L’abbigliamento di Dylan Dog, il personaggio ideato da Tiziano Sclavi, è oggi il look riconoscibile di una delle maggiori icone del fumetto italiano, fin da quando il personaggio è nato nel 1986. Primo look di Dylan Dog dal numero 1 del 1986 (qui nella versione a colori del 2013) Un abbinamento tra giacca nera, camicia rossa e pantaloni di jeans, oggi è famoso al punto che chi lo indossasse in una manifestazione fumettistica, sfoggiando la giusta pettinatura, sarebbe subito identificato come cosplayer del personaggio. La spiegazione di quell’abbigliamento, a detta di chi conosceva Tiziano Sclavi tra gli anni settanta e ottanta, è semplicemente che gli abiti di Dylan erano più o meno quelli che lo stesso autore indossava abitualmente. Caricatura di Tiziano Sclavi realizzata da Alfredo Castelli È noto l’aneddoto del collega sceneggiatore Alfredo Castelli, secondo cui, al suo invito di cambiarsi più spesso la camicia che lui credeva essere sempre la stessa, Sclavi rispondeva aprendo la valigia ed esibendo tante camicie rosse tutte uguali, indispensabili al mantenimento del suo look. Apparizione di Tiziano Sclavi su Dylan Dog, dal n. 10 del 1987 Quello di Dylan Dog era quindi un look che il futuro autore dell’indagatore dell’incubo aveva adottato già da anni, che per molti versi poteva apparire come un tipico look da fumetto, dato l’accostamento di colori primari: rosso, blu e nero. Una domanda forse futile, ma legittima a titolo di pura curiosità, è se quel look sia stato una totale invenzione di Sclavi o se fosse ispirato a un’immagine intravista nel corso delle sue letture, magari… in qualche vignetta di un fumetto. Copertina di un volume di Dylan Dog (1991) disegnata da Angelo Stano Dato l’abbinamento di colori primari e il mestiere di redattore e autore di fumetti, si potrebbe azzardare che poteva trattarsi di un fumetto con qualche mostro. Del resto Sclavi ha sempre dichiarato che nelle sue storie lui non si identifica con l’eroe, ma con i mostri. Il mostro Tiziano Sclavi incombre minaccioso su Dylan Dog, in un’illustrazione di Bruno Brindisi Potremmo quindi chiederci se per caso, negli anni settanta del secolo scorso, quelli in cui presumibilmente Tiziano Sclavi ha iniziato a vestirsi “alla Dylan”, esista uno o più personaggi apparsi in un albo che potrebbero averlo ispirato. Data l’abbondanza di camicie rossastre e di giacche nere nei fumetti, per non parlare dei pantaloni blu, può benissimo essercene stato più di uno. Sfogliando le recenti ristampe degli ormai classici supereroi Marvel, ci si imbatte in un candidato particolarmente calzante… Copertina del n. 167 (1973) di The Incredible Hulk È un candidato che troviamo in una sola, singola, pagina del n. 167 di The Incredible Hulk, uscito in origine negli Stati Uniti nel 1973. Da Hulk n. 167: Bruce Banner appena cambiatosi d’abito In quella pagina il dottor Bruce Banner, in uno dei momenti in cui riesce a restare abbastanza calmo da non trasformarsi in Hulk, con abiti molto simili, fin nelle pieghe, a quelli del futuro Dylan Dog. Indossa una giacca nera, senza i tipici riflessi usati nei comic book dell’epoca per smorzare questo colore tetro, sopra una camicia rossiccia tendente all’arancio, con i polsini che sbucano fuori dalle maniche della giacca, e dei pantaloni blu. Da Hulk n. 167: Bruce Banner con l’amata Betty Ross Quegli abiti Bruce Banner li ha appena indossati. Gli sono stati portati da un amico per coprirsi, visto che quando è Hulk se ne va in giro a torso nudo. Il disegnatore Herb Trimpe si è limitato a disegnare degli abiti qualunque: una semplice giacca nera, una semplice camicia, dei semplici pantaloni. Da Hulk n. 167: Bruce Banner con Betty Ross impazzita È stata la colorista Petra Goldberg ad aggiungerci del suo, colorando i pantaloni con un comune blu e la camicia con un rosso-arancio, un po’ meno comune ma non del tutto inedito, poiché anche nel primissimo episodio di Hulk del 1962 Bruce Banner sfoggiava una vistosa camicia arancione. Sono colori abbastanza casuali, che nessuno negli anni successivi avrebbe avuto motivi per ricordare o per notare come particolari. Dal n.1 di Hulk, prima serie (1962): Bruce Banner diventa Hulk per la prima volta Inoltre i capelli di Bruce Banner, abitualmente castani, sono qui del tutto neri, forse perché il nuovo inchiostratore Jack Abel li ripassò a china imitando la capigliatura di Hulk, che in quel periodo tendeva