“Il Segno del comando” è uno sceneggiato prodotto dalla Rai con al centro le vicissitudini giallo-esoteriche del professor Edward Forster. Trasmesso alle 21 tra maggio e giugno del 1971 dal Programma Nazionale (l’attuale Rai Uno), lo sceneggiato fermava tutta l’Italia che seguiva con crescente attenzione le sue puntate. Lo sceneggiato è scritto da Flaminio Bollini e Giuseppe D’Agata, con la collaborazione al soggetto di Dante Guardamagna e Lucio Mandarà. Le scene sono di Nicola Rubertelli. Le musiche di Romolo Grano. Per la regia di Daniele D’Anza. “Il Segno del comando” è stato un grande successo televisivo con una media di più di 14 milioni di spettatori, in un’epoca in cui oltre ai due canali Rai non esistevano reti provate. Il soggetto è stato elaborato da Dante Guardamagna e Flaminio Bollini nel 1968, a loro si sono aggiunti Lucio Mandarà e Giuseppe D’Agata. I quattro autori si misero al lavoro anche per la sceneggiatura, ma Guardamagna e Mandarà decisero di lasciare. Anche Bollini abbandonò il progetto, restò il solo D’Agata a terminare la sceneggiatura. La Rai lo acquistò e, dopo un po’ di tempo, iniziarono le riprese tra Roma e Napoli. (Se non avete visto lo sceneggiato e contate di farlo è meglio non continuare a leggere, perché racconterò tutta la trama). Edward Forster, un professore inglese a Roma Ugo Pagliai interpreta il professor Edward Lancelot Forster, il protagonista, un professore di letteratura inglese all’Università di Cambridge che studia la vita e le opere del poeta romantico inglese George Byron. Sta lavorando su un diario inedito e alcune lettere che Byron aveva scritto nel 1817, quando si trovava a Roma. Su questo materiale ha già scritto un saggio introduttivo, pubblicato su una rivista di studi letterari. Tra i documenti ha scoperto anche un testo in cui Byron descrive una piazza di Roma, che Forster attribuisce però alla fantasia del suo autore, non credendo che esista veramente: “21 Aprile. Notte. Ore 11. Esperienza indimenticabile. Luogo meraviglioso. Piazza con ruderi di tempio romano, chiesa rinascimentale e fontana con delfini. Messaggero di pietra. Musica celestiale. Tenebrose presenze”. Ugo Pagliai è il professor Edward Foster Il professore giunge a Roma rispondendo a un doppio invito, il primo è quello del British Council, che ha organizzato nella capitale italiana una conferenza sul grande scrittore inglese, da tenersi in occasione di una “settimana Byroniana”. Ma il suo viaggio è motivato anche da una strana lettera inviatagli dal pittore Marco Tagliaferri, il quale contesta le conclusioni a cui egli è giunto, e cioè che la piazza sia frutto della fantasia del suo autore. Per avvalorare questa tesi, allega una fotografia che mostra proprio la piazza romana descritta da Byron. Giunto nella capitale, Forster apprende, però, che nessuno ha mai visto o sentito parlare di quella piazza. Carla Gravina è la misteriosa Giulia Edward è un uomo razionale, ma resta piuttosto colpito quando cominciano ad accadere fatti sconcertanti, come il suo incontro con Lucia, interpretata da Carla Gravina. Un personaggio che emana fascino e mistero, dai capelli rossi e dagli splendidi occhi verdi, vestita con abiti antichi. Lucia accoglie Edward sulla soglia di casa del pittore Tagliaferri, in via Margutta. Non lo fa entrare dicendogli che il pittore non è in casa, ma che si adopererà per farli incontrare la sera stessa alla taverna dell’Angelo di Trastevere. Come residenza gli raccomanda l’albergo Galba, dicendogli di andare dalla direttrice Giannelli a suo nome. Silvia Monelli è la signora Giannelli Entra così in scena la signora Giannelli, interpretata dall’attrice Silvia Monelli, professionale e non troppo espansiva. La donna dice di non conoscere alcuna Lucia, il che lascia perplesso il professore. Nell’albergo, Edward Forster incontra anche la sua vecchia amica Olivia, interpretata da Rossella Falk. Una connazionale conosciuta in Inghilterra. Rossella Falk è Olivia Olivia gli presenta