Brian Bolland è diventato famoso principalmente grazie al suo lavoro su Judge Dredd, il celebre personaggio del settimanale britannico 2000 AD. Negli anni settanta Bolland iniziò a collaborare con 2000 AD, contribuendo con il suo stile dettagliato e realistico ad alcune storie di Judge Dredd. Il suo lavoro su saghe come “The Cursed Earth” e “Judge Death” ha lasciato un segno nel fumetto britannico. Il successo con Judge Dredd gli aprì le porte del mercato statunitense, dove divenne uno degli illustratori più apprezzati della DC Comics. Mystery in Space era un albo antologico di fantascienza che pubblicò 110 numeri tra il 1951 e il 1966. Nel 1980 riprese a pubblicare per altri sette numeri prima di chiudere di nuovo nel 1981. Su questa serie Brian Bolland pubblicò il suo primo lavoro per la DC, un racconto di 7 pagine intitolato “Certified safe!”, scritto da Arnold Drake. Fin da subito, Bolland si distingue per la precisione maniacale del tratto, con contorni netti e una forte attenzione ai dettagli. I suoi disegni sono chiari e leggibili anche nelle tavole più complesse. Madame Xanadu è una sorta di Dr. Strange della DC (abita anche lei nel Greenwich Village di New York), un personaggio mistico che si identifica con Nimue, la maga della Mitologia Arturiana resa popolare da Sir Thomas Malory con la sua opera “La morte di Artù”. Nata nel 1978 sulle pagine di Doorway to Nightmare n. 1, Madame Xanadu ottiene nel 1981 un albo tutto suo dove Brian Bolland disegna un racconto di 7 pagine scritto da J.M. DeMatteis: “Falling down to heaven”. Qui lo stile di Bolland mostra influenze di disegnatori come l’inglese Frank Hampson (Dan Dare), e gli americani Joe Kubert e Neal Adams. In particolare, l’uso delle ombre e della composizione delle tavole ricordano molto il fumetto realista americano. Nel 1982, insieme ad altri maestri del fumetto (Gil Kane, Joe Kubert, Carmine infantino…), disegna una porzione del celebrativo n. 200 della Justice League of America. In particolare Bolland si occupa del racconto che vede Green Arrow e Black Canary opporsi a Batman. Rispetto ad altri disegnatori di 2000 AD, Brian Bolland enfatizzava le espressioni facciali e il linguaggio del corpo, rendendo i personaggi più umani e intensi, come avviene in queste pagine. In questa fase il chiaroscuro è fondamentale, le sue chine sono così definite da rendere superflua una colorazione elaborata. Camelot 3000 (1982-1985), è una miniserie DC scritta da Mike W. Barr, che Bolland illustra debuttando come disegnatore regolare di una serie americana. In Camelot 3000, Bolland porta avanti l’evoluzione del proprio stile. Il suo tratto diventa ancora più dettagliato e realistico, con una forte attenzione alle anatomie, alle espressioni facciali e alla resa dei costumi. Per rappresentare la leggenda di Re Artù in un contesto futuristico, Bolland si ispira sia alle illustrazioni medievali sia alla tradizione del fumetto fantasy. Le armature e le vesti dei cavalieri sono dettagliate e l’ambientazione mischia elementi tecnologici e medievaleggianti con grande eleganza. Le tavole di Camelot 3000 mostrano anche un’evoluzione nel modo di narrare. Bolland usa inquadrature più dinamiche e prospettive più complesse, con una regia visiva che rende la storia epica e coinvolgente. Uno degli aspetti più distintivi del suo stile in Camelot 3000 è l’espressività dei personaggi. Bolland riesce a dare a ognuno un volto riconoscibile e un linguaggio corporeo che ne enfatizza la personalità, rendendo la narrazione più intensa. Però Bolland non amava il ritmo serrato delle scadenze mensili, e dopo questa esperienza ha preferito lavorare principalmente come copertinista, piuttosto che come disegnatore dei fumetti interni. Nel 1986, insieme ad