American Graffiti è un film statunitense girato nel 1973 e ambientato nel 1962. Non è il film da cui è derivata la serie Happy Days, perché quando l’autore di Happy Days, Garry Marshall, scrisse e girò la prima puntata, nel 1971, American Graffiti non era ancora stato girato. Non si può neanche affermare che American Graffiti derivi da Happy Days anche se alcuni attori compaiono sia nel film sia nella serie.

Sicuramente il grande successo commerciale ottenuto da American Graffiti rinforzò nei produttori di Happy Days la decisione di produrre la serie cercando ispirazione nel film.

American Graffiti si svolge tutto in una notte, è un film struggente e malinconico e a tratti divertente. È la storia di quattro amici la notte prima di partire per il college.

L’episodio pilota di Happy Days: New Family in Town (Nuova famiglia in città)

L’episodio pilota (cioè di prova) di Happy days era stato commissionato a Garry Marshall dalla televisione americana Abc, la quale pensava che una  serie ambientata negli anni cinquanta e dintorni potesse piacere al pubblico. Negli anni cinquanta il problema del consumo della droga fra i giovani non era ancora esploso come negli anni settanta. Infatti colpì anche il protagonista di American Graffiti, Richard Dreyfuss, rovinandogli la luminosa carriera appena cominciata.

Nonostante le rosee previsioni degli esperti, l’episodio pilota di Happy days non ebbe molto successo. Nel 1971 (anno in cui fu prodotto) gli Stati Uniti erano ancora impegnati nella guerra in Vietnam (1955-1975). Venivano mandati a combattere i militari di leva, i quali erano essenzialmente giovani che non andavano al college, quindi appartenenti alle famiglie meno abbienti. I tempi apparivano difficili e, nella memoria condivisa, gli anni cinquanta sembravano essere stati più felici o, almeno, più facili.

In realtà, negli anni cinquanta gli Stati Uniti erano impegnati nella guerra in Corea (1950-1953). Nella guerra prestarono servizio 1 319 000 statunitensi, 54 246 di essi non fecero ritorno.

American Graffiti e George Lucas

George Lucas è il regista di American Graffiti. Era nato nel 1944 a Modesto in California, la cittadina rappresentata nel film. American Graffiti fu girato a Petaluma, California, e in varie altre cittadine californiane e negli Universal Studios di Hollywood (dove venne realizzata la copia del “Mels Drive-in” di San Francisco). “Drive-in” significa “guida dentro”, sono locali in cui si può entrare guidando l’auto e senza scendere dall’auto. Sono bar, ristoranti, fast food e cinema.

Il Mels drive-in di San Francisco ricostruito negli studi di Hollywood

Nel 1971 la casa di produzione e distribuzione Universal Pictures si accordò con Georges Lucas, che aveva 27 anni, perché girasse due film: American Graffiti e Guerre stellari. Guerre stellari slittò perché la casa di produzione aveva dei dubbi sulla capacità del giovane regista di portare a termine un progetto tanto ambizioso. Così Lucas si concentrò su American Graffiti, dove pensava di rappresentare le storie della sua giovinezza.

La situation comedy Happy Days

La situation comedy Happy Days fu trasmessa negli Stati Uniti dal 1974 al 1984. Per situation comedy si intende uno spettacolo leggero a episodi che si svolge in un ambiente familiare, con personaggi ricorrenti che interpretano situazioni di vita quotidiana. Rappresenta le vicende di una famiglia borghese negli anni cinquanta a Milwaukee, nel Wisconsin.

Happy Days venne trasmessa in Italia dal 1977 al 1987 su Rai Uno e poi su Canale 5.

Ebbe successo sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo. Ebbe un grandissimo successo anche  in Italia, dove le famiglie si riunivano all’ora di cena davanti alla tv per l’appuntamento con lo spavaldo Fonzie e la tranquilla famiglia Cunningham.

Forse proprio da quello straordinario successo di Happy Days venne a un mio collega professore appassionato di cinema, che organizzava il cineforum dell’istituto superiore dove insegnavo, l’idea di organizzare la proiezione di American Graffiti. Voleva che gli studenti confrontassero Happy Days con un’opera meno zuccherosa sullo stesso periodo storico.

La fine degli anni settanta nella provincia di Torino in una scuola superiore

Insegnavo italiano e storia agli aspiranti ragionieri in una scuola superiore della provincia di Torino.

Parecchi colleghi insegnanti erano meridionali che si erano trasferiti al nord. Il collega napoletano era innamorato del cinema e organizzava un cineforum con i fondi che l’istituto aveva in dotazione per la cultura. Affittava una sala cinematografica del paese: all’epoca le sale cinematografiche del paese erano tre, ora ne è rimasta una sola. Il film veniva proiettato il mattino, durante l’orario scolastico, ed era seguito da un dibattito. Le sale cinematografiche erano molto ampie. Insomma, erano cinema veri. L’idea era che il cinema potesse essere uno strumento di cultura e che i nostri studenti, della ricca campagna piemontese, avessero molto bisogno di cultura.

