Annamaria Romoli nasce a Roma nel 1955. Cambia il cognome in Annamaria Clementi quando inizia a lavorare nello spettacolo. Anche suo fratello Romolo vi lavora, come sceneggiatore. Alla fine degli anni settanta si spoglia per alcune televisioni private della capitale, soprattutto Telefantasy, nel programma Buonanotte con Emmanuelle, dove si presenta distesa sopra un letto mentre risponde al telefono. Poi per il programma nazionale Playboy di mezzanotte, che tiene incollato al video molte persone a caccia di trasgressioni. Il cinema è scritto nel destino della sua intrigante bellezza mediterranea dai capelli neri, grandi occhi scuri, labbra carnose e sguardo sensuale. Pino Pellegrino, il suo primo agente, le procura diversi ingaggi. I film che Annamaria interpreta sono pochi, ma le sue apparizioni (quasi mai da protagonista) sono sempre piuttosto audaci. Annamaria Clementi debutta nel cinema con Casotto (1977) di Sergio Citti. Non fa molto: è una delle ginnaste che si vedono passare sulla spiaggia, appare nel sogno e si trova racchiusa in una conchiglia. Lo pseudonimo di Annamaria deriva da Pierre Clementi, un attore che le piace molto, e dalla necessità di spacciarsi per attrice straniera nel cast di un film di Joe D’Amato (nome d’arte di Aristide Massaccesi), il primo vero ruolo da attrice. Emanuelle e gli ultimi cannibali (1977) la presenta nei titoli di testa come la francese Annemarie Clementi. Il film fa parte della serie apocrifa di Emanuelle (con una emme sola) Nera ideata da Joe D’Amato, ed è un erotico contaminato dal cannibal movie, arricchito da sequenze splatter. Interpreti: Laura Gemser, Gabriele Tinti, Monica Zanchi, Nieves Navarro, Donald O’Brien, Percy Hogan, Dirce Funari e Annamaria Clementi. Emanuelle si finge internata in una clinica per malattie mentali dove sta cercando materiale per un articolo scandalistico. A un certo punto assiste all’aggressione di una infermiera da parte di una ragazza antropofaga e decide di vederci chiaro. Conosce l’antropologo Mark Lester (Gabriele Tinti), che a casa le mostra un filmato sugli orrori praticati dalle tribù africane (forse tratto da un mondo movie) che comprende scene di cruente evirazioni e riti tribali. I due partono alla ricerca degli ultimi cannibali. L’antropologo discetta sul cannibalismo sociale e sui motivi che spingono gli uomini a cibarsi dei propri simili, parla del cuore che contiene le virtù e delle interiora che sono il cibo preferito dei cannibali. A un certo punto incontrano due cercatori di diamanti e una improbabile suora, lungo il cammino trovano cadaveri putrefatti e mangiati da animali, una delle donne finisce nelle sabbie mobili ma viene salvata, infine i cannibali cominciano ad attaccare. Le numerose scene di sesso stemperano la tensione narrativa e ricordano che il film è soprattutto erotico. Laura Gemser e Monika Zanchi hanno il loro da fare per mostrarsi vestite in più di due scene di seguito. A un certo punto si aggiunge anche Nieves Navarro, che si concede una scappatella con un robusto portatore negro sotto gli occhi del marito. Gli ultimi venticinque minuti sono puro cannibal movie con un pasto a base di capezzoli, uno squartamento spettacolare frutto di un singolare tiro alla fune, coltellate al pube, banchetti con interiora e parti di vagina. Nel finale si ritorna alla commistione erotico-cannibalica con Monika Zanchi, prima prigioniera in una gabbia di legno e poi posseduta da tutta la tribù in attesa del sacrificio finale. Emanuelle risolve la situazione uscendo dalle acque con il dio Tupinaba dipinto sul ventre: si porta via l’amica tra lo stupore degli indigeni che si accorgono di essere stati beffati solo quando vedono le due donne nuotare. “Non è colpa nostra, è il prezzo della civiltà”, filosofeggia Gabriele Tinti, mentre scorrono i titoli di coda e partono le note della suggestiva Make on the wing di Nico Fidenco. Nel film, Annamaria Clementi fa una brutta fine: viene squartata viva dai cannibali (per realizzare questa parte si deve prendere il calco della faccia con una maschera