Avevo delle aspettative abbastanza buone per Cena con delitto – Knives Out, film che volevo andarmi a sciroppare da qualche mese. Magari caute, sì. Circospette, certo. Comunque, sempre di buone aspettative si trattava. E poi, attenzione attenzione, chi l’avrebbe mai detto: alla fine, Cena con delitto si è rivelato uno dei film migliori che abbia visto quest’anno.

Perché ancora, chi l’avrebbe mai detto, ma Rian Johnson (sì, lo stesso Rian Johnson regista di Star Wars: Gli ultimi Jedi) con Cena con delitto ha tirato fuori qualcosa di particolarmente originale. Naturalmente la sceneggiatura si rifà, anche a detta dello stesso Johnson, a grandi classici come Assassinio sull’Orient Express, Un rebus per l’assassino, Trappola mortale, Signori il delitto è servito, Invito a cena con delitto e via dicendo.

Certo, non c’era manco il bisogno di dirlo, dato che le influenze abbagliano come il sole di mezzogiorno ad agosto. Tuttavia, queste restano fonti d’ispirazione. Strano ma vero, la sceneggiatura del film è basata su un soggetto originale. Se Johnson non è stato in grado di svecchiare un intero genere, più o meno siamo lì. Insomma…

Cena con delitto a sorpresa

 

CENA CON DELITTO – KNIVES OUT

Harlan Thrombey (Christopher Plummer) è uno dei più grandi scrittori gialli di tutti i tempi. Oltre cento milioni di copie, tradotto in ottanta lingue e con vendite alle stelle in quasi ogni paese. Come xenomorphi, i soldi gli escono dalle fottute pareti. C’è solo un problema: è morto. La mattina dopo aver festeggiato il suo ottantacinquesimo compleanno, Fran (Edi Patterson) la governante, lo trova nel suo studio. Sgozzato.

Una settimana dopo, due poliziotti, il detective Elliot (LaKeith Stanfield) e l’agente Wagner (Noah Segan) tornano alla magione di Thrombey. Giusto una formalità: le indagini sono concluse. La scientifica ha già stabilito che si tratta, senza il benché minimo dubbio, di suicidio. Il vecchio s’è tagliato la gola da solo. Raccogliere di nuovo le deposizioni di amici e parenti presenti la sera prima del fatto è puro scrupolo.

Il caso è bello che chiuso. I fatti sono stati dimostrati. Se non fosse che stavolta, Elliot e Wagner sono accompagnati da Benoit Blanc (Daniel Craig), un famoso e rinomato investigatore privato. A Blanc del “suicidio” di Thrombey e della sua famiglia non frega nulla, ma è obbligato a seguire il caso.

CENA CON DELITTO – KNIVES OUT

Un anonimo cliente misterioso l’ha ingaggiato consegnandogli un pacco di soldi e una lettera, in cui viene suggerito che Harlan Thrombey non si è suicidato ma che, in realtà, sia stato ucciso. Da qualcuno presente alla festa per il suo compleanno.

Festa a cui hanno partecipato i suoi figli: la maggiore, Linda (Jamie Lee Curtis), donna d’affari di successo, come suo padre è riuscita quasi in tutto tranne per il fatto di avere un marito, Richard (Don Johnson) e un figlio, Ransom (Chris Evans), poco più di merd… pessimi sotto quasi ogni punto di vista.

Il figlio minore, Walt (Michael Shannon), sotto questo aspetto, non è molto diverso. E pure sua moglie e suo figlio non sono proprio il massimo. L’unica differenza con la sorella è che lui s’ è trovato già tutto bello e impacchettato. Infatti, il padre l’ha messo a dirigere la parte editoriale del suo impero.

Chiudono il cerchio la nuora Joni (Toni Collette) e sua figlia Meg (Katherine Langford). Joni è la vedova del figlio mezzano di Harlan, rimasta comunque vicino alla famiglia.
Joni è una sciroccata convinta di fare “l’influencer” e quel “vicino alla famiglia” si traduce nel fatto che ciuccia soldi come se non ci fosse un domani. Soldi che, del resto, il vecchio sgancia giusto per la nipote.

Infine, c’è Marta Cabrera (Ana de Armas), una ragazza assunta come infermiera dalla famiglia per accudire il vecchio, diventata poi la sua unica vera amica e confidente.

Nonostante i fatti, apparentemente inequivocabili, qualcuno è convinto che Harlan Thrombey sia stato ucciso. Perché e, soprattutto, come? Ciò porta a un’altra domanda: chi ha ingaggiato Benoit Blanc?

CENA CON DELITTO – KNIVES OUT

In generale, adoro i whodunnit e i gumshoe. Sfortunatamente, spesso e volentieri vanno tutti a schiantarsi contro un problema fondamentale. Adesso si aprirebbe una parentesi troppo grande, ma, giusto per capirci, gumshoe è un termine gergale per indicare i film con i detective. Mentre il whodunnit è, più o meno, quello che noi intendiamo per giallo deduttivo.

Diciamo che è un po’ difficile spiegare ‘sta cosa senza spoilerare niente ma, soprattutto, senza incartarmi. Perciò attenzione, eh.

CENA CON DELITTO – KNIVES OUT

Allora, di norma le caratteristiche distintive dei whodunnit sono: l’investigatore dal nome bizzarro e personalità eccentrica, e la doppia narrazione. Ovvero l’alternanza fra una linea narrativa che mostra cazzi e mazzi della storia in ordine cronologico. Mentre l’altra, sottostante, segue i vari sotterfugi e sottintesi della narrazione.