il suo attuale compagno, soprannominato Barone Rosso: Lester Sullivan, cui presta le sembianze l’attore Carlo Hinterman. L’uomo sembra essere coinvolto in traffici illeciti nel suo lavoro di antiquario. Si trova a Roma per partecipare ad aste di pezzi antichi, ma forse le sue vere intenzioni sono altre… Forster sale in camera senza accorgersi che qualcuno sta seguendo le sue mosse. Carlo Hinterman è l’antiquario Lester Sullivan Ad aiutare il professore arriva il suo amico George Powell (Massimo Girotti), l’addetto culturale presso l’ambasciata inglese a Roma. George ha molte conoscenze nella capitale, soprattutto tra le belle donne. Lui organizza la conferenza su Lord Byron, in cui Edward Forster rivelerà le sue ultime scoperte nei diari dello scrittore. Powell segue da vicino Edward allo scopo di guardargli le spalle, infatti lo troveremo sempre accanto al professore quando rischia la vita, ma forse anche lui ha altri fini e nasconde un’altra attività… Paola Tedesco è Barbara, segretaria dell’addetto dell’ambasciata inglese George Powell, interpretato da Massimo Girotti Altro aiuto il professore lo riceve da Barbara, l’attrice Paola Tedesco, la segretaria “perfetta” di Powell all’ambasciata. Appassionata di archeologia, Barbara si presta subito ad aiutare Forster nelle sue ricerche, a cominciare dalla misteriosa foto della piazza inviatagli dal pittore Tagliaferri. Un minaccioso mondo esoterico Dopo aver fatto visita all’ambasciata inglese, Forster si reca fiducioso all’appuntamento con Lucia, nel luogo prescelto, la taverna dell’Angelo. Lucia c’è, ma il pittore non arriva. Il professore, forse perché ha bevuto troppo o perché strane “magie” sono all’opera, cade a terra svenuto. Tra visioni evanescenti e confuse, scorge un uomo che scende le scale identico a lui, solo che ha i baffi. In una specie di visione appare un Edward Forster con i baffi… sogno o realtà? Edward Forster si risveglia, stordito, nella sua auto. Scopre che gli hanno portato via la borsa che conteneva i microfilm con i brani non ancora studiati del diario romano di Byron. Il commissario Bonsanti (Andrea Checchi), presso cui si reca a fare la denuncia, gli dice che la taverna dell’Angelo non esiste! Sempre più confuso, Edward ritorna in auto, dove trova un medaglione con raffigurata una civetta, lo stesso che Lucia portava al collo. Il medaglione con la civetta di Laura Il giorno dopo, Edward ritorna in via Margutta per bussare alla porta dell’abitazione del pittore, ma gli viene detto che Tagliaferri è morto da cento anni! Incontra così un altro personaggio: il colonnello Tagliaferri, l’attore Augusto Mastrantoni, ultimo discendente della famiglia Tagliaferri. Il quale racconta a Forster della strana morte dell’avo pittore, svelando che la sua modella Lucia si era suicidata il giorno dopo la morte del suo amante. Il fantasma di Laura bazzicherebbe ancora nello studio. Il colonnello invita il professore a casa sua, posta di fronte a quella appartenuta dal pittore e gli mostra la sua ricca collezione di orologi cui è legato non solo da passione: crede che il proprio cuore cesserà di battere nel momento esatto in cui uno dei suoi orologi si fermerà. Augusto Mastrantoni è il colonnello Tagliaferri, discendente del pittore Il colonnello, dopo aver presentato la nipote Giuliana, (Angiola Baggi), consiglia al professore di andare a dare un’occhiata in un locale in via Condotti: il caffè Greco. Lì Forster scopre un autoritratto del pittore del secolo prima, che è proprio uguale a lui, tranne per l’aggiunta dei baffi: si tratterebbe quindi dello stesso personaggio che scendeva le scale nella famosa Taverna… Il ritratto del pittore ottocentesco Roberto Tagliaferri assomiglia molto a Edward Foster con i baffi Edward, tornato in albergo sempre più agitato, riceve una telefonata che gli dice di recarsi al cimitero degli inglesi di Roma. Accompagnato dall’amico Powell, Edward Forster rintraccia la tomba del pittore inseguendo una ragazza che sembra