di gesso). Il regista le fa anche mettere delle viscere di animale sul corpo, che vengono “estratte” dai cannibali mentre le divorano seno. Annamaria ricorda con dolcezza la collaborazione con Monica Zanchi, meno bene con Laura Gemser, che se ne sta in disparte e non dà molta confidenza. Pure il rapporto con Aristide Massaccesi non è dei migliori, anche se al regista l’attrice piace e la vorrebbe come interprete di una serie di film. Prima della seconda esperienza con Joe D’Amato, Annamaria Clementi posa nuda per uno storico servizio su Playmen (1978) realizzato da Franco Marocco. La ricordiamo anche in molte pubblicità e su copertine di giornali. Nello stesso periodo, Annamaria viene chiamata in Grecia per interpretare Operation Orient (1978) di Ilias Mylonakos, un thriller mai uscito in Italia. Altri interpreti sono Gordon Mitchell e Gianni Gori. Il titolo avrebbe dovuto essere Overdose, ma viene cambiato in corso d’opera. Il produttore Vangelis Fournistakis fa andare su tutte le furie la bella attrice perché ci prova senza mezzi termini. Si arriva a un passo dalla rottura del contratto. Il pornoshop della settima strada (1979) è un thriller erotico scritto e fotografato da Massaccesi, che si avvale della collaborazione di Tito Carpi. Le musiche sono di Bruno Biriaco, il montaggio di Vincenzo Vanni e Roberto Savoca (aiuto) e le scenografie di Bartolomeo Scavia. Aiuto regista la moglie Donatella Donati. Produce lo stesso Massaccesi insieme a Oscar Santaniello per la Kristal Film. Interpreti: Brigitte Petronio, Annamaria Clementi, Maximilian Vhener, Ernest Arold, Peter Outlaw, Christian Borromeo, Fernando Cerulli e Kien-Ho. Il film è ambientato a New York ed è girato sul posto. Due rapinatori da quattro soldi derubano l’incasso di cinquemila dollari in un negozio protetto dalla malavita e vengono inseguiti dagli sgherri mafiosi. I due sono ladri di poco conto. Rico è più intelligente, ma Bob è un povero malato di mente con la fissa del sesso che è stato in galera per violenza carnale e rischia di far precipitare la situazione con atteggiamenti da maniaco. I due ladri si rifugiano in un sex shop e qui incontrano Annamaria Clementi, pupa del boss Archie Moran e padrona del locale. Bob comincia a toccare un po’ di tutto e guarda filmetti porno, Rico invece è attratto dalla ragazza. Vediamo una bella scena erotica con protagonista la Clementi che, con ottimi argomenti, cerca di convincere il bandito più tonto a farla scappare. La fellatio che segue è girata da una controfigura ed è un chiaro inserto erotico. Alla fine i due banditi decidono di scappare e di portare via la ragazza come ostaggio. Bob ruba un po’ di oggetti e in auto dà vita a una scenetta trash indossando un pene di gomma come se fosse una maschera. I due malfattori prelevano con la forza un loro amico negro che aveva dato il consiglio di svaligiare proprio quel negozio. Il negro sa dove far passare la notte ai due ladri e come far attraversare la frontiera verso il Canada. Durante il tragitto la ragazza lascia cadere in un bagno un biglietto da cinquanta dollari con scritto dove la stanno portando. Quando il terzetto di malfattori giunge alla casa che deve servire da rifugio la trovano abitata da tre studenti che se ne sono impossessati. I malfattori prendono i ragazzi come ostaggi e decidono di scappare il giorno successivo con la loro auto che ha una targa canadese. A questo punto si scatena una spirale di erotismo e di violenza che coinvolge le due ragazze (una verginella e una più spudorata) e il loro amico, ma anche la donna del boss. Le scene erotiche si susseguono a ripetizione sino all’arrivo dei mafiosi che sorprendono Bob e Rico. Gli scagnozzi hanno recepito la segnalazione di una donna delle pulizie che ha trovato la banconota nel bagno. Però gli uomini di Archie Moran si fanno beffare dal negro che non avevano tenuto in considerazione. I tre alla fine riescono a fuggire, ma senza il denaro: la ragazza che sembrava ingenua durante un rapporto sessuale con il negro si è impossessata dei cinquemila dollari. Il