Guardando, negli anni ottanta, i cartoni animati di Fantaman trasmessi dalle televisioni private siamo rimasti un po’ tutti sorpresi della sua somiglianza esteriore con Kriminal. Nel 1964 in Italia, Max Bunker (Luciano Secchi) e Magnus (Roberto Raviola) iniziano le pubblicazioni di Kriminal. Il fuorilegge senza scrupoli indossa un teschio come maschera e una calzamaglia gialla con impresso uno scheletro stilizzato. Curiosamente, nello stesso anno in Giappone lo sceneggiatore Koji Kata e il disegnatore Daiji Kazumine riprendevano in un manga il personaggio di Ogon Batto “Pipistrello Dorato” (che in italiano sarà conosciuto come Fantaman), un supereroe con un teschio e un’armatura dorata e nera. A confronto Fantaman (Ogon Bat) e Kriminal Ōgon Bat è il nome di un personaggio creato dai giapponesi Suzuki Ichiro e Takeo Nagamatsu nel 1930 sottoforma di romanzo. Successivamente gli stessi autori lo adattano per il kamishibai (“teatro di carta”), un tipo di narrazione usata in Giappone dal 12° secolo dai monaci buddisti che utilizzavano gli emakimono per raccontare storie educative al pubblico in gran parte analfabeta. L’emakimono unisce il testo alle immagini: su un rotolo di carta o seta sono disegnate o dipinte scene di vario tipo accompagnate dai testi. Il narratore, che prende il nome di gaito kamishibaiya, narra le storie srotolando le tavolette di legno sulle quali sono disegnate le varie scene. Molte storie erano veri e propri racconti a puntate e, nelle sue visite ai villaggi, il gaito raccontava il loro evolversi. Simili cantastorie erano presenti anche in Italia fino all’inizio del secolo scorso. Qui e sotto due immagini tratte da un libro illustrato degli anni quaranta Il primo Ogon Bat ha come testa un teschio d’oro, indossa un costume verde e bianco, un mantello rosso con il collare alto e una spada che nella successiva versione dei manga diventa uno scettro. Ha una forza prodigiosa, è invulnerabile e può volare. Il suo principale nemico è il dott. Erich Nazō, capo di un’organizzazione criminale che vuole dominare il mondo, ma c’è anche un anti Ogon Bat, la sua versione cattiva: Kurayami Bat (lo “Spettro Nero”) ha il suo stesso aspetto, stessi poteri, tranne che è grigio con mantello nero. Nel romanzo, il professore Yamatone e la sua famiglia scoprono in Egitto un sepolcro misterioso. Il professore viene preso prigioniero da un agente del malvagio Dr. Nazo, ma la figlia del professore invoca aiuto e le sue lacrime cadono nel sepolcro riportando in vita Ogon Bat, che non ci pensa due volte ad affrontare il Dr. Nazo e i suoi scagnozzi. Il primo manga realizzato sul personaggio letterario è del 1947: “Kaito Ogon Batto”. Nel manga “definitivo” del 1964, che vediamo nelle due immagini sopra, la storia cambia un poco. Un ricercatore, padre di una ragazza, dirige una spedizione archeologica nel Polo Sud alla ricerca delle rovine di Atlantide. La nave viene affondata da un misterioso mostro. Nel naufragio si salva solo la figlia del professore, Marie (Maria), la quale viene portata in salvo da un eminente scienziato, il Dr. Yamatone (Dott. Steel nella versione italiana), impegnato anche lui in una spedizione scientifica in cui è accompagnato dal figlio Takeru Yamatone (Terry Steel) e dall’assistente Dareo (Gaby). In quella zona si trova la base del Dott. Zero, uno scienziato malvagio che vuole conquistare il mondo. I mostri robotici del Dott. Zero aggrediscono Steel e compagni che, scappando, si ritrovano in un sepolcro dentro l’isola di Atlantide appena risorta dopo una eruzione. Qui i “buoni” scoprono un sarcofago. Gli ideogrammi che lo istoriano dicono che, qualora un grande male minacci il mondo, si dovrà riportare in vita il super-guerriero sepolto per fronteggiarla. Per farlo occorre dell’acqua: la versano nel sepolcro e Fantaman, il terrore dei criminali dei tempi di Atlantide, torna in vita. In tutti gli episodi l’eroe risponde sempre prontamente alle richieste d’aiuto di Maria, apparendo preceduto da un’inconfondibile risata, per affrontare il Dott. Zero e i suoi accoliti. Fantaman e il Dottor Zero si battono anche nelle pagine pubblicitarie delle caramelle Dopo il manga arriva anche la serie animata: dal 1967 al 1968, la Tcj (Television Corporation of Japan) ne trasmette 52 episodi. L’edizione italiana del primo episodio dei cartoni animati, con l’origine di Fantaman Precedentemente, il romanzo aveva dato origine a un film con attori in carne ed ossa. Il primo nel 1950: “Ôgon bat: Matenrô no kaijin” di Toshio Shimura. Un secondo film del 1966, basato sul manga, si intitola “Ôgon Batto”, del regista Hajime Satô. Quest’ultimo è stato distribuito in Italia col titolo “Il ritorno di Diavolik” per sfruttare il successo dei fumetti di Diabolik. Il film in italiano tratto dal manga di Ogon Bat del 1966, qui chiamato Diavolik L’edizione italiana di Fantaman, in due volumi di circa quattrocento pagine ciascuno, è stata pubblicata dalla Star Comics nel 2006, mentre l’edizione animata era stata trasmessa nel 1981 dalle nostre tv private: la famosa sigla era eseguita dalla Superband di Douglas Meakin (alias Superobots, alias Rocking Horse). Navigazione articoli IL THRILLER E L’HORROR DI BRIAN DE PALMA LEN WEIN, CREATORE DI WOLVERINE E DEI NUOVI X-MEN