Lucia, poi crede di intravedere pure il pittore con i baffi. Ma quello che più lo allarma sono le date scritte sulla lapide: la data di nascita di Marco Tagliaferri è uguale alla sua con 100 anni di differenza: 28 marzo 1835. Non solo, il pittore è morto sempre lo stesso giorno, il 28 marzo, ma del 1871: guarda caso, il 28 marzo 1971, ossia esattamente cento anni dopo, Forster dovrà tenere la conferenza su Byron. Su consiglio di Olivia, Edward mostra il medaglione di Lucia all’esperto d’arte Prospero Barengo, l’attore Roberto Bruni. Questi gli dice che il medaglione porta la firma di Ilario Brandani, un orafo del Settecento che praticava anche la negromanzia. Per “coincidenza” Brandani era nato il 28 marzo 1735 ed era morto il 28 marzo 1771: duecento anni prima della nascita di Forster, e cento di Tagliaferri… Brandani, Tagliaferri e Forster, tutti e tre nati lo stesso giorno e mese, ma con cento anni di differenza tra loro e, i primi due, morti lo stesso giorno e lo stesso mese, ma con cento anni di differenza. La storia fantastica del medaglione Barbara, al termine delle sue indagini, rivela al professore che la foto della piazza descritta da Byron non è altro che un fotomontaggio ricavato da un quadro dell’Ottocento dipinto proprio dal pittore Tagliaferri: “Fantasia architettonica con motivi romani”. La piazza descritta dal poeta inglese Lord Byron I due vanno alla Biblioteca Angelica per cercare notizie sul quadro. Qui si presenta il misterioso ed eccentrico principe Raimondo Anchisi, interpretato da Franco Volpi, un nobile decaduto costretto a vendere i cimeli di famiglia. Il principe è appassionato di Lord Byron, di cui possiede una vasta collezione di libri e opere. Franco Volpi è il principe Raimondo Anchisi Apprendendo che il quadro della piazza è di proprietà del Principe, Forster si reca di notte a palazzo Anchisi, ma sembra non esserci nessuno, tranne il fantasma di Lucia che se ne va in giro con un candelabro in mano. Il “fantasma” di Laura con il candelabro è la sequenza più famosa dello sceneggiato Edward riferisce l’accaduto a Powell e a Barbara, scoprendo che c’è una leggenda sul fantasma del palazzo Anchisi: chiunque vede quella ragazza muore nel giro di un mese. Il professore, ritornando al palazzo, incontra il principe che sta avendo una poco cordiale conversazione con l’antiquario Sullivan, il quale vuole convincerlo a vendere i suoi quadri. Congedato Sullivan, Anchisi accompagna Forster nel proprio studio, mostrandogli la collezione di libri su Byron e molti volumi esoterici. Anchisi commenta la frase scoperta da Forster di Byron, dicendo che, probabilmente, Byron ha descritto un’esperienza esoterica nel palazzo che si affacciava sulla famosa piazza inesistente. Aggiunge che il famoso esoterista Cagliostro aveva indicato quel palazzo come la dimora di un potente negromante. Poi gli dice che il quadro della piazza è appena partito per essere venduto all’asta. Il principe Anchisi rimette Edward Forster sulle tracce del quadro L’anziano colonnello Tagliaferri è all’ospedale in fin di vita. Su sue istruzioni la nipote Giuliana dà a Forster la chiave dello studio del pittore defunto. Qui il professore si rende conto che l’abitazione è abbandonata da molti anni ed è tutta in rovina. Incontra pure il solito Powell, che era stato informato, a detta di lui, da una telefonata anonima. Nella casa recuperano la valigetta rubata contenente i microfilm del diario di Byron. George Powell in una delle sue continue “apparizioni” sulla strada di Edward Forster Il quadro con la piazza di Anchisi viene acquistato da un anonimo compratore che supera Edward nelle offerte all’asta. Un messaggio, sempre anonimo, informa però il professore che il quadro è nuovamente disponibile e lo invita a recarsi in un antico palazzo dove, in un’atmosfera carica di tensione, viene coinvolto in una seduta spiritica. Tra i partecipanti c’è anche la signora Giannelli e una medium, il cui volto è nascosto da un velo. Chi