Darek

Tentare di fare in Italia un fumetto fantasy come Darek è un’impresa coraggiosa. Imbevuti di cultura classica, i lettori hanno poca dimestichezza con un genere letterario considerato da alcuni di serie B. Nella maggior parte dei casi siamo privi di quei sussidi che permettono di districarsi nel caratteristico mondo della sword and sorcery. Se a questo si aggiunge la mancanza quasi totale di autori nel settore e la carenza del miglior veicolo di sostegno in grado di garantire una diffusione di massa, il cinema, il quadro per gli amanti del fantasy si fa ancora più difficile.


In America sboccia l’incredibile talento di autori come Dave Sim con Cerebus, Jeff Smith con Bone e prima ancora Wendy Pini con Elfquest. Continuano a prodursi migliaia di pagine su Conan, Solomon Kane, King Kull, Red Sonja e, uscendo dai personaggi di Robert Howard, persino su Elric di Melnibonè, mentre da noi ci limitiamo a pubblicare, per case editrici di nicchia, serie interessanti ma non seminali come 2700 di Manfredi Toraldo e Artisti Vari in cui è evidente una forte contaminazione con l’elemento tecnologico (ed è forte l’influenza del Ciclo di Darkover di Marion Zimmer Bradley) o serie virate fortemente sull’umoristico come Rigor Mortis di Riccardo Crosa.

Quando la Bonelli decide di occuparsi del genere con La Stirpe di Elan di Federico Memola o l’atipico Gea di Luca Enoch, il mercato, pur in presenza di una buona qualità, non dà i riscontri attesi. Le risposte positive sono arrivate in parte solo dallo spurio Brendon di Claudio Chiaverotti e, soprattutto, dal più canonico Dragonero di Stefano Vietti e Luca Enoch. Quest’ultimo, in controtendenza con l’asfittico mercato, sembra mostrare una certa resistenza diffusionale in edicola.

In realtà, come accennavamo, rispetto al mondo anglosassone manca una solida tradizione letteraria nel genere fantasy. Senza scomodare i classici, pensiamo al successo planetario di J.K. Rowling con Harry Potter o al magnifico affresco che George R.R. Martin ha saputo raffigurare nelle sue Cronache del ghiaccio e del fuoco. La risposta italiana affidata agli stereotipati personaggi de Le Cronache del Mondo Emerso di Licia Troisi è davvero poca cosa.


In questa situazione in chiaroscuro, con il fumetto “da libreria” dominato da autori come Zerocalcare e Sio, puntare su un fumetto fantasy è un colossale azzardo. Eppure la Pavesio Comics ci prova dando alle stampe Darek – L’ombra del lupo, frutto del talento di due autori scafati.

Darek è un prodotto professionale nato dalla mente di Massimo Pini e dalle mani di Andrea Modugno, oltre che dalla tavolozza di Valerio Alloro. Senza dimenticare Giovanni Talami, l’illustratore delle copertine.
Massimo, nato a Entella (Genova), nel 1971 è già arrivato a realizzare una sceneggiatura per Nathan Never della Bonelli. Andrea (Genova, 1978) ha al suo attivo numerose pubblicazioni indies.


Vediamo brevemente la storia di Darek che si dipana nel numero 1, preceduto da un numero zero distribuito a Lucca nel 2017.
Il mondo di Thad Ithil vive in precario equilibrio tra le due forze ancestrali che lo governano. Il potere è detenuto dai draghi e dai lupi, che sono riusciti a mantenere un fragile ma duraturo status quo. L’arrivo di una terza forza, i bellicosi uomini, scombussola le carte in tavola. L’alleanza tra umani e lupi porta a una progressiva estinzione delle creature alate. Tuttavia, i sovrani che hanno assaggiato l’ebrezza del potere non ammettono interferenze nelle loro strategie. L’alleanza con i lupi viene violata ed essi sterminati quasi completamente. Rimane un solo potere in grado di minacciarli: la magia.

