Annamaria Rizzoli è una delle attrici italiane più belle e desiderabili degli anni ottanta, ma purtroppo il cinema non ha saputo utilizzarla al meglio delle sue doti.

Nata nel 1953 a Roma, diventa famosa come “il seno più bello d’Italia” e come sexy testimonial vestita da Babbo Natale del liquore Stock. La Rizzoli sa gestire bene la sua immagine, si spoglia sulle pagine della rivista Playboy, fino a quando, nel 1979, riesce addirittura a condurre il Festival di Sanremo accanto a Mike Bongiorno. In televisione la ricordiamo insieme a Walter Chiari (con cui ha avuto una lunga relazione) e Vittorio Caprioli nel programma comico-musicale Io te tu io (1979). Per la televisione recita anche nello sceneggiato a puntate “I ragazzi di celluloide” di Sergio Sollima, con Massimo Ranieri. Annamaria Rizzoli è stata oggetto di una “proposta indecente” da parte di un industriale milanese, che offrì ottanta milioni per una notte d’amore con lei.

La sua carriera cinematografica si concentra in pochi anni, dal 1979 al 1982, e rappresenta il canto del cigno della commedia sexy, che mette in campo una delle sue rappresentanti più belle proprio quando le idee sono in via di esaurimento. Edwige Fenech sta passando al cinema d’autore e si spoglia sempre meno, Annamaria Rizzoli ne prende il posto nella fantasia degli italiani, spogliandosi con generosità sul set di una manciata di commedie sexy che le fanno toccare l’apice della popolarità nel 1980. Il suo debutto cinematografico avviene nel 1976 con “Milano… difendersi o morire” di Gianni Martucci, dove recita accanto a Marc Porel in un poliziottesco che vede nel cast anche Gorge Hilton e Al Cliver. Annamaria Rizzoli è la cugina del perfido boss, Al Cliver, che la costringe a battere sui marciapiedi di Milano, mentre Hilton (commissario di polizia) e Porel (malvivente galantuomo) si alleano per combattere i suoi traffici. Un film dal budget abbastanza ricco, ma che non decolla soprattutto a causa di una regia che non impone il dovuto mordente alla pellicola.

Il vero debutto nel cinema sexy avviene dopo l’inizio della love story con Walter Chiari, che la lancia definitivamente. Stiamo parlando dell’episodio “Prete per forza” del film “Ride bene chi ride ultimo” di Marco Aleandri (1978), una commedia di grana grossa (come la definisce il critico Mereghetti) composta da quattro barzellette recitate da Gino Bramieri, Pino Caruso, Walter Chiari, Orchidea De Sanctis, Macha Méril e Luciano Salce. Non è un capolavoro, però si ride.

“Dove vai in vacanza?” è un altro film a episodi del 1978: rappresenta la prima interpretazione da protagonista della Rizzoli a fianco di un ottimo Paolo Villaggio. L’episodio “Sì buana”, diretto dal grande Luciano Salce, la mette sul set nei panni di una seducente cacciatrice. Il film è davvero ottimo, uno dei migliori prodotti degli anni settanta, composto da tre episodi intrisi di umorismo e trovate geniali. I registi dei tre episodi sono Mauro Bolognini, Luciano Salce e Alberto Sordi che collaborano per lasciare tre ritratti memorabili dell’Italia di fine anni settanta. “Sì buana”, scritto da Continenza e Scarpelli, è la parodia di un romanzo d’avventura ambientato in Africa, con un Villaggio scatenato a suon di rutti e circuito dalla bionda Rizzoli. L’episodio racconta le disavventure di Villaggio coinvolto nell’omicidio dell’amante della Rizzoli (Daniele Vargas). Si ricorda soprattutto per il sexy costume panterato della bionda attrice. Villaggio è molto bravo e le scene comiche da allupato cronico alle prese con tanta bellezza sono memorabili, come quando la Rizzoli si infila nuda dentro al suo sacco a pelo. Memorabili anche gli altri due episodi: “Sarò tutta per te”, con un grande Ugo Tognazzi coadiuvato da Stefania Sandrelli e da una nudissima Lorraine De Selle, e “Le vacanze intelligenti”, con il mattatore Alberto Sordi in una delle sue regie più ispirate. Non concordo con il pesante giudizio di Mereghetti, che definisce i tre episodi “pecorecci, inutili e qualunquisti”. Si tratta di uno dei migliori film a episodi degli anni settanta, assolutamente memorabile e da rivedere.

Annamaria Rizzoli recita anche nel pessimo “Play motel” di Mario Gariazzo (1978), un thriller debole che viene infarcito di sequenze hard recitate da altre attrici. Quando la Rizzoli lo viene a sapere abbandona il set scandalizzata, insieme a Ray Lovelack e allo stesso regista che è del tutto estraneo alla manipolazione. Pare che l’attrice non abbia neppure ricevuto l’intera cifra pattuita, perché il cachet veniva pagato ogni settimana e lei non aveva ancora riscosso. La produzione riesce a fare uscire il film cucendo le poche scene girate da Gariazzo con le nuove sequenze hard. Marco Giusti definisce il film come “una divertente pornocommedia diretta dal re del trash Mario Gariazzo in doppia versione soft e hard”, anche se le cose stanno diversamente. Gariazzo dirige solo un thriller un po’ spinto, ma poi la produzione addiziona al lavoro le nuove scene girate da una disinibita Marina Frajese. Il thriller erotico è ambientato in un motel, dove il direttore fotografa e ricatta le coppiette che si appartano in intimità. Ray Lovelock e Annamaria Rizzoli sono due sposi novelli, coinvolti nella morte della moglie del direttore che ritrovano cadavere nella loro auto. Un film che è diventato un mito del trash.