1962: ultima notte di vacanze insieme, dopo il diploma di quattro amici diciottenni nella città californiana di Modesto, prima di andare al college. Curt cerca una bionda, Toad riesce a rimorchiare, John è sfidato a una corsa d’auto, Steve litiga con la ragazza

Il professore affittò quindi la pellicola del film American Graffiti. Era stato invitato il console statunitense a Torino, che si sedette nella sala insieme a noi. Il console era un uomo alto, dinoccolato, biondastro, cortese. Poteva avere fra i quaranta e i cinquant’anni.

Lupo solitario

Wolfman Jack, Lupo Solitario

Il filo conduttore di American Graffiti è la voce di Robert Weston Smith che interpretava se stesso, cioè Wolfman Jack (Jack l’uomo lupo), tradotto nell’edizione italiana del film come Lupo Solitario. Lupo Solitario è stato un importante disc jockey americano attivo dal 1960 sino alla morte avvenuta nel 1995. Era famoso per la sua voce crispy, cioè roca. In Italia il fenomeno delle radio libere era esploso nella seconda metà degli anni settanta. Fino a quella data si poteva ascoltare solo la Rai, che era una radio paludata con le voci perfettamente impostate.

Le radio private erano influenzate dalle radio private europee e americane, le emittenti private rompevano gli schemi, volevano essere come i giovani che le ascoltavano e trasmettere la musica che amavano. Ricordo che durante una gita scolastica in pullman, in Puglia gli studenti telefonarono a una radio privata locale che annunciò il nostro arrivo. Ci fermammo dove c’era la stazione radio e alcuni studenti andarono a parlare dall’emittente, la quale trasmise la canzone di Lucio Battisti che era stata la nostra colonna sonora durante tutto il viaggio: Sì, viaggiare. La canzone era del 1977, eravamo nel 1979.

Colonna sonora di American Graffiti

Disco 1

  1. Rock Around the Clock (Bill Haley and the Comets)
  2. Sixteen Candles (The Crests)
  3. Runaway (Del Shannon)
  4. Why Do Fools Fall in Love (Frankie Lymon and the Teenagers)
  5. That’ll Be the Day (Buddy Holly)
  6. Fannie Mae (Buster Brown)
  7. At the Hop (Flash Cadillac & The Continental Kids)
  8. She’s So Fine (Flash Cadillac & The Continental Kids)
  9. The Stroll (The Diamonds)
  10. See You in September (The Tempos)
  11. Surfin’ Safari (The Beach Boys)
  12. He’s the Great Imposter (The Fleetwoods)
  13. Almost Grown (Chuck Berry)
  14. Smoke Gets in Your Eyes (The Platters)
  15. Little Darlin’ (The Diamonds)
  16. Peppermint Twist (Joey Dee & The Starliters)
  17. Barbara Ann (The Regents)
  18. Book of Love (The Monotones)
  19. Maybe Baby (Buddy Holly)
  20. Ya Ya (Lee Dorsey)
  21. The Great Pretender (The Platters)

Disco 2

  1. Ain’t That a Shame (Fats Domino)
  2. Johnny B. Goode (Chuck Berry)
  3. I Only Have Eyes for You (The Flamingos)
  4. Get a Job (The Silhouettes)
  5. To the Aisle (The Five Satins)
  6. Do You Wanna Dance (Bobby Freeman)
  7. Party Doll (Buddy Knox)
  8. Come Go with Me (Del Vikings)
  9. You’re Sixteen (Johnny Burnette)
  10. Love Potion No. 9 (The Clovers)
  11. Since I Don’t Have You (The Skyliners)
  12. Chantilly Lace (The Big Bopper)
  13. Teen Angel (Mark Dinning)
  14. Crying in the Chapel (Sonny Till & The Orioles)
  15. A Thousand Miles Away (The Heartbeats)
  16. Heart and Soul (The Cleftones)
  17. Green Onions (Booker T. & The M.G.’s)
  18. Only You (And You Alone) (The Platters)
  19. Goodnight, Well It’s Time to Go (The Spaniels)
  20. All Summer Long (The Beach Boys)

Durante tutto il film la voce di Lupo solitario arriva dalle radio delle auto, dalle stazioni di servizio, dai bar, dai drive-in, dalle finestre aperte sulla strada . Trasmette la colonna sonora degli anni cinquanta e inizio sessanta. Sicuramente non era così facile per noi, negli anni settanta in Italia, procurarci una colonna sonora che trasmettesse ininterrottamente. Non tutte le auto avevano la radio o un mangiacassette.

Avere un’auto per cuccare

In American Graffiti viene sviluppato un tema che Happy Days non si lasciò scappare. Era quello dell’uso dell’auto per sedurre le ragazze. Le nostre madri ci raccontavano che quando loro erano giovani era impossibile avere rapporti sessuali con i fidanzati. Averli era sconsigliabile perché le ragazze dovevano giungere vergini al matrimonio. Inoltre c’erano problemi logistici perché non si sapeva dove andare.