è la misteriosa medium con il volto coperto? Lo spirito evocato è quello del pittore Marco Tagliaferri, il quale rivela che il suo dipinto è “custodito in una barca a remi” (gli spiriti parlano sempre per enigmi). Edward Forster domanda come sia avvenuta la sua morte e il pittore gli risponde che era già morto cento anni prima e così è già morto anche lui. A questo punto la medium urla e sviene, mentre tutti spariscono Forster prova a soccorrerla scoprendo che è Lucia! Poi scompare anche lei ed Edward, a stento, trova una via d’uscita scoprendo che il palazzo della seduta è la sartoria teatrale Paselli (quella che confeziona gli abiti al principe Anchisi). “Caccia al tesoro” per la salvezza Ritornato in albergo, il portiere informa Edward che Olivia e il suo compagno Sullivan sono partiti all’improvviso senza lasciare messaggi. Poi arriva una telefonata che lo avverte della morte del colonnello Tagliaferri. Forster va a trovare la nipote dello scomparso e scopre che uno dei suoi orologi, realizzato da Brandani, aveva smesso di funzionare… coincidenza ? Su quell’orologio il professore legge un’incisione che nomina la chiesa di Sant’Onorio al Monte, ma, giunto sul posto, non sembra esserci nessun indizio rivelatore. Angiola Baggi è Giuliana, figlia del colonnello Tagliaferri Ritornato ai suoi microfilm, Forster riceve la telefonata di Sullivan che lo informa di importanti scoperte, ma la comunicazione si interrompe bruscamente con dei colpi di pistola. Edward si confida con Powell circa la scomparsa di Olivia e Sullivan e, ripensando a Olivia, rammenta che nel loro primo incontro al Galba stava ascoltando un brano di musica classica: il Salmo 17 di Baldassarre Vitali. I manoscritti del compositore del Seicento si trovano proprio nella chiesa di Sant’Onorio. Ritornato in chiesa, Forster scopre che ci sono tutti i manoscritti, tranne il diciassettesimo. Raggiunta la Basilica di Massenzio, il direttore dell’orchestra del concerto televisivo lo informa che quel salmo si dice nasconda un messaggio segreto. Il mistero del Salmo 17 di Baldassarre Vitali Intanto Barbara, ripensando alla “barca a remi”, consiglia Edward Forster di provare a cercare il quadro all’isola Tiberina, poiché in quel luogo, secondo una leggenda, è affondata una nave. Edward infatti trova il quadro in un appartamento che Olivia, la compagna dell’antiquario, sta facendo ristrutturare. Il professore chiede spiegazioni, ma la donna è terrorizzata, gli dice che il quadro lo aveva preso Sullivan, ma poi lui è scomparso, e moriranno tutti se non scapperà via. I loro nemici, dice, hanno poteri sovrumani. L’unica altra cosa che Edward riesce a scoprire è un trattato di metrica musicale di cui Sullivan voleva servirsi per decifrare il manoscritto di Baldassare Vitali. Olivia, la vecchia amica inglese di Edward, è terrorizzata Forster va di nuovo dal principe Anchisi e scopre che in un libro del Settecento si parla di un fantomatico Segno del comando, un amuleto potentissimo protetto da un messaggero “senza anima” in un luogo simile alla famosa piazza reputata fasulla: è questo l’oggetto del desiderio di tutti, e tutti si sono affannati, e si affannano, alla sua ricerca, ma solo il predestinato potrà possederlo. La morte misteriosa di Olivia, compagna dell’antiquario Sullivan Edward torna in albergo, dove nella notte ha un bruttissimo incubo che gli rivela la morte di Olivia e che gli mostra anche la propria tomba con la data del 28 marzo 1971. Olivia viene trovata morta davvero, per una fuga di gas. Si pensa a un incidente o a un suicidio. Onnipresente è Powell, e Forster gli chiede di spiegare come mai lo trova sempre in mezzo. Powell gli rivela di essere un agente segreto. Il segreto dell’addetto dell’ambasciata inglese George Powell è svelato Il tempo stringe, Edward ritiene che se non trova questo Segno del comando farà la stessa brutta fine di chi lo ha preceduto in questa folle ricerca. Ognuno di loro, per fortuna, ha lasciato un indizio, e