“Riavanti marsh!” di Luciano Salce, sempre del 1978, è un gustoso film comico ambientato nel mondo delle caserme. Il cast è di lusso: Renzo Montagnani, Silvia Dionisio, Carlo Giuffrè, Olga Karlatos, Alberto Lionello, Aldo Maccione, Paola Quattrini, Annamaria Rizzoli, Adriana Russo, Stefano Satta Flores, Sandra Milo, Gigi Reder e, in una parte secondaria, Carmen Russo. Una vera apoteosi di stelle e di bellezze per un film sexy comico di fine anni settanta pieno di macchiette divertenti e di personaggi memorabili. Annamaria Rizzoli è Immacolata, la gelosissima moglie siciliana del barone Carlo Giuffrè. La storia racconta di cinque quarantenni richiamati alle armi per un corso di aggiornamento, che, quando si ritrovano, si comportano da ragazzini come vent’anni prima. Una sorta di “Amici miei” versione caserma che diverte ancora oggi, con i suoi ritratti di personaggi eternamente infantili e con poca voglia di prendersi le loro responsabilità. Il servizio militare è descritto come un bel ricordo di un periodo giovanile che non può tornare, ma intanto i protagonisti se la godono e vivono intensamente quel momento spensierato. Se quando arriva la cartolina precetto la vivono come una sorta di punizione, al momento di tornare alle normali occupazioni i cinque richiamati provano solo tanta nostalgia.

“Scusi lei è normale?”
è un tipico gay movie girato sulla scia del successo de “Il vizietto” di Edouard Molinaro (1978), con Ugo Tognazzi e Michel Serrault. Inutile dire che il film di Lenzi è inferiore a un’opera che ha derivazioni letterarie (vedi la commedia Le Cage aux folles di Jean Poiret), ma resta pur sempre un prodotto commerciale dignitoso e divertente. “Scusi lei è normale?” ironizza sull’omosessualità senza abbandonarsi alla curiosità morbosa, e tratta in modo leggero un argomento difficile da affrontare. Il successo internazionale de “Il vizietto” produsse sequel meno riusciti come “Il vizietto II” (1980) e “Matrimonio con vizietto” (1985), ma anche la divertente parodia “Dove vai se il vizietto non ce l’hai? di Marino Girolami. Si tratta sempre di film dove il rapporto omosessuale è rappresentato senza scendere nei particolari erotici, ma ricorrendo a un apparato scenico di mossette e gridolini che fanno sorridere il pubblico. “Scusi lei è normale?” è scritto, sceneggiato e diretto da Umberto Lenzi, che per la parte creativa si fa aiutare da Dardano Sacchetti. Sia il regista sia lo sceneggiatore hanno dato il meglio in generi diversi dalla commedia sexy, ma se la cavano con disinvoltura. La fotografia, di Guglielmo Mancori, serve soprattutto a mettere in risalto le forme abbondanti di Annamaria Rizzoli; le musiche da discoteca piuttosto datate sono di Franco Micalizzi, il montaggio è dell’esperto Eugenio Alabiso, mentre le scenografie sono di Carlo Gentili e i costumi di Antonio Randaccio. Produce Maria Pia Gardini per la Pal Cinematografica. Interpreti principali: Ray Lovelock, Enzo Cerusico, Annamaria Rizzoli, Sammy Barbot, Renzo Montagnani, Aldo Maccione, Marcello Martana, Dante Cleri, Luca Sportelli, Vinicio Diamanti, Susanna Schemmari, Enzo Andronico e Salvatore Jacono.

