Frank Robbins è stato un fumettista americano noto sia per il suo lavoro sulle strisce a fumetti dei quotidiani sia per i comic book (albi a fumetti). La sua carriera si sviluppò tra gli anni trenta e gli ottanta: il suo stile influenzò il fumetto d’avventura e supereroistico. Robbins iniziò la sua carriera sui giornali come autore e disegnatore della striscia d’avventura Scorchy Smith nel 1939 dopo che la aveva ereditata da Noel Sickles. Frank Robbins ebbe un ruolo fondamentale nella storia di Scorchy Smith, anche se il suo contributo alla serie fu relativamente breve. Scorchy Smith era una striscia avventurosa di aviazione, creata nel 1930 da John Terry e poi portata al successo da Noel Sickles tra il 1933 e il 1936. Sickles aveva rivoluzionato il fumetto d’avventura con il suo uso innovativo di luci e ombre e un tratto ispirato all’illustrazione pittorica. Per qualche anno Scorchy Smith fu la striscia più innovativa in circolazione. La Associated Press non trattò bene Sickles, ingannandolo sul reale numero di quotidiani che pubblicavano Scorchy Smith. Sickles guadagnava 125 dollari a settimana mentre la striscia giornaliera ne portava a casa 1500. Dopo l’uscita di Sickles, la serie passò di mano a vari disegnatori fino ad arrivare a Frank Robbins, nel 1939, il quale riuscì a mantenere lo stile realistico e dinamico introdotto da Sickles. Durante la sua gestione modernizzò il protagonista, mantenendo il suo spirito di avventuriero ma aggiungendo un tocco personale. Introdusse un segno spigoloso e marcato, che sarebbe diventato caratteristico del suo stile negli anni successivi. Creò trame più intense e drammatiche, con elementi di spionaggio e azione, rispecchiando il periodo prebellico e quello della Seconda guerra mondiale. Dopo aver lavorato su Scorchy Smith, Frank Robbins raggiunse il suo massimo successo con Johnny Hazard, una striscia avventurosa lanciata nel 1944 e pubblicata fino al 1977. Questo fumetto rappresentò il culmine della sua carriera e lo consacrò come uno dei maestri dell’illustrazione avventurosa. Robbins creò Johnny Hazard come risposta al successo di Terry and the Pirates di Milton Caniff. Il protagonista, Johnny Hazard, era un pilota americano inizialmente arruolato nell’aeronautica durante la Seconda guerra mondiale, ma dopo il conflitto diventerà un avventuriero, una spia e uomo d’azione. I fan adoravano la striscia per le ambientazioni globali, con Johnny che si muoveva tra Europa, Asia e Sud America in una serie di missioni pericolose. Passarono alla storia i tanti personaggi carismatici, tra cui femme fatale, nemici memorabili e alleati ambigui. Il tratto di Robbins in Johnny Hazard è considerato il suo capolavoro artistico. Evolvendosi nel tempo, il suo stile era caratterizzato da un chiaroscuro drammatico preso da Noel Sickles e Milton Caniff, con forte uso di ombre. Le linee, energiche e spigolose, riuscivano a trasmettere un forte senso di movimento e tensione. Le inquadrature erano cinematografiche e rendevano ogni striscia visivamente accattivante. Le tavole domenicali erano particolarmente apprezzate per la loro spettacolarità e per l’uso sapiente del colore, spesso steso con toni vivaci che rendevano suggestive le atmosfere esotiche. Johnny Hazard rimase popolare per oltre 30 anni, sopravvivendo all’epoca d’oro delle strisce d’avventura, fino alla sua chiusura nel 1977. È stato pubblicato in tutto il mondo, tradotto in Europa e in Sud America. Ancora oggi è considerato uno dei più grandi fumetti d’avventura di tutti i tempi. Il declino delle strisce giornaliere, che era iniziato già durante gli anni quaranta in concomitanza con l’esplosione dei comic book, divenne evidente negli anni sessantta anche a Frank Robbins, che vide il suo reddito calare lentamente ma inesorabilmente. Era preoccupato quella sera del 1967, quando a un meeting della National Cartoonists Society, incontrò Carmine Infantino, da poco diventato direttore editoriale della Dc. Robbins venne subito arruolato nella truppa di nuovi talenti con i quali Infantino intendeva rinnovare la Dc. Iniziò solo come sceneggiatore, ma i suoi sforzi in questo senso non diedero buoni risultati. In quel periodo la Marvel stava surclassando la Dc e a diversi sceneggiatori era stato chiesto di emulare lo stile di Stan Lee. Fecero tutti un pessimo lavoro, scimiottando il peggior Stan Lee senza riuscire a cogliere i suoi punti di forza. Solo quando Robbins smise di imitarne lo stile si rivelò piuttosto bravo. Alla fine, Robbins riuscì anche a disegnare occasionalmente Batman. A quell’epoca, alcuni lettori si indignavano se una storia di Batman non era disegnata da Neal Adams o almeno da qualcuno che cercava di disegnare come Neal Adams. Frank Robbins non era affatto di quella scuola. Il suo stile divise il pubblico: alcuni lo trovavano geniale e innovativo, altri troppo strano