Prosegue l’articolo sui fumetti ambientati in Italia di cui potete leggere qui la prima parte. Questa volta mi occuperò delle pubblicazioni uscite nell’ultimo mezzo secolo, iniziando dai fumetti “neri” e dalle riviste-contenitore rivolte a un pubblico più maturo di quello dei classici “giornalini”. Per Horror, il magazine edito da Gino Sansoni, Pier Carpi e Marco Rostagno realizzano le strisce umoristiche di Beatrice, inconsueta protagonista (nuda) legata a un palo e destinata a un rogo che non viene mai acceso, e circondata da una ricca fauna di personaggi che vanno da Dante Alighieri (è la “sua” Beatrice? Qualche battibecco tra i due lo lascerebbe credere) a Leonardo Da Vinci, Guglielmo Tell, santi, antipapi e creature infernali. Rostagno realizza la strip con un disegno tra il realistico e il grottesco come dichiarazione d’intenti, per distinguersi da quelle statunitensi tipicamente umoristiche. Prettamente comico ma di simile ambientazione è il coevo Fra Salmastro da Venegono di Enzo Lunari, che si dipana in storielle della durata di varie tavole. Sulle pagine di Linus che ospitano le vicende del fraticello si impone anche un’altra serie decisamente “di casa”: Neutron di Guido Crepax. Storia di genere supereroico all’italiana, prende le mosse dai salotti milanesi che l’autore ben conosceva per immergersi subito nell’ambiente monzese delle corse automobilistiche. Al fianco del protagonista Philip Rembrandt, critico d’arte dotato di poteri psichici, si impone già dal terzo episodio la bella Valentina dal caratteristico caschetto alla Louise Brooks. La fanciulla non tarderà a rubare la scena al fidanzato diventando una delle rare (se non si considerano le protagoniste dei tascabili sexy) primedonne del fumetto italiano, preceduta da Pantera Bionda e seguita da Petra Chérie e poche altre. Sempre sulla testata di Giovanni Gandini e Oreste Del Buono si succederanno nel tempo strisce umoristico-satiriche ambientate nel Belpaese. Renato Calligaro scrive e disegna le vicissitudini quotidiane del giovane operaio Nicola, del vecchio operaio Oreste e della bigotta affittacamere Donna Celeste che dà il titolo alla serie. Alfredo Chiàppori si fa conoscere soprattutto per il suo personaggio Up il Sovversivo, che se ne sta appollaiato a capo sotto sul margine superiore delle vignette, svelando da quella posizione le ipocrisie della società e della politica italiane. Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella mettono in scena vari personaggi tra cui Il Dottor Rigolo, direttore di un importante quotidiano che incarna i peggiori vizi del giornalismo italiano. Vincitore di un concorso interno della testata, Bobo di Sergio Staino rappresenta invece il “militante medio” del Partito Comunista e, da Linus, emigrerà dopo alcuni anni su l’Unità, di cui l’autore sarà anche per un breve periodo direttore. Gli italiani latitano anche tra i titolari di testata dei fumetti “neri” capitanati dal Diabolik delle sorelle Giussani. Ce ne fu qualcuno, invece, tra i tascabili sexy tenuti a battesimo da Isabella e Goldrake (l’agente segreto playboy, non il robottone giapponese). Lo stesso editore dei due capostipiti, l’Editrice 66, portò in edicola nello stesso anno Messalina, “fumettizzazione” dell’imperatrice dell’antica Roma con lo stesso editore Renzo Barbieri inizialmente ai testi e Edgardo Dell’Acqua ai disegni. Nello stesso genere dei fumetti erotico-storici, nel 1967 arriverà Belfagor, che riprende il successo cinematografico de “L’arcidiavolo” interpretato da Gassman (il quale dà le fattezze anche al protagonista del fumetto) e tiene l’edicola per una quarantina di