a essere più spesso nera che verde. Questo dettaglio dei capelli, per giunta spettinati con ciocche scomposte sulla fronte di Banner, accentua ancora di più la somiglianza con il look di Dylan Dog, benché sia noto che l’ispirazione della pettinatura dell’eroe di Tiziano Sclavi è ufficialmente derivata da quella dell’attore Rupert Everett. Le sole, quasi insignificanti, differenze con Dylan Dog stanno nel fatto che la parte inferiore della camicia di Bruce Banner non è fuori dai pantaloni, ma dentro (cosa questa che però accade anche in molti disegni di Dylan Dog, soprattutto degli inizi ma non solo, in particolare quando deve infilarsi la pistola alla cintura). Hulk n. 167: Bruce Banner e il dettaglio del polsino (1973) E che i polsini della camicia di Banner non sono rivoltati sopra quelli della giacca ma si limitano a sporgere fuori dalle maniche (cosa che a Dylan Dog accade di rado ma gli può capitare, come nel n. 2 disegnato da Trigo: in fondo, basta che si dimentichi di rimboccare i polsini dopo essersi infilato la giacca…). Hulk n. 167: Bruce Banner con Betty Ross nella sequenza originale Nella prima vignetta della pagina seguente, Bruce Banner non fa in tempo a godersi il suo nuovo completo che si trasforma in Hulk e, al solito, gli abiti finiscono a brandelli sotto la pressione dei muscoli verdi del mostro. Hulk n. 167: Bruce Banner si trasforma nel mostro verde A quel punto Petra Goldberg dev’essersi accorta d’avere fatto una sciocchezza dando ai pantaloni un comune colore blu. Poche vignette dopo, li trasforma magicamente in un bel paio di pantaloni violetti. Per esigenze di look i pantaloni di Hulk devono essere sempre violetti. Ormai il pubblico è abituato a vederli così e, per lo stesso motivo (oltre che per questioni di decenza), sembrano essere quasi indistruttibili anche nel corso dei più terribili scontri. Tales to Astonish n. 89 (1967): i pantaloni viola di Hulk resistono a ogni scontro Data la passione di Sclavi per i mostri, negli anni settanta potrebbe esserci stata tra le sue letture anche qualche albo di Hulk, per la precisione della collana quattordicinale dell’Editoriale Corno Hulk e i Difensori. Sul cui n. 39, pubblicato ai primi di settembre del 1976, fu tradotta per la prima volta in Italia quella storia, il cui titolo italiano, “Distruggere il Mostro”, avrebbe potuto contribuire ad attrarre la sua attenzione. Cosa avrebbe potuto suscitare una simile identificazione, consapevole o meno, con un personaggio di un fumetto? Ovvio, il fatto che si trattava di un mostro, un tipo di creatura con cui Tiziano Sclavi si sentiva in sintonia. “Mostri” (1994), romanzo di Tiziano Sclavi: dettaglio della copertina di Max Casalini Per puro caso in un ritratto di Tiziano Sclavi eseguito da Angelo Stano nel 1991 il creatore di Dylan Dog, smessi gli abiti del suo personaggio, indossa un completo viola con camicia bianca come quelli tipici di Bruce Banner. Banner nasconde sempre dentro di sé una creatura diversa e perseguitata, un Hulk che può apparire e scatenarsi in ogni momento, ovvero un ibrido tra Mister Hyde e il mostro di Frankenstein. Tiziano Sclavi ritratto da Angelo Stano (1991) (Da La seconda cosa). Nota della Redazione Se Tiziano Sclavi è stato influenzato dai fumetti Marvel, allora l’influenza maggiore probabilmente l’ha avuta dalla lettura di Giant-Size Master of Kung Fu n. 4 del giugno 1975, scritto da Doug Moench, disegnato da Keith Pollard e inchiostrato da Sal Trapani. Episodio pubblicato in Italia due anni dopo dall’Editoriale Corno. Qui Groucho Marx (sia pure chiamato Rufus T. Hackstabber) fa da spalla comica al serioso Shang-Chi, come farà dal decennio successivo Groucho con Dylan Dog. Purtroppo nel fondo di Tiziano Sclavi nella biblioteca di Venegono Superiore (provincia di Varese), che abbiamo esaminiato personalmente, sono presenti solo libri di fumetti non provenienti da comic book e di argomento generico, riconoscibili per gli ex libris sotto forma di timbro. Quindi non è stato possibile verificare se leggesse anche gli albi Marvel (che all’epoca non venivano ripubblicati nel formato libro). Navigazione articoli MATITE BLU 291 PV – IL MENO PEGGIO
Tiziano Sclavi però aveva dei comics , come i Nembo Kid degli albi del Falco, che fece rilegare insieme in dei libri ( lo mostrò in una video intervista tv vista secoli fa ). Da lì prese l ‘espressione “Giuda ballerino” resa famosa da DD. Rispondi