Frammenti di paura, diretto nel 1970 dal regista statunitense Richard C. Sarafian, è un film forse poco conosciuto ma che gode di una certa fama, del resto decisamente meritata, tra gli appassionati (di cinema di genere e di cinema tout-court). Il migliore di Sarafian, probabilmente, insieme al western del 1971 Uomo bianco, va’ col tuo dio. Il merito è del regista, ma anche di un comparto tecnico-artistico di prim’ordine. A cominciare ovviamente dallo sceneggiatore Paul Dehn, per proseguire con il direttore della fotografia, l’inglese Oswald Morris (tra i tanti titoli, suo il bianco e nero di Lolita, di Stanley Kubrick) e l’autore delle splendide musiche, Johnny Harris. Tratto piuttosto liberamente dal romanzo spionistico di John Bingham A Fragment of Fear, Frammenti di paura esce nelle sale del paese produttore, la Gran Bretagna, il 3 settembre del 1970 (in Italia nel febbraio del 1971). Il giovane Tim Brett, che ha scritto un libro di successo sul suo passato da tossicodipendente, è in vacanza a Sorrento con l’anziana zia Lucy. La donna, che si occupa di beneficenza, gli chiede di passargli i nomi dei suoi vecchi amici che non sono ancora usciti dal tunnel della droga, per aiutarli a rifarsi una vita. Quando la zia viene assassinata, Tim comincia a indagare. In particolare investiga intorno a una misteriosa società chiamata Stepping Stones, che sembra avere a che fare con il passato della zia. Un giudice gli spiega che gli Stepping Stones erano stati creati dalla zia dopo che il marito era stato ucciso da un ladro: superato l’odio iniziale nei confronti di tutti i delinquenti, la donna aveva iniziato l’attività filantropica. Dopo la morte di una donna incontrata sul treno e che gli aveva consegnato una lettera anonima nella quale veniva invitato a rinunciare alle indagini, pur non essendo sospettato Tim viene interrogato dalla polizia. Quando racconta all’ispettore di aver denunciato a un poliziotto il fatto della lettera, scopre che il poliziotto non è mai esistito. Tim a questo punto si rende conto che qualcuno lo sta perseguitando, ma che la polizia non gli crede. Una sera al ristorante cerca di spiegare a Juliet, la fidanzata conosciuta proprio durante il soggiorno a Sorrento e con cui sta per sposarsi, quanto sia ormai convinto che zia Lucy in realtà ricattasse coloro che aveva aiutato a farsi una posizione. Juliet stenta a credergli, così Tim, mezzo ubriaco, fa una scenata e se ne va, scatenando le rimostranze di un distinto signore seduto a un tavolo vicino, che lascia anch’egli il locale. Subito dopo, per strada, Tim viene picchiato da due uomini, che gli mettono in mano una siringa. Tim però la rompe, versandone il contenuto. Il giorno dopo cerca il signore del ristorante per scusarsi e scopre che è un dipendente del Ministero degli Interni. L’uomo era stato incaricato di sorvegliarlo dopo che al Ministero erano venuti a conoscenza del suo caso. Tim incontra il ministro, che dopo avergli spiegato il motivo per cui la zia Lucy è stata uccisa, gli assicura la protezione del governo. Dopo l’ennesima telefonata anonima, che minaccia l’incolumità di Juliet, Tim vorrebbe cedere ma non ha modo di comunicare la propria decisione ai suoi persecutori. Il giorno dopo, mentre si sta celebrando il matrimonio, Tim, convinto che Juliet sia in pericolo, scappa dalla chiesa insieme alla fidanzata. Sul treno, comincia a essere preda di allucinazioni e infine lo vediamo su una carrozzina, spinto da Juliet. La particolarità di Frammenti di paura è che quasi nulla di ciò che accade viene spiegato. Il titolo con ogni probabilità si riferisce proprio a questo, a una vicenda costruita attraverso degli spunti, dei frammenti, difficile da ricostruire. Gli Stepping Stones restano sostanzialmente un mistero. Quanto all’omicidio della zia, il ministro a un certo punto incolpa una non meglio precisata potenza straniera che voleva la lista dei ricattati. Senonché nella successiva sequenza del matrimonio, quando Tim e Juliet fuggono dalla chiesa, il ministro è seduto su una panchina, all’esterno, e ride vedendoli passare. Il che fa supporre che non sia davvero il ministro, ma piuttosto uno dei persecutori di Tim. In quella che è una delle scene più belle del film, Tim mezzo ubriaco lascia il ristorante con Juliet, dopo aver dato in escandescenze, e cammina su un tapis-roulant. In secondo piano vediamo il falso poliziotto avvicinare un vecchio amico di Tim, un eroinomane incrociato poco prima, e parlargli. Non sapremo mai però che rapporto ci sia o ci sarà tra i due, lo spettatore può solo intuirlo. Inoltre, non vediamo mai il padre di Juliet, malato di gotta. Ne sentiamo soltanto parlare al telefono. La trovata davvero memorabile di Frammenti di paura però è quella degli occhiali. Perché la voce dica a Tim di farli mettere a Juliet e cosa possa accaderle senza averli su rimane un affascinante enigma. Quasi paragonabile alle parole Rosebud di Quarto potere, Asa Nisi Masa di Otto e mezzo, il cui significato non è mai stato definitivamente chiarito, o al contenuto della scatoletta di Bella di giorno, di cui non si viene a conoscenza. Va detto che gli sviluppi di Frammenti di paura potrebbero essere il frutto della mente allucinata del protagonista, non ancora guarito dal suo passato di tossicodipendente. D’altronde, nel dialogo al ristorante, le parole di Juliet