numeri. Renzo Barbieri, lasciata a Giorgio Cavedon l’editrice 66 (diventata Edizioni Erregi e poi Ediperiodici), fonda la Edifumetto-Squalo-Geis. Oltre ai personaggi femminili che ricordano quelli della sua precedente casa editrice, lancia diverse testate di gusto ancora più trash che segneranno il decennio a cavallo tra i settanta e gli ottanta in parallelo ai film della commedia sexy italiana. Si inizia con l’inconsueto Rolando Del Fico, primo albo sexy con tematiche omosessuali, incentrato sull’attore Rolando amato dal regista con cui lavora: reggerà solo per 14 numeri. Molta più fortuna arride a Lando, perdigiorno con la fisionomia di Adriano Celentano (204 numeri), Gigetto, di taglio umoristico, che racconta le vicende di un garzone di fornaio (48 numeri), Il Tromba, di ambientazione militare (144 numeri), Il Camionista (91 numeri), l’operaio metalmeccanico il Montatore a cui vengono date le fattezze di Lando Buzzanca e le cui copertine erano realizzate da Milo Manara, e Pierino, versione fumettistica del personaggio portato sulle schermo da Alvaro Vitali di cui riprende anche la fisionomia (55 numeri). Il genere è destinato a scomparire con l’arrivo delle videocassette che consentono una fruizione economica e casalinga anche di ogni genere di film porno. Storie ambientate in Italia si torneranno a vedere nella seconda metà degli ottanta sull’onda della moda dei “paninari” portata in televisione da Enzo Braschi con la macchietta del Drive In su Italia 1. Si chiamerà proprio Il Paninaro il mensile (non erotico) con cui Barbieri cercherà di rinnovare i fasti delle sue testate più vendute. Resisterà per 42 numeri, presto affiancato dal similare Cucador di cui il “nostro” Sauro Pennacchioli è stato autore (ce ne ha parlato qui). Nel decennio precedente, un altro tascabile a risollevare le sorti dell’Editoriale Dardo (in fase calante dopo gli ormai lontani successi di Miki, Blek e Collana Eroica) è stato Jonny Logan. Nato sull’onda del successo del magnusbunkeriano Alan Ford (ambientato negli Stati Uniti), il fumetto scritto da Romano Garofalo e disegnato con lo pseudonimo di Ghilbert da Leo Cimpellin è d’ambientazione nostrana e si distingue fin da subito per altre due caratteristiche: le tematiche “adulte” (colpi di stato, divorzio, tasse, emigrazione interna, mafia…) e il taglio satirico, inabituali in un fumetto comunque rivolto soprattutto ai ragazzi. La testata godrà anche del traino dei passaggi televisivi, grazie alla sua presenza tra i personaggi della fortunatissima “SuperGulp, fumetti in tivù”, che presentava spartane semianimazioni di fumetti dell’epoca. Il nome anglicizzante del personaggio non tragga in inganno: è solo il nome “di battaglia” dell’italianissimo Giovanni Loganetti, Cacciatore di Taglie nell’organizzazione del Professore insieme a Ben Talpa, Dan Muscolo, Mago Magoz e agli agenti scelti Trik e Truk. Jonny Logan, come già il Camionista, ha le fattezze di Lando Buzzanca. La serie andrà avanti per 56 numeri nel classico formato tascabile brossurato in bianco e nero, per proseguire poi con altri 21, spillati, di formato più grande e a colori. Nello stesso periodo Giovanni Forgiarini, in arte Gianni Grugef, pubblica sull’italiana Sgt. Kirk l’avventura marinara Zembo Testadirame; il personaggio, che si chiama in realtà Luca (prende il soprannome dagli “zembi”, delicati ravioli di pesce dell’antica tradizione genovese), è un mercante ligure con sangue islamico nelle vene. La serie, ambientata all’epoca della Repubblica di Genova, è stata successivamente raccolta in volume da Fabbri. Decisamente più contemporaneo il personaggio forse più pregnante