In un albergo di New Orleans, nel 1927, per aver dipinto una tela che rappresenta l’inferno un pittore viene torturato, crocifisso e poi sfigurato con la calce viva. Quasi sessant’anni dopo, nel 1981, Liza Merril (interpretata da Catriona MacColl), una giovane donna che ha ereditato l’edificio, decide di restaurarlo per riaprire l’albergo. Ma una serie di macabri incidenti e fenomeni soprannaturali ne pregiudicano i lavori di ristrutturazione. Potrebbe l’hotel essere stato costruito su una delle sette porte dell’inferno? Questo il tema di … E tu vivrai nel terrore! L’aldilà. Il cinema del Vecchio Continente è stato (troppo) spesso identificato solo con il cinema autoriale, colto e raffinato. Ma questo non è certo sempre vero. L’Italia, pur ospitando registi, attori e sceneggiatori che hanno segnato la storia del cinema in quel senso, è stata la patria anche di una serie film di genere che sono riusciti, specialmente tra gli anni settanta e ottanta, a lasciare un segno indelebile in quella tipologia di film popolari bistrattati dai critici di un tempo, ma anche ammirati da Quentin Tarantino e altri. Registi come Sergio Leone, Dario Argento, Antonio Margheriti, Lucio Fulci e Mario Bava, fino al controverso Joe D’Amato, hanno prodotto film di ogni genere, che spaziavano dalla fantascienza all’horror, dal “poliziottesco” al western, passando per l’erotico. Una fucina di idee dove professionisti, mestieranti e artigiani insieme hanno dato vita a una pletora di pellicole. Alcune assolutamente trascurabili, altre buone o interessanti, mentre altre ancora sono assurte allo status di Cult Movie, destinati a perdurare nel tempo. David Warbeck e Catriona MacColl Nel 1981, Fabrizio De Angelis, produttore, sceneggiatore e regista di molti B movie italiani dagli anni settanta ai novanta (sua la serie de Il ragazzo dal kimono d’oro), ebbe l’dea di un film intitolato L’aldilà. Per sfruttare il successo ottenuto da Zombi 2, diretto da un Lucio Fulci alla sua prima esperienza horror, fece disegnare un poster con il nome del regista romano e grazie al quale ottenne un finanziamento preliminare senza avere altro in mano. Per realizzare il soggetto venne poi chiamato Dardano Sacchetti, esperto sceneggiatore che aveva già lavorato su film come Paura nella città dei morti viventi (1980) di Lucio Fulci, Il gatto a nove code (1971) di Dario Argento, Reazione a catena (1971) di Mario Bava, i tre film di Mark il poliziotto (1975-1976) e La banda del trucido (1977) di Stelvio Massi, Il trucido e lo sbirro (1976) e Il cinico, l’infame, il violento (1977) di Umberto Lenzi. Oltre a parecchi altri polizieschi, thriller e horror. Sacchetti realizzò un soggetto in poco più di una decina di giorni, poi rivisto dallo stesso Fulci e da un altro veterano del settore, Giorgio Mariuzzo. Nel film troviamo tutto il campionario dei film horror di quegli anni, come morti che tornano in vita, una città presa di mira dal male, un albergo infestato, una camera maledetta. Eppure Lucio Fulci è riuscito a realizzare una pellicola che va ben oltre a quello che, a prima vista, avrebbe potuto essere il solito “prodotto commerciale”, realizzando uno dei film più rilevanti e influenti della cinematografia di genere. Ottimo lo spaventoso comparto sonoro, che contribuisce a creare le atmosfere sottolineando i diversi momenti con i giusti effetti. Dai disturbanti rumori di masticazione e triturazione di corpi dilaniati dai morti tornati in vita alle preoccupanti perturbazioni acustiche, interferenze sonore che introducono le situazioni di ansia e accompagnano lo spettatore verso le situazioni più angoscianti. A consolidare le atmosfere di terrore del film è chiamata la musica, opera di un altro storico collaboratore di Fulci: Fabio Frizzi. Fratello di Fabrizio Frizzi, il conduttore scomparso nel 2018, per il regista ha firmato parecchie