C’era una volta a Hollywood, proiettato in anteprima a Cannes, s’è beccato sette minuti di standing ovation. Più o meno tutti ci hanno appiccicato sopra la definizione di “lettera d’amore”. Una lettera d’amore che Quentin Tarantino avrebbe spedito al cinema, direttamente all’indirizzo di Via passato anni ’60, color seppia amarcord, Los Angeles. Questa definizione di lettera d’amore è abbastanza scontata. E troppo stretta per circoscrivere ciò che ha portato a quegli applausi. In un certo senso… … C’era una volta a Hollywood è probabilmente il miglior film di Tarantino. Per ciò che intrinsecamente rappresenta. Credo che una definizione migliore di C’era una volta a Hollywood, per assurdo, sia stata data dagli Smashing Pumpkins venticinque anni fa, con il brano Bullet with Butterfly Wings. The world is a vampire. Il mondo è un vampiro, attaccava nella prima strofa Billy Corgan. Despite all my rage I am still just a rat in a cage. Nonostante tutta la mia rabbia sono ancora solo un ratto in una gabbia, ti urlava nel ritornello. Il cinema, in generale, è un’amante volubile con un’inestinguibile sete da vampiro per il sangue fresco. Se C’era una volta a Hollywood è una lettera d’amore, di sicuro è quella che poi fai in mille pezzi. Perché sai che l’amore della tua vita ti ha pugnalato alle spalle rimpiazzandoti con un altro. Nonostante la rabbia sei solo come un ratto in una gabbia. La storia dell’attore Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), in questo senso è una parabola piuttosto amara. In pochi anni, Rick passa da eroe del silver screen, gettonatissimo protagonista di serie televisive western di successo, a quasi-fallito semialcolizzato. Nel 1969 viene scritturato solo ogni tanto, giusto come guest star per fare il cattivo in qualche serie scrausa. Una ex superstar con gli occhi bagnati di autocommiserazione che cerca disperatamente di restare a galla in un mondo che cambia. E che troppo in fretta lo sta dimenticando. L’unico punto fermo di Rick è Cliff Booth (Brad Pitt): “Più che un amico, meno di una moglie”. Cliff è uno stuntman e controfigura di Rick. La loro amicizia è l’unica costante in un mondo incerto. Fino a circa metà film continui a chiederti dove Tarantino voglia andare a parare. Come e in che modo, la storia di ‘sta coppia di cazzari sul viale del tramonto si ricolleghi a un orribile fatto di cronaca nera. La risposta è nel finale. Quel finale lì che dà un altro senso, e tutta un’altra proporzione a titolo e film. Grazie al quale Tarantino tira le somme su tutta una serie di giochi d’incastro. Una favola in pratica, che in quanto tale inizia con il classico “C’era una volta”. Che dalla Storia, quella vera, parte per raccontare la storia del luogo in cui le storie diventano realtà. C’era una volta a Hollywood è un film complesso e stratificato, che scivola in modo naturale tra realtà e fantasia. Raccontando, in tono agrodolce e critico, tanto dell’industria cinematografica quanto dei crimini della famiglia Manson, che lo hanno sconvolto alla fine di un decennio tumultuoso. Questo è un film dettato dall’infatuazione per il cinema che Tarantino non avrebbe potuto fare vent’anni fa. Quando, poco più che trentenne, si era già imposto con Le Iene e Pulp Fiction. Dopodiché è venuto Jackie Brown: essenzialmente un film sul significato della mezza età, che poneva un grosso punto interrogativo su cosa la vita avesse da offrire in seguito. In C’era una volta a Hollywood vengono trattati molti degli stessi temi. Solo in modo più profondo. Prova che invecchiare non è una cosa tanto grave. La paura di non essere più attuali, di non ricevere più chiamate, di essere masticati e sputati da quella splendida vampira chiamata Hollywood che ti abbaglia con le sue promesse di fama e gloria, è qualcosa che infetta tutti coloro che lavorano nell’industria cinematografica. Di sicuro neanche Tarantino ne è immune. Un buon sottotitolo per C’era una volta a Hollywood potrebbe essere: “Mi tolgo i sassolini dalle scarpe”. In quanto Tarantino è un uomo che apprezza il concetto di vendetta. Chi più di lui s’è lanciato in dichiarazioni d’amore tanto esplicite verso il cinema? Chi più di lui è stato tanto promiscuo nei suoi affetti, passando dalle arti marziali ai western, fino ai film d’exploitation e i peggio B-movie di ogni genere? Un tizio arrivato a cinquantasei anni che ha speso metà della vita riversando la sua passione nel e per il cinema. Nonostante questo, Tarantino continua a ripetere che non andrà oltre la sua data di scadenza. Discorso culminato nell’affermazione che nell’arco della carriera realizzerà solo dieci film. Cosa che rispecchia la sua mentalità da eterno adolescente. Nerd troppo cresciuto e con troppi soldi, che fa film per nerd come lui. Quando Peter Pan si renderà conto di non poter più volare si metterà la canna della pistola in bocca, anziché trasformarsi in “un vecchio bastardo che fa film per vecchi bastardi”. Tuttavia, C’era una volta a Hollywood, quello che dovrebbe essere il suo penultimo film dei dieci preventivati è la prova che forse Tarantino dovrebbe riconsiderare l’idea della “pensione anticipata”. In quanto C’era una volta a Hollywood è una favola a metà. Un viaggio che, tra il serio e il faceto, fra critica e celebrazione, cattura la complessità del favoloso mondo delle stelle. Dalla luce alla polvere, come visto da fuori e come visto da dentro. Nel frattempo, riesce a legare tutto a temi ancora più grandi, come il peso della storia e sul modo in cui le epoche finiscono. C’era una volta a Hollywood non sarà in senso assoluto il suo film migliore. Anche perché non tutto dev’essere sempre visto necessariamente come paragone in “meglio” o “peggio”. Sicuro, però, questo è il film con cui pure lui sembra aver raggiunto la maturità. C’era una volta a Hollywood segna il bisogno di andare oltre i generi già noti. Uno sguardo oltre le influenze più evidenti del passato. Sembra il lavoro di qualcuno che si è accorto di essere cresciuto e cerca di capire il mondo che ha intravisto nella foschia dell’infanzia. Questo è il tipo di film che ti fa desiderare di vedere cosa farà Tarantino in futuro. Altro che soli dieci film. Detto questo credo sia tutto. Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro. Navigazione articoli LE DONNE SENSUALI DI JEAN-LUC GODARD I CARTONI HANNA-BARBERA ARRIVANO IN ITALIA