di Andrea Pazienza, Zanardi, che esordisce su Frigidaire n. 5 del marzo 1981 con la storia “Giallo scolastico”. Personaggio amorale e quantomai “dentro” alla generazione dei suoi lettori, si presenta nel primo episodio facendo uccidere la preside del suo liceo dal “secchione” della classe. Poi, in “Cuore di mamma”, in compagnia dei suoi compagni di nefandezze Pietra e Colas violenta la madre di un’amica ricattandola con le foto in cui uno dei ragazzi fa sesso con la figlia della donna. In “Cenerentola 1987”, per vendicarsi di un torto subito, fa praticare sesso anale a un ragazzo con sua sorella. Su Cannibale, figlio della stessa cultura metropolitana, era già nato nel 1978 Ranxerox di Stefano Tamburini, che poi ha ceduto i disegni a Tanino Liberatore. La sua Italia è quella “futuribile” e degradata della Roma del 1986 (rovesciamento del ’68, che gli autori formatisi con il Movimento del ’77 considerano fallito). I protagonisti sono il robot che prende il nome dalla nota casa produttrice di fotocopiatrici (“condensato” per evitare una causa legale minacciata dall’azienda), e la tredicenne Lubna di cui l’automa è elettronicamente “innamorato”. Per ritrovare significativi personaggi d’ambientazione italiana bisogna attendere l’inizio degli anni novanta. Con “l’esplosione” di Dylan Dog e la conseguente proliferazione di “bonellidi” più o meno d’imitazione, Giuseppe Di Bernardo si tira fuori dalla mischia e concepisce invece una protagonista donna che fa la deejay alla fiorentina Radio Strega. Soffrendo d’insonnia (da cui la testata L’insonne), Desdemona/Desdy Metus “copre” il periodo notturno parlando al “popolo della notte” in storie che mescolano giallo, noir, intrighi politici, occultismo e teoria della cospirazione, senza tralasciare temi più intimi e poetici della vita umana. Aldilà di traversie editoriali che l’hanno vista più volte affogare e riaffiorare, la tenace creatura di Di Bernardo è ancora attiva dopo più di vent’anni. Nello stesso periodo il fumetto parla italiano anche con le opere del pordenonese Davide Toffolo, sia in “Animali” che in Piera degli Spiriti (apparso su Dinamite della Granata Press), entrambi su testi di Giovanni Mattioli, come in Fregoli. Quest’ultimo è stato pubblicato su Mondo Naif, albo “miniseriale” della Star Comics curato dai Kappa Boys dove le storie ambientate in Italia sono la regola: oltre a quelle di Toffolo ci troviamo infatti Guarda che luna di Vanna Vinci, I camminatori di Otto Gabos e altre. Parlano italiano anche le serie presentate su Nero della già citata Granata Press di Luigi Bernardi, quasi tutte scritte da Giuseppe Ferrandino, vera “anima” della pubblicazione: “Storia di cani” di Peppe Ferrandino e Giancarlo Caracuzzo, “Acquanera” di Anna Settebagni e Franco Saudelli, “Il Re” di Ferrandino-Valdambrini, e poi “Demoniak” di Michelangelo La Neve (ma coi dialoghi di Ferrandino) e Giancarlo Caracuzzo, “K” di Ferrandino e Luca Vannini, “Zakimort” di Ferrandino-Caracuzzo. La testata, oltre alla prima storia citata che è un po’ una “Gomorra” ante litteram, cerca di recuperare in veste più moderna i grandi personaggi del fumetto nero di qualche decennio prima: il “Re” è ovviamente Diabolik, Demoniak è Demoniak, “K” il Kriminal di Secchi e Raviola, e Zakimort è la nota giustiziera in calzamaglia. L’operazione pare non avere granché senso né riscontro di pubblico. Anche passando dai primi numeri con storie a puntate agli ultimi con almeno un racconto lungo completo, il verdetto dei lettori non cambia e la pubblicazione chiude dopo una dozzina di numeri. Peccato che, per una volta che un editore aveva dimostrato di