Cannibale è stata una rivista d’avanguardia pubblicata in Italia nel 1977, ed è considerata uno dei più innovativi periodici della scena artistica italiana degli anni settanta. Fondata da Massimo Mattioli e Stefano Tamburini, Cannibale ha rappresentato un momento cruciale di sperimentazione e di rinnovamento nella cultura visiva e letteraria dell’epoca. La rivista si distingue per un approccio nuovo e provocatorio nei confronti delle convenzioni culturali del tempo, sull’onda della subcultura degli indiani metropolitani che rappresentò l’area più libertaria e creativa del cosiddetto movimento del Settantasette. Gente che aveva l’ambizione di cambiare il mondo. Questo era anche l’obiettivo di Filippo Scozzari, Andrea Pazienza e Tanino Liberatore, che ben presto si affiancarono ai due fondatori per completare un quintetto di artisti che elevarono il loro rifiuto dell’establishment culturale dell’epoca a manifesto di libertà. Ricordiamo qui i momenti migliori della rivista dedicata agli “squilibri più avanzati”. Perché Pippo sembra uno sballato Cannibale riesce subito ad affascinare il suo pubblico con la gemma grezza di “Perché Pippo sembra uno sballato” di Andrea Pazienza, ancora oggi considerata una delle opere più affascinanti dell’autore per la sua capacità di mescolare umorismo e dramma, critica sociale e riflessione esistenziale. Si tratta di un debutto geniale per come Pazienza esplora la psicologia di un personaggio che non è solo un “sballato” nel senso superficiale del termine, ma rappresenta piuttosto un individuo alienato, un giovane immerso in una società caotica e priva di riferimenti solidi, che fa esperienza del mondo attraverso il disordine mentale e la fuga psicologica. Questo caos è l’espressione della condizione di molti giovani negli anni settanta, un periodo di forti tensioni politiche, sociali e culturali in Italia. La contestazione sociale, le droghe, e la ricerca di libertà in tutte le sue forme sono alla base della condizione esistenziale di Pippo. Prixicell “Prixicell”, il secondo capolavoro apparso su Cannibale, come altre opere di Andrea Pazienza è permeata da un profondo senso di confusione mentale e disorientamento, ma questa confusione non è fine a se stessa. Il nonsense non è solo una forma di umorismo o ironia: è una rappresentazione della frammentazione del pensiero, della perdita di significato e del fallimento della comunicazione in una società che sembra essere priva di senso o di riferimenti. I dialoghi e le situazioni apparentemente assurde di “Prixicell” diventano così una metafora di una società in crisi, dove le parole e le immagini non sono più in grado di rispondere ai bisogni profondi dell’individuo. Uno degli aspetti centrali del “nonsense” in Prixicell è il gioco con il linguaggio e la struttura narrativa. Pazienza non si limita a scrivere una storia coerente, ma piuttosto frammenta il linguaggio, distorce i significati e crea una realtà parallela in cui le leggi della logica e della grammatica non si applicano più. Rank Xerox il coatto “Rank Xerox il coatto”, scritto e inizialmente anche disegnato da Stefano Tamburini, è una delle opere più provocatorie e significative della scena fumettistica italiana di fine anni settanta, un lavoro che mescola critica sociale, umorismo nero e un forte senso di alienazione. Come altre opere apparse su Cannibale, questa storia è una riflessione sul destino di una generazione che non trova una via d’uscita dalle sue contraddizioni. Il nome “Rank Xerox” fa riferimento al famoso marchio di fotocopiatrici, simbolo della ripetizione meccanica e dell’assenza di originalità, della disumanizzazione della vita moderna, in cui ogni individuo sembra diventare solo una copia di qualcun altro. Il linguaggio di Tamburini è esplicitamente provocatorio, fatto di dialoghi crudi e sgrammaticati, che rispecchiano il mondo di un personaggio che si esprime in modo rabbioso e frammentato. Il protagonista non è un personaggio che si ribella in modo costruttivo, ma lo fa in modo nichilista e autodistruttivo. Amami Primo “Amami Primo”, è un divertente racconto che vede come protagonista un nuovo demenziale personaggio: il campione di squisitezza Primo Carnera. Filippo Scozzari, che non è noto per essere politicamente corretto, si abbandona alla sua vena “omofoba” mettendo in scena le bizzarre avventure di un dichiarato “busone”. Uno stilista omosessuale, prestante ma effeminato, al tempo stesso geniale, creativo e soprattutto “squisito”. Attraverso questo personaggio Scozzari riesce a mescolare in maniera perfetta surrealismo, critica sociale e riflessioni sulla condizione umana. Se per il Dr. Jack aveva preso a prestito lo stereotipo dell’investigatore, qui si inventa tutto di sana pianta mescolando decadentismo, dadaismo e poetica avanguardista. In questa mitica storia “di maschi e di damaschi”, come recita il sottotitolo, troviamo incontaminato tutto lo spirito “cazzaro” del ’77: lo sberleffo eterno, la perenne presa per il culo, costi quel che costi. Francesco Stella 1936 Con la storia di Francesco Stella, il protagonista di questo racconto, Andrea Pazienza introduce un nuovo genere fumettistico figlio della voglia di mettere tutto in farsa che caratterizzava quegli anni: la biografia immaginaria. Costruita attraverso una serie di flashback e di frammenti temporali, che seguono il percorso di vita di un personaggio che inizia la sua avventura nel 1936, la storia tocca vertici di nonsense mai raggiunti arrivando a fare del protagonista (che prende il nome dal