film nasce come un thriller erotico soft, ma viene contraffatto in hard dalla produzione che inserisce alcune scene girate da controfigure. Brigitte Petronio per questo motivo ripudia la pellicola e fa causa alla produzione. Joe D’Amato si ispira a L’ultima casa a sinistra di Wes Craven (1972), ma il film non presenta un clima pervaso da sadica violenza. Il cinema di Massaccesi è soprattutto erotico e spesso irrompe l’ironia che sdrammatizza e salva la situazione. Troviamo le sequenze tipiche del suo cinema con donne che guardano da porte socchiuse, si masturbano, compiono atti sessuali sotto la doccia. Poi abbiamo la trovata originale di un bandito che gioca a biliardo con la buca rappresentata dall’organo sessuale di una delle ragazze. La recitazione spesso non è all’altezza, le battute sono scontate e mal impostate. La pellicola è un esempio di sexploitation che alterna scene violente a sequenze erotiche. Annamaria Clementi riferisce a Davide Pulici che nel marzo 2010 la intervista per Nocturno Cinema: “Non ho conosciuto benissimo Massaccesi, ci ho girato due film e posso dire che con me era un po’ stronzo, era un cinematografaro che smerciava un film dopo l’altro. Mi voleva fare un contratto per girare sette film da protagonista perché gli piacevo, secondo lui ero perfetta per il suo cinema. Non ho accettato e forse ho commesso un errore”. Annamaria Clementi non si trova a proprio agio nuda sul set, anche se dissimula bene perché nelle poche pellicole interpretate pare molto naturale. Il pornoshop della settima strada rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso: anche se firma l’autorizzazione per gli spezzoni hard, crede che vadano soltanto nelle versioni estere e invece escono anche in Italia. Amanti miei (1979) di Aldo Grimaldi è una pellicola che Annamaria Clementi non ama per niente. Gli interpreti sono Cindy Leadbetter, Vassili Karis, Carlo De Mejo, Annamaria Clementi, Paolo Gozlino, Maurice Poli, Francesca Antonaci (Gegia) e Diana Da Cruz. Si tratta di un erotico abbastanza esplicito che esce addizionato di spezzoni hard sul mercato estero. Protagonista è Cindy Leadbetter, la quale si vendica dei tradimenti del suo uomo passando da un letto all’altro, ma non possiede grande presenza erotica. Annamaria Clementi è al massimo della forma ed è bellissima in alcune sequenze che la ritraggono a letto mentre amoreggia con Vassili Karis. L’infermiera di notte (1979) di Mariano Laurenti è scritto e sceneggiato dallo stesso Laurenti con la collaborazione di Francesco Milizia. Interpreti: Gloria Guida, Lino Banfi, Francesca Romana Coluzzi, Mario Carotenuto, Alvaro Vitali, Leo Colonna, Paola Senatore, Annamaria Clementi, Lucio Montanaro, Linda De Felice, Vittoria De Silverio, Giorgio Soffritti, Valentino Simeoni, Nicola Volpe, Vittorio D’Averio e Jimmy il Fenomeno (alias Luigi Origine Soffiano). La storia ruota attorno al dottor Nicola Pischella (Lino Banfi), dentista di successo che ha una moglie (Francesca Romana Coluzzi nella parte di Lucia) e un’amante (Paola Senatore), ma che si invaghisce pure della bella infermiera (Gloria Guida nella parte di Angela Della Torre). Il dottor Pischella assume l’infermiera per accudire lo zio della moglie (Mario Carotenuto) che va a vivere in casa sua. Lo scopo del dottor Pischella è quello di ereditare le presunte fortune dello zio che pare vicino a morire, ma tenta pure qualche approccio con la ragazza. Prende il via una gustosa commedia degli equivoci con Lino Banfi, sempre scoperto sul più bello dalla moglie e frustrato nei maldestri tentativi di seduzione. A fare innamorare Angela è invece il figlio Carlo (Leo Colonna), che la conosce in discoteca durante una serata di libertà. Il presunto zio è un truffatore che intende recuperare un grosso diamante nascosto nel lampadario della sala e ogni notte cerca di portare a compimento il maldestro piano. Il vero zio è morto in carcere e prima di morire ha raccontato al compagno di cella di avere nascosto il diamante nel lampadario. Dopo una serie di situazioni divertenti si