La figura dell’Editor-in-Chief (“direttore”) alla Marvel Comics è una delle più importanti all’interno della casa editrice, con un ruolo centrale nella definizione dell’identità editoriale, della qualità delle storie pubblicate e della direzione creativa generale dell’universo Marvel.

L’Editor-in-Chief supervisiona gli editor (“redattori”) dei singoli titoli o delle linee editoriali. Definisce la strategia narrativa complessiva, decidendo cosa pubblicare e in quale ordine, coordinando eventi cross-over, rilanci, reboot e nuovi personaggi. Approva storie, trame e team creativi, assicurandosi che siano coerenti con la visione dell’universo Marvel.

Collabora con gli autori (sceneggiatori, disegnatori, coloristi eccetera) per mantenere alta la qualità e l’originalità delle pubblicazioni. Fa da ponte tra l’amministrazione aziendale e il lato creativo, bilanciando esigenze artistiche e commerciali.

Spesso ha un ruolo chiave nella scoperta di nuovi talenti e nel lancio di iniziative editoriali innovative.
Nell’arco degli anni varie figure si sono occupate di questo complesso ruolo, ricordiamoli tutti.

 

Stan Lee (1960–1972)

Stan Lee come Editor-in-Chief della Marvel trasformò una piccola casa editrice in un colosso dell’intrattenimento globale praticamente da solo, semplicemente coordinando il lavoro di due geni: Jack Kirby e Steve Ditko. Stan Lee introdusse un metodo di lavoro noto come “Marvel Method”: l’editor/sceneggiatore (spesso lui stesso) dava al disegnatore un soggetto. Il disegnatore realizzava le tavole sulla base di quella traccia e poi lo sceneggiatore scriveva i dialoghi.
In realtà il “metodo” variava da sceneggiatore a sceneggiatore e a un certo punto non venne più praticato.

Lee rivoluzionò la figura del supereroe: non più divinità irraggiungibili, ma esseri umani con problemi reali, insicurezze e drammi personali. Assieme a Jack Kirby e Steve Ditko pose le basi dell’intero universo Marvel creando personaggi come i Fantastici Quattro, l’Uomo Ragno, Hulk e gli X-Men. Riuscì a convincere a entrare in Marvel una serie di talenti, come Gene Colan, John Romita e John Buscema, che fecero la fortuna della casa delle idee. Scrisse (a modo suo) e supervisionò ogni lavoro prodotto, almeno fino all’arrivo di Roy Thomas nel 1966.


Roy Thomas (1972–1974)

Roy Thomas è stato Editor-in-Chief della Marvel dal 1972 al 1974, raccogliendo l’eredità di Stan Lee (diventato “editore incaricato” dopo il pensionamento del fondatore Martin Goodman) in un periodo di profonda crisi del fumetto, dove molti pensavano che la letteratura disegnata avesse i giorni contati.
In particolare i supereroi sembravano essere entrati in profonda crisi e Thomas dovette raccogliere la sfida cercando di ampliare l’offerta editoriale ad altri generi. In particolare coordinò la nascita del cosiddetto “New horror” dando alle stampe titoli come Tomb of Dracula, Licantropus e Ghost Rider.

Accolse alla Marvel una nuova generazione di sceneggiatori, tra cui Steve Englehart, Marv Wolfman e Chris Claremont, che sarebbero state le colonne portanti della Marvel degli anni ‘70. Lanciò disegnatori talentuosi, come Mike Ploog e Jim Starlin, per rinnovare lo stile della casa editrice.
Thomas era uno sceneggiatore appassionato, con una profonda conoscenza del fumetto e della letteratura fantasy e pulp. Portò con sé un approccio più filologico e autoriale al fumetto rispetto al carismatico Stan Lee. Roy Thomas fu il
primo fan a diventare Editor-in-Chief: Aveva iniziato come lettore e fanzinaro prima di essere assunto. Questo portò un forte senso di rispetto per la cultura del fumetto e per la community di appassionati.