credere con convinzione in un fumetto “di casa”, il progetto non abbia funzionato. Colpa della eccessiva “ferrandinità” basata su violenza e degradazione a tutti i livelli? Altra italianità la porta l’Intrepido nella versione rinnovata dal già citato Pennacchioli (che ce ne ha parlato qui). Sul settimanale della Casa Editrice Universo nascono infatti Billiteri di Giuseppe De Nardo e Bruno Brindisi, e Dipartimento Esp di Michelangelo La Neve e Giancarlo Caracuzzo. Il primo è uno studente universitario fuoricorso che vive situazioni di sopravvivenza quotidiana intorno alla triade soldi-donne-amici, in una immaginaria città meridionale di provincia. La seconda serie è incentrata sugli esperimenti paranormali condotti in un dipartimento speciale situato nelle viscere della città di Roma. Entrambe le serie filiarono una collana separata di formato bonelliano, Billi Band (disegnatori, Luca Vannini e Daniele Bigliardo) e Esp (realizzato graficamente da Giancarlo Caracuzzo, Luigi di Giammarino, Maurizio Di Vincenzo, Fabrizio Coletta, Andrea Accardi, Marco Nizzoli, Davide Toffolo, Mauro Vecchi e Sebastiano Vilella) in formato bonelliano (ma la prima aveva una “gabbia” da pocket alla Diabolik di solo due-tre vignette per pagina). Billi Band chiuse dopo 12 numeri, Esp dopo 18, ma ha goduto di più d’una ripubblicazione in volume. Nel nuovo millennio, anche in casa Bonelli, dove i personaggi italiani hanno sempre latitato, si respira un po’ di suolo patrio. A realizzare l’impresa per primo è Gianfranco Manfredi che, reduce di Magico Vento, scrive la miniserie in 14 uscite di Volto Nascosto i cui protagonisti, oltre al misterioso profeta-guerriero che dà il nome alla serie, sono tre italiani: il tormentato Ugo Pastore, l’eroico e spericolato ufficiale Vittorio De Cesari e la fragile Matilde. La storia, andata in edicola nel 2007-8, è ambientata alla fine dell’Ottocento tra Italia ed Etiopia. Pastore ritornerà protagonista nella successiva miniserie di 18 uscite Shangai Devil, ambientata tutta nel lontano Oriente. Anche se non si tratta di personaggio seriale in quanto apparso in una delle collane “one shot” dell’editore (“Romanzi a fumetti Bonelli” e “Le storie”), ricordiamo Il grande Belzoni di Walter Venturi, incentrato sulla figura di circense prima ed egittologo ante litteram poi del padovano Giovanni Battista Belzoni. Sempre da via Buonarroti, tuttora in corso di pubblicazione, è uscito infine Mercurio Loi di Alessandro Bilotta, indagatore peripatetico nella Roma papalina apparso prima in una vicenda autoconclusiva su “Le storie” e in seguito trasformato in serie mensile (e poi bimestrale per le scarse vendite). Ne ho parlato più ampiamente qui. Altre pubblicazioni con ambientazione casalinga sono principalmente Il Morto, Davvero, Battaglia, Caput Mundi e le opere di Davide La Rosa e Vanessa Cardinali, l’one shot “Zombie gay in Vaticano” presentato a Lucca Comics & Games nel 2011 e la miniserie di sei numeri Suore Ninja pubblicata da Star Comics. Il Morto, onesto e forse anche modesto tentativo di riportare in edicola un “nero all’italiana”, è pubblicato dalle Edizioni Menhir di Paolo Telloli. Ai testi vede Ruvo Giovacca e ai disegni un gran numero di autori compreso il decano Luciano Bernasconi. Il personaggio è un ex militare dei corpi speciali dal nome un po’ ridicolo di Peg. Rinchiuso in una clinica psichiatrica, ne evade indossando un costume di carnevale da scheletro che ricorda un po’ quello di Fantax e un po’ quello di Killing e che diventerà la sua “divisa” durante il lento lavoro di ricostruzione del proprio passato dimenticato e la ricerca di chi l’ha fatto