ora cerca di decifrare la frase scritta da Byron: “Ricordo ancora la notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito”. Barbara, la segretaria di Powell, continua ad aiutare Edward Nelle sue ricerche è sempre sostenuto da Barbara, che lo aiuta nelle sue pause dal lavoro presso l’ambasciata. Il professore studia, a casa della ragazza, i microfilm recuperati e i due riescono a scoprire che la “O” sta per Oberon, cioè Sir Percy O. Delaney, la cui casa si trovava in via delle Tre Spade. Sentendo in lontananza il suono di un organo Non appena giunge nei pressi del luogo, Edward sente una musica d’organo. La suona un anziano cieco, il quale, invitando Forster a guardare dalla finestra del proprio appartamento, gli “mostra” i ruderi del tempio romano, la chiesa e i delfini, ma essendo privo della vista non sa che ciò che descrive non esiste più. Un cieco mostra la piazza di Byron che non c’è più Inoltre, rivela il titolo del brano che stava suonando: si tratta del fantomatico Salmo 17 della “Doppia morte” di Vitali. Il testo è custodito proprio in quella casa in via delle Tre Spade perché il suo autore non volle lasciarlo alla chiesa di Sant’Onorio sostenendo fosse maledetto. Leggendo il salmo, Forster scopre i versi erroneamente attribuiti a Byron. Voltai le spalle al Signore, e camminai sui sentieri del peccato Voltai le spalle al Signore E quando il tempo finì, seppi che ero giunto dove non dovevo Diritta è la strada del male Ma quando lo compresi, la strada era finita E anche l’anima mia, perché avevo voltato le spalle al Signore. Affacciato alla finestra, all’improvviso vede Lucia. Si congeda dal cieco per rincorrerla. Non accorgendosi che anche Sullivan lo segue, e che lui, a sua volta, è inseguito da Powell. Lucia entra nella sartoria Paselli (quella della seduta spiritica) e scompare di nuovo. Powell riesce a raggiungere Sullivan e lo accusa della morte della compagna, ipotizzando anche un suo interessamento per il carteggio Von Hessel risalente al tempo della guerra, che tratta dei rapporti tra militari inglesi e tedeschi durante la guerra. Cercando di scappare, Sullivan muore in un incidente. La morte accidentale dell’antiquario Sullivan, compagno della povera Olivia Siamo ormai arrivati al fatidico 28 marzo, il giorno della conferenza. Powell ascolta l’inizio, poi si allontana. Rimangono il principe Anchisi, la Giannelli e Barengo. La conferenza del professor Edward Forster Durante la sua esposizione pubblica, il professore spiega l’errore nell’articolo che ha scritto su Byron, ovvero che i versi da lui attribuiti al poeta inglese erano invece stati scritti da Vitali per il Salmo 17. Byron li aveva solo ricopiati. È anche vera, e non immaginaria, la piazza che Byron descriveva nel diario, rintracciata grazie alla scoperta di “O”, ossia Oberon, soprannome di Percy Delaney, un amico di Lord Byron quando viveva a Roma. È proprio dalla casa di Delaney, che in precedenza apparteneva a Vitali, che Byron affacciandosi aveva visto la piazza. In quella stessa casa il poeta, in una seduta spiritica, aveva visto anche lo spirito del compositore, colui che aveva fatto fuori il “collega” negromante Brandani per impossessarsi dell’ambito Segno del comando. Brandani aveva allora lanciato una maledizione, giurando di reincarnarsi ogni cento anni in un uomo che avrebbe avuto la missione di recuperare il Segno, prima di raggiungere la data della sua morte cui era destinato. Vitali si preoccupò così di nascondere l’amuleto. Dopo cento anni Brandani si era reincarnato nel pittore Marco Tagliaferri, che però aveva fallito nella ricerca, ma che aveva almeno dipinto la piazza dove c’era la casa di Vitali, come prova per i posteri. Il principe Anchisi interrompe il conferenziere A questo punto il principe Anchisi, molto interessato all’argomento, interrompe l’esposizione chiedendo chi sia il predestinato del loro secolo. Edward risponde di essere proprio lui, e di avere anche scoperto dove si trova l’amuleto: gli