Un tempo gli spin off, basati su personaggi secondari di una serie televisiva di successo, erano più diffusi rispetto a oggi. Prendiamo Mary Tyler Moore Show, la serie dedicata alla giovane segretaria del brusco direttore di un giornale di Minneapolis, Lou Grant. Serie che durò ben sette stagioni di 24 episodi ciascuna, dal 1970 al 1977, riscontrando un notevole successo. La storia narra le vicende quotidiane di Mary Richards, una donna single e indipendente molto legata al lavoro, sempre alla ricerca, seppur non spasmodica, di un assestamento della propria vita sentimentale. La serie, rifiutata dalla Rai malgrado il successo che riscuoteva in America, è stata trasmessa in Italia soltanto con l’avvento delle televisioni private a partire dal 1982. In America, intanto, aveva dato vita a ben tre spin off: Rhoda (dal 1974 al 1978, trasmessa in Italia anch’essa a partire dal 1982), che nella serie di partenza era la vicina di casa nonché miglior amica della protagonista, Phyllis (dal 1975 al 1977, ma approdata in Italia prima di Mary Tyler Moore Show, nel 1981), che narra le vicende della padrona di casa di Mary Richards (sempre in riferimento a Mary Tyler Moore) e Lou Grant (5 stagioni dal 1977 al 1982), nella quale il capo di Mary è in veste di reporter d’assalto. Quest’ultima fu però la prima del gruppo ad essere programmata in Italia, a partire dal 1980, su Canale 5. Vale la pena notare che questa ultima serie (forse unico caso nel genere), pur essendo lo spin off di una “sitcom”, si connotò come una serie drammatica, più seria e impegnata, cambiando anche format, essendo strutturata in episodi di durata di 48 minuti ciascuno (anziché i canonici 25 minuti della “sitcom” di quegli anni). Un’altra serie televisiva che in Italia è arrivata con maggior ritardo rispetto al periodo di programmazione americano fu Arcibaldo (All in the Family), trasmessa in Usa dal 1971 al 1979 in 9 stagioni. Da noi approdò soltanto nel 1983, dopo che già erano state trasmesse altre due serie: Maude e I Jeffersons. In realtà Maude è stato il primo spin off di Arcibaldo, avviato nel 1972 per finire nel 1978. I Jefferson, il secondo spin off, sono stati un gran successo in America, al punto di durare più della serie d’origine. Apparsi su Arcibaldo nel 1975, si protrassero 11 stagioni per terminare nel 1985. Dato anche che le prime 7 stagioni furono trasmesse in Italia quasi contemporanea con la programmazione americana, è una serie ben più celebre di quella da cui ha avuto origine. Nel 1981 ci fu poi un tentativo di spin off basato sul personaggio di Florence, la cameriera dei Jefferson, durato solo 4 episodi: gli scarsi ascolti riportarono Florence nel cast della serie d’origine. Proseguendo nella carrellata, dal 1972 al 1977 ha avuto la sua dose di successo anche il telefilm Sanford & Son, durato ben 6 stagioni. Questa serie venne apprezzata anche in Italia, nel 1984. Si tratta di una sitcom che narra le vicende quotidiane di due rigattieri di Los Angeles, l’anziano e squinternato vedovo Fred Sanford (interpretato da Redd Foxx) e suo figlio Lamont. A proposito di questo telefilm, c’è una macabra curiosità che ha avuto protagonista Redd Foxx. Nel corso della serie, ogni volta che Lamont minaccia di traslocare da casa di suo padre o in generale quando le cose non si mettono esattamente come il vecchio vorrebbe, simula un attacco di cuore recitando diverse variazioni sul tema di “Mi senti da lassù Elizabeth? Sto per raggiungerti mia cara!”