La storia è costruita attorno alla bellezza di Annamaria Rizzoli, ballerina provetta, attrice di fotoromanzi porno e figlia di un importante uomo politico. Renzo Montagnani è un integerrimo pretore che tutela la moralità degli spettatori, ma si eccita mentre visiona le pellicole porno sequestrate. Enzo Cerusico interpreta in modo credibile il travestito Nicole, innamorato di Ray Lovelock, che finisce per irretire il pretore di ferro e per costruire una relazione con lui. Lo schema da commedia degli equivoci prevede Ray Lovelock come nipote del pretore, e Annamaria Rizzoli la castigata figlia di un uomo politico, ma in segreto una spregiudicata Mimì Pon Pon. Inutile dire che le grazie della protagonista femminile sono mostrate in abbondanza e che finiscono per convincere Lovelock che forse non è del tutto gay. Il film non è molto uniforme e alterna parti divertenti e rapide ad altre che si faticano a seguire, ma il ritmo complessivo della commedia raggiunge livelli di sufficienza. Renzo Montagnani è bravissimo come sempre nel ruolo del pretore integerrimo, figura simbolica che serve a ironizzare sulla censura eccessiva e bacchettona di quel periodo storico. Il pretore lo vediamo all’opera sin dalle prime sequenze quando fa tappare i seni della Rizzoli su un manifesto pubblicitario. Il massimo della comicità e della satira si raggiungono durante la visione dei film sequestrati, quando Montagnani a parole esprime disgusto e riprovazione, ma di fatto è parecchio eccitato. “Il senso del dovere mi impedisce di sospendere la proiezione” dice a un sottoposto mentre guarda: “Bidella di notte”, “La pornosuocera” e “Perversioni intime di un ostetrica”, definendoli “film di chiappa e spada”. Il pretore cerca con ogni mezzo di incastrare la Rizzoli, che recita nei fotoromanzi porno come Mimì Pon Pon, ma non ci riesce. Non sa che l’attrice è figlia dell’onorevole Grisaglia perché lei si è sempre presentata come una ragazza casta e timorata di Dio.

I giornali definiscono Annamaria Rizzoli “la bomba sexy dell’anno” e la sua popolarità aumenta in un periodo in cui le protagoniste storiche della commedia scollacciata cominciano a rivestirsi. “Era un film simpatico che però non andò molto bene quando uscì nelle sale. L’abbiamo girato in piena estate a Roma, in una mansarda di via Margutta dove faceva un caldo da impazzire con tutti quei fari accesi”, ha detto Annamaria all’intervistatore di Nocturno. La pellicola è un omaggio alla bellezza della Rizzoli, che vediamo subito impegnata in una gara di ballo, vestita in modo sensuale con stivaloni rossi a tacco alto e una gonna corta che le scopre il sedere. La sua presenza conturbante mette in crisi il rapporto tra i due gay, Cerusico e Lovelock, al punto che il primo si ingelosisce e minaccia di uccidersi. Lenzi realizza un’interessante satira al genere con il personaggio di Enzo Andronico (regista di fotoromanzi porno), che fa recitare la Rizzoli vestita da suora citando vecchi film anni settanta come “Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno”. Molto divertente la sequenza con la bella attrice che esce dal set vestita da suora per entrare in farmacia e chiedere un test di gravidanza, ma anche quella dove mostra le cosce nude in auto a un poliziotto arrapato e, infine, quando scende in mezzo al traffico seminuda e provoca incidenti a ripetizione. Jimmy il Fenomeno (immancabile presenza trash) grida a ripetizione: “Ho visto la Madonna!”. In questa parte del film, Lenzi si sbizzarrisce in alcune scene acrobatiche che lo hanno reso famoso nel poliziottesco, infatti gli incidenti automobilistici sono molto ben realizzati. Annamaria Rizzoli e Ray Lovelock cominciano la loro relazione nella sala di ballo e si incontrano ancora a casa del pretore, quando lei si presenta come la timorata figlia dell’onorevole Grisaglia. Lovelock ha il suo bel daffare a nascondere il fotoromanzo porno con la Rizzoli vestita da sexy suora che poco prima aveva messo tra le carte dello zio. Un’altra sequenza tipica del miglior Lenzi poliziottesco vede una sgommata acrobatica di Lovelock, distratto dalle cosce nude della Rizzoli, a bordo della sua auto. Non poteva mancare una classica situazione da commedia sexy con la Rizzoli sotto la doccia e la macchina da presa che scruta, come fosse l’occhio indiscreto dello spettatore, glutei e seni esibiti tra acqua e sapone. “Sono ambidestro”, confessa Lovelock eccitato.

Aldo Maccione è un divertente commissario di polizia che non sopporta i gay e, nelle prime scene della pellicola, indaga sul presunto suicidio di Nicole. A un certo punto il commissario crede che Lovelock sia colpevole di un omicidio, ma prende un granchio dietro l’altro. Quando interviene per sedare la lite tra Cerusico e Lovelock non si accorge che il primo ha sparato con una scacciacani e pensa che la Rizzoli sia un travestito. La bella attrice deve mostrare il proprio seno perfetto per far ricredere il commissario, che continua a sospettare Lovelock di omicidio solo perché è gay. Alla fine, Maccione resta ancora più sorpreso perché il vero assassino lo scoprono i carabinieri e viene fuori che è un appuntato di pubblica sicurezza in pensione. Enzo Andronico (storica spalla di Franco e Ciccio) è davvero bravo come regista di fotoromanzi porno, molto espressivo, con uno sguardo torvo e gli occhi storti, erotomane quanto basta e tutto preso dal suo lavoro di fotografo di parti anatomiche. Il pretore Montagnani fa chiudere il suo set mentre sta girando il fumetto de L’Inquisitore, basato su una serie di primi piani sui sederi femminili. La pellicola sa essere polemica nei confronti di certi pretori integerrimi che predicavano bene, ma razzolavano male. Montagnani è perfetto in questa macchietta da avanspettacolo e il culmine della commedia degli equivoci si raggiunge nel rocambolesco finale. Il pretore si presenta a casa del nipote e continua a dare la caccia a un’introvabile Mimì Pon Pon che è proprio accanto a lui. Il pretore si invaghisce del travestito Nicole, anche se pensa che sia una donna, mentre il nipote cambia idea sui gusti sessuali e si dedica alle bellezze muliebri della Rizzoli. Un sensuale tango tra Montagnani e Cerusico prelude a un lento che fa appartare Lovelock e la Rizzoli per fare l’amore. Montagnani e Cerusico ballano ancora, mentre il primo afferma: “Non è l’abito che fa il monaco”. Immancabile la risposta: “A chi lo dici!”. Da citare il leitmotiv sonoro del film “You are what you are” cantata da Vivian Huston e scritta da Umberto Lenzi, M. Douglas e Franco Micalizzi.

