Il 18 dicembre 2024, presso la biblioteca civica di Alassio (Savona), è stato ricordato il centenario della nascita di un importante concittadino. Nell’occasione è stato proiettato il film della sua intervista a cura del cinefilo Beppe Rizzo, ed è stato premiato Stefano Rolli, vignettista del quotidiano il Secolo XIX di Genova, come disegnatore satirico.

Il soggetto di questi festeggiamenti è Franceco Maurizio Guido, nato ad Alassio il 18 dicembre 1924. Suo padre Ettore lavora come autista del comune, la madre Severina è sarta.
Fin da piccolo Francesco dimostra una grande predisposizione artistica passando ore e ore a disegnare. A scuola si diverte a fare caricature degli insegnanti, perciò invece di firmare con il proprio nome usa prudentemente lo pseudonimo “Gibba” (gobba in dialetto ligure), che manterrà tutta la vita.

Ama i cartoni animati, ma per lui non sono un semplice passatempo: diventano una vocazione. Da autodidatta studia le tecniche e già da ragazzino realizza in casa da solo una specie di cortometraggio animato. Nei dintorni opera un pittore e restauratore, Cesare Grandi, e Francesco lavora per lui come apprendista.

Nel 1942 arriva l’occasione. Il regista Vittorio De Sica gira ad Alassio I bambini ci guardano. Gibba partecipa come comparsa e riesce ad avere dei contatti con le case produttrici di Roma. Inizia a lavorare alla Macco Film, ma un incendio distrugge gli studi e le pelliccole prodotte, perciò passa alla Incom, che monta i cinegiornali. Qui conosce Antonio Rubino, sanremese, ligure di ponente come lui. La guerra però interrompe i lavori.

Guido trova da lavorare presso Anton Gino Domeneghini, sfollato nel paese di Bornato presso Brescia. Collabora a La Rosa di Baghdad, primo lungometraggio italiano a cartoni animati. A questo film collaboreranno Angelo Bioletto, Libico Maraja e Sergio Toppi. Il suo disegno è riconoscibile nel personaggio di Jafar, il cattivo che verrà “ripreso” dalla Disney nel film Aladdin (quello del 1992).

Dopo gli ultimi mesi della guerra, passati nascosto ad Alassio, Gibba ritorna a Roma, dove conosce Alvaro Zerboni, editore di fumetti (e in seguito di riviste come Playboy Italia), e Federico Fellini soltanto vignettista, non ancora regista, ma abbandona la collaborazione perché non viene pagato.

Di nuovo ad Alassio, con alcuni amici lancia la scommessa di produrre cartoni animati per scopi pubblicitari. Qualcosa viene realizzato e venduto: il pescatore Pallino per il liquore Cora e un temporale per certi impermeabili. Gibba e soci pensano allora a una vera storia da proporre al vasto pubblico, viene così realizzato L’ultimo sciuscià, commovente vicenda di un bambino povero con il suo cagnolino come unico amico. Questo film viene apprezzato, specialmente dallo scrittore e sceneggiatore Cesare Zavattini, ma non frutta che metà delle spese, perciò i cartoonist sciolgono il loro studio.

Per qualche anno Gibba disegna fumetti e vignette per il Corrierino, giornale dell’azione cattolica, ma anche per il foglio umoristico Il Travaso, e il quotidiano Il Paese.

Garinei e Giovannini, scrittori di commedie musicali, fanno realizzare una sigla in animazione per la loro rivista Attanasio cavallo vanesio, con Renato Rascel. Altri titoli di testa appariranno nei film Tipi da spiaggia di Mario Mattoli, Rita nel West di Ferdinando Baldi.

Finalmente la casa di produzine Corona cinematografica assume Gibba come caporeparto animazione. Ci sono clip divulgative, come quelle usate in seguito da Piero Angela in Quark, ma pure storielle per ragazzi: Cucciolino cerca guai, Anastasio pittore, Centomila leghe nello spazio. Per gli Stati Uniti e il fraterno amico Alfred Kouzel collabora a Krazy Kat e Braccio di ferro.

Dopo cinque anni la Corona toglie dai suoi film gli accrediti a Gibba. Ne viene una causa che il ligure vince, ma perde il posto.

Inizia qualcosa di nuovo, Carosello, popolarissimo contenitore televsivo di scenette pubblicitarie in onda ogni sera alle 21. Si apre un mercato anche per l’animazione. Gibba realizza la pubblicità per la benzina Esso con “il Tigre nel motore”, e altre cose con la Pantera rosa, in collaborazione con Sandro Lodolo.

