Franca Gonella, nata nel 1953, è una bionda e seducente attrice di Torino che interpreta un buon numero di pellicole, cominciando con un paio di decamerotici e toccando il culmine della notorietà nel periodo d’oro della commedia sexy. La sua caratteristica principale è quella di essere spesso impegnata in ruoli che scandalizzano i benpensanti e in pellicole non proprio di prima scelta. Franca Gonella è la star dei film di serie C della commedia erotica, quelli più volgari ed espliciti, realizzati con poche lire e in tempi ristretti. Per i giovani voyeur degli anni settanta la sua presenza in un film era garanzia assoluta che i soldi del biglietto erano ben spesi e certezza matematica che si vedevano scene di nudo integrale. La bella attrice torinese esordisce nel cinema con Cerca di capirmi di Mariano Laurenti (1970), un musicarello in forma di fotoromanzo scritto da Maurizio Costanzo e Alessandro Continenza, interpretato da Massimo Ranieri, Beba Loncar, Didi Perego e Andrea Checchi. La trama è banale, racconta la storia di un ragazzo che si innamora di una giovane americana ma non se la sente di lasciare l’Italia. Franca Gonella si vede poco. Il vero ingresso nel cinema erotico della nostra attrice avviene con il decamerotico, genere boccaccesco di ambientazione medievale, antesignano della commedia sexy. I due film a imitazione del modello pasoliniano interpretati dalla Gonella si ricordano solo per la lunghezza e per la demenzialità dei titoli. Si tratta de … e si salvò solo l’Aretino Pietro, con una mano davanti e l’altra di dietro di Silvio Amadio (1972) e L’aretino nei suoi ragionamenti sulle cortigiane, le maritate e i cornuti contenti di Enrico Bomba (1972). Non sono due capolavori, ma onesti prodotti dimenticabili nell’economia di un sottogenere che ha lasciato pure opere dignitose. Enrico Bomba scrive e sceneggia il primo film, diretto da Amadio, ma fa tutto da solo nel secondo che resta uno dei suoi pochi lavori da regista. I titoli sono molto lunghi e ammiccanti, nel manifesto del primo film si vede Gabriele Villa che scappa con una mano davanti e l’altra dietro, rappresentando Pietro Aretino. Sono due film a episodi che si trascinano stancamente mettendo in mostra qualche scenetta di sesso che al tempo scandalizzò i censori. Visti oggi sono film per educande che raccontano storielle di corna, avventure di mariti coglioni, frati lussuriosi e mogli gaudenti. Franca Gonella si spoglia abbastanza e questa è una caratteristica che manterrà nel tempo. Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso, di Renato Polselli, è un film trash che è stato ripubblicato in dvd. Polselli si firma Ralph Brown ed è stravagante come sempre, altrimenti non sarebbe Polselli e non avrebbe lasciato un marchio inconfondibile nei suoi lavori. Polselli è un regista che si ama o si odia, non sono ammesse mezze misure, non è tra i miei registi preferiti ma ho visto il film con interesse. Isarco Ravaioli è lo psichiatra che mostra una decina di casi di sesso “aberrante” spaziando tra lesbiche, sadomaso, gay, zoofilia, feticismo, necrofilia e chi più ne ha più ne metta. Il taglio non è certo quello del film scientifico e l’occhio della macchina da presa scruta con gusto voyeuristico. Un film povero, costato venticinque milioni e girato quasi tutto in interni, che all’epoca non piacque a nessuno ma che con il tempo è stato rivalutato dai cultori del trash. Ci sono due versioni del film, la seconda è molto più spinta perché Polselli, dopo l’insuccesso al botteghino, ritirò la pellicola e aggiunse un po’ di scene di sesso esplicito con un nuovo commento. Il dvd uscito nel 2005 contiene proprio la seconda versione interpretata da un cast femminile composto da Franca Gonella (molto nuda), Melissa Chimenti (ha lavorato anche con Joe D’Amalto), Bruna Beani e Mirella Rossi. Esiste pure una terza versione del film, completamente porno, realizzata con spezzoni e inserti di rapporti completi. In ogni caso il film venne sequestrato e ci furono denunce sia per Polselli sia per il distributore, ma anche il padrone della sala dove venne proiettato se la passò brutta. Provocò problemi persino la locandina, ritenuta troppo provocante per via di una donna seduta in mutandine su una sedia a seno nudo. Polselli aveva già deliziato il pubblico con Oscenità (1979), un’altra pellicola strutturata come un finto film-inchiesta. Si tratta di due lavori allucinati e barocchi, molto visionari, ma fondamentalmente brutti. Franca Gonella recita una piccola parte nel film drammatico Rosina Fumo viene in città… per