Tralasciamo “Arabella” di Salvatore Nocita, uno sceneggiato televisivo del 1980, interessante solo per documentare il successo della bella Annamaria.

“La cameriera seduce i villeggianti” di Aldo Grimaldi è un’altra pellicola sexy del 1980, che purtroppo porta i segni di tutta la stanchezza del genere. Il regista non è un esperto di commedie scollacciate, è noto soprattutto per essere figlio del molto più bravo regista Gianni e per aver diretto qualche prodotto dichiaratamente commerciale. Gli attori non sono tra i più significativi: Giorgio Bracardi e Pippo Santonastaso risultano divertenti alla radio e in televisione, ma al cinema naufragano miseramente. Isabella Biagini, Maurice Poli e Carlo Giuffrè alzano un poco il livello di recitazione, ma si cade pesantemente quando entrano in scena Ada Pometti e soprattutto il pessimo Raf Luca. La stessa Rizzoli bolla il film come “un filmetto mediocre”, soprattutto perché mancano le idee ed è una tarda commediaccia senza nerbo e inventiva. Il regista punta solo sulle grazie della bella attrice, esibita in costume da bagno e in piscina, spesso nuda sotto docce interminabili, ma la pellicola non si regge su una storia valida. La Biagini e Giuffrè sono i padroni di un albergo che seducono una coppia di creditori per salvarsi dai debiti. Annamaria Rizzoli è una sexy cameriera molto procace e disinibita che entra in possesso di una partita di droga. Dardano Sacchetti, autore di soggetto e sceneggiatura, si trova meglio lavorando su copioni avventurosi e questo per lui è solo un lavoro alimentare.

“La compagna di viaggio” di Ferdinando Baldi (1980) è un altro pessimo prodotto commerciale, salvato dalla presenza di Gastone Moschin. Nel cast troviamo anche Annie Bell, Giorgio Bracardi, Marisa Mell, Pino Ferrara, Raf Luca e le future dive del porno Moana Pozzi e Marina Frajese. Fernando Baldi non è un regista adatto al cinema sexy, la sua produzione migliore resta nel poliziottesco e nel cinema d’avventura. Il film, girato su un treno, riunisce un buon gruppo di bellezze attorno alla presenza carismatica del “barone” Gastone Moschin. La Rizzoli si dà un gran da fare: una delle poche cose memorabili sono le scene dove compare nuda, ma la storia è assente. Siamo al canto del cigno della commedia sexy e la bella attrice ha la sfortuna di raggiungerre la popolarità quando le cose migliori sono già state fatte.

“L’insegnante al mare con tutta la classe”
di Michele Massimo Tarantini (1980) è una prova lampante di questo assunto, perché anche se alla guida del film c’è uno specialista del genere non è facile raccontare qualcosa di nuovo sul tema sexy scolastico. La Rizzoli si deve misurare con Edwige Fenech e la sua fondamentale trilogia scolastica, ma pure con tutte le sexy studentesse e docenti allupate che hanno imperversato al cinema negli anni settanta. Ne esce fuori male, e non solo per colpa sua. Il film è scritto da Milizia, Mariuzzo e Tarantini, ma ricalca situazioni già viste e sfrutta i soliti canoni del passato. Nel cast sono fondamentali le presenze di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Franco Diogene, Francesca Romana Coluzzi, Adriana Facchetti, Jimmy il Fenomeno (irrinunciabile!) e Gino Pagnani. Il solo problema è che questa insegnante arriva troppo tempo dopo le altre per destare un minimo motivo di interesse. La curiosità degli spettatori è stata soddisfatta ampiamente e questa versione marinara della bella professoressa va incontro a un insuccesso annunciato. La Rizzoli si mostra molto nuda e le situazioni voyeuristiche vanno dagli studenti che la spiano dietro le rocce ai professori appostati dietro al buco della serratura. La trama del film, ricalcando “L’insegnante” di Nando Cicero (1975), racconta la storia di un padre ricco (Banfi) che invita una procace insegnante di francese (Rizzoli) nel suo albergo al mare per dare ripetizioni al figlio (Gelardini). Questa è la scusa ufficiale di Banfi, ma in realtà il suo desiderio è quello di portarsi a letto la Rizzoli. Marco Gelardini interpreta lo studente affascinante che soffia la bella insegnante di francese al padre Lino Banfi, perennemente arrapato, ma sposato con la giunonica Francesca Romana Coluzzi. Banfi finisce addirittura in carcere per guai finanziari e la moglie si consola con un superdotato Alvaro Vitali.

“La ripetente fa l’occhietto al preside” di Mariano Laurenti (1980) si inserisce nel solito filone sexy scolastico, ma pure questo ha il difetto di essere un prodotto tardivo. L’affiatata coppia Laurenti-Milizia non sa trovare (e non era nemmeno facile) niente di nuovo da dire su un tema troppo sfruttato. Resta la bellezza di Annamaria Rizzoli, che non lesina nudi a tutto schermo, ma i tempi sono cambiati e l’epoca del voyeurismo cinematografico è prossima alla fine. Le prime televisioni private e, soprattutto, l’avvento dei videoregistratori stanno cambiando mercato e mentalità. Nel cast segnaliamo le ottime presenze di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Ria De Simone, Carlo Sposito, Jimy il Fenomeno, Ermelinda De Felice e Loredana Martinez. Se c’è qualcosa che ancora salva il film, e che a distanza di anni ne giustifica la visione, è proprio la magistrale interpretazione di Lino Banfi come preside innamorato della bella Rizzoli, sexy ripetente figlia di un industriale. La ripetente finge di amoreggiare con il preside sia per far ingelosire un compagno di classe che per approfittarne scolasticamente. Vitali interpreta pure lui un ruolo da professore e dà la caccia alla sexy insegnante Ria De Simone (“la professoressa Zappa… beato chi ti pappa!”, dice Vitali) che però finisce in bianco. Il corpo della Rizzoli è esposto con generosità e il suo sedere la fa da padrone in diverse scene ammiccanti, anche se il seno resta la parte più inquadrata e giustamente famosa della bella attrice.

“Ragionier Arturo De Fanti bancario precario” di Luciano Salce (1980) vede Annamaria Rizzoli nel ruolo dell’amante showgirl di Paolo Villaggio, insieme a lei recitano Enrica Bonaccorti, Catherine Spaak, Anna Mazzamauro, Carlo Giuffrè, Paolo Paoloni e Gigi Reder. Il film è una sorta di Fantozzi apocrifo, anche se regista e attore sono gli stessi, ma De Fanti è una pura imitazione del vecchio personaggio villaggesco. Il vero motivo cult del film è comunque rappresentato da una Enrica Bonaccorti pretelevisiva che non esita a mostrare cosce e tette, in un insolito ruolo da sexy cameriera. Villaggio è un imbranato bancario che ha deciso di vivere un pericoloso menage familiare in una casa piccola e periferica, insieme a moglie (Spaak) e amante (Rizzoli) che lo dominano tra continue angherie. La casa del bancario diventa una sorta di comune che accoglie i rispettivi amanti, gli ex coniugi, i nuovi compagni e gli amici. Tutto questo per superare le difficoltà economiche e la crisi degli alloggi. Salce nella sua lunga carriera ha fatto di meglio, anche se La Rizzoli è molto nuda in una commedia degli equivoci con spruzzatine sexy.

“La settimana bianca”
di Mariano Laurenti (1980), una nuova variazione sul tema scolastico-vacanziero, inaugura la serie di film che la Rizzoli interpreta assieme alla nuova coppia comica Bombolo-Cannavale. Fanno parte del cast anche Gianfranco D’Angelo, Jimmy il Fenomeno, Carmen Russo, Vincenzo Crocitti, Giacomo Furia e Renzo Ozzano. D’Angelo è il ragioniere di un’azienda che porta in settimana bianca un gruppo di dipendenti con mogli e figli. Il film pare un precursore delle varie vacanze dei Vanzina e anticipa un tema che in seguito sarà molto sfruttato. Molte trovate sono desunte dai vecchi scolastici e a tenere desta l’attenzione dello spettatore non basta la Rizzoli che mostra seno e fondoschiena, tra l’altro con minor generosità del solito. Tutti i dipendenti in vacanza corteggiano la bionda collega, ma lei ha occhi solo per un affascinante maestro di sci (l’inespressivo Paolo Giusti, divo dei fotoromanzi). Carmen Russo, l’altra presenza sexy del film, si spoglia ancora meno della Rizzoli nel ruolo della cameriera che va sempre in bianco. L’interpretazione di Carmen Russo ricalca quanto aveva già fatto vedere durante la trasmissione televisiva Drive In, nel ruolo di cameriera spogliarellista. La sceneggiatura de “La settimana bianca” non è all’altezza di prodotti simili del periodo d’oro, visto che si ride poco e le parti esplicitamente sexy sono molto ridotte. Da salvare solo Bombolo e Cannavale, alla loro prima uscita come coppia comica, che tirano fuori una battuta dopo l’altra. Cannavale (riferendosi alle chiavi della porta che non trova): “Le chiavi?”; Bombolo (che si trova in compagnia di due bellone): “Ahò, le ho appena conosciute!”. Giacomo Furia interpreta una buona parte da cieco e ci permette di vedere la Rizzoli seminuda nella scena in cui, per errore, le toglie lo slip. Annamaria Rizzoli ha confessato a Nocturno: “Per noi è stata davvero una settimana bianca. Non era un lavoro, tanto che durante il giorno spariva sempre qualcuno perché andava a fare una sciata. Eravamo tutti affiatatissimi, una vera famiglia”.

