La Marvel Comics deve gran parte della sua fortuna al fatto di essere riuscita a dare vita a diversi personaggi che son riusciti a collocarsi stabilmente nell’immaginario collettivo. Le saghe di questi personaggi hanno visto avvicendarsi nel tempo diversi autori, sia per i testi sia per i disegni. Ognuno di questi autori ha contribuito nell’ambito delle proprie capacità a fare evolvere il personaggio lasciando un segno più o meno rilevante nella sua storia. Il periodo più o meno lungo durante il quale un determinato autore si è occupato di uno specifico personaggio è detto “ciclo”. Ovviamente esistono cicli più o meno lunghi e più o meno rilevanti. Abbiamo pensato di selezionare i cicli più importanti di 10 tra i personaggi Marvel più popolari. Il ciclo di Jack Kirby su Fantastic Four Il primo ciclo della Marvel è subito leggenda. Stan Lee e Jack Kirby con Fantastic Four creano un capolavoro della storia del fumetto. Kirby, in particolare, ridefinisce la narrativa supereroistica e crea un universo di idee che porterà la Marvel lontano. Fantastic Four n. 1 del novembre 1961 ci presenta un team di supereroi diversi da tutti gli altri, ognuno con conflitti personali e problemi reali, e insieme costituiscono una vera e propria famiglia disfunzionale. Nel 1962 tra i primi ad accorgersi di questa piccola rivoluzione ci sono Bob Haney e Arnold Drake, due sceneggiatori della Dc Comics. Una notte, mentre stavano lavorando fino a tardi, i due decisero di intrufolarsi in un locale al n. 575 Lexington Avenue, dove si trovava la Independent News, la società di distribuzione di fumetti della Dc che distribuiva anche gli albi della Marvel. I due volevano leggere in anteprima Fantastic Four n. 4. Haney ricorda di avere detto: “Guarda che roba! Il ritorno di Sub-Mariner, la minaccia del mostro gigante, il coraggio della Cosa, la furia della Torcia… I disegni di Kirby erano pieni di movimento, la storia di Lee era ricca di trovate geniali”. Lì per lì Lee e Kirby non percepirono che dopo Fantastic Four il mondo del fumetto non sarebbe mai più stato lo stesso, e il meglio doveva ancora venire! Gli inumani, Galactus, Silver Surfer, la zona negativa, gli skrull, i kree: il mondo sarebbe rimasto a bocca aperta. Il ciclo di Steve Ditko su Spider-Man A nemmeno un anno di distanza la Marvel fa centro di nuovo. Stan Lee e Steve Ditko creano un personaggio che diventerà il simbolo della casa editrice e l’idolo di milioni di lettori in tutto il mondo: Spider-Man. Il ciclo di Steve Ditko su Spider-Man (1962-1966) è leggendario e ha definito per sempre il personaggio. Ditko e Lee creano una delle origini più ricordate della storia dei fumetti: un adolescente normale, con problemi normali, ottiene poteri straordinari ma impara (troppo tardi) che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Peter Parker non è solo un eroe: ha problemi con i bulli, è timido con le ragazze e deve occuparsi della malaticcia zia May. La sua doppia vita è sempre in conflitto, cosa che rende il personaggio realistico. Dikto è famoso per aver creato alcuni tra villain più riusciti dell’intero universo Marvel. Il Dottor Octopus, l’Uomo Sabbia, Lizard, Electro, Mysterio, Goblin, Kraven il Cacciatore e altri ancora. Questi avversari non erano solo “mostri”: avevano storie e motivazioni uniche. Steve Ditko dà vita ad uno Spider-Man agile e snodato, con pose acrobatiche mai viste prima nei fumetti. I suoi disegni mostrano la fragilità e l’umanità di Peter, rendendo ogni scena dinamica ed espressiva. Al tono scanzonato della Marvel dell’epoca, Ditko aggiunge un’atmosfera cupa e noir come nelle storie con Octopus e Goblin. Dikto è famoso per la saga del Coordinatore, la storia definitiva di Spider-Man: schiacciato sotto tonnellate di macerie: Peter trova la forza di sollevarle per salvare zia May. Questa scena è considerata uno dei momenti più drammatici della storia dei fumetti. Ditko lasciò Spider-Man dopo il n. 38 per divergenze con Stan Lee, ma il suo impatto resta indelebile. Il ciclo di John Byrne sugli X-Men Dopo i fasti degli anni sessanta, nel decennio successivo la Marvel va incontro ad un periodo di crisi. Era un periodo in cui nessuno aveva le idee chiare su dove stesse effettivamente andando il fumetto. Jack Kirby era passato alla Dc. Stan Lee aveva smesso di scrivere. Tanti autori stavano cercandosi un altro lavoro perché pensavano che il business del fumetto avesse i giorni contati. In questa atmosfera da fine del mondo ci furono alcuni che continuarono imperterriti a realizzare capolavori. ll ciclo di John Byrne sugli X-Men (1977-1981), insieme a Chris Claremont, è uno di questi. Fu il ciclo che ridefinì gli X-Men, trasformandoli da un gruppo di nicchia in una delle squadre più amate della Marvel. Nella Saga della Fenice Nera, Jean Grey, posseduta dalla Forza Fenice, diventa un’entità cosmica inarrestabile. Il dramma, la tensione e il sacrificio finale di Jean sono tra i momenti più intensi mai scritti nei fumetti. Il ciclo contiene anche un’altra storia iconica: Giorni di un futuro passato. Una delle prime storie a introdurre viaggi nel tempo e futuri distopici. Racconta un mondo in cui i mutanti sono stati sterminati dalle Sentinelle. Il futuro cupo e senza speranza è diventato un punto fermo delle storie mutanti e ha ispirato film e serie animate. Prima di Byrne, Wolverine era solo un personaggio di contorno. In questo ciclo diventa una star, con il suo codice d’onore, la sua ferocia e il suo passato misterioso. Byrne rivoluziona il modo di disegnare gli X-Men: attraverso design moderni ed espressivi, azione cinematografica, tavole spettacolari e combattimenti epici. Tra le scene memorabili ricordiamo Wolverine che affronta l’Hellfire Club da solo, Jean che diventa Fenice Oscura davanti ai suoi compagni, la morte di Jean Grey e il dolore di Ciclope. Quando Byrne arrivò, gli X-Men erano un fumetto secondario. Quando se ne andò, erano diventati la testata più venduta della Marvel. Il ciclo di David Michelinie su Iron Man Il primo ciclo dello sceneggiatore David Michelinie su Iron Man (1978-1982) è uno dei più significativi nella storia del personaggio. Michelinie, in collaborazione con Bob Layton come disegnatore, ha portato il personaggio a nuove vette, introducendo storie epiche e complesse, concentrandosi sugli aspetti più umani del protagonista. Il momento più importante del ciclo di Michelinie, “Demon in a Bottle”, affronta il tema dell’alcolismo di Tony Stark. La storia è una delle prime a trattare in modo serio e realistico una dipendenza in un fumetto, con Tony che combatte la sua battaglia interiore con l’alcolismo, mettendo in discussione la sua capacità di essere un eroe. Questo arco narrativo ha reso Stark un personaggio più umano, lontano dal semplice “supereroe senza paura”, e ha introdotto una vulnerabilità che sarebbe diventata una parte fondamentale della sua caratterizzazione. Michelinie ha reso Tony Stark un personaggio molto più sfaccettato e complesso, approfondendo le sue problematiche emotive e psicologiche. Michelinie ha portato in primo piano anche le relazioni personali di Stark, come quella con “Pepper” Potts, e ha esplorato come queste influenzassero il suo comportamento e le sue decisioni. La sua versione di Tony Stark ha messo in evidenza non solo il genio tecnologico, ma anche l’uomo con i suoi difetti, rendendo il personaggio più vicino ai lettori. Questo approccio avrebbe continuato a influenzare le rappresentazioni successive di Stark, anche nel contesto dei film. Il ciclo di