altri maestri del fumetto (tra cui il marvelliano Bill Sienkiewicz), Brian Bolland disegna un capitolo (XI) del celebrativo n. 400 di Batman. Questo suo Batman, che qui affronta Ra’s Al Ghoul, risulta molto più riuscito del precedente. Il contrasto tra luce e ombra nelle sue tavole crea un Batman dal volto spesso parzialmente nascosto nell’oscurità, che enfatizza il suo lato misterioso e inquietante. L’albo degli Outsiders, lanciato nel 1983, avrebbe dovuto essere una pubblicazione innovativa. Si trattava di un gruppo di supereroi dalle caratteristiche inconsuete, purtroppo lo sceneggiatore Mike Barr tutto quello che riesce a fare è un prodotto ordinario. Sul n. 18 della serie, nel 1987, appare un racconto di 8 pagine intitolato “Freeway of fear” illustrato da Brian Bolland che qui è ormai vicino al suo apice. Bolland si conferma un cultore del tratto estremamente preciso e nitido. Ogni linea è attentamente ponderata, e i suoi personaggi non hanno mai sbavature o tratti grezzi. Si coglie già una tendenza al surreale che troverà il suo compimento in Killing Joke. Batman: The Killing Joke (1988) è il capolavoro di Brian Bolland. Scritta da Alan Moore questa graphic novel è considerata una delle storie più influenti di Batman, e probabilmente la versione definitiva del Joker. Il tratto iper-dettagliato di Bolland raggiunge qui un livello di precisione straordinario. Ogni ruga del Joker, ogni piega del costume di Batman, ogni espressione dei personaggi è realizzata con un realismo quasi fotografico. Il suo Joker è forse la rappresentazione più spaventosa del personaggio. La storia Inizia e finisce con la stessa vignetta, come a dire che tutto ciò che sta in mezzo non modifica nulla. Due vignette che hanno come protagonista la pioggia. Gocce di pioggia sferzano l’asfalto creando cerchi nell’acqua di una pozzanghera. Guardando attentamente, i cerchi concentrici multipli sembrano perdere la funzione rappresentativa e trasformarsi in motivo astratto. Nel finale persino le ultime indicazioni di Moore nella sceneggiatura sembrano disinteressarsi del senso della storia, quasi l’autore fosse rimasto rapito dalla pioggia che continua a cadere, e si fosse perso a contemplare il motivo dei cerchi concentrici multipli. Nel 1987 George Perez aveva avuto carta bianca da Karen Berger per rilanciare Wonder Woman basandosi su “Un ritorno al mito e un pizzico di femminismo”, come diceva lui. Nel 1988 è lo stesso George Perez a scrivere per Brian Bolland “Amazons”, la storia che apre il primo annual della serie. Il tratto preciso e dettagliato di Bolland enfatizza la bellezza, la forza e la nobiltà del personaggio. A differenza di disegnatori che tendono a esagerare le forme, Bolland mantiene Wonder Woman nelle proporzioni realistiche, con un viso espressivo che riflette sia fermezza sia compassione. Batman Black and White, uscita nel 1996, era una miniserie in bianco e nero che, in un’epoca di fumetti a colori, voleva ricordare la potenza del bianco e nero attraverso alcune realizzazioni di maestri del genere. Nel n. 4 Bolland illustra, in modo magistrale, e scrive una storia intitolata “An innocent guy”. Bolland fa uso di forti chiaroscuri, spesso con ombre taglienti e nette che danno ai volti e ai corpi un aspetto quasi tridimensionale. Senza il colore, l’occhio è guidato direttamente sul disegno puro, evidenziando la composizione perfetta delle tavole. Heartthrobs era una Serie limitata della Vertigo uscita nel 1998, scritta e disegnata da alcuni maestri del fumetto. Riprendeva una vecchia serie degli anni cinquanta della Dc Comics che conteneva racconti romantici adattati ai nostri tempi. Sul numero uno Bolland scrive e disegna “The princess and the frog“. Ormai lo stile di Bolland ha