internare. Davvero è invece un esperimento della sceneggiatrice Paola Barbato che prima mette insieme una squadra di disegnatori volontari e lo pubblica come web comic (lo si può leggere tuttora sul sito http://www.davvero.org/fumettonline/) riscuotendo una discreta attenzione. Portato su carta dalla Star Comics non regge alla prova dell’edicola e chiude dopo pochissimi numeri. La protagonista è Martina, un’antipaticissima ragazza (tanto che non ho resistito a farne una parodia che potete godervi per intero sul mio blog: http://ioedante.blogspot.it/p/davvero-davvero.html) della buona borghesia bresciana, “buttata fuori casa” dal padre che cerca di renderla più responsabile e autosufficiente. Battaglia è invece un personaggio creato da Roberto Recchioni e Leomacs. Dopo l’esordio nel 2007 con l’albo “Le guerre di Piero” in cui il protagonista, un soldato siciliano morto nella battaglia di Caporetto, per una maledizione viene trasformato in un vampiro, è stato portato in edicola dall’Editoriale Cosmo in albetti formato pocket che vedono il non-morto coinvolto in alcuni dei più noti misteri della Storia d’Italia. Caput Mundi, infine, è un altro progetto ideato da Recchioni per la Cosmo come prima pietra di un più ampio “Universo Cosmo”, uscito in edicola con una miniserie di sei numeri. La storia, che vede anche la partecipazione del vampiro Battaglia, mescola “Romanzo criminale” a tematiche horror mettendo in scena un gruppetto di delinquenti romani che con la luna piena diventano lupi mannari. A questo punto mi corre l’obbligo (anche se può sembrare un’autopromozione) di citare i personaggi di casa nostra che ho realizzato io… e non sono pochi! Si comincia naturalmente da Dante, che più italiano di così non si può. Seguono Renzo & Lucia, La famiglia Favaini (in livornese “fa’ vaini” significa “fai i quattrini”, un po’ come dire “capirai!”) di Livorno Story e le biografie del già citato Dante, di Virgilio (in appendice a “Enea, l’Eneide a fumetti”), Berlusconi e Mussolini. Senza dimenticare Capitan G, il mio piccolo supereroe pasticcione apparso per anni su il Giornalino. Dove ho scritto pure la serie La classe perduta con personaggi italiani (anche se poi se ne vanno a spasso per dimensioni parallele) disegnata da Francesco Frosi. Ah, stavo quasi dimenticando Tinì Trantran e Rokko Cipolla, che potete leggere dalla prima all’ultima striscia qui su Giornale POP. Ci aspettano altri “fumetti d’Italia”, nel prossimo futuro? Chi vivrà vedrà. Per ora ho esaminato i principali, relativamente alle pubblicazioni seriali da edicola. Sicuramente me n’è sfuggito qualcuno. Coloro che volessero aiutarmi a completare il quadro, hanno qui sotto a disposizione lo spazio dei commenti. Li ringrazio anticipatamente per l’attenzione e la collaborazione. Navigazione articoli LA REALTÀ STORICA DI MAGICO VENTO DALLA TORRE DI BABELE A BABIL JUNIOR
Complimenti per questa bellissima ed esaustiva panoramica (che mi ha fatto sentire ancora di più la mancanza delle tue recensioni di fumetti anni ’50/’60 su Fumo di China), se ho commentato solo qui e non al primo pezzo è perché confesso che volevo aspettarti al varco e vedere se citavi Billiteri, cosa che immancabilmente hai fatto! Così a caldo mi viene in mente qualche miniserie su Lanciostory come Ammazzatine e Ancora Ammazzatine, ma chissà quanti altri fumetti italiani “sommersi” ci sono. Rispondi
Ciao, Luca. Grazie. Io le “Macchine del Tempo” per FdC continuo a scriverle… è quell’inqualificabile individuo di Loris Cantarelli che non riesce più a trovargli spazio nella sovraffollata sezione delle Recensioni. 🙂 Rispondi