indizi del Salmo indicano un cortile con la statua di un angelo (angelos, ovvero messaggero in greco) vicino alla casa di Delaney/Vitali. Al termine della conferenza, giunto proprio in quel cortile, Forster incontra Powell, il quale sta cercando il dossier tedesco nascosto da un ufficiale delle SS, nello stesso posto dove Vitali aveva nascosto l’amuleto. L’ufficiale, che aveva abitato in quella casa, era riuscito a decifrare lo spartito musicale. Trovano la botola ma è vuota, forse l’amuleto (o il dossier), se davvero c’era, è stato preso già da tempo. Il professor Forster e l’amico Powell seguono lo sguardo dell’angelo Cercando meglio, e seguendo lo sguardo della statua dell’angelo, i due scoprono una siepe che cela un’altra botola, vi entrano e si ritrovano nel cantiere della metropolitana. Mezzanotte sta per arrivare, Forster scivola, sta per essere travolto da una scavatrice (la maledizione sembra avere nuovamente colpito), ma una sirena interrompe provvidenzialmente i lavori. È mezzanotte e la maledizione sembra essere, ora, solo una leggenda. Nel frattempo Barbara aspetta con una certa apprensione, insieme al commissario Bonsanti, il ritorno del professore all’albergo. Il suo arrivo la tranquillizza, il professore dice al commissario che nessun membro della setta di occultisti, capeggiata dal principe Anchisi, si è fatto vedere sul luogo del “tesoro”. Bonsanti sostiene che erano tutte fantasie, Sullivan cercava in realtà il prezioso carteggio Von Hessel per ricavarne del denaro. Powell alla riunione degli esoteristi Nel frattempo, la setta del principe Anchisi sta tenendo in quel momento una riunione cui partecipa anche Powell. Il principe e la Giannelli esigono spiegazioni perché lo credevano loro alleato. Per tutta risposta Powell, che non crede all’occulto, li sbeffeggia e, fingendo un possibile intervento della polizia, riesce a uscire dal palazzo accompagnato dal disprezzo dei suoi ex-soci. All’esterno un poliziotto c’è davvero, il commissario Bonsanti, cui Powell rivela di avere trovato davvero il carteggio Von Hessel, che ora si trova in viaggio verso l’Inghilterra. Salutato il commissario, mette in moto la propria auto, ma salta in aria sotto lo sguardo di Lucia (una vendetta degli spiriti?). Più tardi Edward Forster, passeggiando per le vie di Roma, ritrova la taverna dell’Angelo. Sorpreso, entra e incontra Lucia. Il professore vorrebbe restituirle il medaglione con il simbolo della civetta, che la ragazza aveva lasciato nella sua auto. Lucia gli rivela che è proprio quello il tanto bramato Segno del comando. Ritrovato tempo fa, lo ha consegnato al professore nel loro primo incontro nella taverna: è grazie a quello che Forster non è morto, interrompendo la maledizione. Giulia rivela al professore che il Segno del comando è il suo medaglione: gli ha salvato la vita Lo sceneggiato termina così, senza chiarire in modo netto se Lucia sia “vera”, oppure un angelo o una strega come recita anche la canzone sigla dello sceneggiato. Cento campane Din don, din don, amore Cento campane stanno a dì de no Ma tu, ma tu, amore mio Se m’hai lasciato ancora nun lo dì La magia che tu c’hai ha l’occhi tui La magia che ce sta in Roma mia ‘Na donna o ‘na strega, che vaga in ‘sta città… No, nun lo dì, nun parlà, sei una donna o una strega, chi sa. Me resta la speranza, la speranza de quer sì. Din don, din don, amore, pure le streghe m’hanno detto no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai stregato dimmelo de sì. La canzone “Cento campane” è stata composta nel 1952 dall’attore, sceneggiatore e compositore Fiorenzo Fiorentini. La sigla dello sceneggiato è la versione riarrangiata nel 1971 da Romolo Grano. Il cantante è Nico Tirone, già leader del gruppo Nico e i Gabbiani. “Cento campane” sarà poi cantata e portata al successo da Lando Fiorini. Una musica malinconica, molto diversa dal lugubre Salmo 17. In alcuni video di YouTube è scritto che la musica del Salmo è di Romolo Grano, basata sull’originale