Hulk Hogan e la fantascienza sono due cose che, come dire, non è che si siano dimostrate andare esattamente d’accordo. Sotto un certo punto di vista, l’idea di “Hulk Hogan eroe dello spazio” è pericolosamente simile a un piatto di spaghetti con il ketchup. Inappropriato, insomma. Se abbiamo un film del 1991 come Suburban Commando, da noi arrivato con il titolo Cose dell’altro mondo, è semplicemente perché c’è stato un periodo in cui Hulk Hogan era dappertutto. Spintissimo, te lo schiaffavano ovunque e dovunque. A costo di ficcarcelo a forza. Originariamente il film doveva essere interpretato da Arnold Schwarzenegger, ma poi venne rimaneggiato alla cazzomannaggia per i motivi che vedremo in seguito. Certo, Cose dell’altro mondo nei trailer pareva un fantastico esempio di romp sci-fi. Hulk Hogan, azione, esplosioni, avventure e battaglie spaziali condite da un pizzico di commedia per alleviare la tensione… tutte queste cose qua, ok? Peccato che il prodotto reale sia un tantino diverso. Il film ci catapulta nel mezzo di una “feroce” battaglia spaziale. All’ombra di una gigantesca nave madre alcuni caccia interstellari si affrontano a colpi di laser. Rossi e verdi per rispecchiare le rispettive fazioni. Mi pare che una cosa simile l’ho vista pure in un altro film, di cui ora mi sfugge il nome. Credo si chiamasse Guerre Spaziali o una cosa simile. C’erano pure ‘sti tipi che avevano una specie di potere… ma va be’, non divaghiamo. Il malvagio generale (di che?) Suitor ha rapito il presidente (di cosa?) Hashina. Il suo piano è costringere il presidente a dimettersi in suo favore, cosicché possa diventare il sovrano indiscusso di tutte le galassie. A quanto pare aveva sbagliato a fare i conti. Perché la Federazione intergalattica dei pianeti sfodera il suo asso nella manica: Shep Ramsey (un Hulk Hogan pre-toupet). L’uomo giusto da chiamare per mettere una pezza alle situazioni imbruttite. Cosicché Ramsey sale a bordo della nave di Suitor e inizia a menare come se non ci fosse un domani, elargendo schiaffi e pugni a chiunque capiti a tiro. Compresi questi due poveri cosplayer dei Legion of Doom che si trovavano lì per caso. Un colpettino di laser lì e un calcetto di là, Ramsey arriva da Suitor e… si becca un paio di papagni di quelli forti. Il presidente Hashina prova a dargli una mano, riuscendo a ferire Suitor. Perciò Ramsey a questo punto ha tutto il tempo di… be’, sì… insomma, scappare praticamente. Nella fuga, piazza un paio di cariche e fa saltare tutto in aria. Missione conclusa con successo. Ma lo scopo non era salvare il presidente? Ve be’, dettagli. Sventati i piani dell’infido generale, i superiori consigliano a Ramsey di prendersi un periodo di vacanza, dato che al momento non ci sono minacce da sventare o persone da “salvare”. Il problema è che Ramsey è un eroe, no? Perciò non ci sta a prendersi una vacanza, e in uno scatto di rabbia tira un cartone sfasciandosi da solo la propria nave. Quindi si trova costretto a ripiegare su una meta di fortuna per poter riparare la navicella, che richiede ben sei settimane per poter essere ricaricata. Durante quel periodo, sarà costretto a restare sulla Terra. A questo punto entra in scena il coprotagonista: Christopher Lloyd. Che, dopo Ritorno al Futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit e La Famiglia Addams, ha accettato di vestire i panni del mite ingegnere edile Charlie Wilcox in questo Cose dell’altro mondo. Dove tra l’altro il suo personaggio è sposato con Shelley Duvall. Charlie è brillante e pieno d’intuizioni geniali, ma smidollato cronico. Vessato e sfruttato dal capo, che vista la sua mancanza di polso ne approfitta per non concedergli il meritato aumento di cui necessita per far fronte alle ristrettezze economiche. Che te lo dico a fare: buona parte del film si concentra nel mettere in mostra le debolezze di Charlie. Come la ricorrente gag della “gara al semaforo”, in cui parte pieno di buone intenzioni e poi, per mancanza di coraggio, inchioda al giallo. Introdotti i Wilcox, torniamo a Shep Ramsey che a questo punto è arrivato sulla Terra. Dopo aver nascosto la navicella in un capannone abbandonato e indossati degli abiti consoni al luogo, rispetto alla sua armatura da battaglia, si imbatte in un annuncio della signora Wilcox. La moglie di Charlie ha deciso di trasformare il garage-laboratorio di casa in una stanza da affittare per alleggerire un po’ il carico di spese. E qui siamo al clou, il momento topico di Cose dell’altro mondo: l’incontro fra Ramsey e la famiglia Wilcox. Il grosso, da questo punto in poi, è il blando tentativo di metter su una specie di commedia degli equivoci basata sulle “abitudini dei terrestri” a cui Ramsey è poco avvezzo. Misto a un pallido abbozzo del sempreverde tema de La Strana Coppia, ormai sfruttato da decenni. Giustamente, mentre Ramsey si trova sulla Terra e fa cose, salva persone e si impegna per il sociale, c’è pure il tempo di ficcarci al volo un po’ di product placement, che non guasta mai. Comunque sia, quel minimo di trama che c’è riesce ad andare avanti fra un gag e l’altra. Charlie è sospettoso nei confronti di Ramsey (perché?) e