La prima notte di nozze molte ragazze avevano la rivelazione del corpo maschile. Mia madre pensò che mio padre avesse una malattia. Io sono su per giù della leva di George Lucas e di Fonzie, nessuna di noi voleva più arrivare vergine al matrimonio negli anni sessanta. La notte di nozze con sorpresa non ci sembrava una buona idea.

L’auto era il mezzo escogitato per i primi rapporti clandestini in camporella. Ma ben pochi di noi negli anni sessanta disponevano di un’auto. E anche negli anni settanta solo i miei studenti di famiglie più ricche potevano usare, in qualche fine settimana, l’auto del padre. Di solito erano bietoloni come il personaggio di Therry il rospo Fields (l’attore che lo interpreta è Charles Martin Smith) che si andavano a ribaltare da qualche strada di campagna sopra elevata, come ci sono dalle mie parti sui campi di granturco, facendo morire di spavento la malcapitata che li accompagnava.

In American Graffiti Paul Le Mat interpreta John Milner, il meccanico esperto di donne che truccava e riparava le auto per gli amici, gli studenti in attesa di andare al college.  Mentre un giovanissimo Harrison Ford (che interpreta  Bob Falfa) lo cerca per sfidarlo in una gara di velocità con la sua auto e percorre la strada principale di Modesto, una ragazzina undicenne  si infila sull’auto del meccanico. Ma John è un duro dal cuor tenero e non si approfitterà della minorenne nonostante i tentativi di ricatto della ragazzina.

Henry  Winkler interpreta Arthur Fonzarelli (Fonzie) in Happy Days

La moto di Fonzie è la Triumph Trophy TR5 Scrambler

Il personaggio di John Milner, ispirato in parte anche a James Dean, venne ripreso ed elaborato da Henry Winkler che, in Happy Days, interpretò il meccanico Arthur Fonzarelli. Adorato dalle donne, dispensava consigli e suggerimenti ai suoi giovani amici.

Il dibattito dopo la proiezione

Non voglio spoilerare troppo perché il film è ancora molto godibile. Lo potete trovare sulla piattaforma Prime in streaming. Dirò di più: è uno di quei film che sono migliorati con il tempo come The Blues Brothers, come Un sacco bello.

I personaggi di American Graffiti erano più buffi, più negativi, più indecisi, più bietoloni… insomma, più veri di quelli di Happy Days. Queste furono le domande che fecero gli studenti al console americano quando si accesero le luci.

“Ma era proprio così?”, “Il film è realistico?”, “Quasi tutti i ragazzi avevano le auto?”, “Erano i ragazzi a decidere il college da scegliere?”.

Il console annuiva tranquillo.

Io chiesi: “Mi scusi console, ma non c’è mai un discorso su un aspetto politico, su un tema culturale, letterario. I ragazzi non discutevano di temi politici, letterari, culturali? Noi qui ci accapigliamo, ci scontriamo…”.

Ero rimasta ferma al ’68 e, conoscendomi, gli studenti fingevano interesse.

Il console sorrise: “È proprio così come è rappresentato nel film. I ragazzi non avevano interessi culturali. Forse diventerete anche voi così con l’aumentare del benessere”.

Richard Dreyfuss interpreta Curt Henderson

American Graffiti termina con la partenza del giovane protagonista Curt Henderson per il college, interpretato da Richard Dreyfuss. Per tutto il film ha vagato incerto se partire o meno, mentre il suo amico, interpretato da Ron Howard, lo invita a partire. Alla fine prende un piccolo aereo e parte. Il finale ci dice che farà lo scrittore e non tornerà.

Quale film italiano ambientato nel periodo di American Graffiti ha la stessa tematica?

È il film d’esordio della regista Lina Wertmüller, intitolato I Basilischi. È stato girato nel 1963 in Basilicata e Puglia, fra i figli di possidenti e notabili del meridione d’Italia.
Il protagonista Antonio riceve l’offerta della zia di trasferirsi a Roma, a frequentare l’università, per uscire dall’atmosfera soffocante e provinciale del paese. Ma ritornerà ben presto al paesello natio…

4 pensiero su “AMERICAN GRAFFITI, LO ZIO DI HAPPY DAYS”
  1. Ciao a tutti e complimenti per l’articolo: lo dico da grande fan del film e anche del sequel “More American Graffiti” (anno 1979), di cui spero un giorno di poter leggere qualcosa su questo blog.

  2. Happy Days è l’estensione (spin-off forse non è corretto) dell’episodio 22, terza stagione (25 febbraio 1972) dal titolo “Love and the Happy Days” della serie Love American Style.

    1. Mi scuso, ma ho letto ora. Per quello che ho letto io la puntata pilota venne inserita in una serie perché non era particolarmente piaciuta. In seguito dopo il successo di American Graffiti si andò a ripescare.
      Molte grazie dell’attenzione.

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