Sulla Seconda rete Rai inizia anche Intermezzo, una diversa specie di spot pubblicitari accompagnati da una cornice di cartoni animati in stile Almanacco del giorno. Lì appaiono i personaggi gibbani di Motorino e Meo Fibbia.

Nel 1970 viene messo in cantiere il suo primo lungometraggio, Il racconto della giungla, sulla falsariga di Robinson Crusoe, realizzato in Romania dagli studi Almafilm. Quest’ultimo film avrà buon esito. In quei tempi ha successo il fumetto erotico dei tascabili di Renzo Barbieri, viene quindi pensato un lungometraggio che in qualche modo ricalchi questo genere.

Inizia così la produzione de Il nano e la strega, che uscirà nel 1973, ma ancora una volta la mancanza di fondi fa terminare il film a spese del solo Gibba. La pellicola ha comunque  successo in diversi festival cinematografici, specialmente all’estero.

 

Il lungometraggio “Il nano e la strega”


La vicenda vede un nanerottolo sessualmente molto dotato alle prese con una vogliosa vecchia maga. Fuggendo da lei, per incantesimo si trova nella Roma antica alla corte del depravato Nerone. Sicuramente c’è un riscontro con i due Satyricon, quello di Luigi Polidoro e quello di Federico Fellini, usciti nella stessa epoca.

L’orrida donna alla fine si trasforma in una giovane principessa, e il nano in un bel principe, ma ahimé impotente, così per magia il nano ritorna alla sua piccola dimensione di statura, ma grande di organi sessuali, e la fiaba finisce con tutti felici e quasi contenti.

Parallelamente, la Rai mette in onda un programma di promozione dell’arte e degli eroi dei fumetti: Gulp fumetti in tv, a cura di Guido De Maria e Giancarlo Governi. Non c’è una vera animazione, ma quadretti con i personaggi che parlano senza le nuvolette. Gibba realizza un episodio di Phantom, in italiano L’Uomo Mascherato, ma non è facile montarlo.

Lasciamo la parola a Gibba stesso: “Dell’Uomo Mascherato non esistono più né gli originali, né le cosidette “patinate” (riproduzioni di prima mano degli originali). Così si è dovuta fare una opera di vero restauro quadretto per quadretto e vignetta per vignetta, utilizzando i meno malandati recuperati nel mercato dell’antiquariato, riprendendo i segni mancanti, togliendo il vecchio retino e sostituendolo con il nuovo, allargando il disegno alla dimensione dell’inquadratura cinematografica, ingrandendolo per consentire la ripresa in panoramica o in carrellata, eliminando il baloon e colorando a tempera. Fatto questo bisognava ancora sincronizzare le immagini e il sonoro, dando il giusto brio e il ritmo desiderato, anche se non ci sono personaggi che muovono la bocca. Occorreva predisporre in anticipo un foglio di ripresa su cui indicare la durata dell’inquadratura, la durata di ogni frase, dei rumori, degli spostamenti della camera. La colonna musicale la realizzava il maestro Pino Calvi, che ogni settimana giungeva a Milano con la valigetta piena di spartiti e di nastri magnetici. A riprese ultimate si procede all’accoppiamento delle voci e degli effetti sonori. Reperire la voce dell’Uomo Mscherato non era facile. Dopo svariaiti provini la voce di Antonio Colonnello ha calzato il misterioso Phantom come un guanto”.

Mediaset risponde alla Rai e a Quark con i suoi programmi culturali, uno di questi è La macchina del tempo, con Cecchi Paone come presentatore. A Gibba vengono commissionati quindici episodi di La storia in diretta, come la caduta di Nerone, la battaglia di Austerliz di Napoleone, come fossero presi in diretta da un ipotetico tg, con tanto di inviati, interviste e opinionisti.
Nella stessa trasmissione ci sono trenta cortometraggi su Le barzellette storiche, ambientate nella Roma antica, l’Italia fascista, l’Unione Sovietica, l’Africa coloniale eccetera.

Nel 1997 l’ultima sigla televisiva di Gibba è quella di Linda e il brigadiere, interpretati da Claudia Koll e Nino Manfredi.
Dopo questo, Guido si ritira in pensione nella sua Alassio, ed è qui che io potei conoscerlo.