 

Len Wein (1974–1975)

Len Wein ha ricoperto il ruolo di Editor-in-Chief della Marvel Comics per un periodo brevissimo (circa 9 mesi), tra la fine del 1974 e l’inizio del 1975. Wein assunse il ruolo in un momento di transizione turbolenta per la Marvel. La casa editrice stava crescendo rapidamente, e c’erano molte pressioni produttive e commerciali.
Durante il suo breve periodo cercò di
mantenere stabilità tra gli staff editoriali e i team creativi. Supervisionò alcune serie di rilievo, ma non promosse grandi cambiamenti di rotta. 


Da Editor-in-Chief creò la nuova line-up degli X-Men, ponendo le basi per la loro esplosione di lì a qualche anno. Ebbe il merito di credere in John Byrne quando ancora non era nessuno, affidandogli una breve storia su Giant-Size Dracula e poi favorendo l’accoppiata con Chris Claremont su Iron Fist.
Wein lasciò l’incarico dichiarando in seguito che
“non era tagliato per fare l’amministratore” e che preferiva il lavoro creativo. La brevità del mandato di Wein riflette la confusione organizzativa di quel periodo, dove si susseguirono 4 Eic in meno di due anni.

 

Marv Wolfman (1975 -1976)

Marv Wolfman è stato Editor-in-Chief della Marvel Comics per un periodo breve tra il 1975 e il 1976. Da autore ormai affermato cercò di favorire la libertà narrativa degli scrittori, incoraggiando progetti più personali e sperimentali, anticipando una certa “filosofia autoriale” che poi sarebbe emersa negli anni ’80.
Durante il suo mandato, alcune serie “di nicchia” come
Tomb of Dracula (scritta da lui stesso) e Werewolf by Night continuarono a ricevere attenzione editoriale, nel tentativo di rafforzare il genere non-supereroistico.

Tentò di consolidare il settore horror, che però era ormai alla fine della propria parabola, pubblicando the Son of Satan, creato dall’accoppiata Gary Friedrich per i testi ed Herb Trimpe per i disegni, che però si rivelò presto un personaggio senza nessun mordente.
Provò inoltre a rilanciare il genere dei supereroi con Nova, un personaggio concepito come un omaggio alle prime storie dell’Uomo Ragno di Lee e Ditko, che però risulta una mal riuscita via di mezzo tra il Tessiragnatele e Lanterna Verde. Cercò di
dare spazio a giovani disegnatori promettenti, tra i quali George Pérez, che avrebbe poi seguito alla Dc per creare i Teen Titans.


Gerry Conway (1976)

Gerry Conway fu Editor-in-Chief della Marvel Comics nel 1976… per soli due mesi. È uno dei mandati più brevi nella storia della casa editrice. Conway tentò di ristrutturare l’organizzazione interna degli editor, proponendo una divisione più efficiente del lavoro e una maggiore autonomia per ogni linea editoriale.
Questo approccio era
troppo ambizioso per il contesto del tempo, ma anticipava alcune delle riforme poi realizzate da Jim Shooter. La sua influenza si sentiva soprattutto su Amazing Spider-Man, che supervisionava con occhio attento anche quando non lo scriveva più.

Ebbe l’intuizione di sfruttare l’enorme popolarità dell’Uomo Ragno per dare vita a una testata gemella Peter Parker, The Spectacular Spider-Man, che, con i testi dello stesso Conway e con i disegni di Sal Buscema vendette più o meno lo stesso numero di copie della serie principale.
Il suo approccio “tra pari” contribuì a mantenere un
ambiente relativamente sereno, anche se non sufficientemente strutturato. Conway fu onesto nell’abbandonare rapidamente la carica, evitando ulteriori danni o confusione.

 

Archie Goodwin (1976–1978)

Archie Goodwin, spesso ricordato come “l’ultimo editor gentiluomo”, era un editor raffinato, una figura molto rispettata da disegnatori e sceneggiatori, e un direttore molto attento alla voce dei lettori.
L
a Marvel riceveva regolarmente lettere da lettrici che volevano sentirsi rappresentate, nei fumetti, da eroine che non fossero solo spalle o membri di team, ma vere e proprie  protagoniste.

Supervisionando Red Sonja, Spider-Woman e Ms. Marvel, che lanciò durante il suo mandato, Archie Goodwin diede il suo contributo a un momento di transizione nella cultura pop di fine anni settanta che da un lato metteva in mostra la volontà di rispondere alle istanze femministe, dall’altro rivelava l’incapacità dell’industria del fumetto di rappresentare le donne iin maniera ineressante.
La Marvel in questi anni, attraverso Goodwin, muove i primi passi verso un “femminismo a fumetti”, spesso più simbolico che sostanziale, una specie difemminismo alla Charlie Angels”.