Che poi con la frenesia dell’informazione di questa epoca non è che cambi molto recensire un prodotto uscito 60 anni fa o uno uscito 5 mesi fa. 😀 Certo, il secondo dovrebbe essere più facilmente reperibile, in effetti. Rispondi
Complimenti innanzitutto per gli interessantissimi e piacevoli articoli sui “fumetti d’Italia”; poi, visto che la collaborazione è gradita, farei queste poche aggiunte: Capitan Coviello di Mino Milani e Mario Uggeri, pubblicato sul Corriere dei Piccoli nel 1964-65, racconta le avventure di un vendicatore mascherato che agisce contro i dominatori spagnoli nella Napoli del 1600. Le avventure di Fanfulla di Mino Milani e Hugo Pratt, Corriere dei Piccoli 1967-68, poi più volte ristampato; ambientato in Italia al tempo del Sacco di Roma nel 1527. I Fuggiaschi di Mino Milani e Nevio Zeccara, Il Giornalino 1985, narra la lotta dei Cristiani contro un misterioso popolo orientale, gli Zorkas, che ha invaso l’Italia e l’Europa del futuro, ponendo il loro quartier generale in Piazza San marco a Venezia.. E, per finire, la lunga serie di episodi sui Mysteri Italiani di Martin Mystere pubblicati dal 1993 al 1995. Rispondi
Grazie, Giovanni. Soprattutto per i suggerimenti. Farò qualche ricerca in rete e appena possibile aggiornerò l’articolo. Martin Mystère però resterà fuori, perché il personaggio non è italiano. Rispondi
Battaglia è nato molto prima della storia citata. Roberto Recchioni era poco più che ventenne quando il prototipo del vampiro mascellone alla Marv di Sin City ( l’autore è un fan di Frank Miller ) apparve nella mini Dark Side del 1994. Il personaggio torna pochi anni dopo con Vota Antonio – praticamente Red Harvest in Sicilia con un Leomacs scatenato – e nella Guerra di Piero abbiamo le sue origini – il soldato violenta la Morte e quindi non muore dicendoci , tra l’altro, cosa ne pensi Recchioni del Sandman di Gaiman- ed un Leomacs meno caricaturale con un tratto alla Chris Samnee o Michael Lark. Dopo i sei numeri della miniserie , è stato pubblicato anche uno speciale delle suore ninja disegnato sempre da Vanessa Cardinali , ma con inserti di Mirka Andolfo. Una curosità: anche il Napoleone di Ambrosini – di origini italiane anche se cresciuto in Africa – doveva in un primo tempo gestire il suo albergo in via Sarpi – la Chinatown di Milano – e SBE ha scelto la Svizzera come location per non urtare la sensibilità dei residenti nel caso i cartoonists coinvolti fossero incappati in qualche inesattezza nel raccontare o disegnare la via ed il suo mood. Rispondi
Mattugguarda! E sì che ce l’ho, il Dark Side che citi… perso sotto a una tonnellata di altri albi. Non ricordavo però il contenuto e dunque non l’ho ricollegato ai successivi Battaglia (di cui, comunque, ho letto solo cinque tascabili della Cosmo). Aggiornerò appena possibile, grazie. Anche per le Suore Ninja. Interessante l’aneddoto su Napoleone, che forse spiega anche perché la maggior parte degli autori preferisca tenersi alla larga dall’Italia, proprio per timore di “sputtanarsi” su particolari e argomenti che i lettori, da abitanti delle località citate, conoscono meglio dell’autore. Rispondi
