Ben presto i protofotografi cominciarono a cercare di andare oltre il ritratto o il paesaggio e a usare l’occhio della macchina fotografica come il proprio, cogliendo istanti di scene quotidiane a cui assistevano. Uno dei primi ad aderire a questa tendenza fu il francese Charles Nègre (1820 – 1880), giovane pittore accademico influenzato dalla pittura neoclassica di Jean-Auguste-Dominique Ingres e da Paul Delaroche che allo stile neoclassico univa elementi già dichiaratamente romantici. Per la sua biografia vedi qui.

Charles Nègre: Autoritratto

Nègre cominciò a cogliere i propri soggetti nelle loro occupazioni quotidiane, pensando inizialmente di utilizzare la fotografia come studio preliminare per i suoi quadri. Vagabondando per i quartieri operai di Parigi, per le campagne vicine e, più tardi, in altre regioni francesi, ritrasse spazzacamini, ragazzini, barcaioli della Senna, gente comune o per strada. Alcune di queste fotografie gli servirono effettivamente come base di partenza per dipingere quadri, ma fin da quasi subito si rese conto che erano già, di per se stesse, opere d’arte autonome. E decise di dedicarsi alla fotografia a tempo pieno e senza riserve. Decisione che gli valse risultati notevoli e originali tanto che, tra i pionieri, è considerato uno dei migliori sotto l’aspetto artistico.

C. Nègre: Grasse, il mulino. Un operaio lavora sotto lo sguardo di una donna, 1852
C. Nègre: Il suonatore d’organo e due bambini che l’ascoltano, 1853
C. Nègre: Due pifferai nel cortile che dà al n 21 di quai Bourbon, 1854

Le sue fotografie attirarono l’attenzione anche di Napoleone III, un sovrano in grado di comprendere l’importanza della pubblicità. Intorno al 1860, incaricò Nègre di ritrarre l’Asilo di Vincennes, un ospedale che era stato fondato da poco per volere dello stesso imperatore, e costruito per ospitare gli invalidi del lavoro.

Utilizzando lastre di vetro al collodio che permettevano risultati di maggiore nitidezza rispetto al negativo su carta, nell’Asilo di Vincennes Nègre diede sfogo al richiamo del fascino del materiale e della struttura, dando vita a fotografie di sorprendente chiarezza e luminosità, come è possibile osservare nella seguente foto dove, per esempio, risalta lo scintillio delle pentole appese sulla parete.

C. Nègre: La cucina di Vincennes, 1860

La passione con cui Nègre fotografava le persone intente nel loro lavoro era ostacolata dai limiti imposti dall’attrezzatura tecnica, che costringeva i soggetti all’immobilità. Nell’immagine sopra, i giovani apprendisti dell’Asilo posano immobili davanti all’obiettivo mentre preparano il pranzo.

L’eccezionalità di questo reportage sta nel fatto che gli scatti furono eseguiti in interni, a luce ambiente, e grazie all’utilizzo di lastre al collodio umido (le “pappe” fotografiche come il collodio, l’albumina, la gelatina, consentivano risultati straordinari) gli scatti godono di finezza di toni e ottima trasparenza di ombre.
Ancora altre foto scattate all’Asilo.

C. Nègre: L’Asilo di Vincennes, la lavanderia
C. Nègre: L’Asilo di Vincennes, il refettorio
C. Nègre: l’Asilo di Vincennes, la sala mensa
C. Nègre: l’Asilo di Vincennes, l’infermeria
C. Nègre: l’Asilo di Vincennes, Pavillon Gobelin

Insomma, l’obiettivo di Nègre era di catturare la vita, negli interni e per le strade di Parigi, e di infondere nei suoi scatti il dinamismo che la caratterizza. Ma le tecniche del tempo, ancora pionieristiche, non permettevano di cogliere il movimento dell’istante, così Nègre arrivò al “falso movimento” facendo mettere in posa i suoi soggetti in posizioni dinamiche. Ne è uno splendido esempio il famoso scatto Ramoneurs en marche (Spazzacamini che camminano), in cui lo stesso titolo pone l’accento sulla volontà di movimento:

C. Nègre: Spazzacamini che camminano, 1851

La seguente fotografia è particolarmente interessante per la prontezza con cui il fotografo ritrae un evento fortuito. Nel 1851 un cavallo da tiro si accasciò sul Quai Bourbon, dove Nègre aveva lo studio. Il fotografo portò subito fuori la sua attrezzatura e fece questo scatto in cui alcuni passanti curiosi guardano chi tenta di rimettere in piedi l’animale.

C. Nègre: Incidente stradale sul Quai Bourbon, 1851

All’epoca, nell’arte pittorica cominciava ad affiorare un dibattito per cui la pittura non dovesse essere una semplice riproduzione della realtà, o comunque imitarla alla lettera. Il già citato Delaroche, nella sua “teoria dei sacrifici”, affermava che occorreva sopprimere i dettagli per dare riposo agli occhi e, soprattutto, dare libertà a una intonazione emotiva che la ricerca del dettaglio non può permettere. Dibattito che sorse con la nascita della fotografia, la quale permette di riprodurre la realtà meglio della pittura e che sfocerà nello stile dell’impressionismo.
Al di là del fatto che in seguito la stessa fotografia sarebbe stata coinvolta in un movimento anti-mimetico, Nègre fu uno dei primi ad accorgersi che anche una fotografia, oltre a riprodurre la realtà, poteva offrire sensazioni ed emozioni. Al suo “falso movimento” aggiunse, in alcuni casi, la sfocatura come elemento espressivo, come possiamo ben vedere in questa fotografia.