Guardando, negli anni ottanta, i cartoni animati di Fantaman trasmessi dalle televisioni private siamo rimasti un po’ tutti sorpresi della sua somiglianza esteriore con Kriminal. Nel 1964 in Italia, Max Bunker (Luciano Secchi) e Magnus (Roberto Raviola) iniziano le pubblicazioni di Kriminal. Il fuorilegge senza scrupoli indossa un teschio come maschera e una calzamaglia gialla con impresso uno scheletro stilizzato. Curiosamente, nello stesso anno in Giappone lo sceneggiatore Koji Kata e il disegnatore Daiji Kazumine riprendevano in un manga il personaggio di Ogon Batto “Pipistrello Dorato” (che in italiano sarà conosciuto come Fantaman), un supereroe con un teschio e un’armatura dorata e nera. A confronto Fantaman (Ogon Bat) e Kriminal Ōgon Bat è il nome di un personaggio creato dai giapponesi Suzuki Ichiro e Takeo Nagamatsu nel 1930 sottoforma di romanzo. Successivamente gli stessi autori lo adattano per il kamishibai (“teatro di carta”), un tipo di narrazione usata in Giappone dal 12° secolo dai monaci buddisti che utilizzavano gli emakimono per raccontare storie educative al pubblico in gran parte analfabeta. L’emakimono unisce il testo alle immagini: su un rotolo di carta o seta sono disegnate o dipinte scene di vario tipo accompagnate dai testi. Il narratore, che prende il nome di gaito kamishibaiya, narra le storie srotolando le tavolette di legno sulle quali sono disegnate le varie scene. Molte storie erano veri e propri racconti a puntate e, nelle sue visite ai villaggi, il gaito raccontava il loro evolversi. Simili cantastorie erano presenti anche in Italia fino all’inizio del secolo scorso. Qui e sotto due immagini tratte da un libro illustrato degli anni quaranta Il primo Ogon Bat ha come testa un teschio d’oro, indossa un costume verde e bianco, un mantello rosso con il collare alto e una spada che nella successiva versione dei manga diventa uno scettro. Ha una forza prodigiosa, è invulnerabile e può volare. Il suo principale nemico è il dott. Erich Nazō, capo di un’organizzazione criminale che vuole dominare il mondo, ma c’è anche un anti Ogon Bat, la sua versione cattiva: Kurayami Bat (lo “Spettro Nero”) ha il suo stesso aspetto, stessi poteri, tranne che è grigio con mantello nero. Nel romanzo, il professore Yamatone e la sua famiglia scoprono in Egitto un sepolcro misterioso. Il professore viene preso prigioniero da un agente del malvagio Dr. Nazo, ma la figlia del professore invoca aiuto e le sue lacrime cadono nel sepolcro riportando in vita Ogon Bat, che non ci pensa due volte ad affrontare il Dr. Nazo e i suoi scagnozzi. Il primo manga realizzato sul personaggio letterario è del 1947: “Kaito Ogon Batto”. Nel manga “definitivo” del 1964, che vediamo nelle due immagini sopra, la storia cambia un poco. Un ricercatore, padre di una ragazza, dirige una spedizione archeologica nel Polo Sud alla ricerca delle rovine di Atlantide. La nave viene affondata da un misterioso mostro. Nel naufragio si salva solo la figlia del professore, Marie (Maria), la quale viene portata in salvo da un eminente scienziato, il Dr. Yamatone (Dott. Steel nella versione italiana), impegnato anche lui in una spedizione scientifica in cui è accompagnato dal figlio Takeru Yamatone (Terry Steel) e dall’assistente Dareo (Gaby). In quella zona si trova la base del Dott. Zero, uno scienziato malvagio che vuole conquistare il mondo. I mostri robotici del Dott. Zero aggrediscono Steel e compagni che, scappando, si ritrovano in un sepolcro dentro l’isola di Atlantide appena risorta dopo una eruzione. Qui i “buoni” scoprono un sarcofago. Gli ideogrammi che lo istoriano dicono che, qualora un grande male minacci il mondo, si dovrà riportare in vita il super-guerriero sepolto per fronteggiarla. Per farlo occorre dell’acqua: la versano nel sepolcro e Fantaman, il terrore dei criminali dei tempi di Atlantide, torna in vita. In tutti gli episodi l’eroe risponde sempre prontamente alle richieste d’aiuto di Maria, apparendo preceduto da un’inconfondibile risata, per affrontare il Dott. Zero e i suoi accoliti. Fantaman e il Dottor Zero si battono anche nelle pagine pubblicitarie delle caramelle Dopo il manga arriva anche la serie animata: dal 1967 al 1968, la Tcj (Television Corporation of Japan) ne trasmette 52 episodi. L’edizione italiana del primo episodio dei cartoni animati, con l’origine di Fantaman Precedentemente, il romanzo aveva dato origine a un film con attori in carne ed ossa. Il primo nel 1950: “Ôgon bat: Matenrô no kaijin” di Toshio Shimura. Un secondo film del 1966, basato sul manga, si intitola “Ôgon Batto”, del regista Hajime Satô. Quest’ultimo è stato distribuito in Italia col titolo “Il ritorno di Diavolik” per sfruttare il successo dei fumetti di Diabolik. Il film in italiano tratto dal manga di Ogon Bat del 1966, qui chiamato Diavolik L’edizione italiana di Fantaman, in due volumi di circa quattrocento pagine ciascuno, è stata pubblicata dalla Star Comics nel 2006, mentre l’edizione animata era stata trasmessa nel 1981 dalle nostre tv private: la famosa sigla era eseguita dalla Superband di Douglas Meakin (alias Superobots, alias Rocking Horse).