“Tutto il mondo è fatto di fede e di fiducia, e di polvere fatata.” James Matthew Barrie, l’autore di Peter Pan Quando ho visto per la prima volta il filmato Andromeda (Ti consegno il mio universo), un corto di pochi minuti, non sapevo che sarei diventata un’appassionata del cinema breve di Michele Pastrello. Dopo, ho cominciato a guardare anche altri suoi video, e sono ritornata almeno due volte a vedere Andromeda. Non di più, non avrei potuto conservare quel senso oggettivo necessario per poterlo presentare. Michele Pastrello è un regista e un musicista italiano. Di lui hanno scritto giornali di primo piano. Giornale POP ha l’esclusiva sulla presentazione di Andromeda (A Christmas Carol, Un Canto di Natale), un filmato natalizio potente e suggestivo in visione ufficiale da oggi, 24 dicembre 2020. Interpreti sono Leonardo Benetazzo e Lorena Trevisan. La colonna musicale del filmato fa parte dell’album L’anima fa rumore (2020), il cui autore è lo stesso Pastrello, ed è la seconda traccia del disco: “Sono dell’idea che quando diventiamo adulti dentro noi viva un conflitto tra ciò che desideriamo e ciò che pensiamo di poterci permettere. Per ognuno questo conflitto ha una sua storia e una sua forma con il rischio di diventarne la maschera. Questo disco punterà un faro di musica e parole per provare a illuminare i confini di quel conflitto” spiega Michele parlando dell’album. Ma veniamo alla storia: un Babbo Natale si aggira sconsolato per lande deserte. È stanco, disilluso, col rosso vestito stazzonato e cascante. Esce dall’auto e si incammina. D’un tratto alza gli occhi al cielo e vede qualcosa… … insomma, dimenticatevi di come vi hanno detto si guarda un filmato. Dimenticatevi anche delle aspettative o della mancanza di aspettative. Arriva il Canto di Natale. «Quando penso ad Andromeda – racconta Michele – penso ad un pensiero di David Lynch che lessi tempo fa: “per me, una storia può essere sia concreta che astratta, oppure una storia concreta può contenere astrazioni. E le astrazioni sono cose che in realtà non si possono dire così bene con le parole.” Nel mio percorso registico ho sperimentato spesso microfilm con storie più tradizionali, comprensibili. Ma in qualche occasione ho voluto mettere da parte la trama ed andare a istinto, assecondando una idea apparentemente senza messaggio alcuno. Andromeda – continua il regista – ne è il frutto: è sì la storia di un bizzarro incontro e di un surreale rito di accoglienza tra due mondi apparentemente estranei in una dimensione altrettanto aliena(nte). Ma quel che il video, assieme alla musica, trasmette allo spettatore, credo sia al contempo soggettivamente palpabile quando indescrivibile a parole. Un po’ come asserisce Lynch.» Gli chiedo: il video, pur essendo breve, è densissimo. Mi è piaciuto perché il suo simbolismo è chiaro e oggettivo, ma, allo stesso tempo, induce lo spettatore a scoprire il proprio immaginario (universo) personale e privato, restituendogli un ruolo attivo. Ne abbiamo bisogno, per contrastare i pacchetti preconfezionati di emozione pilotata che ci tempestano su ogni media. Inoltre l’essenzialità (raccontare una storia in pochi minuti) nasconde una filosofia profonda. Quali sono le difficoltà, dal punto di vista registico, per produrre un corto di questa rilevanza? M.P.: Un lavoro come Andromeda è una sfida registica, proprio per quel che dici te: il video suggerisce, stimola, ma non usa il canale della ragione. Chi è quell’insolito Santa Claus? Chi è quella donna con un vestito rosso che ricorda l’esoteric goth? Perché sembra di essere in un mondo “altro”, dove solo il colore rosso è vivido? Cosa rappresenta il loro incontro risolto in quel modo surreale? Tutte queste domande non hanno una spiegazione logica, eppure Andromeda ha una sua dimensione esistenziale ed anche una dimensione umana, che sono trasmesse attraverso lo scenario e i gesti e lo spaesamento di questi due strani personaggi. L’arte, in questo caso, funziona a specchio quindi: manda un impulso che viene trasformato da chi guarda. La difficoltà registica – al di là dei vincoli di budget – è sempre quindi la stessa in questi casi: ho una idea, molto embrionale, e devo stare attendo a non tradirla; è una idea emozionale e di conseguenza si appoggia su pochi elementi, tra l’altro irrazionali e fantasy. Questi elementi funzioneranno? Sul set non lo sai mai del tutto, lo capisci dopo. Qui il sito professionale di Michele Pastrello. il profilo YouTube, dove ci sono altri suoi video. E una bella intervista di Francesco Menichella, apparsa sulla rivista GQItalia: Michele Pastrello e il microcinema delle emozioni. Ringrazio Michele; e con l’occasione ringrazio anche i lettori e i redattori che, nonostante le condizioni avverse, per tutto l’anno ci hanno letto o hanno scritto, seguendo con determinazione le tracce lasciate dalla polvere fatata. A tutti Buone Festività! World © Tea C. Blanc. All rights reserved Navigazione articoli SERIE POLIZIESCHE DEI PRIMI ANNI OTTANTA I NUOVI DISCHI IN VINILE SONO UNA FREGATURA