Termina con il sesto volume il Braccio di Ferro italiano di Sandro Dossi (alcuni fumetti risultano scritti da Alberico Motta), anche se l’Editoriale Cosmo promette per il futuro interessanti novità. Per il momento il prossimo numero della “Collana Cosmo – Serie gialla” sarà dedicato a Phantom, l’ombra che cammina, in italia meglio conosciuto come l’Uomo Mascherato, scritto e disegnato da Angelo Todaro e Massimo Gamberi. Ancora edizioni autoctone di personaggi americani, quindi. In questo ultimo Braccio di Ferro della Cosmo, il sesto, leggiamo storie che coprono l’arco temporale 1977 – 1989, ma l’editoriale di Alberto Brambilla è la cosa più interessante. Poche pagine bastano a fare un quadro di massima di Renato Bianconi, editore che doveva far girare le macchine per inondare le edicole di albi di ogni tipo, prodotti a una velocità impressionante Per Bianconi il disegnatore più bravo era quello più veloce, non si curava più di tanto della perfezione stilistica, così come i testi dovevano essere semplici e immediati, adatti a un pubblico di bambini. Erano tempi d’oro, i lettori erano di bocca buona, non erano state ancora inventati le graphic novel e i ragazzini non avevano grandi pretese; nei fumetti di Braccio di Ferro bastava che ci fossero le scazzottate con Timoteo per gli occhi di Olivia, i filtri magici della strega Bacheca, un Poldo affamato di panini e Nonno Trinchetto a caccia di barbera. Non ci si curava degli anacronismi, il fatto che si citassero i dollari come moneta ufficiale ma che il paesaggio ricordasse la Liguria e il vino preferito di Trinchetto fosse piemontese non aveva alcuna importanza. Bianconi dicono che fosse un uomo alto e massiccio – così lo raffigurano alcune caricature – burbero ma buono, una sorta di padre per i disegnatori più giovani, ma niente toglie che fosse un padre esigente che aveva fatto il letterista (continuava a farlo) e, dopo aver comprato una tipografia, voleva produrre fumetti in quantità industriale. Tra tutti i disegnatori di casa Bianconi ce n’era uno a stipendio fisso, tale Mario Sbattella, che con il tempo si è fatto un nome (certo non da artista ma da artigiano) per le sbattellate, tavole a fumetti ritoccate, frutto di altre storie, con pose disegnate da Dossi (o altri autori) ritagliate e inserite al posto giusto per soggetti nuovi. Sbattella era utilissimo quando serviva una storia-riempitivo di 4 o 5 tavole. Tempi eroici, quando le edicole debordavano di fumetti delle edizioni Bianconi come Geppo, Soldino, Chico, Poldo, Nonno Trinchetto, Popeye, Braccio di Ferro, Nonna Abelarda e chi più ne ha più ne metta. Le macchine dovevano girare! Io Renato Bianconi l’ho conosciuto alla fine della sua carriera, quando, nei primi anni novanta, aveva delegato la direzione alla moglie Rosalia Guccione (imparentata alla lontana con Bob Guccione di Penthouse), mentre lui continuava a trafficare con le tavole per preparare i numeri da portare in edicola. Era malato e non aveva ancora molto da vivere. Aveva venduto i grandi uffici della Edizioni Bianconi (ora l’azienda molto ridimensionata si chiamava Editoriale Metro), a Rete Quattro a seguito della crisi del fumetto iniziata proprio a causa delle televisioni commerciali – NdR / S.P. Navigazione articoli NIVES MANARA, DISEGNATRICE DAL NOME INGOMBRANTE LE EDICOLE SI STANNO ESTINGUENDO
Anche qui, in Francia, le produzioni di Bianconi erano pubblicate in massa. Dagli anni 50 fino agli 80. Dalla SFPI (Société Française de Presse Illustrée). Rispondi