per i supereroi tradizionali. Naturalmente il suo lavoro era meraviglioso e osannato da molti suoi colleghi, tra i quali Alex Toth, Jack Kirby e Gil Kane. Alcuni lettori, però, più di mezzo secolo dopo, sono ancora arrabbiati con lui. Comunque alla Dc, Robbins fu più attivo come sceneggiatore che come disegnatore, scrivendo storie per Batman e Detective Comics (l’altro albo dedicato a Batman). Negli anni settanta, Frank Robbins fu tra quelli che riportarono Batman alle sue radici più oscure e legate alle detective’s stories. Robbins fu una figura chiave in questa trasformazione, in un periodo cruciale di Batman che va dal 1968 al 1975. Introdusse atmosfere noir e crime-thriller, con trame intricate e misteriose. Creò nuovi villain e personaggi secondari, tra cui Man-Bat (Kirk Langstrom), introdotto in Detective Comics n. 400 (1970), insieme al disegnatore Neal Adams. La sua run forse gettò le basi per il Batman più cupo e investigativo che Frank Miller e altri avrebbero sviluppato negli anni ottanta. Nelle storie di Superman contribuì alla caratterizzazione di Lois come giornalista d’azione, piuttosto che semplice “damigella in pericolo”. Frank Robbins lavorò per la Dc fino al 1975, per passare poi alla Marvel. La Dc non gli commissionava abbastanza materiale né lo pagava bene, in un periodo in cui la Marvel era alla ricerca di artisti in grado di disegnare fumetti di supereroi. John Romita gli chiese quale fosse la sua tariffa per pagina come disegnatore alla Dc e Robbins mentì dicendogli una cifra superiore a quella effettiva. La Marvel accettò di dargli un leggero aumento sulla tariffa indicata da Robbins e per alcuni mesi il suo lavoro apparve sulle riviste di entrambe le compagnie, poi la Marvel gli offrì un altro leggero aumento per avere l’esclusiva e disegnare due albi al mese. Robbins pensava che avrebbe messo da parte una bella cifra per godersi la pensione in Messico. Molti artisti avrebbero fatto fatica a disegnare due fumetti al mese, Robbins lo fece continuando a scrivere e disegnare Johnny Hazard. Uno dei due fumetti che disegnava ogni mese era The Invaders, scritto da Roy Thomas. The Invaders è stato Il lavoro più importante di Robbins per la Marvel. Il fumetto, ambientato durante la Seconda guerra mondiale riportava in azione i supereroi della Golden Age. Il tratto di Robbins, esagerato, angolare e carico di energia, si adattava bene a questa ambientazione vintage e pulp. Thomas era a capo della divisione editoriale della Marvel all’epoca, quindi avrebbe potuto facilmente sostituire il suo disegnatore se non gli fosse piaciuto, ma a quanto pare amava quello che Robbins consegnava. Questo fumetto fu realizzato con il cosiddetto “metodo Marvel” con il disegnatore coinvolto, a volte pesantemente, nella trama delle storie. Essendo lui stesso un bravo sceneggiatore, Robbins fu molto utile in questo senso. Oltre a The Invaders, Frank Robbins disegnò per la Marvel Capitan America e Ghost Rider. Su Capitan America spesso collaborò con lo sceneggiatore Steve Englehart, disegnando alcune storie iconiche, tra cui episodi della saga di Nomad, quando Steve Rogers abbandona il ruolo di Capitan America per protesta contro il governo corrotto. Robbins enfatizzò movimenti fluidi e inquadrature estreme, rendendo le scene di lotta molto teatrali. Anche se alcuni lettori trovavano il suo stile troppo “deformato”, il tratto rendeva Cap dinamico e pieno di energia. Robbins lavorò anche su Ghost Rider, il motociclista infernale, portando il suo stile spigoloso e teso su una serie horror-action. Le sue vignette distorte e l’uso delle ombre accentuavano il tono gotico della serie. Il suo modo di disegnare Ghost Rider in moto, con prospettive folli e angolazioni spinte, esaltava la velocità e l’azione. Nonostante le critiche di alcuni lettori, Robbins lasciò un segno indelebile alla Marvel. Rese The Invaders una delle serie più amate degli anni settanta. Portò un’energia visiva unica nelle storie di Capitan America. Diede a Ghost Rider uno stile ancora più “pulp” e dinamico. Robbins disegnava sempre l’immagine giusta, ma a volte i corpi degli eroi sembravano un po’ strani. Questo succedeva in un’epoca dove il riferimento principale era John Buscema. Nel 1977, Johnny Hazard arrivò al termine della corsa, Robbins e la Associated Press decisero congiuntamente di metterlo a riposo per sempre dopo 33 anni di onorata carriera. L’ultima puntata uscì sui giornali il 20 agosto 1977. Robbins terminò il suo contratto con la Marvel all’inizio dell’anno successivo e, come desiderava, si trasferì in Messico, a San Miguel de Allende. Lì, produsse molti dipinti, alcuni dei quali sono appesi nelle gallerie di tutto il mondo. 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Da lettore Marvel ho amato Robbins su tutte le testate che disegnò. Secondo me un bravissimo artista Rispondi