. Redd Foxx era solito recitare questo tormentone anche in altre occasioni. La cosa gli fu fatale nell’ottobre del 1991, quando, nel corso delle riprese della serie tv “The Royal Family” di cui era uno dei protagonisti, fu colto da un vero attacco di cuore e lamentò dolori al petto, ma la cosa fu scambiata per la sua gag e non fu presa sul serio fino a quando non fu troppo tardi. Tornando a “Sanford & Son”, tra i comprimari del cast figura Grady, amico di Fred Sanford, a cui verrà intitolato uno spin off nel 1975. La serie sviluppa le vicende di Grady e dei suoi familiari dopo il suo trasferimento a Westwood, in Virginia. La sitcom, nonostante l’apparizione del personaggio di Fred Sanford nella seconda puntata e tutte le migliori premesse, durò soltanto 12 episodi: fu chiusa per il basso indice di gradimento. Arriviamo al re dei telefilm storici, la serie Happy Days, iniziata in Usa nel 1974 e approdata in italia nel 1977. Come tutti sanno, tratta delle vicende di un gruppo di giovani che vivono in una cittadina americana negli anni cinquanta. La storia, che orbita intorno alla famiglia dei Cunningam, comincia nel periodo in cui Richard Cunningam, detto Richie, e i suoi amici frequentano le superiori, suonano in una band nel loro locale preferito, Arnold’s, e cercano di divertirsi come possono nell’atmosfera della loro cittadina di provincia nell’euforia di quegli anni “spensierati”, almeno all’apparenza. I personaggi sono quasi tutti entrati nell’immaginario collettivo. Partiamo dai Cunningam: Howard, interpretato da Tom Bosley (unico attore già famoso all’epoca e che all’inizio della serie era di fatto la guest star) e Marion, che sono rispettivamente il capo famiglia, gestore di un piccolo negozio di ferramenta, e sua moglie, casalinga americana standard. Poi ci sono Chuck, primogenito studente universitario che sparirà dopo i primi episodi; Richie, interpretato dall’oggi affermato regista Ron Howard, studente e aspirante giornalista; Joanie, ingenua ed impertinente sorellina lentigginosa. Gli amici di Richie sono Warren Weber, detto Potsie; Ralph Malf e il più famoso di tutti, Arthur Fonzarelli detto Fonzie, un duro dal cuore tenero e inguaribile playboy emulo di James Dean nell’aspetto, interpretato da Harry Winkler. Il personaggio di Fonzie nella prima serie era soltanto una comparsa ricorrente, ma il suo carisma fece sì che a partire dalla seconda stagione venisse promosso tra i protagonisti e, si può ben dire, alla fine divenne l’elemento distintivo del telefilm. La Mego produsse una sua action figure con tanto di moto. Delle tre Triumph Trophy 500 Custom del 1949 utilizzate sul set una fu rubata e una demolita, la superstite è stata venduta all’asta nel 2011 per poi passare di mano in mano. A conferma di come The Fonz (come veniva chiamato nel corso della serie in lingua originale) fosse diventata una vera e propria icona della cultura pop, si noti che il giubbotto di pelle utilizzato da Harry Winkler sul set fu esposto dalla metà degli anni ottanta al museo di storia americana, presso l’Istituto Smithsonian di Washington Dc. Happy Days, uno dei telefilm più longevi dell’epoca, si protrasse per ben 11 stagioni in Usa, dal 1974 al 1984. I personaggi erano così ben caratterizzati e il format così ben congegnato da diventare un successo internazionale. In Italia fu trasmesso per intero dal 1977 al 1987. In Usa diede vita a cinque spin off e a un Musical. I più celebri di questi spin off furono Laverne & Shirley, Mork & Mindy e Joanie loves Chachi. Lo spin off più fortunato in termini di successo ed ascolti fu il primo, in ordine cronologico, dei tre, vale a dire Laverne & Shirley, che si sviluppò in 8 stagioni dal 1976 fino al 1983 (in Italia fu trasmesso nel 1980, quando Mork & Mindy era già un successo sulle