farsi il corredo di Claudio Gora, pellicola costruita sulle grazie di Ewa Aulin. Verginità di Marcello Andrei (1973) è un film composto da due episodi sceneggiati da Piero Regnoli, che vede Franca Gonella impegnata solo nel primo come figlia di Dagmar Lassander. Il tema è la verginità e il regista ne parla confezionando una storia ambientata nella Russia degli zar mostrandoci la Gonella che si impegna a fondo per non restare illibata. Il secondo episodio è ancora più cult perché c’è Enrico Maria Salerno nei panni di un siciliano innamorato della starlet Junie Vetusto (uscita dal giro nel volgere d’una stagione) che crede vergine ma non lo è per niente. Il finale drammatico contempla la morte della ragazza per un film pessimo che non è stato mai distribuito. Zelda di Alberto Cavallone (1974) è un film che è circolato anche nei circuiti hard d’oltralpe dopo che qualcuno (forse lo stesso regista) lo ha infarcito di spezzoni porno. La parte di Zelda è di Jane Avril, lesbica sposata con Henry (Giuseppe Mattei), mentre Franca Gonella interpreta il ruolo della figlia. Le parti più spinte vedono Zelda impegnata in rapporti saffici con l’amante Ursula (Margaret Keil) e con la moglie di un motociclista di colore (Halima Kim). Franca Gonella segue le orme di Jane Avril e viene spogliata con generosità da Cavallone in una serie di torbidi rapporti lesbo. Il finale della storia è nero e imprevedibile. Alberto Cavallone è un regista che meriterebbe uno studio approfondito solo perchè è riuscito a girare film hard contaminandoli con altri generi. Il suo cinema erotico e porno affronta sempre discorsi psicologici e sociali, tanto che può essere definito un cinema intellettuale e raffinato. Zelda è un porno soft che viene sequestrato dopo venti giorni dalla sua uscita per la scena dove Franca Gonella fa l’amore sulla tomba del padre. Per Cavallone il film è interessante perché affronta “il discorso del crinale tra la vita e la morte e del rischio come sale dell’esistenza”. Non amo troppo Alberto Cavallone, è un mio limite. Secondo me Zelda è ben definito da Pino Farinotti che lo bolla come “guazzabuglio di sesso e sadismo con epilogo tragico”. Franca Gonella vive un momento di popolarità scandalistica nel 1975 con Una vergine in famiglia di Mario Siciliano, che per l’occasione si fa chiamare Luca Delli Azzeri. Il film viene sequestrato per oscenità e Franca Gonella si prende una condanna con la condizionale. La bella attrice torinese recita da protagonista accanto a Femi Benussi, Gianni Dei e Mario Colli in una storia maliziosa che racconta le prodezze di una verginella finita in una famiglia di sporcaccioni. Notevole l’interpretazione erotica di Franca Gonella, disinibita e senza problemi nel mostrarsi nuda e in numerosi atteggiamenti espliciti. La verginella non rimane tale, questa è l’unica cosa certa, e finisce per scappare con il padre del possibile fidanzato. Franca Gonella però viene lanciata alla grande da Alfredo Rizzo con La Bolognese (1975), film discusso e sequestrato dopo due mesi di programmazione. Per un destino maledetto ogni film della Gonella fa discutere e viene sequestrato. Pure per questo motivo si ritaglia la fama di attrice disponibile a girare scene che altre rifiutano e le sue pellicole vengono definite porno soft. Alfredo Rizzo (1902-1991) è un ex attore di avanspettacolo e varietà, caratterista con Fellini e Balzella, che nei primi anni Settanta fa il grande passaggio dietro la macchina da presa per dirigere alcuni film erotici. I due lavori più discussi sono La Bolognese e Sorbole… che romagnola! (1976), realizzati sulla base di un suo soggetto e sceneggiati dall’esperto Piero Regnoli. La Bolognese subisce un processo per oscenità davanti al tribunale di Latina, Alfredo Rizzo siede nel banco degli imputati come regista e produttore. Franca Gonella subisce la stessa sorte, deve rispondere come attrice del reato di “oscenità”. Rizzo si difende con queste parole: “La Bolognese non ha niente di osceno: si tratta di una commedia divertente, di gusto popolare, con qualche spunto piccante, ma niente di più”. Claudio Quarantotto, critico cinematografico della rivista di destra Il Borghese, prende le difese di Rizzo e della pellicola solo per fare un interessato discorso politico. Quarantotto sostiene che La Bolognese viene sequestrata e i tempi del suo rilascio si allungano solo perché “non è un porno d’autore” (si riferisce a Pasolini e a Le 120 giornate di Sodoma) e all’interno della pellicola “non sventolano bandiere rosse”. La valutazione del critico è di