Peccato per Napo. Avevo letto di via Sarpi nelle FAQ del personaggio nella vecchia versione del sito della SBE e può darsi che la informazione sia ancora lì. Qualche anno dopo , in occasione della miniserie di Long Wei ( Eura/ Aurea ), Diego Cajelli e la sua posse idearono una forma di pubblicità virale nella via Sarpi in cui si muoveva il personaggio. Non ricordo i dettagli. Mi pare si trattasse di volantini. Via Sarpi torna anche nell’episodio del Docteur Mystere ( mentore dell’antenato del BVZM ndr ) ambientato a Milano. Immagino che in via Buonarroti si stia meditando sul formato con il quale promuovere progetti non proprio mainstream come Mercurio Loi e, nel caso qualcuno nella stanza dei bottoni SBEllica sia in ascolto, consiglierei una miniserie sul dark side di via Sarpi in un altroquando in cui lo spirito di un matto che in vita si credeva Napoleone torna e mesmerizza le massaggiatrici mutandole in suore ninja votate al ritorno dell’impero. Uno zinzino Star Wars con un tentativo di analisi dei rapporti di forza e della mistica del potete che strizza l’occhio al Grendel di Matt Wagner. Disegni alla Dan Maramotti o Cello Toninelli. B/n. Tascabile come Shanna Shokk. Rispondi
come curiosità segnalo un (raro?) caso di tavola americana con ambientazione italiana, un Fortunello (Happy Hooligan) in gita a Pisa inseguito dalla torre pendente; metto un link esterno ma forse l’immagine si può integrare; sempre a proposito di forestieri in Italia ricordo anche Paperino saltar giù da un camion in piazza Duomo a Milano, credo in un’avventura a puntate dei primi anni Cinquanta, ma quella non so proprio come recuperarla; http://www.seventiesberlin.com/wp-content/uploads/2018/03/Fortunello.jpg tra i fumetti italiani in Italia mi pare non sia citato “Ciacci” di D’Alfonso e Cascioli, uscito da metà anni Ottanta su “Linus”, storie piuttosto fantasiose di una classe liceale mi pare romana; Rispondi
Rinnovandoti i complimenti per la rassegna, vorrei suggerirti anch’io qualche piccola integrazione. Da collezionista di Linus/AlterAlter mi ricordo, nei primissimi ’80, le storie di Cinzia Ghigliano e Marco Tomatis: per esempio “Isolina”, rievocazione di un raccapricciante fatto di “nera” avvenuto ai primi del ‘900 a Verona, già al centro di un romanzo di Dacia Maraini (I. è la giovane amante del tenente Trivulzio che, rimasta incinta e costretta ad abortire, muore durante l’intervento e il suo corpo viene fatto a pezzi e gettato nell’Adige). Ma degli stessi autori vorrei anche segnalare, pubblicate dapprima su “Amica” negli anni 1977-1979 e poi raccolte in volume nel 1980, le avventure di “Lea Martelli” giovane procuratrice legale nell’Italia travagliatissima (e maschilista) della fine degli anni ’70. Bravo, continua così! Rispondi
Sì, grazie. Lea Martelli mi era venuta in mente ieri facendo due chiacchiere in messaggeria con Sergio Rossi (che mi ha ricordato anche Isolina). Sergio ha aggiunto anche Zampino, “prequel” di “Storia di cani”, Luisa Salerno di Santarelli, Vincenti e Laurenti su “Torpedo” e Sera Torbara. Mi sa che questo argomentoa è più ampio di quanto sembrasse. 🙂 Rispondi
Se non sbaglio, in nessuna delle due parti dell’articolo viene citato “La Contea di Colbrino” di Adriano Carnevali (Corriere dei Ragazzi, 1975/76), ambientato nell’Italia rinascimentale. Rispondi
rilancio con l’avventura di “Tenebrax” (Lob/Pichard) ambientata nella metropolitana di Milano e pubblicata credo nel 1970 o 1971 su “Linus”; Rispondi
Mmm… questo è fuori categoria: l’articolo si occupa di storie scritte e disegnate da italiani. Rispondi
Mi permetto di fare una piccola appendice al mio post precedente, dove avevo dimenticato il grande maestro della ligne claire italiana: Vittorio Giardino. Sì, perché Mr Giardino, bolognese, sempre negli anni fatidici fine ’70 – primi ’80 del ‘900, pubblicò su varie testate le avventure del detective Sam Pezzo, ambientate a proprio nella Bologna contemporanea e orgogliosamente ispirate ai gialli della hard-boiled school americana. Scusate, mi pareva doveroso… Rispondi
