Bernie Wrightson (1948-2017) è stato uno dei più grandi maestri dell’illustrazione horror nel fumetto, celebre per lo stile meticoloso e dettagliato, capace di evocare atmosfere gotiche e inquietanti con una maestria senza pari. Entrato nel mondo del fumetto alla fine degli anni Sessanta, Wrightson raggiunge una certa popolarità nel 1971 quando co-crea Swamp Thing insieme a Len Wein per la Dc Comics. La sua versione della “creatura” è diventata iconica: una fusione tra l’orrore corporeo e tragedia che ha influenzato generazioni di autori. Il suo tratto dettagliato ha dato vita a un mondo ricco di texture, ombre e atmosfere uniche. Raggiunge il suo apice artistico con la sua incredibile edizione di Frankenstein (1983), nella quale ha realizzato oltre 47 illustrazioni in bianco e nero con una tecnica raffinata, ispirata agli artisti dell’incisione ottocentesca come Gustave Doré. Questo lavoro è considerato uno dei più grandi adattamenti illustrati del romanzo di Mary Shelley Bernie Wrightson esordisce nel mondo del fumetto nel numero 179 del marzo-aprile 1969 di House of Mystery. Wrightson disegna e inchiostra il racconto “The man who murdered himself”, un gioiellino ambientato in una classica dimora ottocentesca. House of Mystery era assieme alla gemella House of Secrets uno dei due comic book del new horror della Dc Comics di fine anni sessanta, che vennero copiate dalla Marvel. Nel 1969, la Marvel diede così alle stampe Chamber of Darkness e Tower of Shadows, due albi antologici simili a quelli della Dc. Naturalmente la Marvel volle ingaggiare subito Bernie Wrightson, il quale disegna per il n. 7 dí Chamber of Darkness il racconto “Gargoyle every night”, scritto da Roy Thomas, dove due ladri vengono puniti quando un anziano scultore di doccioni si rivela più di quanto loro si aspettassero. Tower of Shadows, uscito nel settembre 1969, è il primo albo Marvel consacrato al genere horror dopo il periodo Atlas, precedendo di un mese la testata gemella Chamber of Darkness. La “Torre delle ombre” non ebbe il successo sperato e dopo pochi numeri iniziò a pubblicare vecchie ristampe, fino a chiudere nel gennaio 1971 con il n. 9. Dal n.10 cambia nome e diventa Creature on the Loose, cambia anche formula dando spazio anche ad altri generi come la fantascienza e lo Sword and sorcery. Proprio al genere Sword and sorcery appartiene il racconto “The skull of silence”, illustrato da Bernie Wrightson e scritto da Roy Thomas, che vede la prima apparizione di un altro personaggio di Robert E. Howard (il creatore di Conan), Kull di Valusia. A Kull viene raccomandato di non aprire le porte del castello, perché così facendo si scatenerà un male antico. Re Kull ignora gli avvertimenti, rompe la serratura e apre la porta. Viene subito attaccato da un entità mistica chiamata Silenzio, che per poco non lo sconfigge. Dal 1976 al 1982 Wrightson si imbarca in un lavoro pazzesco, mettendosi al servizio del mostro per eccellenza: Frankenstein. Senza alcuna commission inizia a realizzare una serie di illustrazioni del romanzo classico di Mary Shelley. Queste illustrazioni, realizzate con pennino e pennello, utilizzando una tecnica dettagliatissima che ricorda quella dei grandi incisori dell’ottocento, richiedono giorni e giorni di lavoro sulla stessa tavola. Il volume, pubblicato originariamente dalla Marvel nel 1983, propone il romanzo integrale accompagnato da 47 illustrazioni in bianco e nero a tutta pagina. Siamo nella maniacalità del mostruoso, l’ossessione del dettaglio vince su tutto. L’autore, al prezzo di sforzi incredibili riesce a coniugare la tradizione dell’illustrazione gotica americana con il fumetto mainstream in un mix di livello superiore. Bernie Wrightson esce da questa opera cambiato per sempre, come svuotato della sua forza interiore. Una specie di relitto incrostato dai coralli e incagliato sulla spiaggia. Nel 1986 Wrightson realizza Spider-Man: Hooky, una graphic novel scritta da Susan K. Putney per la linea Marvel Graphic Novel, che presentava storie autoconclusive in un formato più grande e curato rispetto ai classici albi spillati. La storia vede Peter Parker coinvolto in un’avventura surreale dove una misteriosa ragazza dai poteri magici lo trascina in un viaggio attraverso dimensioni aliene e oniriche. Wrightson porta il suo caratteristico tratto nel mondo di Spider-Man, creando un’ambientazione insolita per il personaggio. La sua esperienza con l’horror e il fantasy si traduce in creature inquietanti e scenari surreali, che rendono Hooky un’opera visivamente unica nella storia del tessiragnatele. Pur non essendo una delle storie più conosciute di Spider-Man, Hooky è apprezzata per la sua qualità artistica e per il modo in cui mescola il supereroismo classico con elementi fantasy e horror. È una rara occasione di vedere Wrightson lavorare su un personaggio mainstream della Marvel. Nel 1987 Bernie Wrightson illustra “The Incredible Hulk and The Thing: The Big Change”, una graphic novel scritta da Jim Starlin. La storia è un’avventura ricca d’azione e umorismo in cui Hulk e La Cosa si ritrovano coinvolti in una missione cosmica assurda. I due vengono ingaggiati da un alieno per una operazione di recupero al termine della quale potranno chiedere in cambio qualsiasi cosa. Naturalmente, i due eroi passano gran parte del tempo a litigare e a scontrarsi con creature bizzarre prima di riuscire a risolvere la situazione. Wrightson qui si discosta un po’ dal suo stile dettagliato, e si diverte con un’ambientazione più cartoonesca, perfetta per la natura caotica della storia. Il suo tratto dà vita a espressioni esagerate e a un design alieno straordinario, mostrando un lato più leggero della sua arte rispetto ai suoi soliti lavori horror. Questa graphic novel è considerata una piccola gemma della Marvel anni ’80. A parte i primi due film del franchise di Hellriser, chi sfruttò meglio il mondo dei cenobiti di Clive Barker fu la serie a fumetti che la Marvel gli dedicò tra il 1989 e il 1992. Pubblicato dall’ormai defunta sotto-etichetta Marvel Epic, “Hellraiser di Clive Barker” era una serie antologica che si proponeva di allargare i confini della narrazione horror nei fumetti e ci riuscì con un entusiasmo straziante. Sul primo numero della serie appare “The warm red”, una storia disegnata da Bernie Wrightson e scritta da Jan Strnad. Il cenobita di questa storia si chiama Face, a causa della maschera di pelle cucita sopra il sangue e i muscoli della sua testa. Il mostro funge da arbitro in una contesa che vede opposti una sensuale manipolatrice di nome Maureen Endicott e un bieco contadino di nome Brian Rhodes per la proprietà di un terreno sul quale verrà costruito un parco divertimenti. Il disegno di Wrightson appare molto semplificato e moderno rispetto al passato. Nel 1991 Bernie Wrightson ha illustrato “The Punisher: P.O.V.”, una miniserie in quattro numeri scritta da Jim Starlin. Questa storia vede Frank Castle/Punisher alle prese con un criminale deforme e mutante, che sta scatenando il caos a New York. La narrazione adotta più punti di vista, offrendo una prospettiva unica su come vari personaggi vedono il Punitore e la sua brutale crociata contro il crimine. Wrightson, porta il suo stile oscuro in un’ambientazione urbana, creando un Punitore minaccioso, ombroso e quasi spettrale. Le scene d’azione sono rese con un tratto crudo e dinamico, mentre le sequenze più horror (legate al mutante antagonista) mostrano tutta la sua abilità nel disegnare creature mostruose e atmosfere inquietanti. “Punisher: P.O.V.” è un’opera di nicchia, ma molto apprezzata dai fan, in particolare per l’interpretazione artistica unica di Wrightson, che raramente ha lavorato su supereroi classici. La combinazione tra il tono crudo del Punisher e l’estetica dark di Wrightson rende questa miniserie una lettura imperdibile per gli amanti del genere. “Shadows and light” era una miniserie di tre numeri in bianco e nero uscita nel 1998 che ospitava brevi storie di personaggi Marvel. Era la risposta Marvel all’uscita di “Batman Black and White” nel 1996, entrambe le serie, in un epoca di fumetti a colori, volevano ricordare la potenza del bianco e nero nel fumetto, attraverso alcune realizzazioni di maestri del genere. Sul primo numero Wrightson disegna una storia di Hulk, il suo personaggio Marvel preferito, “Limited intellect!”, della quale realizza anche i testi. Wrightson ci mostra il lato più compassionevole di Hulk, quello meno sfruttato ed evidenziato dagli altri scrittori, in una storia che ha anche aspetti scherzosi. L’inizio è stupefacente, con Hulk che combatte strenuamente contro un gigantesco dinosauro. Il bianco e nero di Wrightson è sontuoso e non fa rimpiangere le sue prove migliori sulle riviste in bianco e nero della Warren, Creepy ed Eerie. Hulk è una montagna di muscoli, resi quasi tridimensionali grazie alla sapienza assoluta nell’utilizzo delle ombre. I personaggi risaltano in tutta la loro magnificenza grafica grazie alla intenzionale povertà assoluta degli sfondi. Nel 1998 Bernie Wrightson disegna la miniserie in quattro numeri “Punisher: Purgatory” scritta da Christopher Golden e Thomas E. Sniegoski. Questa miniserie è particolarmente strana e controversa, poiché, forse cercando di cavalcare la scia del successo di “The Preacher” della Vertigo, introduce elementi soprannaturali nel mondo del Punitore. In questa storia, Frank Castle muore e viene resuscitato come un essere soprannaturale con poteri mistici per combattere demoni e forze infernali. È una delle versioni più atipiche del personaggio, che pare sconfinare nei territori di Ghost Rider, e venne fortemente criticata dai fan per essersi allontanata troppo dall’idea classica del vigilante urbano. Nemmeno il lavoro di un Wrightson, che peraltro qui appare molto svogliato, riesce a risollevare la situazione. Inchiostrate brutalmente da Jimmy Palmiotti e colorate senza alcuna cura da Brian Haberlin, le sue matite perdono gran parte di quella brutale forza che negli anni le aveva rese leggendarie. Navigazione articoli IL PODCAST SULLA NASCITA DELLA MARVEL RACCONTATA DA SAURO PENNACCHIOLI SERGIO ZANIBONI, IL DIABOLIK DEFINITIVO