avvalorano questa ipotesi, quando dice a Tim che forse non è guarito psicologicamente e che lo shock per l’omicidio della zia potrebbe avergli causato una specie di ossessione. Qualche mese prima del film di Sarafian, nel febbraio del 1970, viene distribuito nei cinema italiani L’uccello dalle piume di cristallo, esordio registico di Dario Argento. Non si può escludere che Dehn e Sarafian lo abbiano visto, tanto più che parte di Frammenti di paura è girata in Italia. Ci sono in effetti dei punti in comune tra le due pellicole. Entrambi i protagonisti sono scrittori (ma è un giornalista e scrittore anche il protagonista del romanzo di Bingham, uscito nel 1965). In L’uccello dalle piume di cristallo Sam Dalmas è americano e si è trasferito a Roma, dove spera di ritrovare l’ispirazione. Sia lui che Tim si improvvisano investigatori nonostante subiscano aggressioni e pedinamenti. Le rispettive fidanzate hanno praticamente lo stesso nome: la ragazza di Sam infatti si chiama Giulia. Una somiglianza del tutto evidente tra le due vicende riguarda la minaccia che Sam e Tim ricevono affinché rinuncino alle indagini e che ha come bersaglio la fidanzata. Nel film di Dario Argento al minuto 00:54:29 Sam riceve una telefonata nella quale una voce maschile gli dà un consiglio, “si faccia gli affari suoi, la smetta di fare il poliziotto dilettante”, concludendo che se continua ucciderà la sua fidanzata. In Frammenti di paura, al minuto 01:05:59, la voce, sempre maschile, non minaccia la vita di Juliet ma consiglia a Tim come già scritto di far mettere gli occhiali alla fidanzata. A differenziare le due situazioni tuttavia nel primo caso è la presenza di Giulia, che sente la voce dell’assassino. In Frammenti di paura invece Tim non rivela il contenuto della telefonata a Juliet, per non spaventarla. Infine, in L’uccello dalle piume di cristallo e in Frammenti di paura c’è un errore di valutazione da parte del protagonista. Sam scambia l’assassino per la vittima. Tim crede che la zia sia “una donna straordinaria” dedita a opere di bene mentre invece è una vendicativa ricattatrice. Se Frammenti di paura può ricordare in alcuni momenti L’uccello dalle piume di cristallo, anche due pellicole di Dario Argento sembrano avere un “debito” creativo nei confronti del film di Sarafian. In Quattro mosche di velluto grigio, uscito nel 1972, si può trovare almeno una scena che ne ricorda una di Frammenti di paura. Qui, al minuto 01:02:00 mentre Tim e Juliet stanno cenando al ristorante, la ragazza lo prega di andare da un medico. In Quattro mosche di velluto grigio, il musicista Roberto confessa alla fidanzata Nina di aver ucciso un uomo. Lei non gli crede, pensa che sia esaurito perché lavora troppo e gli consiglia di farsi visitare da un loro amico, uno psichiatra. Ma è soprattutto in Profondo rosso, del 1975, che si possono trovare riferimenti a Frammenti di paura, ed è difficile pensare che possano essere casuali. A cominciare naturalmente dal fatto che il protagonista di entrambi i film è l’attore inglese David Hemmings. Una scena di Profondo rosso in particolare sembra presa di peso da Frammenti di paura, anche se poi viene elaborata in maniera diversa. Al minuto 00:28:00 del film inglese Tim, dopo aver tirato le tende poiché comincia a temere d’essere spiato, sente un rumore provenire dall’ingresso. Afferra quindi una bottiglia di latte e si avvicina alla porta, togliendosi le scarpe. Poi controlla il resto dell’appartamento. In Profondo rosso al minuto 00:50:30 il protagonista prima sente una musichetta poi mentre sta suonando il piano lo interrompe un rumore di passi che scricchiolano sul pavimento. Lo spettatore in effetti ha già visto la porta dell’appartamento aprirsi e una figura che indossa un impermeabile nero entrare. Marcus allora continuando a suonare afferra una statuetta e vede un’ombra avvicinarsi. Improvvisamente suona il telefono, Marcus scatta e chiude la porta dello studio. Non basta. Sia in Frammenti di paura che in Profondo rosso hanno una certa importanza i registratori a nastro, una donna anziana è al centro della vicenda, per pochi minuti sono protagonisti un ragazzino e un animale. Simile anche l’uso delle musiche, con attacchi improvvisi (per esempio al minuto 00:11:00 nella scena del cimitero in Frammenti di paura e al minuto 00:13:38 in Profondo rosso per introdurre il primo delitto), anche se le note dei Goblin, in linea con l’idea registica di Dario Argento, sono molto più aggressive e terrorizzanti. Scheda Frammenti di paura Frammenti di paura (Fragment of Fear, GB-1970) Regia: Richard C. Sarafian; sceneggiatura: Paul Dehn (dal romanzo A Fragment of Fear, di John Bingham); musiche: Johnny Harris; fotografia: Oswald Morris; montaggio: Malcolm Cooke; scenografia: Ray Simm; costumi: Phyllis Dalton; interpreti: David Hemmings, Gayle Hunnicut, Flora Robson, Arthur Lowe, Wilfrid Hyde-White, Philip Stone, Daniel Massey, Adolfo Celi, Mary Wimbush, Derek Newark, Roland Culver, Massimo Sarchielli; produzione: John R. Sloane per Columbia (British) Productions Ltd.; durata: 95’ Navigazione articoli “NOI SUPEREROI”, 1979: L’INVASIONE DELLA DC IN TV STAR WARS E LA SINISTRA ITALIANA
” Il che fa supporre che non sia davvero il ministro, ma piuttosto uno dei persecutori di Tim.” Cioè Tim non conosce le fattezze del Ministro degl’Interni? Rispondi