arriva alla scoperta dell’impostore, mentre il diamante viene recuperato da Angela e dal figlio del medico che possono coronare la storia d’amore. Un buon film, originale quanto basta rispetto al capostipite del sottogenere, che si avvale di ottimi caratteristi della commedia sexy all’italiana. Mario Carotenuto è straordinario nella parte del vecchio zio ed è il vero protagonista con le sue battute e i commenti salaci alla vista delle forme abbondanti della bella infermiera. Lino Banfi è in gran forma e i suoi tempi comici sono essenziali in una commedia di questo tipo. Innumerevoli le battute da ricordare: “San Peppino di Canosa, come sei carnosa!”, “Facciamo il kamasutrolo”, “Questa poltrona l’ho comprata a Honkongoli” e via di questo passo. Francesca Romana Coluzzi è una perfetta moglie rompiscatole, giunonica, manesca, gelosissima, ma pure sexy quando serve. Alvaro Vitali (nella parte di Peppino) è un formidabile caratterista con le sue battute che strappano grasse risate. Da segnalare le scene in cui prende il posto prima del finto zio e poi della bella infermiera permettendo al primo di uscire per andare dai complici e alla seconda di vedere Carlo in discoteca. Equivoci a non finire con iniezioni prese al posto del malato e tentativi di approccio andati a vuoto da parte del dentista. Ricordiamo pure Linda De Felice (la cameriera incontinente) e la maschera comica di Jimmy il Fenomeno (il postino). Paola Senatore e Annamaria Clementi sono due belle presenze femminili che contendono il campo alla giovane infermiera. Annamaria Clementi, moglie insoddisfatta di un pugile, fa la posta al figlio del dentista ogni volta che scende le scale. Non riesce mai nell’intento di portarselo a letto, nonostante sfoderi tutte le sue grazie, anche perché sul più bello arriva sempre il marito. Paola Senatore è l’amante del dottore e compare spesso nuda sulla poltrona ribaltabile dello studio dentistico. La Clementi e la Senatore suppliscono a una Gloria Guida che in questo film compare senza veli solo per due brevi momenti. La bionda protagonista va ricordata soprattutto per la sequenza cult quando si avvicina alla finestra, sfila il camice e mostra il seno. Merito del dentista che per vederla nuda mette una stufa nella stanza e provoca un aumento di calore che fa spogliare pure sua moglie. L’infermiera resta in slip bianchi e utilizza il camice a mo’ di ventaglio, mentre un esterrefatto Lino Banfi schiaccia il viso sul vetro della finestra per vedere meglio. Gloria Guida torna anche alla sua prima passione artistica cantando il brano “La musica è” di Calabrese-Ferrio, in una delle scene girate in discoteca, che rallentano il film e distolgono l’attenzione dello spettatore dalla storia. La Guida indossa un completo rosso molto sensuale e balla con il compagno nello stile de La febbre del sabato sera (1977), che John Travolta aveva da poco portato al successo. Nel finale c’è un’altra sequenza sexy con Angela che si lascia accarezzare il seno da Carlo e si distende sul letto del finto malato, il quale è andato in sala a cercare il diamante. Purtroppo la sua ennesima caduta interrompe la scena. Inutile dire che al critico Mereghetti il film non è piaciuto. Una stella basta e avanza: “Una delle innumerevoli sboccate varianti trovate per soddisfare voyeurismo, pruriti e voglia di liberazione sessuale di quegli anni”. Per Marco Giusti invece è “una grandissima commediaccia dei tempo d’oro con una Gloria Guida al massimo splendore”. La verità sta nel mezzo. L’infermiera di notte è un’ottima commedia sexy, divertente, piacevole, con molto ritmo e grandi tempi comici. Gli attori sono calati nella finzione filmica e sono tutti esperti di simili copioni. La Guida ha il fascino malizioso dei suoi ventitré anni ed è ripresa con perizia da un bravo Laurenti esaltando una bellezza che raggiunge il culmine del suo splendore. Vede giusto Mereghetti quando scrive che questi film rappresentano la voglia di liberazione sessuale di quei tempi, ma non solo, fotografano bene la società italiana in un momento storico. Con