parte ma La Bolognese non è comunque un film osceno. Il 14 giugno 1976 invece il Tribunale di Latina condanna per oscenità a due mesi di reclusione e quarantamila lire di multa attori, regista e produzione de La Bolognese. Per Franca Gonella cominciano i problemi, perché era già stata sanzionata con quattro mesi di reclusione (con la condizionale) per Una vergine in famiglia e questa è la sua seconda condanna penale in pochi mesi. La Bolognese viene liberata solo nel 1977, a quel punto Rizzo si sfoga infarcendo il film di spezzoni hard destinati all’estero. Ritroviamo Franca Gonella, ormai bollata come bolognese supersexy, nel thriller erotico Diabolicamente… Letizia di Salvatore Bugnatelli (1975). Franca Gonella è Letizia, nipotina disinibita di Gabriele Tinti e Magda Konopka, che viene adottata dagli zii sterili: quando si insedia in casa finisce per portarsi a letto tutti, compresi i camerieri. La ragazza è stata allevata senza amore in un collegio e dentro il suo animo cova solo odio e cattiveria. Per fare del male a chi le sta intorno circuisce le persone e poi se le porta a letto, al solo scopo di mettere le une contro le altre. Il film sconfina nel porno soft mettendo in scena anche una relazione torbida tra Letizia e il direttore del collegio che la fotografa nuda. Quando inizia la serie dei delitti la ragazzina si dimostra forse più scatenata come omicida che come amante lussuriosa. Alla fine però muore pure lei. Il regista si ritaglia una piccola parte di attore e rivendica di aver inventato il personaggio sexy della Gonella (non è vero, come abbiamo visto). In ogni caso questo film ci mostra la bella attrice ancora più disinibita e disponibile del solito, in ripetute scene di sesso interpretate con la naturalezza della dark lady perversa. Che carambole ragazzi! di Herb Al Bauer (1975) è un film che ai nostri fini interessa poco perché è un’imitazione del filone Trinità con due attori sconosciuti che fanno il verso a Bud Spencer e Terence Hill. Niente di erotico. Campagnola bella di Mario Siciliano (1976) è un buon erotico-campagnolo che vede protagoniste femminili Franca Gonella (Letizia) e Femi Benussi (Feliceta). Un erotico agreste girato sulla scia del successo de La bolognese, sempre con la Gonella che mette in scena le solite situazioni di maschi allupati in un ambiente agricolo. Vediamo donne ai lavatoi con i seni fuori, vecchi che toccano sederi e fuggono, improbabili elezioni di Miss Campagnola, donne che salgono sugli olivi con le cosce di fuori e contadine seminude. La trama è un pretesto, la comicità è ruspante come l’erotismo è di una sensualità molto casereccia. Franca Gonella si esibisce in una singolare doccia agreste con una serva che le versa addosso l’acqua calda da una brocca di alluminio. Riccardo Garrone è un allupato contadino che ci prova con la Gonella e finisce in mezzo alle galline, ma pure il sindaco non è da meno e quando passa la bella campagnola tenta di toccarla un po’ ovunque. Femi Benussi, un po’ in secondo piano, interpreta la bella Feliceta che per campare fa la mignotta (“mai di domenica, però” dice), ma un militare la scambia per un’affittacamere. Franca Gonella deve evitare le insidie di tutti, da Garrone ai militari, in un gioco di mani e di toccate e fughe che si snodano sotto il tavolo. Nel finale i soldati tornano alla campagna per sposare le due donne. Cugine mie di Marcello Avallone (1976) è un altro buon erotico che vede come interpreti Franca Gonella, Cristiana Borghi, Ely Galleani, Paola Maiolini, Carletto Sposito e Susan Scott (Nieves Navarro). Si raccontano le avventure erotiche di tre spregiudicate nipotine nella villa padovana di uno zio fascista. Quando arriva un bel cugino disponibile il caos erotico è completo e le tre nipotine si danno un gran da fare, al punto che riescono a portarsi a letto anche la zia repressa e bigotta. Alla fine lo zio muore d’infarto e le tre cugine perverse vengono rispedite in collegio. Resta il problema che Avallone non è uno specialista del genere erotico, per questo motivo il film non è del tutto riuscito. Notevoli le esibizioni erotiche del terzetto Gonella-Galleani-Borghi, ben coadiuvato da una Nieves Navarro sempre in gran forma. Orazi e Curiazi: tre a due di Giorgio Mariuzzo (1976) è un film che abbiamo analizzato a fondo parlando di Gloria Guida e per questo vi rimandiamo all’articolo. Non si tratta comunque di un film erotico, ma di una parodia trash con ritmi da avanspettacolo durante la quale sia la Guida che la Gonella recitano sempre vestite. I violenti di Roma bene è