Non so come avesse fatto Carmelo La Bionda a raggiungere il successo come musicista e produttore, in un mondo di squali come quello musicale. Musicista tra i migliori, era una persona gentile, a tratti persino ingenua, non aveva mai toccato quella droga che negli Stati Uniti accompagnava con orgoglio la musica disco che lui avrebbe reinventato nei tardi anni Settanta con musiche passate milioni e milioni di volte come One for You, One for Me, I Wanna Be Your Lover, Sandstorm. Era un duo con il fratello Michelangelo, conosciuti come i La Bionda, ma anche come D. D. Sound (D. D. stava per Disco Delivery). A metà anni Settanta aveva pensato di produrre nuovi musicisti, cose diverse da quello che girava, pubblicò sul settimanale “Il Monello” un’inserzione che diceva più o meno: “Se proprio non sei un cane a cantare, mandaci una cassetta“, rispose tra tanti altri Enzo Ghinazzi, che fu scelto. Il padrone dell’etichetta, un ungherese che non sapeva niente di musica ma sapeva come venderla, decise che il nome Ghinazzi non avrebbe mai funzionato, nacque così Pupo, tra le lacrime disperate del Ghinazzi. Freddy Naggiar della Baby Records aveva sempre ragione, ma senza i fratelli La Bionda avrebbe venduto tutt’altro. Poi trovò i Righeira e con il motivetto della playa invase il mondo. Gli anni Duemila lo cancellarono, prima come musicista e produttore, non più adatto alle tracce costruite al tavolino del marketing, e poi come proprietario dei Logic Studios, uno studio di registrazione splendido dov’erano passati tutti, Depeche Mode compresi, dalle parti di corso Lodi a Milano, ormai inutile in un mondo di autoproduzioni fatte in salotto. Per me la sua canzone più bella resta Ogni volta che tu te ne vai, del 1974, una voce di velluto e una musica straordinaria, con il suono di Nicky Hopkins, il pianista degli Stones e di John Lennon. Un giorno gli domandai come gli fosse venuto in mente quel testo che pur perfetto a ascoltarlo meglio tutto sommato era un po’ insensato e mi ricordava il De Gregori degli inizi, disse che il produttore aveva raccomandato di scrivere appunto delle cose senza troppo capo né coda “alla De Gregori”, cosa che fece con la stessa fantasia che gli faceva scrivere i temi per i compagni di classe alle superiori. Era particolarmente orgoglioso del fatto che alla frase “il tuo orologio a trenta ore”, De André si fosse morso le mani: “ma perché non è venuta in mente a me, ‘sta roba dell‘orologio”, pare avesse detto, con tanti saluti alla retorica sulla canzone d’autore. Amava i Doobie Brothers, la gente che cantava senza troppi complimenti, con la doobie, la canna in bocca. Lui che non fumava neanche le sigarette light. Si rammaricava di non avere neanche una foto dei tempi in cui suonava in studio per i grandi cantanti del momento, come Mia Martini, per la quale aveva scritto la musica di Gentile se vuoi, canzone forse poco nota ma alla pari di cose ben più famose come Piccolo Uomo. Vorrei che faceste un giro su YouTube ad ascoltare le sue canzoni, io ho perso un amico, ma la musica italiana ha perso uno dei suoi migliori creatori, certamente tra i meno conosciuti e onorati. Ascoltate Sandstorm. Carmelo La Bionda se ne è andato ieri, 5 novembre, all’età di settantatré anni. Andrea Antonini, Berlino. Foto di apertura, dettaglio del banco SSL dei Logic Studios di Milano. Navigazione articoli THE FALL OF EVE AND ADAM, DI MICHELE PASTRELLO LA TOURNÉE IN ITALIA DEL 13ENNE MOZART