“La settimana al mare” di Mariano Laurenti (1981) è un vero e proprio sequel de “La settimana bianca” e va da sé che non è un capolavoro. Lo scrivono Milizia e Laurenti per un cast identico al precedente, puntando soprattutto sulla comicità di Bombolo e Cannavale e sulla bellezza di Annamaria Rizzoli. Il ruolo di bello maschile tocca ad Andrea Occhipinti, nuova star da fotoromanzo ma pessimo attore, che ha il solo merito di fare spogliare la bionda attrice, impegnata per buona parte del film in docce e bagni ristoratori. Bombolo è divertente nei panni di un finto vu cumprà arabo corretto al romanesco. Cannavale è il padre di Occhipinti e porta il figlio in vacanza al mare convinto che sia un po’ imbranato, ma alla fine scopre che è più sveglio di quanto creda. Tutti ci provano con la Rizzoli, ma soltanto lui se la porta a letto. Per Mereghetti il film è un concentrato di “tette al vento e porte in faccia”. Difficile dire il contrario.

“Una vacanza del cactus”
di Mariano Laurenti (1981) è un altro Bombolo e Cannavale-movies scritto da Francesco Milizia, che ricalca vecchie idee e situazioni della commedia sexy. Il tema portante è quello de “La settimana bianca”, con Cannavale direttore d’azienda che organizza un viaggio a Rodi per portarsi a letto l’impiegata Rizzoli. L’arrivo della moglie del direttore complica le cose e dà il via alla commedia degli equivoci. Bombolo deve piantare un cactus (tema portante comico del film) sulla tomba di uno zio (Mario Brega) che dovrebbe essere morto in Grecia, ma non lo è per niente. Bombolo e Cannavale sono bravi e divertono con le loro trovate mimiche, anche se sono un po’ sempre uguali: ormai la commedia scollacciata è al canto del cigno e si vede. Mancano le idee, anche se la Rizzoli si spoglia con generosità esibendo un fisico mozzafiato.

Annamaria Rizzoli continua a riscuotere successo e viene chiamata a interpretare “I ragazzi di celluloide”, un serial televisivo per Rai 2 che Sergio Sollima gira nel 1981, replicato con un sequel tre anni dopo. In tre puntate vengono ricostruite le vicende di un gruppo di cineasti, allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Il periodo è quello del 1940-41, un momento destinato a cambiare le sorti del cinema italiano. Massimo Ranieri, il protagonista maschile, è diviso tra l’amore per due compagne di corso tra le quali non sa decidere. Lo scoppio della guerra fa cambiare molte cose e pone i ragazzi di fronte a scelte difficili per la vita e la professione. “I ragazzi di celluloide 2” va in onda nel 1984 riprendendo la storia dei giovani e dei loro professori. Dalla guerra si arriva alla nascita del neorealismo.

“Uno contro l’altro… praticamente amici” (1981) è di Bruno Corbucci, regista simbolo del Tomas Milian trucidone. Nemmeno a farlo apposta, la sceneggiatura e il soggetto sono dello stesso Corbucci e Mario Amendola, che si inventano un’insolita coppia comica composta dal compassato Renato Pozzetto (Franco Colombo) e dallo sguaiato Tomas Milian (Quinto Cecioni detto ancora “Monnezza”) che ottiene un buon successo di pubblico. Gli altri interpreti sono: Annamaria Rizzoli, Riccardo Billi, Bombolo, Alfredo Rizzo, Caterina Boratto, Sergio Di Pinto, Anna Cardini, Ennio Antonelli, Leo Gavero, Franco Anniballi, Franco Ukmar, Vasco Santoni, Andrea Aureli, Piero Vivaldi, Salvatore Baccaro, Tony Scarf, Valerio Isidori, Jon Teare ed Elisa Mainardi. Si tratta di un Monnezza apocrifo, quello che Corbucci fa interpretare a Tomas Milian, un Monnezza commerciale che sfrutta l’originale inventato da Lenzi e Sacchetti per il poliziottesco e che poi ha contribuito alla genesi di Nico Giraldi. Il Monnezza di questo film si chiama Quinto Cecioni e ha una sorella bella come Annamaria Rizzoli (Silvana), una moglie borgatara e coatta come lui (Anna Cardini) e un nonno detto Chiavica (Riccardo Billi). L’idea dei due sceneggiatori era quella di unire due tipi di comicità diversi come quello di Milian e di Pozzetto, che al tempo andavano per la maggiore presso diverse tipologie di pubblico. La trama vede Renato Pozzetto nei panni di Franco Colombo, un industriale varesino che va a Roma per corrompere un sottosegretario, ma perde la valigetta con dentro cento milioni. Monnezza lo aiuta nella ricerca e cerca di dimostrare il suo onore di ladro di borgata. Al primo incontro tra i due c’è un’autocitazione da parte di Tomas Milian, che prima si qualifica come medico, poi dice la verità e confessa di essere un ladruncolo, uscito dar gabbio dove era stato rinchiuso dal maresciallo Nico Giraldi (nuova citazione). Monnezza fa da autista all’industriale, ma quando restano senza benzina dice: “Io so’ ospite, spigni te!”. Franco si innamora anche della bella sorella di Monnezza che lui definisce “Tutta casa e luna park”, visto che lavora al luna park dell’Eur. In mezzo a una trama così flebile trovano spazio le trovate di Pozzetto (sempre uguali) e le battute pecorecce di Milian, condite con la comicità genuina di Bombolo. Franco Lechner entra in scena al ristorante Dar Buiaccaro dove Monnezza conduce Franco, e presenta i suoi bizzarri compagni ladruncoli come medici. Qui c’è la scena cult con l’oste che snocciola un menù romanesco a base di spaghetti alla puttanesca, bucatini alla zozzona e rigatoni alla cachetesotto. Franco chiede un panino al prosciutto. E Monnezza: “Ao’ non t’offende che questo vie’ dar settentrione!”. Il film fu un successo, incassò un miliardo e ottantasei milioni decretando la nascita di una nuova coppia comica (mai riproposta). Matteo Norcini, su “Cine 70”, dice che l’incontro di questi due attori ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo e che ha rappresentato “l’unione tra l’ironia timida e nebbiosa e la straripante verve borgatara, l’incrocio tra il sussurro bonario e l’urlo fagiolaro, tra il pettinato e lo spettinato, tra il composto e lo scomposto…”. La Rizzoli è bella quanto basta per sostenere la parte della bambolona disponibile, ma il film è più comico che erotico.