raggiunto la maturità. Il suo tratto iper-dettagliato risulta qui ripulito dagli eccessi del passato, i suoi disegni non appaiono mai troppo complessi o caotici: tutto è leggibile e ben bilanciato. Strange Adventures era stata una storica serie antologica della DC Comics dedicata alla fantascienza, pubblicata ininterrottamente dal 1950 al 1973. Nel 1999, la Vertigo pubblicò una miniserie di quattro numeri che riprendeva il titolo e il concetto di Strange Adventures. Sul n. 1 apparve una storia scritta e illustrata da Bolland, intitolata “The kapas”. Riguardo all’esperienza, Bolland dice: “Principalmente scrivo le mie cose in modo da poter includere ciò che voglio disegnare ed escludere ciò che non voglio disegnare. I personaggi hanno l’abitudine di prendere vita propria e a volte devi semplicemente scrivere ciò che hanno da dire”. 52 è una serie limitata di fumetti settimanale pubblicata dalla DC Comics tra il 2006 e il 2007. La serie, scritta da autori vari, riporta le avventure di diversi personaggi. Brian Bolland illustra due numeri: il 19 dedicato ad Animal Man e il 34 dedicato a Zatanna. Nel numero su Zatanna Bolland mette in mostra il suo modo di visualizzare la bellezza femminile che nel suo stile è intensa, espressiva, forte e realistica. Le sue donne non sono semplicemente “sexy” o stilizzate come in molto fumetto mainstream, ma hanno personalità, presenza scenica e una dignità visiva straordinaria. Fables è una serie pubblicata dalla Vertigo, creata e scritta da Bill Willingham. La serie tratta di vari personaggi appartenenti al mondo delle fiabe e al folklore che sono stati costretti ad abbandonare le loro terre e a fondare una comunità clandestina a New York chiamata Favolandia. Nel 2006 Willingham, affiancato da alcuni dei più grandi disegnatori del fumetto americano, presenta un prequel di Fables intitolato “Le 1001 notti di Neve”. In questo speciale Bolland disegna un racconto intitolato “What you with for”, dove si cimenta con la Sirenetta, lavorando tantissimo sugli occhi e sulle espressioni facciali, l’eroina di Andersen appare intensa, seducente, malinconica, sarcastica e determinata. Nel 2007 in un racconto di due pagine apparso sul n. 31 di Countdown, un albo settimanale pubblicato tra il 2007 al 2008, Brian Bolland riprende in mano il personaggio del Joker, dimostrando ancora una volta come la sua sia da considerare la versione definitiva dell’arcinemico di Batman. Il volto del Joker è allungato, e con una bocca enorme e innaturale. Gli occhi sono profondi e quelli di un pazzo, il sorriso è quasi mostruoso. Le rughe e i dettagli iper-realistici lo fanno sembrare una creatura uscita da un incubo. DC Universe: Legacies è una serie in 10 albi pubblicata tra il 2010 e il 2011. Scritta da Len Wein, presenta le avventure dei supereroi DC della Golden Age, alla Silver Age e alla Bronze Age. Bolland disegna una storia che ha come protagonisti Atom e gli eroi di Camelot 3000. L’opera appare come un divertissement e può vantare anche un apparizione di Etrigan, la mostruosa figura demoniaca che Kirby creò negli anni settanta. Nel 2011, in The Spirit n.17, Brian Bolland si confronta con il celebre personaggio di Will Eisner. Questa opera testimonia l’ammirazione di Bolland per il lavoro di Eisner e la sua capacità di reinterpretare personaggi classici con il suo stile caratteristico. Le pagine sono realizzate in diverse tonalità di grigio, più il rosso per contribuisce a ricreare un’atmosfera anni quaranta. Oltre che sulle ombre marcate, Bolland punta molto sulla dinamicità delle azioni e sulla bellezza delle dark ladies per rispettare il più fedelmente possibile il mondo di Spirit. Navigazione articoli I 70 ANNI DI GEPPO, IL DIAVOLO BUONO RILEGGENDO MAUS 40 ANNI DOPO