Jim Shooter (1978–1987)

Jim Shooter è stato Editor-in-Chief della Marvel Comics dal 1978 al 1987, il periodo più lungo e tra i più significativi nella storia della casa editrice. Ha rilanciato personaggi in declino come gli X-Men, Devil, i Fantastici Quattro e Thor, portandoli a vendere centinaia di migliaia di copie. Ha dato fiducia a talenti emergenti come John Byrne, Frank Miller, Walt Simonson e Bill Sienkiewicz, che sarebbero divenuti di lì a poco i pilastri della rinnovata casa delle idee.

Trasformò il disordine organizzativo che aveva trovato al suo arrivo in Marvel in rigore editoriale. Introdusse regole fondamentali al servizio di una narrazione che doveva essere perfettamente leggibile anche da nuovi lettori che non per forza dovevano conoscere tutta la continuity.
Imponendo regole sulla
leggibilità, sulla coerenza e sullo sviluppo dei personaggi, garantì una qualità costante nei titoli Marvel. Era famoso per leggere ogni albo prima della pubblicazione e fornire note dettagliate su sceneggiatura e layout. Anche se questo lo rese impopolare presso alcuni autori, il risultato fu una produzione professionale, coerente e competitiva.


Tom DeFalco (1987–1994)

Tom DeFalco, Editor-in-Chief della Marvel dal 1987 al 1994, si trovò a gestire una delle fasi più delicate della storia dell’editore: la cosiddetta “diaspora dei talenti”, che culminò nel 1992 con la fondazione della Image Comics da parte di alcuni dei più celebri artisti Marvel, tra cui Todd McFarlane, Jim Lee e Rob Liefeld.
Negli anni ’80, la Marvel aveva visto crescere enormemente la popolarità dei suoi autori e disegnatori, trasformandoli in vere e proprie celebrità. Tuttavia, il sistema editoriale dell’epoca non prevedeva diritti sulle creazioni o partecipazioni agli utili per i creatori, generando malcontento tra i talenti di punta. DeFalco, cercò di stemperare le tensioni concedendo maggiore autonomia agli autori  ottenendo successi editoriali come
Spider-Man n. 1 di Todd McFarlane (1990) e X-Men n. 1 di Jim Lee e Chris Claremont (1991), tra i fumetti più venduti di sempre.

Non colse (o ignorò) il cambiamento strutturale in atto per cui gli autori non volevano più solo libertà creativa, ma controllo economico e proprietario sui personaggi. DeFalco (e Marvel) non risposero in modo concreto a queste richieste.
I disegnatori cercarono un dialogo con la dirigenza Marvel per cambiare il sistema. DeFalco non fu in grado o non fu autorizzato a
proporre una soluzione strutturale (come accordi di co-creazione o partnership). I fondatori di Image raccontarono che non si sentirono ascoltati, ma trattati come se fossero facilmente rimpiazzabili. DeFalco e la dirigenza credevano che il marchio fosse più importante dei singoli autori.

 

Bob Harras (1995–2000)

Bob Harras inizia il suo mandato nel mezzo di una apocalisse, la Marvel non si era ancora ripresa dalla diaspora dei talenti del 1992 che si era profilata all’orizzonte una enorme crisi del mondo del fumetto con risvolti economici pesantissimi che porteranno la Marvel alla bancarotta nel 1996.
Bob Harras praticamente si trovò a costruire sul niente. Però aveva delle idee. Cominciò con il progettare un evento che aveva deciso di chiamare come il momento che stava vivendo: “
L’era di Apocalisse“ (Age of Apocalypse), un crossover che narra ciò che sarebbe successo se il professor Xavier fosse morto prima di creare gli X-Men.

