Gey Carioca è una superoina sexy nata dal contatto degli autori italiani con i comic book arrivati alla fine della Seconda guerra mondiale.
Nell’aprile del 1948 era stata anticipata da Pantera Bionda, versione italiana di Sheena.


Alcuni mesi dopo, nel novembre del 1948, nella collana Belle Avventure dell’Editoriale Subalpino, faceva il suo esordio la bellissima e fortissima Gey Carioca: l’assurdo incrocio tra una playmate e Nonna Abelarda divertì e affascinò i lettori dell’epoca, ma ebbe vita breve e tormentata.
Il personaggio era ricalcato sulla sensuale ed esotica latinoamericana diventata di moda in Italia già dagli anni trenta attraverso le pellicole americane.


Ai testi si alternarono Max Massimino Garnier e Roberto Renzi, mentre i disegni furono realizzati da Paul Campani.
Il grande Campani, creatore anche di Misterix, un supereroe vero e proprio, avrebbe potuto disegnarne anche un secondo, Plutos, ma dopo una prova per Gian Luigi Bonelli non se ne fece niente. Diverrà uno dei più importanti autori dei cartoni animati pubblicitari di Carosello.
Gey Carioca era una procace segretaria che lavorava per gli studi cinematografici di Hollywood. Pur avendo un fisico da pin-up era tutt’altro che stupida e possedeva anche una grande abilità trasformista. La ragazza aveva una sola debolezza: quando si sentiva nervosa o sotto pressione, ingurgitava una quantità industriale di vitamine che le conferivano una straordinaria superforza.



L’arrivo di una ricchissima e inattesa eredità la mise nel mirino di ogni sorta di malvagi che, ingannati dalla sua apparenza, non si rendevano conto di avere a che fare con una preda davvero difficile da sottomettere.


Per 12 numeri le avventure di Gey Carioca si dipanarono senza soste. Infine, nel maggio del 1949 si interruppero.
Strizzando l’occhio al lettore gli autori avevano sfruttato ogni pretesto, anche il più inverosimile, per mostrarla in abiti succinti (almeno secondo le convenzioni dell’epoca). Qualche solerte custode della morale nella magistratura costrinse la serie ad una brusca chiusura.



Gey Carioca non sparì dalla faccia della terra. Con il nome di Tita Dinamita continuò ad essere pubblicata per molti anni nella più permissiva Argentina.


Un quarto di secolo dopo Gey Carioca fece ritorno in Patria. Eravamo ormai nel giugno del 1973, le maglie della censura si erano pian piano allentate. Per cavalcare l’onda erotica che stava travolgendo le edicole dalla seconda metà degli anni sessanta, le Edizioni Alpe mandarono in stampa una nuova versione ridisegnata da Attilio Ortolani in cui le nudità, dapprima solo intuite, divenivano esplicite e solari.


I tempi erano cambiati, ormai Gey Carioca era considerata troppo casta. Dopo appena 10 numeri (marzo 1974) la testata chiuse i battenti, questa volta in maniera definitiva.

(Si ringraziano gli inconsapevoli Corrado Randone e Silvano Zingoni per le scansioni della maggior parte delle immagini)

 

 

4 pensiero su “GEY CARIOCA, EROTISMO LATINOAMERICANO”
  1. La serie del 1973 era un curioso esperimento basato sul parziale riutilizzo dei disegni di Campani, parzialmente ridisegnati o ritoccati da Attilio Ortolani per aggiornare pettinature, automobili ecc., e con l’inserimento di nuove scene. Finito il materiale originale, gli utlimi numeri della serie presentano i disegni del solo Ortolani con storie nuove, scritte da non so chi, e nudità più esplicite.

  2. Sono curioso di sapere che ruolo ha nella serie il ragazzo coi capelli biondi che in alcune immagini compare in mutande e giarrettiere-reggicalzini? Mi ricorda un po’ Ron Stoppable, l’amico frescone di di Kim Possible, che finiva sempre in mutande. Grazie 🙂

  3. Salve. Non so se vi puù interessare, ma alla fine ho trovato su e-bay l’episodio di cui qui si vede la copertina e che mi aveva incuriosito. Il protagonista maschile è appunto quel ragazzo biondo, che, durante un inseguimento, precipita nel vuoto insieme a un bandito che gli si attacca ai pantaloni, fino a tirarglieli via del tutto. Il fatto più spassoso (e, perchè no?, eccitante) è che questa specie di Brad Pitt se ne andrà in giro per quasi tutto il resto del fumetto in camicia, boxer e reggicalzini, come se nulla fosse. Ciao.

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