Mio zio Silvio Viglietti, rinomato chef proprietario del ristorante Palma (due stelle nella guida Michelin) finito il lavoro usciva dalla cucina e si sedeva sulle panchine prospicienti il suo locale in via Cavour. Qui incontrava Gibba già seduto e con lui intavolava lunghe conversazioni.

Fu lo zio a indicarmi “quello che fa i fumetti e i cartoni animati” e iniziò così una conoscenza che ancora rimpiango. Io ero già autore di fumetti realizzati da Nives Manara, per il mensile Corto Maltese e per il quotidiano La Stampa di Torino. Avevamo parecchio da raccontarci: la cosa durò per un po’di anni.

 

Franco Ressa con Gibba nel 2008

 

Quando chiesi a lui un suo disegno autografo, Gibba realizzò per me un suo autoritratto, e la Scandalosa Gilda.
Qualche anno prima, nel 1986 era uscito un film omonimo di Gabriele Lavia con Monica Guerritore. Vicenda abbastanza barbosa, ma dotata di un inserto a cartoni animati dove appare una gigantesca mezza donna, di lei ci sono solo le lunghe gambe e il sesso a forma di carnosa bocca. Il suo arrivo provoca l’entusiasmo di una tribù di maschietti in forma di falli, e uno di essi riesce a concludere qualcosa con la fascinosa mezza femmina.

L’autografo della Scandalosa Gilda


Andai anche nella sua casa in via Dante, all’ultimo piano. Potei ammirare numerosi suoi quadri, la maggior parte erano panorami di Alassio e scorci dei vicoli e delle chiese dello stesso paese. Notai anche sul suo tavolo di lavoro delle vignette satiriche. Una di queste era rivolta ai potenti salesiani del luogo, che avevano trasformato una buona parte degli spazi scolastici in parcheggi e rimesse a pagamento. Il titolo, parafrasando il fondatore Don Bosco, era “Don Box”.

Purtroppo negli ultimi anni della sua vita non fu più possibile incontrarlo a causa delle sue precarie condizioni di salute. Morì il 7 ottobre 2018, e le sue ceneri vennero disperse nel mar Ligure.

A Gibba non mancava il talento, ma non ebbe i meritati riconoscimenti e quel pizzico di fortuna che ci voleva. Gibba lascia un erede, il cognato Fabio Pacifico di Milano. Nato a Firenze, nel 1966 inizia come assistente animatore. Lavora prevalentemente all’estero, per il lugometraggio Trumpy diretto da Harry Hess, purtroppo rimasto incompiuto. In Canada partecipa a Heavy Metal, dai fumetti di fantascienza apparsi su quella famosa rivista. A Parigi lavora per il cartone di Asterix et les Bretons. Ad Amsterdam per Frank Fhemers lavora a progetti, disegna storyboard e personaggi per le tv series, poi viene incaricato della direzione artistica di Sebastian Star Bear, realizzato a Canton in Cina, dove ha tenuto corsi di animazione e mimica occidentale per De Mas & partners.

 

Fabio Pacifico e “Heavy Metal”

 

In Italia ha lavorato come aiuto regista di Pierluigi De Mas alla serie di Cocco Bill, il personaggio di Jacovitti, una realizzazione italo-tedesca. Molto prima c’era la sua mano in Putiferio va alla guerra dei fratelli Gavioli, e nei caroselli di Nino e Toni Pagot come Jo Condor, Mariarosa, Calimero. Anche Bruno Bozzetto aveva avuto bisogno di lui per le storie del signor Rossi e i cortometraggi per Quark. Peccato per il flop della serie Adrian (collaborazione di Fabio ai dialoghi) su Adriano Celentano proveniente dai disegni di Milo Manara. Pacifico è stato inoltre docente di animazione alla scuola di cinema e nuovi media di Milano.

Per me Fabio Pacifico ha montato un breve video-prova di un minuto e 40 con alcune vignette di un mio racconto illustrato da Lele Vianello sulla guerra aerea tra giapponesi ed americani nel 1945. Titolo: L’eroe più grande, contenuto nell’album Ali eroiche.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Francesco Maurizio Guido Gibba – Diario di un uomo di grande insuccesso – Città di Alassio, 2008.

 

Gibba Francesco Maurizio Guido – Sina Je m’en fiche – Proxima, 2012.

 

Marco Frassinelli, Carlo Griseri – Gibba & Lele, L’arte animata di Francesco Maurizio Guido ed Emanuele Luzzati – Proxima, 2013.

 

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