Qualche tempo fa vi ho raccontato la storia del primo satellite radioamatoriale, costruito nel 1961 da abili appassionati americani al solo scopo di fare sperimentazione tecnica. Quel satellite fu chiamato Oscar, ed essendo il primo lo si battezzò Oscar 1. Ancora non faceva da tramite, da ripetitore, per le comunicazioni da terra, come avrebbero poi fatto quasi tutti i satelliti successivi, si limitava a diffondere un segnale in Morse. Si limitava per modo di dire, perché si trattava di una significativa  conquista tecnologica.

Dopo di lui furono  lanciati molti altri Oscar (i satelliti amatoriali non americani hanno altri nomi), alcuni fortunati altri meno, alcuni audaci e altri con compiti di routine, ma uno in particolare ha avuto una vita così strana, romantica e avventurosa che voglio raccontarvela in qualche riga.

È la vita di Oscar 7, lanciato nel novembre del 1974.

Per quei tempi era un satellite notevole, in grado di mettere in comunicazione tra loro operatori molto distanti  e utilizzare tecnologie in seguito riprese dai satelliti di comunicazione commerciali, come per esempio il trasferimento di dati medici e la localizzazione dallo spazio di chiamate di emergenza.
Per tutti gli anni Settanta fu una compagnia quotidiana per i radiooperatori più evoluti, fin quando nel 1981 un cortocircuito mise fuori uso le batterie alimentate dai pannelli solari e si trasformò in uno dei tanti relitti spaziali.

Fu un brutto colpo.

Oscar 7

Un giorno del 2002, il 21 giugno, un radioamatore americano, mentre sbrigava le sue faccende, teneva acceso in sottofondo un ricevitore sintonizzato su una frequenza destinata ai satelliti amatoriali. Improvvisamente dal fruscio emerse un segnale che secondo le effemeridi non avrebbe dovuto esserci, era flebilissimo ma comprensibile. Era Oscar 7 che, come se niente fosse, annunciava in codice Morse di essere pronto a fare il suo lavoro.

Ma come? Oscar era andato perduto ventun anni prima! Che fosse un impostore?
E invece era proprio lui.

Il guasto alle batterie era talmente progredito negli anni da bruciarle del tutto, si era bruciato persino il cortocircuito. Il satellite ora funzionava con la poca energia dei soli pannelli solari, e ovviamente solo quando questi erano illuminati. I radioamatori di tutto il mondo si entusiasmarono e lo riaccolsero con grande affetto.

Secondo una leggenda, in realtà Oscar 7 si era riattivato molti anni prima e aveva avuto un piccolo ruolo nella caduta del comunismo: nel 1982 gli oppositori al regime dittatoriale polacco avevano ben poche possibilità di comunicare tra loro velocemente, le linee telefoniche erano tutte sotto controllo e  le origini di eventuali comunicazioni in onde corte potevano essere facilmente localizzate con immaginabili conseguenze.
Oscar 7 sarebbe venuto loro   in aiuto offrendo un ponte radio gratuito (seppure un po’ sporadico) in anni nei quali solo enti come la Cia potevano far conto su comunicazioni satellitari per uso privato. Il fatto di utilizzare frequenze e antenne difficilmente rintracciabili sarebbe stata una bella grana per il regime che cercava di affondare Solidarność, il sindacato che si batteva per portare la democrazia in Polonia.

La storia è affascinante ed è bello crederci, ma a meno di non disporre di maggiori informazioni, non è molto verosimile.

Oscar 7 orbita da quarantasette anni, e dopo una pausa di due decenni ancora  si sveglia e riaddormenta a seconda che ci sia luce o meno. È sopravvissuto a buona parte dei suoi creatori.
Utilizza frequenze che nel frattempo sono state riassegnate ad altri servizi, ma chi avrebbe mai il coraggio di inviargli il comando di spegnimento, con quello che ha passato? Così le autorità americane, di solito rigidissime, gli hanno attribuito un permesso speciale: lui può usare quelle frequenze come e quando gli pare.

Il centro di controllo che segue il suo girovagare celeste ha ancora di recente diramato una circolare con cui si invita a usarlo. Oscar è felice di rendersi utile, ma una frequenza alla volta, di più non ce la fa con le sole celle solari.

I satelliti hanno qualcosa di umano. Una volta lanciati se la devono cavare da soli.


(Copyright © 2022 Andrea Antonini, Berlino. Immagini di pubblico dominio).

 

 

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