In attesa del 348° capitolo di Berserk, previsto per i mesi iniziali di questo 2017, mi piacerebbe fare il punto della situazione sulle ultime vicende del manga, nonché una ulteriore analisi, dopo quella fatta da Sauro Pennachioli nel suo articolo sull’inquisitrice Farnese. L’opera, ancora in corso, è cominciata nel 1989 in Giappone, per poi approdare nel 1996 in Italia. È edita da Panini, collana Planet Manga, nel formato “sottiletta” (giunto al 76° numero), e in un più tradizionale formato “tankobon” (al 38°) che raccoglie due numeri alla volta. Visto il successo dell’opera, continuamente ristampata, non è difficile reperire anche i primi volumetti della serie. Da notare come vengano proposte ristampe anche “in edizione limitata”, tipo la serie nera con costine nere (quasi sempre, perché a volte non riescono a scurirle abbastanza) esattamente identiche alle precedenti, ma con tanto di logo “nuova edizione” e prezzi sempre più alti. Evidentemente alla Panini confondono il concetto di edizione con quello di ristampa. A differenza di tutti gli altri manga, Berserk continua a essere pubblicato in Italia con un’inversione speculare delle tavole. Pertanto Gatsu, il Guerriero nero, da noi è diventato uno spadaccino mancino. Kentaro Miura, l’autore, ha usato molte fonti di ispirazione per la serie. I giapponesi, si sa, copiano qualsiasi cosa e rielaborano molto, spesso in maniera estremamente innovativa e senza per questo togliere nulla alla bontà delle loro opere (come dice Antonio Serra: “l’originalità non esiste”). Miura non fa eccezione e, senza avere pretesa di completezza, elencherò alcune fonti di ispirazione. Prima grande fonte di ispirazione è la serie di light novel fantasy Guin Saga, di Kaoru Kurimoto. Si tratta della serie di libri più lunga al mondo. L’autrice ha scritto ben 130 volumi prima della sua morte, avvenuta nel 2009. Un altro autore la sta proseguendo. Il protagonista è Guin, un abilissimo guerriero con corpo umano e testa di leopardo, il cui passato è avvolto nel mistero. Intrighi politici, battaglie e magia condiscono la saga… infinita. I primi tre libri sono stati pubblicati in italiano da editrice Nord, che toppando scopo e diffusione della serie, ne ha fatto tre volumi con copertina rigida e alto prezzo di copertina. I nemici principali del nostro Gatsu sono i cinque della Mano di Dio, alle cui fila si è unito anche il suo ex-migliore amico Grifis. Poco si sa di queste entità ultraterrene, se non che una volta anch’esse erano umani. Poi, sacrificando cose buone e care per la loro sfrenata sete di potere, sono diventate demoni sadici dai poteri sovrumani. Grifis era il capo carismatico della Squadra dei Falchi, una banda di mercenari di cui faceva parte anche Gatsu, le cui gesta vengono narrate da Miura in un lungo flashback narrativo che, poi, passa a destrutturare: infatti, sacrificando i suoi stessi amici (Gatsu e la sua amata, Caska, anch’essa parte della banda, sono i due soli sopravvissuti a questo sacrificio), Grifis si muta in Phemt, una variante demoniaca di se stesso. Normalmente però si mostra con le sue vere sembianze mortali, più piacevoli, con le quali attrae a sé gli stolti spacciandosi per il Falco di Luce, salvatore e portatore di pace sulla terra. Il design grafico dei cinque della Mano di Dio è pressoché copiato da quello dei cenobiti di Hellraiser, film del 1987 diretto da Clive Barker. Anche qui i cenobiti sono ex-umani diventati demoni evocabili tramite un puzzle, che assicurano esperienze sadomasochistiche a chi li richiama. I cinque della mano di dio. Compresa la new entry Grifis/Phemt I cenobiti di Hellraiser Le vittime inconsapevolmente scelte per il sacrificio portano sul loro corpo il marchio dei sacrificati. Caska, inoltre, viene violentata da Grifis/Phemt e da allora si trova in stato catatonico. Gatsu riesce a salvarla ed è deciso a trovare una cura per lei, in quello che sarà un lunghissimo viaggio. Ma su questo punto torneremo dopo. Chi ha il marchio, ha anche la maledizione di attrarre gli esseri dell’oscurità, costringendo Gatsu a difendersi ogni notte da assalti di non morti, spettri e mostri vari. Il marchio sanguina quando gli spiriti si avvicinano. Il design del marchio mi ricorda molto quello di Khorne, una delle divinità del caos dell’universo fantasy di Warhammer. Il marchio di Khorne dall’universo fantasy di Warhammer. Un punto che spesso viene trascurato è l’istinto da berserk di Gatsu. L’etimologia