famoso artista americano Frank Stella) un simbolo dell’individuo moderno, smarrito tra le costruzioni del passato, il presente disilluso e la difficoltà di dare un senso univoco alla propria esistenza. La sua vita, raccontata attraverso l’alterazione della realtà storica e la manipolazione di eventi cruciali, si intreccia con la storia collettiva, e più in generale con la memoria del XX secolo, diventando un pretesto per riflettere sulle tensioni politiche, sociali e culturali che segnavano l’epoca. Grande incontro tra due campioni La seconda storia dello stilista dannunziano di Filippo Scozzari serve a mettere ulteriormente a fuoco questo fondamentale personaggio. Scozzari lo fa proponendo una cavalleresca disfida con il suo rivale Christian Dieu che finisce per diventare uno scontro tra ideali, destini, contraddizioni e filosofie di vita. Filippo Scozzari è noto per il suo stile visivo che combina il grottesco con il surreale, creando una sospensione tra il reale e l’immaginario. Il tratto di Scozzari diventa lo strumento per enfatizzare la distorsione della realtà e il nonsense della situazione. La sua linea grezza, le deformazioni dei volti e la loro scarsa espressività sono tutte caratteristiche che contribuiscono a creare un senso di alienazione. La stessa figura di Carnera appare deformata, quasi caricaturale, in modo da distorcere l’immagine classica dell’eroe, riducendolo a simbolo di una costruzione mediatica piuttosto che di un vero uomo. Ouverture allegro con fuoco Con “Ouverture allegro con fuoco” Andrea Pazienza cambia registro, va oltre l’elemento comico e il nonsense dei suoi primi racconti aggiungendo l’elemento tragico, il che darà origine a un binomio che accompagnerà l’intera carriera del maestro di San Severo. Il titolo stesso della storia evoca l’idea di una partenza frenetica (l’allegro) e di una conclusione distruttiva (l’incendio), un contrasto che diventa il cuore pulsante della narrazione. L’incontro di elementi di felicità e catastrofe rispecchia l’approccio di Pazienza, che spesso presenta una visione ambiguamente ottimista ma al tempo stesso critica della condizione umana. In un certo senso “Ouverture allegro con fuoco” non è tanto una storia di un futuro distante quanto una riflessione sul presente, che utilizza il genere fantascientifico come un veicolo per la critica sociale. Joe Galassia e quelli del III universo Joe Galassia (ben presto diventato Joe Galaxy) è uno dei personaggi più significativi di Massimo Mattioli. Realizzato con uno stile grafico unico, questo incrocio antropomorfo tra un aquila e una papera, interpreta storie caratterizzate da una narrazione vivace e ironica che esplora tematiche di avventura e fantascienza attraverso un mix di umorismo, fantasia e citazioni pop. L’opera di Mattioli rappresenta qualcosa di iconico nel panorama fumettistico del periodo, per la sua capacità di esprimersi con un linguaggio visivo che gioca con l’arte del fumetto tradizionale, fondendolo con il surrealismo, l’umorismo nero e una forte influenza della cultura popolare degli anni sessanta. Il suo stile è immediatamente riconoscibile, caratterizzato da linee semplici e stilizzate, colori pieni e accesi, e un tratto fumettistico spontaneo che spesso si mescola con elementi di caricatura e distorsione visiva. Capitan Dulciora Capitan Dulciora rappresenta il contributo di Filippo Scozzari al filone della fantascienza, che, come spesso gli succede, l’autore interpreta mediante una lettura più profonda e provocatoria, alla luce di un umorismo che sfida le convenzioni del genere. Il protagonista, Capitan Dulciora, è un eroe che vive in un universo dominato dalla tecnologia e da una società altamente gerarchizzata. Nel racconto, Scozzari affronta temi tipici della fantascienza come il futuro tecnologico, i controlli sociali, e le forze oppressiva della società, ma lo fa in modo estremamente irriverente, con un ritmo caotico e uno stile narrativo che non ha paura di sfidare le convenzioni. Capitan Dulciora si muove in questo contesto di disordine, cercando di comprendere e di interagire con un mondo che sembra non avere più logiche razionali. La fantascienza di Scozzari non si limita alla descrizione di mondi lontani, ma li usa come specchi deformanti per analizzare la nostra realtà. Saturno contro la Terra Saturno contro la terra è il fumetto che sancisce la forza dirompente dell’accoppiata Stefano Tamburini ai testi e Tanino Liberatore ai disegni. Dietro a una storia semplice e apparentemente vista e stravista, l’invasione aliena del pianeta Terra, si nasconde una spietata critica sociale. Il conflitto tra Saturno e la Terra è una metafora delle disuguaglianze e delle tensioni sociali dell’epoca. La Terra rappresenta il proletariato, spesso ridotto a massa informe, mentre Saturno incarna il capitalismo e le sue ambizioni di potere di dominio che gli derivano dalla capacità di manipolare e sfruttare la tecnologia e le risorse per il proprio tornaconto. Il punto di forza di questo fumetto è la sua componente grafica creata da Tanino Liberatore, artista noto per la sua capacità tecnica e per la sua intensità visiva. Lo stile di Liberatore, con il suo tratto iper-realista e dettagliatissimo, è l’ideale per raccontare la brutalità, l’intensità e la crudeltà della società rappresentata in questa storia. L’esperienza editoriale degli autori di Cannibale continuerà negli anni ottanta nelle pagine della nuova rivista Frigidaire (vedi QUI). Navigazione articoli MATITE BLU 406 LE VAGHE ORIGINI DI SUPER PIPPO