Sì, certo. Me l’hanno già ricordato in più d’uno su Facebook. Se non l’ho inserito (e alla fine lo farò) è perché ricordavo che con Sam Pezzo Giardino aveva “tenuto il piede in due scarpe” facendo muovere il personaggio tra Bologna e un imprecisato paese anglofono. In almeno un episodio infatti i nomi dei protagonisti sono tutti straniere e si parla di vie dal nome inglese (ricordo “Union Street”), e lo stesso nome del protagonista è quantomeno ambiguo. Certo, per la maggior parte siamo indiscutibilmente a Bologna e tutto, dalle insegne ai quotidiani, è italico. Come ho detto ad altri, lo inserirò facendo presente quanto qui detto. Rispondi
Ragazzi, ora non esageriamo! 🙂 L’articolo di Sauro da cui è partita la ricerca si riferiva a “personaggi di successo” e livello nazionale! Io mi sono allargato a pubblicazioni anche di relativo successo, ma non possiamo davvero spingerci fino ai giornali locali. Grazie comunque per la segnalazione. Ora mi hai incuriosito e mi toccherà cercare in rete ‘sto Mathias! Grrr… poi non vi lamentate che non produco abbastanza fumetti! Rispondi
Mi permetto alcune ulteriori aggiunte, che non mi sembrano irrilevanti : – “Rebecca” di Anna Brandoli e Renato Queirolo, la storia di una strega nell’Italia di fine 1400, pubblicata dal 1981 al 1987, prima su Linus, quindi Orient Express, infine Comic Art. – “Il caffè degli amici” e “!945-1995”, due brevi serie del maestro Renzo Calegari ambientate la prima a Milano, e la seconda nell’Italia fascista e poi resistenziale, pubblicate nel 1985 su Il Giornalino. – “Occhi di lupo” e “Foreste di morte”, la saga di Ducario il Gallico nell’Italia del III secolo a.C., due volumi del 2004 e 2006. Rispondi
Tutto segnato. Appena ho tempo aggiorno l’articolo… citando i preziosi suggeritori. Grazie di nuovo. Rispondi
E … “Le avventure di Giuseppe Pignata” di Tisselli (disegni) e Magnus(testi) ! Pubblicato incompleto in sei puntate sulla rivista Nova Express nel 1993, e poi edito in tre volumi dalla Granata Press, è la storia di un letterato romano in fuga dall’Inquisizione all’inizio del Settecento. Sempre di Magnus, e sempre per la Granata Press, “Lunario 1995(allegro ma non troppo)” sorta di agenda contenente cinque racconti tratti da leggende dell’Appennino tosco-emiliano. Anche le avventure de “La Compagnia della Forca” hanno in buona parte per sfondo la penisola italiana del Basso Medioevo, prima di disperdersi in mille rivoli attraverso tutto il mondo allora conosciuto; di Magnus e Romanini, fu pubblicato dalla Geis in 18 puntate + 1 doppia dal 1977 al 1979. Rispondi
Magari non molto famosi, ma anche certi fumetti-in-rete (che talvolta finiscono anche su carta) sono, oltre che realizzati da autori italiani, ambientati in Italia, come ZeroZeroAmici, Lurko, Agenzia Rathbone & Rossella Perfetta … Rispondi
Grazie per il contributo, anche se i materiali in rete non rientrano nell’ambito della mia piccola ricerca. Queste serie che citi non ho mai viste né sentite, ma ho lasciato fuori anche qualcuna che invece ho “bazzicato”. Ho lasciato colpevolmente fuori Zerocalcare che pure su carta ha fatto sfracelli, anche se proprio “seriale” forse non si può definire. E pure Sio dovrebbe rientrare nella ricerca, visto che i suoi personaggi hanno tutti nomi e riferimenti italiani… e sono pure seriali. Vedrò se e come aggiungerli. Rispondi
Le prime due serie che ho citato hanno anche versioni cartacee; comunque, visto che si cita il “Corriere dei Piccoli” vorrei citare le tavole autoconclusive ed in rima di “Gennarino Tarantella” (1975-77), di Carlo Squillante, che concludeva ogni storia con “… torna a Napoli a mangiare, gli spaghetti in riva al mare”, con veduta del capoluogo campano sullo sfondo. Rispondi