di un anonimo, eseguita da Maria Valeria Briganti con l’organo dell’auditorium “Alessandro Scarlatti” della Rai di Napoli. Altri la attribuiscono a Luis Bacalov. Le puntate del “Segno del comando” In onda alle 21 sul primo canale televisivo. Domenica 16 maggio 1971 – 1a puntata Domenica 23 maggio 1971 – 2a puntata Domenica 30 maggio 1971 – 3a puntata Domenica 6 giugno 1971 – 4a puntata Domenica 13 giugno 1971 – 5a e ultima puntata Interpreti e personaggi Ugo Pagliai (il professore Edward “Lancelot” Forster). Carla Gravina (Lucia, la modella del pittore Tagliaferri). Silvia Monelli (Giannelli, la direttrice dell’albergo Galba). Gino Maringola (il portiere dell’albergo Galba). Rossella Falk (Olivia, l’amica inglese di Forster). Carlo Hinterman (Lester Sullivan, il compagno di Olivia). Massimo Girotti (George Powell, funzionario dell’ambasciata britannica a Roma). Paola Tedesco (Barbara, la segretaria di Powell all’ambasciata). Augusto Mastrantoni (Colonnello Tagliaferri, il discendente del pittore). Angiola Baggi (Giuliana, la nipote del colonnello Tagliaferri). Franco Volpi (il Principe Raimondo Anchisi). Attilio Fernandez (il maggiordomo del principe Anchisi). Franco Odoardi (il banditore del quadro di Anchisi). Roberto Bruni (l’antiquario Prospero Barengo). Amedeo Girardi (il sarto Paselli). Andrea Checchi (il Commissario Bonsanti). Adriano Micantoni (il maresciallo). Armando Anselmo (il cieco nella casa di O.). Giorgio Gusso (il prete di Sant’Onorio). Ferruccio Scaglia (il direttore d’orchestra). La trama misteriosa e ricca di suspense, l’unione tra giallo, fantastico ed esoterico, uniti alla bravura e professionalità degli attori, fecero sì che lo sceneggiato ottenne alti indici di ascolto e di gradimento. Il finale destò qualche perplessità tra i telespettatori, che forse si aspettavano una spiegazione più dettagliata e razionale della vicenda, ma secondo gli autori era meglio non spiegare troppo per non perdere il fascino del racconto. Oltre agli attori, è protagonista la città di Roma con i suoi vicoli, le sue taverne e i suoi luoghi caratteristici. Edward Forster è praticamente impegnato in una caccia al tesoro per tutta la città, insieme ad altri personaggi che agiscono nell’ombra o sotto false sembianze. Il “tesoro” per Edward significa restare in vita, mentre per altri rappresenta un possibile “potere” o un mezzo per arricchirsi. Alla Rai il successo dello sceneggiato diede lo spunto per realizzare altri “originali televisivi” che trattavano mistero, occulto, vere o presunte reincarnazioni, un tema che in quel periodo stava suscitando interesse. Sempre con una coppia di attori come protagonisti principali, ricordo “Ritratto di donna velata” con Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi e “L’amaro caso della baronessa di Carini” con ancora Ugo Pagliai e Janet Agren. Nel 1987 lo sceneggiatore Giuseppe D’Agata ha scritto il romanzo del “Segno del comando” modificando in parte il finale, soprattutto il colloquio di Powell con la setta di Anchisi, e il ritorno di Forster alla taverna dell’Angelo. Navigazione articoli L’ORRORE SECONDO BRIAN YUZNA IN 9 SEQUENZE I GRANDI FILM FANTAVVENTUROSI DI IRWIN ALLEN
Ho rivisto attentamente Il Segno del Comando. Si puo’ spiegare tutto senza ricorrere ai fantasmi. Basta usare il buon senso. Comunque uno spettacolo avvincente. Rispondi
Ho rivisto lo sceneggiato dopo quasi cinquant’anni e devo dire che é invecchiato bene, vuoi per gli gli attori, Pagliai e Girotti su tutti e vuoi per la trama suggestiva. Un classico Rispondi
Ho rivisto, con molta più attenzione ed un po’ meno suggestionabilità (a 13 anni mi terrorizzava) lo sceneggiato “Il segno del comando” ….. Devo dire che la storia è stata messa insieme in modo eccellente …. Con una qualità di attori che oggi purtroppo non abbiamo più …. Una delle cose più belle che la RAI abbia mai trasmesso e che si contano sulle dita di una mano …. Grazie a RAI Play posso rivederlo quando desidero …. Rispondi