della parola scandinava “berserk” rimanda probabilmente a “bear” e “skin” e farebbe riferimento al furor degli invasati e feroci guerrieri nordici che in battaglia indossano pelli di animali, in questo caso di orso. Da leggende simili deriverebbe anche quella del lupo mannaro, riferendosi ai guerrieri che indossavano pelle di lupo. Il medievista Franco Cardini ne parla nel suo noto saggio Alle radici della cavalleria medievale. Sebbene non ci siano riferimenti diretti alla cultura nordica e vichinga nel manga, Gatsu si comporta in maniera feroce quando vede uno dei suoi nemici demoniaci e, laddove altri sarebbero paralizzati dalla paura, lui si getta senza esitazione verso il suo bersaglio, determinato a rispedirlo nell’inferno da cui è uscito. Slan appare nel clifoto… … ma Gatsu non si fa abbindolare da una con i tentacoli al posto dei capelli! A proposito di inferno, il design dei mostri deve molto all’arte europea. In particolare al pittore olandese Hyeronimus Bosch (1453-1516) e alle illusioni ottiche di Escher (1898-1972), olandese anche lui. Bosch by Miura In uno degli archi narrativi più recenti, Miura presenta alcuni mostri marini che abitano gli abissi. Bestiacce non del tutto fantastiche e dove trovarle Lo stesso giorno in cui lessi il capitolo, scoprii per caso che quello squalo esiste realmente: si chiama squalo goblin. La saga quindi mischia degli elementi horror, non proprio tipici della letteratura fantasy, a situazioni più classiche da cappa e spada, con l’aggiunta di regni in lotta e faide politiche. reminiscenze del Cinque-Seicento italiano e del periodo barocco. Anche molte architetture reali compaiono “paro paro” nel manga. L’edificio sulla destra è Palazzo Vecchio di Firenze Il colonnato di questo salone è quello della grande moschea di Cordoba (Spagna) Il nostro Paese è inoltre rappresentato nei nomi degli attuali comprimari di Gatsu: Farnese (l’ex inquisitrice di cui parla Sauro, ora “ragazza a modo” dedita alla magia), Isidoro (ragazzino che vede Gatsu un idolo) e Serpico (fratellastro e guardia del corpo di Farnese). A questi si è unita la maghetta Shilke, nonché una ciurma di comprimari minori, senza dimenticare i piccoli elfi Puck e Ibarella. L’attuale banda di Gatsu Come accennavo, motore dell’azione del nostro Gatsu è sì la vendetta nei confronti di Grifis/Phemt, ma anche l’amore per Caska (malgrado la ragazza continui a trovarsi in uno stato penoso). Miura crea in maniera magistrale una forte tensione sessuale tra i due che culmina nella scena d’amore più bella mai letta in un fumetto (chi ne conosce una migliore me lo dica), dove il romanticismo incontra il sesso e tutto viene mostrato per quello che è, comprese le turbe psichiche di Gatsu stesso e della sua infanzia rubata. Un amore pungente Ah, l’amour… L’unica cura possibile per l’amata di Gatsu si trova nella leggendaria Isola degli Elfi. Ebbene, Gatsu inizia a mettersi in viaggio per quest’isola sconosciuta e sfuggente più di 14 anni fa. Si imbarca nel 2006 e il viaggio dura circa 9 anni. Naturalmente sto parlando del tempo trascorso per noi lettori, non di quello della storia. E sì, mi sono emozionato, lo scorso novembre 2016, quando Gatsu ha finalmente messo piede sull’isola. Non credo che nessun altro fumetto abbia mai avuto archi narrativi altrettanto lunghi e mete così lontane nel tempo. L’isola degli elfi… Ero molto curioso di come Miura l’avrebbe rappresentata. Da qualche anno a questa parte l’autore ha introdotti elementi fantastici tradizionali, quasi fiabeschi, nella serie. Elfi, folletti, unicorni, spiritelli, maghette, streghe buone, sirene e creature fatate dei boschi, a fare da contralto agli orrori degli inferni di cui sopra. Un elemento presente sin quasi dall’inizio è quello dei siparietti demenziali dell’elfo Puck, da solo o con gli altri compagni di viaggio. La cosa può risultare strana o fuori luogo in un manga così dark, ma in realtà Miura li dosa qua e là per stemperare la tensione, disegnando i personaggi in stile super-deformed durante le gag. I manga giapponesi offrono un grande ventaglio di emozioni, senza preoccuparsi di quelle che sono le barriere imposte da un genere come noi occidentali. E la cosa non stona, anzi, contribuisce alla ricchezza dell’opera. Miura ha proceduto a rilento negli ultimi anni, segnati da pause lunghissime tra un capitolo e l’altro. Galvanizzato dall’incontro con il maestro Tetsuo Hara (autore, insieme a