Frank Miller su Daredevil Il ciclo di Frank Miller su Daredevil (1979-1983, con ritorni successivi) è una delle pietre miliari del fumetto supereroistico. Miller ha trasformato Devil da eroe minore in uno dei personaggi più sfaccettati della Marvel. Miller porta Daredevil in un mondo più dark, realistico e violento, con una forte influenza dal genere noir e dai film polizieschi. Strade sporche di Hell’s Kitchen, corruzione, mafia, assassini, Eroi con forti dilemmi morali. Questo stile diventerà il marchio di fabbrica di Devil. Prima di Miller, Kingpin era solo un avversario occasionale di Spider-Man. Qui diventa il boss del crimine per eccellenza, un manipolatore spietato che rovina la vita di Matt Murdock. È un villain a tutto tondo, carismatico e pericoloso. L’introduzione di Elektra (Daredevil n. 168, 1981), il grande amore di Matt Murdock, è uno dei momenti cruciali della saga. Bella e letale, Elektra è una ninja assassina con un tragico passato, La sua storia con Devil è tormentata, tra passione e conflitto. Il suo destino tragico per mano di Bullseye è una delle morti più scioccanti dei fumetti. Bullseye non è più un sicario qualunque, diventa un folle ossessionato da Daredevil. Il loro scontro finale in cui uccide Elektra è devastante. La rivalità tra i due diventa brutale. Miller introduce La Mano, il clan ninja malvagio, e Stick, il maestro cieco di Daredevil. Devil diventa un guerriero, con uno stile di combattimento unico, il legame con i ninja aggiunge un tocco esotico e letale. Nella sua miniserie “Born Again”, Miller distrugge completamente Matt Murdock: Karen Page (il suo primo amore) vende la sua identità segreta per una dose di droga, Kingpin lo riduce in miseria. Matt cade in un vortice di disperazione, ma riesce a risorgere. Il finale è una delle migliori storie di redenzione mai scritte. Il ciclo di Walt Simonson su Thor Gli anni ottanta alla Marvel sono gli anni di Jim Shooter. Jim Shooter guidò la Marvel dal 1978 al 1987, in questo periodo in nuovo editor in chief rivolta la Casa delle idee come un calzino, la fa risorgere dopo aver sfiorato il baratro economico e la rende ricca e potente come non mai. Shotter incoraggia alcuni giovani talentuosi come John Byrne, Frank Miller e Walt Simonson. Il ciclo di Walt Simonson su Thor (1983-1987) rimane uno dei periodi migliori della storia del personaggio e ha avuto un grosso impatto sulle future incarnazioni del Dio del Tuono. Simonson ha portato una ventata di freschezza al personaggio di Thor, che aveva vissuto periodi di stallo narrativo. La sua gestione ha riscoperto l’essenza epica e mitologica di Thor, restituendo al dio del tuono il suo posto tra le leggende. Simonson ha esplorato il lato più eroico di Thor, mettendo in evidenza il suo destino come dio e guerriero, pur mantenendo le caratteristiche di umanità e vulnerabilità. Simonson ha creato o introdotto Beta Ray Bill, un alieno che diventa degno di impugnare Mjolnir. Beta Ray Bill ha avuto un ruolo fondamentale nella trama, dimostrando che il valore di un eroe non dipende dalla sua origine, ma dal suo cuore. Il ciclo di Simonson include anche la “Saga di Surtur”, che porta Asgard a un conflitto epico con il demone del fuoco, e altre storie che esplorano temi legati al destino, alla morte e al rinnovamento. Con queste storie Simonson rimane fedele al tono mitologico e tragico della tradizione, non dimenticando di concentrarsi sulla profondità emotiva del personaggio che, nonostante l’azione epica e la mitologia, deve in molte occasioni confrontarsi con se stesso, affrontando le proprie paure, i propri errori e il peso delle responsabilità. Il ciclo di Peter David su Incredible Hulk Il ciclo di Peter David su Incredible Hulk è il più lungo e importante della