inizia a spiarlo di nascosto. Fino a quando scopre le armi e il resto del suo equipaggiamento, che utilizza maldestramente. Così facendo, segnala involontariamente la posizione di Ramsey a due cacciatori di taglie interstellari sulle sue tracce per ucciderlo. Tra l’altro, il tipo a destra è il wrestler Mark Calaway, conosciuto ai più come The Undertaker. Non è proprio chiarissimo il fatto che i cattivi localizzino Ramsey tramite l’uso delle sue armi, eh. Ma tant’è. Charlie, continuando a pedinare Ramsey, scopre il luogo dove è nascosta la navicella spaziale. Qui, in una botta di figaggine che gli è salita storta, indossa la sua armatura da battaglia, con la quale sventa un crimine. Distrattamente, perde una pistola a raggio congelante che finisce nelle mani di alcuni criminali. Scoperto cosa ha fatto Charlie, Ramsey naturalmente s’incazza, ma poi inizia la ricerca dell’arma insieme a lui. Nel mentre i cacciatori di taglie riescono a raggiungerlo. Dopo lo scontro coi mercenari, Ramsey decide di partire prematuramente per evitare che la famiglia Wilcox venga coinvolta ancora. All’atto di ripartire si trova di fronte il perfido generale Suitor (salvatosi dall’esplosione dell’astronave non si sa come, tanto che importa) che ha preso Charlie e famiglia come ostaggi per ricattarlo. E con questo direi che non c’è altro da dire. Scrivere del finale sarebbe una perdita di tempo: è talmente scontato che non saprei manco definirlo uno spoiler. Perciò, arriviamo alla fatidica “Domanda”: com’è Cose dell’altro mondo? Si tratta di un film raffazzonato e tirato per i capelli. Il motivo è presto detto. Più su dicevo che Cose dell’altro mondo era stato pensato e scritto sulla base di altri obiettivi, che con la fantascienza non avevano nulla da spartire. Il titolo orginale dello script era Urban Commando, non Suburban. I ruoli di Shep Ramsey e Charlie Wilcox sarebbero dovuti andare rispettivamente ad Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito. Nell’idea iniziale, Ramsey sarebbe stato un commando d’elite del corpo Black Ops, a cui è stato ordinato di prendersi un periodo di riposo a seguito del fallimento di una missione in cui non è riuscito a eliminare un pericoloso terrorista. Messo a riposo forzato, si sarebbe trovato affittuario di Charlie Wilcox e famiglia, con i conseguenti tentativi di adattarsi alla normalità dopo aver passato una vita intera sui campi di battaglia. Naturalmente, si sarebbe finiti con il terrorista che rintraccia Ramsey nel tentativo di pareggiare i conti. Schwarzenegger e DeVito rifiutarono, preferendo fare I Gemelli. A questo punto subentrò la New Line Cinema, che acquistò la sceneggiatura, rimaneggiandola e adattandola per Hulk Hogan. E forse, buona parte della colpa per cui Cose dell’altro mondo è una baracconata, è imputabile proprio a lui. Questo è il secondo ruolo da protagonista per Hogan, offertogli per via del successo che aveva riscosso nel film No Holds Barred, uscito nel 1989. In effetti, c’è da dire che il film, in linea con le produzioni del momento come Senza esclusione di colpi, con Van Damme, era sorprendentemente violento e sanguinoso. Molto, molto distante dall’immagine pubblica che successivamente si era costruito Hulk Hogan. Negli anni ottanta e per buona parte dei novanta i grandi schermi sono stati dominati dai muscoli. Gli eroi dei film il testosterone te lo tiravano in faccia a pacchi, che se andavi al cinema e ti sedevi nelle prime file crescevano i peli sul petto pure a donne e bambini. Tutti erano belli, carismatici ed estremamente violenti. Hogan andò nella direzione opposta. Ovvero, si creò come una specie di eroe dei fumetti. Molto cartoonesco e positivo, indirizzato prevalentemente a un pubblico molto giovane. Per questo dicevo che il brutto lavoro di riadattamento dello script originale di Cose dell’altro mondo probabilmente è imputabile a lui. Perché difficilmente avrebbe interpretato un personaggio violento. Al brutto rimaneggiamento dello script non è stato dato un “corpo” vero e proprio. Facendo un po’ d’attenzione, si vedono perfettamente gli scorci del film che sarebbe stato con il cast voluto. Che si legano abbastanza male ai ritocchi fatti per renderlo più “amichevole”. Su un’oretta e mezza di film, ti trovi a vedere oltre quaranta minuti di scenette su Ramsey che prova ad adattarsi alla vita sulla Terra. Alcune funzionano, altre no. Ok una volta. Due. Anche tre, volendo. Ma poi basta. E invece… le scenette vanno avanti a nastro. In definitiva, Cose dell’altro mondo è proprio un film brutto e raffazzonato, anche se non riuscirei mai a dire di evitarlo. Perché non è che sia poi così “atroce”, eh. Insomma, è un intrattenimento leggero, che senza pretese riesce anche a essere divertente. Anzi, devo ammettere che durante le feste, tipo nelle settimane tra Natale e l’ultimo dell’anno, io vado in overdose sparandomi film come questo uno dietro l’altro. Magari sarà che lo guardo tramite le lenti amarcord della nostalgia canaglia… Ebbene, direi che questo è tutto. Stay Tuned, ma sopratutto Stay Retro. Navigazione articoli THE BARBARIANS, I DUE CONAN DE NOANTRI ITALIA 1 COMPIE QUARANTA ANNI