Buronson, di Hokuto no ken – Ken il Guerriero), ma io credo che la motivazione fosse quella di promuovere il recente film di animazione di Berserk, Miura ci ha regalato lo scorso anno 3 capitoli a distanza di un mese l’uno dall’altro. Gatsu, quindi, ha finalmente raggiunto l’Isola e ne ha incontrato gli abitanti. E qui è iniziata la delusione. E non solo perché il maestro sembra avere perso la mano e ormai abusa di orridi retini digitali. Hara disegna Gatsu e Miura disegna Oda Nobunaga L’isola è abitata, come prevedibile, da una pletora di supermaghi e maghette, streghe ed esserini fatati. Tutti dotati di poteri mentali e magici. Eppure il Guerriero nero, sopravvissuto a mille battaglie contro i mostri più terrificanti delle altre dimensioni, si ritrova seduto a bere il tè e a dover fare l’apologia di se stesso di fronte a questo conclave di supermaghi. L’Ammazzadraghi, l’enorme spadone di Gatsu che, a forza di eliminare nemici dell’oscurità pare aver acquisito un’aura propria, giace a terra come un oggetto qualsiasi. Il bejelit, l’uovo che permette di aprire uno squarcio tra le dimensioni e di effettuare un sacrificio, viene passato tra i commensali come un pasticcino tra dame inglesi. Non solo, Isidoro scopre dopo molti anni di avventure assieme che il famoso guerriero che aveva sconfitto cento uomini e che lui ammira, altri non è che Gatsu stesso. Il tutto viene risolto da Miura con una sola vignetta. “Una tazza di tè, cara?” Isidoro scopre che Gatsu è il suo idolo Vignette troppo affollate di dialoghi e di personaggi, e fin troppo prosaiche per quello che doveva essere un punto cardine della trama. L’ultimo capitolo vede alcuni personaggi partire per un viaggio sciamanico all’interno della mente di Caska, con soluzioni grafiche interessanti. Vedremo se Miura sarà nuovamente in grado di stupirci, o se si sarà appiattito a strutture da fantasy tradizionali e prevedibili. Il viaggio sciamanico nella mente di Caska Per concludere, l’amicizia è un componente cardine dell’opera di Miura: in un’intervista, scherzando, diceva che Berserk avrebbe potuto essere tranquillamente uno shojo manga. Persino la violenza sessuale perpetrata da Grifis ai danni di Caska, sembrava volere essere più uno sfregio al Guerriero nero che alla ragazza stessa. Inoltre, occorre puntualizzare che Berserk non è un Dragonball in chiave fantasy, inframmezzato da scene sadomaso. Tant’è che Gatsu, a differenza di Goku, non si potenzia dopo ogni battaglia, ma rimane sempre più danneggiato dagli sforzi sovrumani a cui è costretto. A mio parere, il tema principale è il totale ribaltamento delle percezioni: non c’è altra opera che tratti altrettanto bene questo tema. Gatsu è l’eroe della saga, ma gli ignoranti e gli ottusi (come lo era Farnese) pensano che sia lui “il cattivo”. La massa invece si fa abbagliare da Grifis, il falco di luce, leader bello e carismatico. Gatsu e la sua combriccola di disadattati paiono sempre più soli nella lotta contro il male e sempre più impossibilitati a poter far conoscere la verità alle masse abbagliate dal Falco. Gatsu, a differenza di Grifis, non è un leader ma un solitario puro e, malgrado gli elementi corali presenti nell’opera, è quando Miura si concentra sulla sua lotta individuale che il manga dà il meglio di sé. Etica ed estetica, come in questi tempi moderni, si confondono in modo estremo. Gatsu il buono sta diventando sempre più “brutto”, tanto che la parte oscura presente dentro la sua anima, mossa dall’odio e dalla vendetta, ha assunto una forma visibile, quella della bestia dell’oscurità, una sorta di lupo nero che lo tenta cercando di indurlo a lasciarsi andare ai suoi istinti bestiali, alla perdita della sua umanità. Grifis il bello è in realtà il peggiore dei demoni, ambizioso, arrivista e traditore. Grifis La personificazione dell’odio di Gatsu Ma chi è in grado di vedere la verità oltre le apparenze? Arthur: Which is the greatest quality of knighthood? Courage? Compassion? Loyalty? Humility? What do you say, Merlin? Merlin: Hmm? Ah ah ah, the greatest. Uh, well, they blend, like the metals we mix to make a good sword. Arthur: No poetry. Just a straight answer. Which is it? Merlin: All right, then. Truth. That’s it. Yes. It must be truth above all. When a man lies, he murders some part of the world. You should know that. “Excalibur” (1981) Navigazione articoli OFF-SIDE: FUORIGIOCO CON CREPAX E BONVI LA NASCITA FIN TROPPO CASUALE DI WOLVERINE