storia del personaggio. Per 12 anni (dal 1987 al 1998), David ha rivoluzionato il gigante di giada, trasformandolo da un semplice mostro distruttivo in uno dei personaggi più stratificati della Marvel. David va oltre il classico Hulk “furioso e stupido” ed esplora il personaggio a fondo da un punto di vista psicologico. Rivela che Bruce Banner soffre di disturbo dissociativo dell’identità (personalità multiple), causato da traumi infantili e introduce nuove versioni di Hulk, ciascuna legata a un aspetto della psiche di Banner. Hulk Grigio (Joe Fixit), una versione intelligente, sarcastica e amorale di Hulk, lavora come gangster a Las Vegas. Hulk Professore (Merged Hulk), una fusione tra Banner, Hulk Verde e Hulk Grigio, mantiene l’intelligenza di Banner e la forza di Hulk. Devil Hulk (introdotto più avanti), una personalità oscura e demoniaca che rappresenta l’odio represso di Banner. Grazie a queste variazioni, Hulk smette di essere un personaggio ripetitivo e diventa uno degli eroi più interessanti della Marvel. Peter David ha scritto alcune delle migliori storie di Hulk di sempre. “Ground Zero”, dove Hulk affronta il Leader in una delle battaglie più intense. “The End”, una delle storie più potenti e malinconiche dove Hulk si ritrova a essere l’ultimo essere vivente sulla Terra. “Future Imperfect”, dove Hulk viaggia nel futuro e affronta Maestro, una versione malvagia e potentissima di se stesso. “Ghost of the Past”, dove assistiamo al ritorno traumatico di Betty Ross. Peter David porta il fumetto a un livello più adulto, trattando temi come l’abuso infantile, l’identità, la solitudine e la morte. La relazione tra Bruce Banner e Betty Ross viene sviluppata in modo realistico e struggente. Hulk non è più solo un mostro da temere, ma anche e soprattutto una vittima della sua stessa esistenza. Il ciclo di Mark Waid su Capitan America Il ciclo di Mark Waid su Capitan America (1998-2001) è uno dei più apprezzati nella storia del personaggio, grazie alla sua capacità di bilanciare azione, dramma e una profonda esplorazione del carattere di Steve Rogers. Mark Waid ha riportato Capitan America alle radici, concentrandosi sulla sua identità come simbolo di speranza e giustizia, ma anche come uomo fuori dal tempo. Waid ha enfatizzato le motivazioni idealistiche e il senso del dovere che definiscono Steve Rogers, ma senza ignorare le difficoltà che derivano dall’essere un eroe in un mondo moderno e complesso. Un aspetto centrale del ciclo di Waid è stato il trattamento di Steve Rogers come uomo prima che supereroe. Waid ha esplorato le sue insicurezze e i suoi dubbi esistenziali, trattando il dilemma di un eroe che si trova a vivere in un mondo che non sempre comprende i suoi valori. La sua solitudine, il suo bisogno di adattarsi a un mondo che è cambiato, ma anche la sua resilienza, sono temi ricorrenti. Durante il ciclo di Waid, il personaggio si confronta con temi come la globalizzazione, il terrorismo e la corruzione, ma sempre mantenendo la sua visione originaria di giustizia e libertà. Questo ha reso Capitan America ancora più attuale, dando un nuovo significato alla sua figura di simbolo nazionale. Alla fine del ciclo di Waid, Capitan America è tornato a essere una figura leggendaria. Sebbene la serie fosse radicata in temi moderni, c’era sempre un richiamo alla mitologia e alla storia di Cap, facendo in modo che le sue gesta potessero essere lette come parte di una lunga tradizione eroica. La gestione di Waid ha ricordato ai lettori perché Capitan America è uno dei supereroi più amati. Il ciclo di Garth Ennis sul Punitore Garth Ennis ha scritto il miglior ciclo di sempre su The Punisher, trasformandolo in un personaggio ancora più brutale e realistico. Il suo lavoro si divide in due fasi