Quest’evento fece capire che la Marvel aveva ancora qualche autore sul quale si poteva contare, in particolare si segnalarono Fabian Nicieza ai testi e Joe Madureira, che portò uno stile manga-fusion ai disegni. Nel 2006 Harras proseguì la sua operazione di rinnovamento con un altro evento: “Heroes Reborn”, un’operazione audace per rilanciare personaggi in crisi (Iron Man, Captain America, Avengers, Fantastic Four) affidandoli a superstar esterne come Jim Lee e Rob Liefeld. L’iniziativa ebbe un discreto successo iniziale e dimostrò che la Marvel era disposta a rischiare per sopravvivere.

 

Joe Quesada (2000–2011)

Joe Quesada è stato Editor-in-Chief della Marvel Comics dal 2000 al 2011, il periodo che vedrà la riaffermazione della Marvel come leader nel suo settore dopo gli anni bui di fine millennio. Joe Quesada ha l’intuizione di portare in Marvel sceneggiatori di altissimo profilo, provenienti dalla Image comics e dalla Dc come Brian Michael Bendis, Mark Millar, Grant Morrison, ed Ed Brubaker.
Questi nuovi acquisti daranno vita a una serie di capolavori che determineranno la rinascita creativa e commerciale della Marvel portando un rinnovamento
nel tono, nel ritmo e nei temi delle storie.

Quesada supervisionò eventi narrativi di grande impatto, con una coerenza e una regia editoriale assente negli anni ’90, tra cui “Avenger Disassembled” (Bendis), “House of M” (Bendis), “Winter Soldier” (Bruebaker), “Civil War” (Millar), che rilanciarono personaggi chiave come Captain America e gli Avengers, proiettandoli nel nuovo millennio.
Con lui, la Marvel passò da azienda quasi fallita a brand di prestigio, fino all’acquisizione da parte della Disney nel 2009.

 

Axel Alonso (2011-2017)

Axel Alonso, in qualità di Editor-in-Chief della Marvel dal 2011 al 2017, ha promosso una serie di iniziative editoriali che hanno radicalmente cambiato il volto dell’universo Marvel, rendendolo più rappresentativo del mondo reale.
Durante il mandato di Alonso, la Marvel ha introdotto nuove versioni di personaggi classici, affidandoli a protagonisti appartenenti a minoranze etniche o di genere
. Miles Morales, un giovane afro-latino, è diventato Spider-Man nell’universo Ultimate e successivamente parte del canone principale.

Kamala Khan, una ragazza pakistano-americana musulmana, è diventata Ms. Marvel. Jane Foster ha impugnato il martello di Thor, diventando una versione femminile del dio del tuono. Amadeus Cho, un giovane coreano-americano, è diventato il nuovo Hulk (Totally Awesome Hulk). Riri Williams, una giovane donna nera geniale, è stata introdotta come Ironheart, una sorta di erede spirituale di Iron Man.
Le serie Marvel hanno iniziato a trattare con maggiore frequenza temi legati a razzismo, identità, femminismo e immigrazione. Questo approccio ha attirato un nuovo pubblico ma anche alcune critiche, specialmente da chi sosteneva che la Marvel stesse “sacrificando la tradizione” sull’altare della correttezza politica.

 

C. B. Cebulski (dal 2018)

C.B. Cebulski è subentrato a Axel Alonso come Editor-in-Chief della Marvel Comics nel novembre 2017, e il suo mandato ha segnato un cambio di rotta significativo rispetto alla direzione precedente, pur cercando di mantenere alcuni degli elementi positivi dell’era Alonso.
Uno dei primi atti di Cebulski è stato
“Fresh Start” (2018), un’iniziativa volta a riavvicinare i lettori storici riportando al centro i personaggi classici: Steve Rogers come Captain America, Tony Stark come Iron Man e Thor Odinson come Thor, pur senza abbandonare i nuovi personaggi introdotti durante la gestione Alonso.

Cebulski, che ha vissuto e lavorato in Asia, ha sfruttato la sua esperienza per scoprire e introdurre nuovi autori e artisti internazionali, con particolare attenzione al mercato asiatico. La Marvel ha dunque accolto autori cinesi: Gunji (Sword master), Zhou Liefen (Aero) e Keng ( Sword Master è Aero). E Coreani: Emily Kim Sceneggiatrice di Silk e Tiger Division e InHyuk Lee, illustratore divenuto popolarissimo per le sue variant cover iperrealistiche.
Per Cebulski sembra proprio che il futuro abbia gli occhi a mandorla…

 

 

 

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