buona pace dei puristi del cinema e dei bacchettoni benpensanti. La settimana al mare (1981) è un vero e proprio sequel de La settimana bianca e non è certo un capolavoro. Lo scrivono Milizia e Laurenti per un cast identico al precedente, puntando soprattutto sulla comicità di Bombolo e Cannavale e sulla bellezza di Annamaria Rizzoli. Il ruolo di bello maschile tocca ad Andrea Occhipinti, nuova star da fotoromanzo ma pessimo attore, che ha il solo merito di far spogliare la bionda attrice impegnata per buona parte del film in docce e bagni ristoratori. Bombolo è divertente nei panni di un finto vu cumprà nordafricano corretto al romanesco. Cannavale è il padre di Occhipinti: porta il figlio in vacanza al mare convinto che sia un po’ imbranato, ma alla fine scopre che è più sveglio di quanto creda. Tutti ci provano con la Rizzoli, ma soltanto lui se la porta a letto. Per Mereghetti il film è un concentrato di tette al vento e porte in faccia. Difficile dire il contrario. Annamaria Clementi interpreta una prosperosa turista tampinata da un imbranato Vincenzo Crocitti. L’attrice riferisce di essersi trovata molto bene con Mariano Laurenti, il regista delle uniche commedie nelle quali ancora oggi si riconosce. Bionda fragola (1980) di Mino Bellei è una pellicola sul mondo gay, dove Annamaria Clementi compie una rapida partecipazione. Gli interpreti principali sono Mino Bellei, Umberto Orsini, Gianni Felici, Nanda Primavera e Renato Scarpa. La pellicola spesso non compare nelle sue filmografie perché è uno dei pochi lavori dove viene accreditata con il suo vero nome di Annamaria Romoli. Una commedia sul mondo omosessuale, tratta dall’omonimo lavoro teatrale, nel quale la presenza della Clementi è irrilevante. Ricordiamo un nudo fugace sdraiata sull’amaca di un terrazzo. In questo periodo, il corpo nudo di Annamaria Clementi viene esibito spesso in settimanali come Blitz e Gin Fizz. Lei è al massimo della forma e fioccano molte richieste, ma si deve fermare per una gravidanza. La rivista Gin Fizz pubblica un fotoromanzo da lei interpretato che rivisita in chiave erotica Riso amaro (1949), il film di Giuseppe De Santis con Silvana Mangano. Al cinema la vediamo ancora in due film poco interessanti come Provocazione fatale (1990) di Ninì Grassia e Mia zia 007 (1990) di Giovanni Siragusa. Solo del primo abbiamo qualche notizia, ma sono film che nessuno ha visto e che la stessa Clementi definisce da dimenticare. Annamaria Clementi fa parlare di sé per presunte relazioni con Diego Abatantuono e con Paolo Villaggio. Pare che abbandoni la carriera per il figlio e per un uomo di spettacolo, di cui non sappiamo il nome. Sembra che la Clementi rifiuti contratti importanti per pellicole come Miranda e Fotografando Patrizia. Alcune vecchie interviste parlano di una Annamaria Clementi bisessuale, perché afferma di nutrire attrazione nei confronti di Stefania Sandrelli. Annamaria Clementi abbandona il cinema, si separa quasi subito dal marito e passa brutti momenti, anche dal punto di vista economico. Vive facendo oroscopi sfruttando la vecchia passione per l’astrologia, frequenta un corso per truccatrice e rientra nel mondo del cinema con un nuovo ruolo. Annamaria Clementi collabora con Ferzan Ozpetek, che diventa suo amico, come truccatrice. Pare sia stata la musa ispiratrice di Saturno contro (2007), che il regista scrive insieme al fratello di lei Gianni Romoli. FILMOGRAFIA DI ANNAMARIA CLEMENTI Casotto di Sergio Citti (1977) Emanuelle e gli ultimi cannibali di Joe D’Amato (1977) Operation Orient di Ilias Mylonakos (1978) Il pornoshop della settima strada di Joe D’Amato (1979) Amanti miei di Aldo Grimaldi (1979) L’infermiera di notte di Mariano Laurenti (1979) La settimana al mare di Mariano Laurenti (1979) Bionda fragola di Mino Bellei (1980) Provocazione fatale di Nini Grassia (1990) Mia zia 007 di Giovanni Siragusa (1990) L’ultimo libro di Gordiano Lupi: “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017 Navigazione articoli IL NUOVO SPIDERMAN PIACE AI NERD LORNA E IL ROBOT LASCIVO