“Attenti a quei P2” di Pierfrancesco Pingitore (1982) è un film comico con qualche intenzione di critica sociale un po’ qualunquista, secondo lo stile del Bagaglino. Il film, scritto e sceneggiato da Castellacci e Pingitore, segue lo schema della rivista e del cabaret. Interpreti principali sono Pippo Frnco, Giorgio Porcaro, Bombolo, Oreste Lionello, Pippo Santonastaso, Franco Diogene e Luigi Leoni. Il film propone la versione comica della loggia massonica P2, con Oreste Lionello mattatore nei panni di Licio Belli (non si fatica a capire che il bersaglio è Gelli). Pippo Franco è un ministro democristiano corrotto e viscido che si chiama Forlotti (nasconde poco bene Forlani). Bombolo è il portiere d’albergo più sboccato della storia (“Fa duecentomila più iva… i vaffan…”) e Annamaria Rizzoli ci delizia con le sue grazie da bambolona bionda, ma le espone con molta parsimonia. Per Mereghetti è “un rozzo tentativo di satira politica a colpi di trovate banali e stanche”, mentre secondo noi il film è ancora oggi piuttosto divertente e ben riuscito.

“La sai l’ultima sui matti?” di Mariano Laurenti (1982) è un pessimo barzelletta-movie uscito sulla scia dei tanti Pierini che imperversavano nei primi anni ottanta. Gino Capone è il colpevole di avere scritto tante pessime barzellette sui matti. Gli attori di questo film sono la mitica coppia Bombolo-Cannavale, Giorgio Porcaro (il simil Abatantuono terrunciello ciento per ciento), Sandro Ghiani, Tuccio Musumeci, Gegia, Renzo Ozzano, Sergio Di Pinto, Nino Terzo, Mimmo Poli, Enzo Andronico e Mireno Scali (il terribile sosia di Benigni). Annamaria Rizzoli, la sola presenza femminile di un certo rilievo, riveste i panni (spesso svestiti) della dottoressa Vanessa Lelli, che si prende cura di uno scatenato reparto psichiatrico. Mariano Laurenti è molto bravo, far ridere è il suo mestiere e i tempi comici sono ben scanditi, così come ci sanno fare Bombolo e Cannavale, ma il soggetto è talmente scontato e le barzellette così risapute che si fa fatica ad arrivare in fondo alla pellicola. Resta un cult del trash per le battute pecorecce di Bombolo, cose tipo: “Pronto, Ciampino?”, “Si?”, “Mettetelo ar culo!”; oppure “Pronto, casa Laterza?”, “Sì?”, “Metti la quarta e vattene affanculo!”. Annamaria Rizzoli si vede poco e, nell’economia del film, serve solo a gettare una spruzzatina di sesso in mezzo a tante barzellette scontate. Il critico Farinotti definisce il film “volgare e insulso, ai limiti della sopportabilità e per giunta noioso”.