nostre reti). Introdotte inizialmente come comparse in Happy Days nel ruolo di due delle numerose amiche di Fonzie, risultando molto apprezzate dal pubblico conquistarono il ruolo di protagoniste in un telefilm che narrava le loro vicende quotidiane nell’appartamento che condividevano a Milwaukee, con alcune incursioni di personaggi dalla serie madre. Laverne & Shirley, il primo fortunato spin off di Happy Days Nel 1978, fu scritta una puntata di Happy Days in cui un alieno atterrava sulla terra per studiare il comportamento degli esseri umani. La leggenda narra che, durante il casting per la selezione dell’attore che avrebbe dovuto interpretare l’alieno, un candidato a cui fu chiesto di sedersi lo fece accomodandosi su una sedia a testa all’ingiù. Tant’è che il produttore Garry Marshall lo scelse dichiarando che si trattava “dell’unico alieno che si fosse presentato all’audizione”. L’attore era l’allora sconosciuto Robin Williams. Ecco una delle prime spassose apparizioni di Robin Williams nei panni di Mork in Happy Days, insieme a Penny Marshall che interpreta Laverne. [youtube https://www.youtube.com/watch?v=3sbxyxSw658] Anche lo spin off Mork & Mindy, con Mork come protagonista, fu un grande successo per 4 stagioni dal 1978 al 1982, con l’attrice Pam Dawber nei panni di Mindy. La serie parla dell’alieno Mork, arrivato sulla terra dal suo pianeta d’origine Ork a bordo di un’astronave a forma di uovo per studiare il comportamento della specie umana. Approdato sulla terra, l’alieno si imbatte nella candida Mindy e le spiega che non sarebbe in grado di sopravvivere da solo in un pianeta straniero convincendola a ospitarlo nella sua soffitta. Le vicende girano intorno alla convivenza dei due, con un susseguirsi di gag generate dal comportamento bizzarro di Mork, la cui vita sul pianeta d’origine è profondamente diversa da quella dei terrestri. Mork & Mindy, lo spin off di Happy Days con Robin Williams Robin Williams comincia presto a improvvisare fuori dal copione. Queste gag fuori dagli schemi divertirono il pubblico forse più di quelle presenti nella sceneggiatura originale, facendo sì che il regista desse alla fine a Williams carta bianca ed intere sequenze furono praticamente improvvisate. A volte Pam Dawber si trattiene a stento dal ridere, mentre Mork ne fa una delle sue. Il saluto di Ork a mano aperta, separando le dita a coppie, è un riferimento esplicito al saluto vulcaniano di Star Trek di cui Robin Williams era fan. Il nome del Sovrano di Ork, al quale Mork fa rapporto alla fine di ogni episodio, Orson, è a sua volta un omaggio ad Orson Welles e al suo programma radiofonico-evento War of the Worlds del 1938. Riguardo all’ultimo, e meno entusiasmante, spin off di Happy Days, c’è da premettere che i protagonisti della serie originaria, a eccezione dell’iconico Fonzie, cambiarono parzialmente nell’avvicendarsi delle diverse stagioni, fino ad una situazione “consolidata” in cui, nei primi anni ottanta, le vicende narrate orbitavano intorno al cugino di Fonzie, Chachi Arcola (interpretato da Scott Baio) e alla sorella di Richie, Joanie, ormai diventata donna. Lo spin off del 1982, Joanie loves Chachi, narra le vicende dei due ragazzi che, fidanzati, si trasferiscono nella vicina Chicago per fondare una rock band e intraprendere una carriera musicale (l’ambientazione è ormai quella degli anni sessanta). La serie è piuttosto melensa e priva di grinta, tanto che l’anno successivo, dopo appena due stagioni, i due protagonisti rientrano nella serie madre che chiuderà i battenti nel 1984 proprio con il matrimonio dei due. Terzo spin off di Happy Days: Joanie