un film di Sergio Grieco e Massimo Felisatti (1976), che si firmano con lo pseudonimo di Segri e Ferrara. Si tratta di un poliziottesco che non ha lo stesso status de Le belve col mitra (1977), ottimo film santificato da Tarantino, ma resta comunque un onesto prodotto di un genere ormai in declino. Antonio Sabàto è il protagonista principale nel ruolo del commissario che indaga su una serie di orrendi delitti commessi da una banda di pariolini della Roma bene guidati da un figlio di papà. Il film è molto spinto sul versante violenza ed erotismo. Franca Gonella è la sola presenza femminile che riesce a conferire un tono erotico a una pellicola ancora interessante e da rivedere. Amore all’arrabbiata di Carlo Veo (1977), definito da Marco Giusti “un film erotico-proletario”, è interpretato da Ninetto Davoli e Franca Gonella. La storia è ambientata nelle borgate romane, dove il pasoliniano Davoli vive alla giornata come tuttofare di un avvocato (Alfredo Rizzo) che lo utilizza per i più svariati imbrogli. Franca Gonella invece è un’operaia impegnata nella lotta sindacale, innamorata del suo uomo pure se lui se la fa con una mignotta. Nel finale l’amore trionfa, anche se il film non è riuscito e descrive situazioni erotico-grottesche. Sorvoliamo su Intrighi tra le stelle di Angel Fons (1977), che non ha niente a che vedere con la tematica erotica ed è un film che non abbiamo reperito. La bravata di Roberto Bianchi Montero (1977) invece è uno scadente noir con protagonisti Franca Gonella, Silvano Tranquilli e il transessuale Ajita Wilson. La trama racconta di cinque giovanotti della Roma bene che rubano tre auto di un’organizzazione clandestina che esporta valuta in Svizzera. Nelle auto ci sono cinque miliardi di lire, ma la bravata costerà molto cara ai ragazzi. Leonardo Autera parla di “disordine della trama, piattezza della regia e inconsistenza dei personaggi”. Il solo motivo di interesse resta quello di vedere all’opera la Gonella e la Wilson. Rand Rover di Arduino Sacco (1978), uno dei pochi film non hard girati dal regista, ha per protagonista una Franca Gonella che torna all’antico splendore del porno soft. La pellicola ha toni drammatici e si svolge on the road, al seguito di una coppia in crisi che parte per le vacanze. Franca Gonella ritrova l’amore del marito dopo essere stata stuprata da un uomo che proprio lei ha incoraggiato a seguirla. Violento e interessante. Molto dura e credibile la scena dello stupro con il marito immobilizzato che assiste alla violenza carnale della moglie. Si tratta dell’ultimo film che vede Franca Gonella all’opera su un set erotico e che la caratterizza ancora una volta per una parte esplicita, in piena sintonia con quello che è stata tutta la sua carriera. Gli ultimi due film di Franca Gonella sono lavori drammatici di scarso interesse, realizzati da Amasi Damiani: L’ultimo giorno (1985) e Una storia importante (1988). Niente di erotico, solo storie di vita quotidiana dal tenore molto televisivo. FILMOGRAFIA DI FRANCA GONELLA Cerca di capirmi di Mariano Laurenti (1970) … e si salvò solo l’Aretino Pietro, con una mano davanti e l’altra di dietro di Silviio Amadio (1972) L’aretino nei suoi ragionamenti sulle cortigiane, le maritate e i cornuti contenti di Enrico Bomba (1972) Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso di Renato Polselli Rosina Fumo viene in città… per farsi il corredo di Claudio Gora Verginità di Marcello Andrei (1973) Zelda di Alberto Cavallone (1974) Una vergine in famiglia di Mario Siciliano La Bolognese di Alfredo Rizzo (1975) Diabolicamente… Letiza di Salvatore Bugnatelli (1975) Che carambole ragazzi! di Herb Al Bauer (1975) Campagnola bella di Mario Siciliano (1976) Cugine mie di Marcello Avallone (1976) Orazi e Curiazi: tre a due di Giorgio Mariuzzo (1976) I violenti di Roma bene di Sergio Grieco e Massimo Felisatti (1976) Amore all’arrabbiata di Carlo Veo (1977) Intrighi tra le stelle di Angel Fons (1977) La bravata di Roberto Bianchi Montero (1977) Rand Rover di Arduino Sacco (1978) L’ultimo giorno di Amasi Damiani (1985) Una storia importante di Amasi Damiani (1988) L’ultimo libro di Gordiano Lupi: “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017 Navigazione articoli PAOLA TEDESCO NEI FILM SEXY NETFLIX CAMBIA LE ABITUDINI DELLO SPETTATORE
[…] Cugine mie di Marcello Avallone (1977) abbiamo già parlato a proposito di Franca Gonella e in questa sede resta solo da aggiungere che la Galleani è Irene, una delle scatenate cuginette […] Rispondi
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