“Il sommergibile più pazzo del mondo” di Mariano Laurenti (1982) è un film davvero brutto, ai limiti dell’inguardabile. Un tardo prodotto della commedia erotica che ne denuncia la prossima fine. Milizia e Capone non riescono a mettere insieme una storia decente e, a bordo del pazzo sommergibile, naufragano miseramente Giorgio Ariani, Bombolo, Cannavale, Felice Andreasi e la bella Rizzoli. Il film è passato poco o niente al cinema, ma in compenso lo replicano a più non posso in televisione dove possiamo fare a meno di guardarlo. Girato all’isola del Giglio, a bordo di un sommergibile di polistirolo che fa acqua dappertutto, in piena sintonia con la sceneggiatura. Per Mereghetti si tratta di “una farsa squinternatissima che cerca di parodiare i film demenziali americani”, ma le sole cose che fanno sorridere sono poche barzellette di grana grossa e alcune trovate surreali. La trama parla di un gruppo di richiamati. selezionati da un computer. per dare la caccia a un sommergibile americano. Annamaria Rizzoli è la sola donna del gruppo, che si arruola spacciandosi per il fidanzato operato.

“Le boureau du coeur” di Christian Jones (1983) è l’ultimo film per il cinema di Annamaria Rizzoli, una pellicola francese con Aldo Maccione che non è mai stata distribuita in Italia.

Ricordiamo la bella Rizzoli alle prese con il mezzo televisivo tra il 1985 e il 1986, in un periodo in cui la commedia sexy è ormai morta e sepolta, e il piccolo schermo comincia a prendere il posto del cinema di genere. “Il cappello sulle ventitré” con Maurizio Mosca è un programma notturno che la vede in un ruolo sexy da spogliarellista. Per quaranta puntate ammiriamo il suo corpo stupendo sul piccolo schermo, poi, come tutte le altre protagoniste della commedia scollacciata, si ritira in buon ordine.

Annamaria Rizzoli canta “Dammi” (cliccare sull’immagine)

Il successo cinematografico di Annamaria Rizzoli è durato meno rispetto a quello di altre colleghe. Lanciata come risposta bionda alla Fenech si è affievolita dopo due anni di pellicole poco memorabili che hanno segnato il canto del cigno di un genere in declino. Durante la sua carriera artistica ha inciso qualche disco (si ricorda il quarantacinque giri Dammi), in perfetto stile Guida-Fenech, ma pure a lei mancava la voce per cantare. In un secondo tempo, ha fatto la ballerina con uno spettacolo itinerante che ha girato l’Italia e, alla fine, si è allontanata dal mondo dello spettacolo per dedicarsi alla famiglia. Dopo il divorzio, ha lavorato in teatro niente meno che con Giorgio Strehler dimostrando indubbie doti recitative. Oggi si occupa di beneficenza e di ambientalismo, ed è una convinta sostenitrice della lotta al silicone.

FILMOGRAFIA DI ANNAMARIA RIZZOLI

Milano… difendersi o morire di Gianni Martucci (1976)
Ride bene chi ride ultimo di Marco Aleandri (1978)
Dove vai in vacanza – episodio Sì buana di Luciano Salce (1978)
Play motel di Mario Gariazzo (1978)
Riavanti marsh! di Luciano Salce (1978)
Scusi lei è normale? di Umberto Lenzi (1978)
Arabella (TV) di Salvatore Nocita (1980)
La cameriera seduce i villeggianti di Aldo Grimaldi (1980)
La compagna di viaggio di Ferdinando Baldi (1980)
L’insegnante al mare con tutta la classe di Michele Massimo Tarantini (1980)
Ragionier Arturo De Fanti bancario precario di Luciano Salce (1980)
La ripetente fa l’occhietto al preside di Mariano Laurenti (1980)
La settimana bianca di Mariano Laurenti (1980)
I ragazzi di celluloide (TV) di Sergio Sollima (1981)
La settimana la mare di Mariano Laurenti (1981)
Una vacanza del cactus di Mariano Laurenti (1981)
Uno contro l’altro… praticamente amici di Bruno Corbucci (1981)
Attenti a quei P2 di Pierfrancesco Pingitore (1982)
La sai l’ultima sui matti? di Mariano Laurenti (1982)
Il sommergibile più pazzo del mondo di Mariano Laurenti (1982)
Le boureau du coeur di Christian Jones (1983)
I ragazzi di celluloide 2 (TV) di Sergio Sollima (1984)
Pazzo d’amore, di Mariano Laurenti (1999)

(Gordiano Lupi è autore di “Laura Gemser e le altre – Le regine del cinema sexy degli anni Settanta”, Edizioni Profondo Rosso)

Di Gordiano Lupi

Gordiano Lupi (Piombino, 1960) ha fondato nel 1999 la rivista – casa editrice "Il Foglio Letterario", che dirige. Ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Collabora con Poesia di Nicola Crocetti, Valdicornia News, Inkroci, Futuro Europa. Traduce molti scrittori e poeti cubani (Alejandro TorreguitartRuiz, Virgilio Piñera, Zoé Valdés, Felix Luis Viera …). Ha pubblicato libri monografici sul cinema italiano. Tra i suoi lavori: Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006), Fellini – A cinema greatmaster (Mediane, 2009), Una terribile eredità (Perdisa, 2009)

4 pensiero su “I FILM SEXY DI ANNAMARIA RIZZOLI”
  1. splendida mi risulta che adesso si occupi di assistenza sposnsor di associazioni benefiche, scrive ( o scriveva) su un giornale di Napoli

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