Tutti i maghi del pianeta vengono cacciati ferocemente, stanati dai loro rifugi e brutalmente soppressi. Uno solo dei Regni, Dralis, guidato dal suo re, Yanakir, si oppone alla mattanza garantendo asilo e protezione ai maghi perseguitati. Yanakir ha due figli maschi, uno dei quali sembra avere un misterioso legame coi pochi lupi sopravvissuti. Il suo nome è Darek e le sue imprese le scoprirete solo leggendo l’albo.

Giovanni Talami (copertinista), Andrea Modugno (disegnatore) e Massimo Pini (sceneggiatore)

 

Cosa dire di Darek da un punto di vista critico, quali i pregi e i difetti? Difficile dare una risposta precisa.
Darek soffre della sindrome del numero 1. In poco più di 40 pagine bisogna condensare, magari anche solo abbozzandole, le caratteristiche dei personaggi e la loro interazione, oltre che l’ambientazione della vicenda, mescolando azione e riflessione. Il compito è delicato e, se un appunto si deve fare ai due autori, è quello di avere presentato molte situazioni (che alla lunga confondono) e di avere messo in scena una pletora di personaggi che, per forza di cose, non godono della necessaria caratterizzazione psicologica.
Ne viene fuori un mosaico ancora tutto da rifinire, in cui i tasselli non combaciano ancora a regola d’arte. Certamente Pini e Modugno sanno dove andranno a parare e il loro talento farà da collante.
Il vero problema è forse un altro. Con una sola uscita all’anno, quanto ci vorrà per completare la storia e quanti avranno la pazienza per attendere questi tempi? Uno dei motivi per cui compro (relativamente) pochi graphic novel italiani è proprio questo. Si sa quando si parte ma non se e quando si arriverà.
Sappiamo che gli autori vorrebbero far uscire Darek ogni sei mesi, giusto in tempo per le manifestazioni fumettistiche di Napoli e Lucca. La serie dovrebbe contare sette numeri in tutto.

Da parte mia mi auguro che il cammino di questo progetto non sia periglioso. Con le indies si naviga a vista, ma quando si arriva in un porto sicuro tutto è più bello.

4 pensiero su “DAREK, FARE FANTASY IN ITALIA NON È FACILE”
  1. Che articolo sconclusionato e privo di fondamenta… non ti sto a dire quante cavolate hai scritto soprattutto nella prima parte. Se fossi informato sapresti che il sword & sorcery è molto attivo in Italia, purtroppo però è solo di nicchia. Ti ricordo che abbiamo avuto i diritti di Conan in Italia per molto tempo. E già questo basta e avanza come background culturale, sia per i lettori che per gli autori. Che in Italia non esista un filone letterario dedicato Alla S&S è tutto ancora da vedere. E poi un autore non può avere un background di letture dei grandi classici americani? che problema c’è? Se poi mi associ i romanzi per ragazzi di Licia Troisi alla Sword & Sorcery siamo proprio a posto. Ma prima di scrivere voi pseudogiornalisti vi informate a dovere? Se proprio te la devo dire tutta… nemmeno Dragonero può essere considerato Sword & Sorcery, piuttosto Heroic Fantasy. Se non sai la differenza non scrivere più articoli sul genere per favore.
    Non sono d’accordo nemmeno sul fatto che Darek sia una accozzaglia di scene messe lì a caso per presentare vari personaggi … quando l’obiettivo dei due autori è chiaro fin dall’inizio, si parla solo e soltanto di Darek attraverso i punti di vista di tutti i personaggi secondari e comprimari che appaiono. E solo alla fine i due autori, scelta azzeccata, ci presentano veramente il personaggio. La colpa delle uscite non è di sicuro della poca voglia dei due autori, ma onestamente credo, ma è la mia opinione, è un problema di casa editrice e di distribuzione.

  2. davvero un ottimo articolo, non mi capita spesso di leggere una critica così ben costruita; purtroppo non ho letto il volume in esame, ma l’analisi precedente alla valutazione e il perfetto bilancio di quest’ultima è da prendere come esempio; i miei complimenti

  3. Un articolo bellissimo, che ci è servito per prendere meglio le misure per gli albi che seguiranno.
    Grazie caro Pietro.
    Massimo.

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