C. Nègre: Mercato

In altri casi, al fuoco puntato sulla donna centrale vestita di bianco, si soprappongono in primo piano figure che entrano nel quadro come fotografate per sbaglio, rendendo l’idea di una “istantanea”:

C. Nègre: Gente all’aperto

In forte disappunto per non essere stato accolto nel gruppo della Mission Héliographique del 1851 (vedi anche qui), Nègre partì di propria iniziativa per fotografare la costa sud-orientale francese, e in seguito quella meridionale. Ricevette, infine, nel 1854, l’incarico governativo di fotografare la Cattedrale di Chartres e, nel 1858, i nuovi edifici interni dell’Asilo imperiale di Vincennes (come visto sopra), oltre a riproduzioni di opere d’arte del museo del Louvre.

Dunque Nègre fu anche fotografo di vedute e monumenti, e in questo si distinse per la grande originalità della sua visione. La sua preferenza (quando l’ortodossia voleva scatti di architetture limpidi, frontali e non animati, cioè privi di persone o animali in posa o di casuale presenza) sono per riproduzioni fotografiche con inquadrature oblique e giochi di luce, oltre a contenere spesso anche persone intente a un’attività, come in questo esempio.

C. Nègre: Arles, un prete legge davanti al chiostro di Saint-Trophime, 1852

È famoso lo scatto che ritrae Henry Le Secq, altro artista e fotografo francese, vicino a un doccione della cattedrale di Notre-Dame restaurata da Viollet le Duc. Scatto chiamato anche The Vampire, Il vampiro.

C. Nègre: Henry Le Secq vicino al doccione di Notre-Dame, 1853

Dell’arte della fotografia, Nègre dirà: “D’ora innanzi, la fotografia prenderà il posto di quel tipo di disegno che richiede una rigorosa accuratezza. Se l’arte è l’interpretazione poetica della natura, la fotografia ne è l’esatta traduzione; è l’esattezza nell’arte, o il suo complemento. … tuttavia, la fotografia non uccide il sentimento dell’artista: egli deve sempre saper scegliere il soggetto, deve saper scegliere il punto di vista migliore, deve scegliere l’effetto che più si armonizza con il soggetto. … Nelle mie fotografie non ho voluto solo mostrare la natura varia e pittoresca dei luoghi … Essendo io stesso pittore, ho tenuto a mente il lavoro dei pittori e ho seguito i miei gusti personali. Quando potevo evitare la precisione nella descrizione delle architetture, mi sono concesso un tono pittorico: in questo caso ho sacrificato alcuni dettagli a favore di effetti che potevano far sentire il vero carattere del monumento e preservare il fascino che lo circondava.” (In James Borcoman: The Midi de la France Phographed. Charle Nègre 1820-1880; The National Gallery of Canada; 1976)

Alcuni scatti di vedute.

C. Nègre: Grasse, una strada, 1852
C. Nègre: Arles, Porte des Châtaignes, 1852 circa
C. Nègre: Chartres, Le Bords des l’Eure, 1851
C. Nègre: Cannes, il faro a Point du Mole, 1860 circa
C. Nègre: Mercante, Petit Bois Sur Les Quais de la Seine, 1852

E tre immagini provenienti dal viaggio di esplorazione finanziato dal duca di Luynes, che Nègre fece nel 1865 lungo le rive del Mar Morto, a Petra e sulla riva sinistra del Giordano. Nel viaggio fu accompagnato da Louis Vignes.

Louis Vignes / Charles-Negre: Arak El Emir, 1864-1870
Louis Vignes / Charles-Negre: Petra, 1864-1870
Louis Vignes / Charles-Negre: Sidone, Castello di St. Louis, 1864-1870

Gli inizi del nudo in fotografia erano principalmente indirizzati agli artisti, i quali si servivano degli scatti per sostituire il modello da copiare in studio. Erano nudi fotografati nelle posizioni più diverse, ambientati e in un atteggiamento dettato dallo schema accademico neoclassico o giocato su un ammiccamento erotico.
Le posizioni fotografate spesso erano incomprensibili in sé, ma dovevano servire all’utilizzo pittorico che l’artista ne avrebbe fatto.
In questo scatto di Nègre il corpo si offre come puro nudo, con il volto nascosto, in una messinscena improbabile, ma per questo conturbante nel suo risvolto erotico:

C. Nègre: Nudo, 1847-50

 

Link su Charles Nègre

Storia della fotografia – itinerario tra fatti, personaggi, attrezzature e curiosità: Charles Nègre
I PhotoCentral: Charles Nègre
N D Magazine: Charles Nègre

Fotostoria, indice degli articoli
ARTE MECCANICA E PRECURSORI (vai in fondo all’articolo)

 

 

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Un pensiero su “CHARLES NÈGRE, FOTOGRAFO PITTORICO [FOTOSTORIA 1840-1860, 6]”

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