loves Chachi Tornando agli anni settanta, del 1976 è anche l’avvio di una fortunata serie molto gradita anche in Italia, Tre cuori in affitto (Three’s Company), durata 8 stagioni dal 1977 al 1984. Gli interpreti sono John Ritter, Joice DeWitt e Suzanne Somers nei rispettivi ruoli di Jack, Janet e Chrissy. La sitcom si sviluppa intorno al fatto che il giovane e assatanato Jack condivide l’appartamento con due belle ragazze, Janet e Chrissy, ma il signor Roper, proprietario dell’appartamento, non gradisce affittuari di sesso diverso sotto lo stesso tetto: Jack dovrà fingersi omosessuale per poter restare. La coppia di attempati proprietari saranno i protagonisti dal 1979 di uno spin off, I Roper, di scarso successo e chiuso anche questo dopo appena un anno con il rientro dei personaggi nella serie madre. Tre cuori in Affitto. Ai lati i Roper, protagonisti di uno spin off Da un altro telefilm molto amato e seguito in Italia con il titolo di Il mio amico Arnold (Diff’rent Strokes) ha avuto origine uno spin off di successo, trasmesso in Italia con il titolo L’albero delle mele (The Facts of Life, la scelta del titolo italiano della serie, andata in onda nel 1983, fu dovuto dal successo dei film Il tempo delle mele). Questo è forse l’unico degli spin off durato fino alla fine della serie madre, nonostante la protagonista fu cambiata “in corsa” dopo i primi episodi. Il mio amico Arnold narra di due fratelli di Harlem, Arnold (interpretato da Gary Coleman) e Willis (interpretato da Todd Bridges) Jackson, che perdono la madre all’età di 8 e 12 anni e vengono adottati dal ricco uomo d’affari Philip Drummond che della loro madre, la quale faceva la governante, era il datore di lavoro. Si ritrovano così a vivere in un attico lussuoso di Manhattan. Il telefilm è tecnicamente una sitcom, ma non manca di affrontare il tema della difficoltà di compenetrazione sociale tra classi in una New York divisa tra benestanti e poveri costretti nei ghetti, tanto che le prime stagioni furono trasmesse in Italia anche con il titolo Harlem contro Manhattan. “Il mio amico Arnold”. Sullo sfondo in alto, la signora Garrett (Charlotte Rea) e Kimberly (Dana Plato), che ispirarono lo spin off “L’albero delle mele” Gli altri due protagonisti sono la figlia naturale di Drummond, Kimberly (interpretata da Dana Plato) e la signora Garret (la nuova governante interpretata da Charlotte Rea). Quando alla fine della seconda stagione la signora Garrett diventa istitutrice presso il collegio femminile dove dovrà andare a studiare Kimberly, venne avviato uno spin off incentrato su questi due personaggi. L’intenzione della produzione era quella di rendere Kimberly protagonista dello spin off, ma pare che Dana Plato non volesse abbandonare definitivamente la serie madre, così il ruolo da protagonista passò a Charlotte Rea e Dana Plano, nei panni di Kimberly, fece solo qualche comparsata nella nuova serie. Lo spin off di “Arnold”, “L’albero delle mele” Inaspettatamente questa serie, incentrata sui problemi adolescenziali della quattro protagoniste, ebbe un notevole successo e si protrasse fino al 1986, data in cui chiuse anche “Il mio amico Arnold”. Impossibile esaurire l’argomento degli spin off dei telefilm made in Usa tra gli anni settanta e ottanta. Ci siamo soffermati su quelli più significativi, soprattutto per il pubblico italiano. Navigazione articoli L’HORROR DI TOBE HOOPER IN 5 SEQUENZE I PIÙ BELLI E COMMOVENTI SPOT DELLE FESTE
“Tre cuori in affitto” era il remake americano di un telefilm britannico (“Un uomo in casa”), che, a sua volta, ebbe due spin-off (“Il nido di Robin” e “George e Mildred”) Rispondi