Fondamentalmente, il fulcro del whodunnit sta “in chi e come” ha commesso il crimine. Di norma, poi, che sia un professionista o un dilettante improvvisato, l’indagine che porterà a scoprire tutti i vari come e perché viene svolta dal detective di turno.

Ecco, il punto è questo: pure Quentin Tarantino, con The Hateful Eight, ci ha provato a entrare di giustezza sul whodunnit. Solo che, come fin troppo spesso accade, alla rivelazione finale si arriva a tarallucci e vino. Esattamente come nei cartoni animati di Detective Conan, del resto. Gran parte del tempo è utilizzato per costruire il mistero e sollevare dubbi e fare domande.

Solo che tu spettatore non hai mai la reale possibilità di scoprire chi sia l’assassino. Semplicemente, alla fine arriva Conan che se ne esce con: “Ho capito! Ora, è tutto chiaro!” Manda in coma quel poveraccio di Goro che ormai, dopo mille milioni di episodi sarà un povero tossico, e ti ficca tutto in gola con il cucchiaino.

CENA CON DELITTO – KNIVES OUT

Invece Cena con delitto non è solo brillante e originale, ma anche intelligente. Johnson mette in scena ogni singolo familiarissimo aspetto di questo genere (l’isolata magione di campagna, il detective sopra le righe, esercito di parenti-avvoltoi eccetera) solo per ribaltarli all’improvviso. A volte tramite l’umorismo con battute piuttosto pungenti, altre volte tramite risvolti narrativi.

Cena con delitto è un grandissimo ensemble da cui emergono, come protagonisti della storia, Ana de Armas e Daniel Craig. Il rischio che il detective Blanc di Craig si rivelasse un’atroce o bizzarra caricatura di Poirot, misto a James Bond, era alta. Al di là del fatto che Craig sia un bravo attore, farlo affiancare dalla Armas nelle indagini è stata veramente una bella trovata. In primo luogo Johnson mostra una padronanza del genere sorprendente, giocando con citazioni, riferimenti e cliché.

Il consueto tratto bizzarro dell’investigatore tipo viene scaricato sul personaggio di Marta. La quale è incapace, fisicamente, di mentire. Anche il solo tentativo di dire una balla le fa partire un getto di vomito a spruzzo a mo’ esorcista. Questa cosa non è solo una stravagante trovata narrativa, viene sfruttata in modo ingegnoso durante il film.

In Cena con delitto (come in Ghost Stories, altro film molto interessante uscito un paio di anni fa), si arriva a tre linee narrative distinte. Proprio perché Johnson è partito dagli antipodi del genere, sovvertendo completamente determinati stereotipi.

In tutto questo, emerge pure un’ironia graffiante che ha permesso a Johnson, in modo elegante e raffinato, di lanciare frecciate a 360°. Qui urge una piccola spiegazione. Il titolo italiano, Cena con delitto (non c’è nessuna cena nel film), liscia totalmente il significato di quello originale.

Il titolo originale, Knives Out, traducibile con fuori le lame, è un modo di dire che indica i tizi volutamente ostili. Che non perdono mai occasione di fare cagnara. Assimilabile in qualche modo al nostro parenti-serpenti. Quelli che, appena possono, “escono le lame” e ti pugnalano alle spalle.

Tornando al punto, nel film i Thrombey affermano di amare, tutti quanti, Marta. Ma giusto come, al massimo, si può amare un criceto. Dall’alto del loro status d’arricchiti senza meriti, figuriamoci anche se ricordino solo da quale Paese sudamericano provenga la tipa a cui stanno facendo la carità. Don Johnson poi, è magnifico in questo senso: da Django in poi, come si lamenta lui dell’immigrazione nessuno mai.

Questo è solo un esempio. Cena con delitto è un film che funziona, non solo grazie a un cast magnifico, ma soprattutto grazie a un amore, quasi palpabile, di un regista per un determinato genere. Il che sfocia in una sceneggiatura arguta, ironica, intelligente, brillante e originale. Non fine a se stessa, ma anche leggibile a più livelli.

Porca putt… perdindirindina, una volta tanto, il messaggio sociale incorporato in tutto ‘sto teatrino è articolato e veicolato in modo funzionale, a differenza delle solite cafonate di Hollywood che ti sparano in bocca, a forza, irritanti ovvietà come se fossero la più grande conquista dell’umanità.

A ogni modo, se proprio dovessi trovare un difetto in Cena col delitto, sta tutto in un unico risvolto. Appunto grazie a una formula così originale, il fatto di fornirti indizi rivelanti ai fini di darti la possibilità di arrivare a capire chi sia “l’assassino”, quel paio di colpi di scena mica da ridere… affidarsi poi a una soluzione così vecchia, stona con tutto il resto.

So che è difficile da capire detta così, e certo, non è mica che il film ne perda in qualche modo. Diciamo che è una cosa mia: ho il dubbio se sia voluto o meno, però… Un certo fatto mi ha portato a capire il finale a mezz’ora dalla conclusione.

Ripeto, questa è una cosa mia. Cena con delitto è sicuramente uno dei migliori whodunnit in generale e, sicuramente, dai tempi di Gosford Park.

Detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *