Batman nasce come personaggio noir influenzato dai film dell’espressionismo tedesco, dai romanzi degli anni trenta con protagonisti Sam Spade e Philip Marlowe e del fumetto di Dick Tracy. Nasce quindi come eroe oscuro e misterioso che agisce in un mondo corrotto e perverso, caratterizzato da atmosfere cupe, temi di corruzione, fatalismo e ambiguità morale.

Se questa immagine iniziale prevale nei primi anni, verso la fine degli anni quaranta comincia a fare capolino qua e là un nuovo Batman più strano e camp, una figura che affronta minacce più fantasiose e bizzarre, talvolta con una certa componente di comicità più o meno involontaria. Questa immagine prende il sopravvento durante gli anni cinquanta, in seguito alla introduzione del Comics Code Authority, l’istituto censorio che portò alla scomparso dei temi adulti dai fumetti.

Questa nuova immagine grondante nonsense e surrealismo continuerà fino all’inizio del decennio successivo, venendo poi parodiata nei telefilm della Abc mandati in onda tra il 1966 e il 1968.

Vediamo quali furono le storie più “strane” di questo particolare periodo.

 

“The origin of Killer Moth” Batman n. 63 (1949)

Killer Moth è stato creato dallo sceneggiatore Bill Finger e dal disegnatore Sheldon Moldoff, apparendo per la prima volta in Batman n. 63 (1949). Il concetto di un cattivo basato sulle falene sembra strano di per sé, poiché è molto lontano dalla solita figura dell’antagonista con  ambizioni grandiose e minacciose. Le falene sono creature innocue, generalmente associate all’essere fragili e deboli. L’idea di un cattivo con “assassino” nel suo nome che si basa sul tema delle falene è una discrepanza intrinseca.

Ciò che definisce veramente Killer Moth come un cattivo stravagante è la sua ossessione nel cercare di essere la “controparte malvagia” di Batman. Piuttosto che essere un criminale pericoloso, il ruolo principale di Killer Moth nei fumetti di Batman è quello di un aspirante patetico e maldestro, i cui tentativi di emergere sono destinati a fallire. Insomma, il desiderio di Killer Moth di essere Batman, senza possedere alcuna abilità, lo rende ridicolo.

 

“The Human Firefly” (Detective Comics n. 184, 1952)

Garfield Lynns, un tecnico delle luci cinematografiche e artista degli effetti speciali fallito, si dedica al crimine dopo aver perso il lavoro. Mentre fugge da Batman e Robin durante una rapina, Lynns passa attraverso un teatro che sta mettendo in scena uno spettacolo basato sul tema delle lucciole. Ispirato dal motivo della lucciola, Lynns adotta l’identità di Firefly e usa la sua esperienza nell’illuminazione e negli effetti per commettere una serie di crimini sconcertanti.

L’uso di luci ed effetti speciali come armi da parte di Firefly è un espediente insolito per un cattivo di Gotham City. I suoi crimini sembrano più spettacoli di magia che minacce reali. L’ossessione di Lynns per gli effetti drammatici e le performance rispecchia il suo background nel settore dell’intrattenimento, rendendolo un cattivo con un talento per la stravaganza. L’idea di un tecnico delle luci che sconfigge Batman e Robin, anche temporaneamente, si basa sul tipo di logica esagerata tipica dei fumetti della Silver Age.

 

“The Gorilla Boss of Gotham City” Batman n. 75 (1953)

Trasformare un gorilla nel boss di Gotham City è una delle trovate più strambe e memorabili dei primi anni cinquanta, che mette in mostra la bizzarra creatività dell’epoca. Uno scienziato pazzo trapianta il cervello di un genio criminale morente di nome George “Boss” Dyke nel corpo di un gorilla. Nella sua nuova e potente forma, Dyke usa la forza potenziata e le abilità animalesche per commettere una serie di crimini. Batman e Robin sono costretti a vedersela con il massiccio gorilla, che conserva l’astuzia e il genio criminale di Dyke.

La storia si appoggia fortemente sulla pseudo-scienza, con un trapianto di cervello trattato come un esperimento di routine. Gli anni cinquanta videro una strana ossessione nei fumetti per i gorilla. I creatori li usavano spesso sulle copertine per aumentare le vendite, poiché erano stranamente popolari tra i lettori. L’immagine di Batman che combatte un gangster nel corpo di un gorilla è allo stesso tempo divertente e surreale, e si distingue come un ottimo esempio del tono campy che si sta insinuando nella serie.

 

“The Rainbow Batman” Detective Comics n. 241 (1957)

Batman inizia a indossare una serie di costumi colorati e dai motivi vivaci (uno nuovo in ogni apparizione) invece del suo solito vestito scuro. Il motivo? Sta cercando di catturare un malvivente che finge di essere un operatore televisivo, per questo si reca agli eventi ripresi dalle telecamere indossando ogni volta un costume di diverso colore per distogliere l’attenzione dalle sue indagini. Ogni costume è progressivamente più stravagante, caratterizzato da colori vivaci come il rosso, il giallo e, infine, un motivo arcobaleno nel climax della storia.

La storia riflette il tono leggero della Silver Age, che spesso dava priorità a situazioni stravaganti e minacce poco realistiche. Vedere Batman con un costume arcobaleno è così assurdo che è diventato un meme iconico e un simbolo della creatività campy dell’epoca. L’ idea di Bruce Wayne che scorrazza per Gotham in costumi vivaci è totalmente ridicola e soprattutto poco pratica per un “cavaliere oscuro”.

 

“The Bat-Ape” Batman n. 114 (1958)

Questo numero è un classico noto per l’arrivo della Bat-Scimmia. La storia è bizzarra e memorabile: Batman fa amicizia con una creatura chiamata “Mogo”, una gigantesca e intelligentissima scimmia addestrata. La storia inizia con Batman e Robin al circo per vedere il numero di Mogo, una scimmia dalle notevoli doti addestrata dal signor Harris. In seguito a un furto, Harris viene sospettato di essere il colpevole e messo agli arresti lasciando Mogo da solo.

Batman e Robin, che ritengono Harris innocente, indagano per assicurare i veri colpevoli alla giustizia. Si fanno aiutare dallo stesso Mogo fino a risolvere il caso. Questo personaggio fa pienamente parte del tono stravagante, dei fumetti della Silver Age, in cui venivano abbracciati concetti che sembrerebbero assurdi per gli standard moderni. La stessa Bat-Scimmia, con il suo design un po’ sciocco ma affascinante, riflette la tendenza a mescolare i temi dei supereroi con elementi di fantascienza particolarmente arditi.

 

“Bat-Man Meet Bat-mite” Detective Comics n. 267 (1959)

Questa è una delle storie “strane” per eccellenza di Batman, un’avventura giocosa che introduce uno dei personaggi più bizzarri e duraturi di Batman: Bat-Mite. Batman, si trova improvvisamente di fronte a un essere minuscolo, birichino e magico: Bat-Mito, il quale ha poteri che sfidano le leggi della fisica e della realtà, rendendolo una forza dirompente.

La storia introduce un livello di umorismo e fantasy davvero insolito per le storie di Batman. I poteri di Bat-Mito sono imprevedibili e assurdi, e spesso provoca più danni che benefici, il che conferisce un tono spensierato, quasi slapstick, a quello che di solito è un fumetto relativamente serio. L’idea che Bat-Mito sia solo un fan di Batman, che cerca di fare tutto il possibile per aiutarlo finendo però sempre per peggiorare le cose, conferisce alla storia un tono assurdo.

 

“The Zebra Batman” Detective Comics n. 275 (1959)

L’episodio esemplifica la narrazione campy e fantascientifica che ha definito l’epoca.  Batman e Robin stanno indagando su Zebra-Man, uno scienziato criminale che ha sviluppato un dispositivo chiamato “Zebra Ray”. Questo raggio gli conferisce poteri magnetici che gli permettono di attrarre o respingere gli oggetti a piacimento. Durante uno scontro, Batman viene accidentalmente esposto al raggio e acquisisce gli stessi poteri.

L’abito zebrato di Batman è in contrasto con il suo solito abbigliamento scuro e minaccioso. È uno scherzo visivo e uno dei costumi più sgargianti che ha indossato. Batman, un personaggio noto per la sua dipendenza da abilità atletiche e gadget, improvvisamente si ritrova dotato di pseudo-superpoteri. L’avversario, da parte sua, è un personaggio che rasenta il ridicolo, più buffo che minaccioso.

 

“Bat-Man Psychic Twin” Batman n. 155 (1963)

Questo è un episodio molto bizzarro dove tra Batman e un delinquente di nome “JO-JO Gagan”, in seguito a un esplosione che coinvolge entrambi, si crea una connessione simile a quella tra due gemelli. Quando JO-JO si fa male, anche Batman prova lo stesso dolore e quando JO-JO rischia di annegare anche a Batman manca il respiro. La storia è sicuramente una delle trame più strane della Silver Age. JO-JO arriverà persino a scoprire la vera identità di Batman.


Il concetto di “gemello psichico” è totalmente spiazzante per il mondo di Batman, le cui storie di solito, come abbiamo già detto, si concentrano sul lavoro investigativo, i gadget tecnologici e il combattimento fisico piuttosto che su fenomeni mentali. La storia del gemello non ebbe un seguito ed è rimasta nella memoria dei lettori come una vera e propria stranezza.

 

“The Alien Boss of Gotham City” Batman n. 160 (1963)

Storia strana e divertente, simbolo di un epoca nota per le trame bizzarre che spingevano in avanti i confini della logica e della realtà. La storia inizia con Batman e Robin che indagano su una serie di eventi curiosi a Gotham City, dove un misterioso alieno sta causando il caos. Si tratta di un personaggio malvagio proveniente dallo spazio, arrivato sulla Terra con l’intenzione di conquistare Gotham.

Il nucleo stesso della storia, un alieno che prende il controllo di Gotham, è fuori luogo nel mito di Batman, che di solito è incentrato su minacce umane. La Silver Age dei fumetti, tuttavia, era nota per il suo flirtare con concetti presi a prestito dalla fantascienza. In realtà l’alieno si rivelerà un normale criminale che utilizza una tecnologia avanzata: classico colpo di scena in cui una trama apparentemente fantastica viene ribaltata alla fine della storia. Il tono è spensierato come quasi sempre accadeva in questa epoca.

 

“The Batman Creature” (Batman n. 162, 1964)

Batman indaga su una serie di strani eventi a Gotham City, dove alcune persone sembrano essersi trasformate in creature orribili e malvagie. La causa di questa trasformazione è un raggio inventato da uno scienziato pazzo. A un certo punto il raggio viene puntato contro Batman trasformandolo in una creatura mostruosa che ricorda King-Kong. La trama è un ennesima variazione di un cliché tipico della Silver age: i cambiamenti genetici provocati dalle radiazioni che qui presenta aspetti di involontaria comicità.

La premessa centrale della storia, ovvero che Batman si trasformi letteralmente in un mostro, era un concetto fuori dagli schemi per l’epoca. I disegni realizzati da Sheldon Moldoff sostengono la natura bizzarra della storia, con immagini drammatiche ed esagerate della forma mostruosa di Batman. Il tono, sebbene piuttosto serio dato che Batman cerca di riprendere il controllo, è comunque fantastico, in linea con molti fumetti della Silver Age.

Ma i tempi stavano cambiando, i fumetti che più facevano concorrenza alla Dc Comics non erano più quelli umoristici di Archie, ma quelli della nascente Marvel, caratterizzati da storie più “serie”. Così negli anni sessanta si chiusero la collaborazione della Dc con lo studio di Bob Kane e la direzione di Jack Schiff, facendo subentrare, dopo un rapido passaggio di Carmine Infantino, sceneggiatori “impegnati” come Dennis O’Neil e disegnatori realistici come Neal Adams…

 

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