principali: “Welcome Back, Frank” (2000-2001), disegnato da Steve Dillon, più pulp, ironico e sopra le righe ma sempre irrimediabilmente violento. E Punisher Max (2004-2008) con disegni di Leandro Fernández e Goran Parlov, una serie adulta, noir, cruda, realistica, senza censura e senza umorismo. Niente più supereroi o gadget strani, Frank Castle torna a essere un ex-soldato che combatte la criminalità nel modo più brutale possibile. È una forza inarrestabile che non prova pietà: niente redenzione, niente morale grigia. Si scontra con mafiosi, terroristi, spacciatori, politici corrotti e mercenari, non con villain in costume. Per la prima volta, il fumetto è vietato ai minori (Marvel Max), quindi niente censura su violenza, linguaggio e temi forti. Storie crude e realistiche, vicine a film di guerra o crime thriller. Frank Castle non è un eroe, è un assassino metodico che ha accettato il proprio destino. In “Born”, Ennis racconta le origini di Frank Castle mostrando come in Vietnam fosse un killer spietato prima ancora di diventare il Punitore. In “The Beginning” la Cia vorrebbe arruolarlo non capendo che Frank Castle non si piega a niente e a nessuno. “The Slavers” è la sua storia più dura, dove Frank distrugge un racket che traffica in esseri umani con metodi a dir poco terrificanti. In “Barracuda” facciamo la conoscenza di un villain memorabile, uno psicopatico gigantesco che sfida Frank fino all’ultimo sangue. “Valley Forge, Valley Forge”, Il finale epico del ciclo Max, vede Frank contro l’intero esercito degli Stati Uniti. Il suo Frank Castle di Ennis ha influenzato film, serie tv e videogiochi. Il suo Frank Castle è la versione definitiva: un personaggio estremo e tutto d’un pezzo, una macchina da guerra senza compromessi. Il ciclo di Brian Michael Bendis sugli Avengers Gli Avengers sono uno dei gruppi più importanti dell’Universo Marvel. Il ciclo di Brian Michael Bendis (2004-2012) ha rivoluzionato il team e dato slancio al Marvel Cinematic Universe, portando nelle storie un tono più moderno e cinematografico. Dopo “Avengers Disassembled”, Bendis scioglie gli Avengers storici e li ricostruisce da zero con i New Avengers. Il ciclo di Avengers Disassembled (2004), disegnato da David Finch, è una delle storie più impattanti del supergruppo, che segna la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase. Nel giro di pochi numeri, gli Avengers vengono smantellati in modo brutale: Visione viene fatto a pezzi da She-Hulk in preda a una furia incontrollabile, Hawkeye muore in una scena drammatica mentre cerca di fermare un attacco kree, Ant-Man (Scott Lang) viene apparentemente ucciso in un’esplosione. Persino la Mansion degli Avengers viene completamente distrutta. Si scopre che la responsabile del caos è Scarlet Witch, che, a causa di un crollo mentale, ha scatenato il suo potere di alterazione della realtà. Questo la trasforma in una delle figure più tragiche e imprevedibili dell’universo Marvel. Il gruppo rinato come New Avengers è più vario e interessante: un mix di eroi classici e outsider. Bendis porta un approccio realistico e politico, trasformando le storie in veri e propri thriller con colpi di scena e tensione a non finire. In “Secret War” e “Secret Invasion”, gli Avengers devono affrontare minacce nascoste, spionaggio e tradimenti. “Dark Reign” mostra Norman Osborn che prende il controllo del mondo, con i Vendicatori costretti a combattere nell’ombra. Bendis ha scritto gli Avengers per 8 anni, più di qualsiasi altro autore. Ha gettato le basi per il Marvel Cinematic Universe (i film degli Avengers seguono molto il suo lavoro). Ha portato il team da serie di medio successo a fumetto di punta della Marvel. Navigazione articoli MATITE BLU 421 RUSS MANNING, TITANO SCONOSCIUTO