Eh sì, su Corto Maltese deve gravare una maledizione. Forse quella dello spirito del suo creatore Hugo Pratt, che nel proprio testamento chiedeva di non dare seguito alle avventure del marinaio, se non dopo una ventina di anni. La coppia iberica Juan Diaz Canales – Ruben Pellejero, continua con ostinazione a proporre i seguiti delle vicende del celebre marinaio del fumetto avventuroso. Vediamo gli ultimi risultati. La copertina lo mostra: un altro Corto Maltese bruciato Il titolo dell’albo è La linea della vita, riferimento a un fatto citato da Hugo Pratt: Corto Maltese, essendosi accorto di avere una linea della fortuna breve, se ne procurò una più lunga incidendosi la mano con il rasoio a lama (espediente usato nella realtà dallo scrittore Jack London, sia pure fallito dato che morì a soli 40 anni). All’inizio dell’episodio Corto Maltese incontra Bocca Dorata, la maga vudu brasiliana; lei affida all’avventuriero il compito di comprare una preziosa giada maya da un console americano e archeologo fasullo, ma avverte che a causa della scarsa linea della vita, la sua esistenza è in pericolo. Bocca Dorata stranamente afferma che la zingara madre di Corto ha insegnato a lei l’arte divinatoria della chiromanzia. Dato che è molto più anziana di quanto appaia, non dovrebbe essere il contrario? Corto arriva in Messico sotto mentite spoglie e contatta il sedicente archeologo, proprio mentre arriva l’aereo dell’asso volante Charles Lindbergh, in missione di bombardamento su certi ribelli messicani. Storicamente il pilota trasvolatore volò in Messico alla fine del 1927, poi nel 1928 e 1929, ma allo scopo di stabilirvi una linea aerea tra gli Usa e il paese latinoamericano, non certo per motivi militari, ed è pure falso che volando sopra lo Yucatan scoprisse dall’alto nuovi monumenti maya. Corto intanto ha salvato la vita a Yann Reveur, un giovane giornalista francese ficcanaso, ma subito dopo ha a che fare con il locale governatore doppiogiochista. È in atto la rivolta dei cristeros contro il governo di Città del Messico, e tra questi trova nientemeno che Rasputin trasformato in occasionale prete. Il famoso trasvolatore Lindbergh era così cinico? La guerra cristera (1926-29) scoppiò in Messico a causa della politica ateista del presidente Elias Calles, uomo collegato con la massoneria statunitense. L’esercito e la polizia tentarono di indebolire il cattolicesimo chiudendo le chiese e le organizzazioni, ed esiliando i preti. La reazione popolare fu la guerriglia capeggiata dal generale Enrique Gorostieta. I cristeros, malgrado fossero male armati e con pochissima logistica, riuscirono a sconfiggere più volte l’armata federale. Chi tradì la rivoluzione cristiana fu proprio il Vaticano e il suo segretario di stato il cardinale Pacelli, futuro papa Pio XII, che nel 1929 dopo il successo dei patti lateranensi con il governo fascista italiano, cercò e ottenne un accordo con il governo messicano. Ma questo non segnò la fine delle violenze e delle persecuzioni, che durarono ancora per una decina di anni. Lo scrittore inglese Graham Greene pubblicò nel 1940 il romanzo Il potere e la gloria, che ha come protagonista un prete clandestino tradito e fucilato. Nel 1947 diventò un film del regista John Ford: La croce di fuoco, interpretato da Henry Fonda. L’arma principale dei cristeros è la loro fede Per farla breve, Corto Maltese, in mezzo alle ostilità, rischia due volte di morire. Prima per una bomba, poi per la puntura di uno scorpione, ma la colpa è anche di Banshee O’Danann, alias Betty Zane in “Wheeling”, alias Patricia Frawley vecchia amica americana di Pratt. Già incontrata in Irlanda come guerrigliera antibritannica, e per ammissione di lei, iettatrice. Infine, a causa dei falsi accordi, il generale Gorostieta viene ucciso e i cristeros si disperdono. Banshee O’Danann porta scalogna a Corto Maltese, e si vede Sarà Rasputin a recuperare il deluso e disorientato Corto portandolo alla goletta Nina de Gibraltar, salpando con lui verso nuove avventure e con le preziose gemme maya sottratte all’avidità del governatore messicano. Corto Maltese scuro in volto, ammette che questa volta è stato Rasputin a risolvere tutto La cosa migliore del volume è senza dubbio il disegno di Ruben Pellejero, che cerca di mediare tra gli stili di Alberto Breccia e di Hugo Pratt, pur non raggiungendo la raffinatezza e la sintesi di quest’ultimo. Che continui pure così, se non si trova un migliore continuatore prattiano. Diverso il discorso sulla storia scritta da Juan Diaz Canales. Come per i “Corti” precedenti c’è frammentazione, discontinuità di luoghi e argomenti. Canales riunisce alcune scene e personaggi delle avventure classiche del marinaio, le impasta con certi luoghi comuni storici, e ne fa un collage che riempie pagine, sì, ma non rende giustizia al protagonista e alla sua filosofia. La guerra dei cristeros in Messico era un’ottima situazione da sviluppare, ma Corto Maltese non sa gestirla, al punto che viene risolta da Rasputin, più nemico che amico, e nevrotico al punto da ritenere l’omicidio una cosa normale quando ci sono ostacoli da superare. Un inconveniente in questa pubblicazione è l’aver usato un lettering con caratteri troppo piccoli e sottili, che rendono faticosa la lettura delle nuvolette (munirsi di una lente d’ingrandimento). Chi l’ha scelto? Sembra si voglia appositamente impedire la comprensione del tutto. Dove si potrebbe decidere veramente la controversa eredità di Hugo Pratt ? Non su Corto Maltese, ma su qualcos’altro… e la soluzione potrebbe arrivare tra non molto, diciamo all’inizio del nuovo anno. Corto Maltese – La linea della vita, di Juan Diaz Canales e Ruben Pellejero. Rizzoli Lizard ottobre 2024, euro 20. Navigazione articoli LA RIVISTA DI CORTO MALTESE E L’AVVENTURA MATITE BLU 406
Rasputin ha risolto le faccende anche nella casa dorata di samarcanda e nella giovinezza. Non è una novità. Rispondi
Caro Ressa, il presidente Calles non voleva solo indebolire il cattolicesimo, ma annientarlo. Come giustamente scrive Graham Greene, i preti venivano arrestati e fucilati senza processo. Qualche attivista del potere massonico tirò una bomba dentro il santuario di Tepayac presso Città del Messico, dove veniva conservata l’immagine della Virgen de Guadalupe, creata per miracolo nel 1531, ma questa non rimase minimamente danneggiata. La persecuzione comunque fu inutile; la popolazione messicana non abbandonò la fede cristiana. Rispondi