colonne sonore di film che occupano un posto di primo piano nelle filmografie di genere horror e thriller dell’epoca d’oro del cinema di genere italiano. Sue, infatti, le musiche di film come Zombie 2, Paura nella città dei morti viventi e Sette note in nero, da cui, nel 2003, Quentin Tarantino estrasse un brano che inserì nella colonna sonora del suo celebre Kill Bill: Volume 1. Per l’occasione, il compositore si serve di tastiere e sintetizzatori con sonorità che rimandano al rock progressivo degli anni settanta. Al quale affianca un inquietante refrain al pianoforte, un motivo ossessivo che entra nella testa. Lucio Fulci e Michele Mirabella Il montaggio di Vincenzo Tomassi, anche lui già più volte al lavoro con il regista romano, è un piccolo capolavoro di bravura che, poco alla volta, trasporta lo spettatore in un mondo onirico in cui si perde ogni cognizione. Tutto è confuso in un insieme quasi schizofrenico di situazioni che a volte paiono slegate tra loro e che confondono la percezione generale dello spettatore. Lucio Fulci ci porta a non preoccuparci del dove e del come, “invitandoci” ad assistere impotenti al puro terrore del divampare del male, terribile e inarrestabile, lasciando lo spettatore nell’angoscia dell’immaginare quello che possa essere realmente il destino dei personaggi e forse del mondo intero. La scarsità del budget ha permesso a Fulci di concentrarsi al massimo sull’atmosfera circoscritta al momento e al luogo dove si svolge la storia, liberandosi così di tutti quegli archetipi tipici del genere in favore di una struttura narrativa che, come fosse libera da ogni razionalità, esalta l’immaginario e l’irreale con potenza terrificante. … E tu vivrai nel terrore! L’aldilà, questo il titolo completo, offre momenti di terrore e fantasia visiva incredibilmente visionari e d’effetto. Indimenticabili, ad esempio, l’inquietante scena nel mondo sotterraneo o la sconcertante apparizione della donna cieca (Cinzia Monreale) con il suo cane in mezzo a un’autostrada deserta. Ma è anche uno dei film più gore di Fulci, che si diletta a dirigere “un’orchestra” di flesh and blood. Carne e sangue non vengono risparmiate, ma anzi “raccontate” con una dovizia dall’estetica quasi voyeuristica che ha consacrato Lucio Fulci a essere un re (se non il re) del macabro. Grazie al lavoro di Giannetto De Rossi, coadiuvato da Maurizio Trani e Germano Natali, che ha realizzato la maggior parte degli effetti speciali operando direttamente sugli attori con protesi e altri espedienti, Fulci ci offre un nutrito campionario di morti violente e raccapriccianti. È l’insieme di tutti questi elementi che rende … E tu vivrai nel terrore! L’aldilà un film horror indimenticabile. Non è perfetto, ma è un vero incubo visivo, entrato di diritto nell’olimpo dei film di genere e nell’immaginario comune come uno dei film più spaventosi di sempre, che non da scampo. Non impeccabile l’interpretazione degli attori che, tra gli altri, annovera anche un Michele Mirabella pretelevisivo. Su tutti spicca la protagonista Catriona MacColl, Lady Oscar nell’omonimo film diretto da Jacques Demy nel 1979 e reduce da Paura nella città dei morti viventi (Italia, 1980) sempre di Fulci, con cui lavorerà anche nel successivo Quella villa accanto al cimitero (Italia, 1981). Nemmeno la sceneggiatura non è propriamente esemplare, se è per questo. Giudizio: Terrificante! … E tu vivrai nel terrore! L’Aldilà regia: Lucio Fulci sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Lucio Fulci, Giorgio Mariuzzo horror con: Catriona MacColl, David Warbeck, Cinzia Monreale, Antoine Saint-John, Veronica Lazar, Michele Mirabella, Al Cliver, Giampaolo Saccarola Fulvia Film durata: 86 min Italia 1981 Navigazione articoli TERMINATOR – DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA IL NOVEMBRE 2019 È PEGGIO DI BLADE RUNNER?