronavi che vaporizzano New York, quella che inizia in piccola scala nel posto più sfigato e improbabile come nel recente L’Impero o nel più famoso Attack the Block. Idea sfruttata, ma funziona bene. In questo caso siamo a Roma, nel famigerato Tiburtino III, dove i poveri cattivissimi parassitoidi alieni dovranno affrontare la famigerata fauna locale rappresentata in tutta la sua stereotipata cattiveria e truzzaggine. Abbiamo un completo cast di macchiette della borgata romana: il piccolo spacciatore, il grosso spacciatore, il fuso, il disoccupato, l’estetista molto bona, pure l’immigrata di colore (che, concessione al politically correct, è l’unica con un cervello e uno scopo nella vita), a cui, per contraltare, si aggiunge l’infiltrata influencer pariolina (ma tanto pariolina) calata in borgata per cercare la viralità che la riporti in cima ai trend social. Anche qui niente di speciale o memorabile, ma il mix funziona, meglio di quello di tante opere più blasonate: alla fine ti ci affezioni alla scalcagnata compagnia di eroi e tifi di cuore nella lotta per salvare la razza umana e per, ovviamente, un amore che trascenda le classi sociali e la distanza tra la tiburtina e la Collina Fleming (ovvero, per chi sia forestiero, tra la borgata più borgata e la zona più fighetta di Roma). La trama di La Guerra del Tiburtino III, come dicevo, scorre e diverte. Gli alieni verranno sconfitti con un escamotage che è diecimila volte migliore di quello della media dei filmoni americani (sico a te, Signs). Insomma, è un film da solido sei e forse anche sette, e sento di potervi dire di vederlo senza temere insulti. Lo trovare su Apple Tv, PrimeVideo e Now. Ma non posso chiudere qui, perché devo necessariamente, esprimere un rimpianto: questo film è una grande occasione sprecata. Per timidezza, o forse per amor proprio, e decenza, La Guerra del Tiburtino III non trova il coraggio di spingere sull’acceleratore per trascendere i limiti di genere e puntare nell’unica direzione in cui poteva trovare la gloria che lo avrebbe fatto brillare in eterno: il cult ultratrash. Si ferma sul limite, giusto sul limite, ed è il suo fallimento. Navigazione articoli OLTRE L’HORROR COMMERCIALE: I MIGLIORI FILM DEL XXI SECOLO LA PROSTITUZIONE MASCHILE AL CINEMA