Il concetto alla base di Capitan America fu elaborato alla fine del 1940 da una coppia di giovani autori appena formata: Joe Simon (1913-2011) e Jack Kirby (1917-1994). Essendo Joe Simon il direttore della Timely (la futura Marvel), non fu particolarmente difficile convincere l’editore Martin Goodman (1908-1992) a pubblicarlo. Il primo schizzo di Capitan America realizzato da Joe Simon (era disegnatore oltre che sceneggiatore) per l’editore Martin Goodman L’eroe era pensato per essere decisamente interventista, mentre la maggior parte degli americani era contraria a entrare nella Seconda guerra mondiale. Come si può capire rileggendo anche le storie dei personaggi a stelle e strisce dell’epoca, come Don Glory. Capitan America venne lanciato direttamente con una propria testata, cosa rara all’epoca, nel dicembre del 1940 (la data di copertina, come al solito “postdatata”, indica marzo 1941), ben un anno prima che l’America entrasse nella seconda guerra mondiale dopo il bombardamento giapponese alla base navale di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. Il successo di Capitan America fu immediato ed eclatante: il primo numero andò immediatamente esaurito, probabilmente grazie alla copertina dove, per la prima volta, un personaggio dei fumetti prendeva a pugni Hitler in persona. Ciononostante, Cap non è stato il primo supereroe patriottico ad andare in giro vestito con la bandiera americana. I precursori di Capitan America Nel febbraio del 1940, su Science Comics (della casa editrice Fox), appariva The Eagle, un eroe non proprio vestito a stelle e strisce, ma che comunque impersonificava il simbolo ufficiale dell’aquila americana. Il primo in assoluto dei supereroi patriottici era apparso su Pep Comics (della casa editrice MLJ, oggi Archie Comics) nel Gennaio 1940. Si chiamava The Shield: il personaggio a cui più si è ispirato Joe Simon per creare Capitan America, a partire dalla forma dello scudo (presto cambiata proprio per una diffida della MLJ). The Shield ottiene la superforza grazie a un siero e agli effetti di un raggio speciale inventati da suo padre, ucciso da emissari di una potenza nemica. Inoltre, indossa un costume in fibre metalliche che gli fa da scudo ai proiettili dei criminali. Dopo alcuni numeri viene affiancato da un adolescente, Dusty “the Boy Detective”, seguendo la moda lanciata da Robin. Insomma, Joe Simon ha attinto a piene mani da questo personaggio creato da Harry Shorten e disegnato da un giovanissimo Irv Novick. The Shield è durato fino al 1948, quando fu scalzato dal successo travolgente di Archie Andrews, che avrebbe poi dato il suo nome alla stessa casa editrice. Il mese prima dell’uscita del numero 1 di Capitan America apparve Minute Man, eroe patriottico senza maschera, ma con la bandiera come maglietta. Minute Man era stato creato da Charlie Sultan sul n. 11 di Master Comics della casa editrice Fawcett, il secondo colosso del fumetto dell’epoca che poteva contare sul grande successo di Captain Marvel. Minute Man era Jack Weston, soldato dell’esercito americano soprannominato “The One Man Army” (l’esercito di un uomo solo), combatteva al fronte e, stranamente, non ha mai avuto una spalla adolescente. Le sue avventure cessarono con la fine della guerra. Gli imitatori a stelle e strisce Uno degli eroi a stelle e strisce di maggior successo è il “superpatriota” Fighting Jank, uscito nel settembre del 1941 (quindi dopo Capitan America) sull’albo Startling Comics della Better Publications. Bruce Carter III è esattamente identico a un suo avo che aveva combattuto nella Guerra di indipendenza americana, alla fine del Settecento. Lo spirito del bisnonno gli rivela dove trovare una cappa magica che lo rende invulnerabile. Anche lui si veste con un costume con la bandiera americana, in questo caso disegnata sul petto, e combatte i nazisti. Fighting Jank riuscì a resistere in edicola fino al 1949, lo stesso anno in cui chiuse anche Cap. Ci sarebbe anche un altro eroe patriottico che ha avuto un certo successo: Uncle Sam, della Quality Comics, ma questo personaggio tratto dalla tradizione americana, rinato nella versione a fumetti nel 1940 grazie al grande Will Eisner e durato esattamente fino alla fine della guerra (in tempi recenti riesumato da una miniserie dipinta da Alex Ross), è in effetti molto diverso da Cap. Visto che era in grado di cambiare le dimensioni del proprio corpo ed era dotato di superpoteri che gli derivavano direttamente dalla “coscienza americana”. Per ogni americano che perdeva la fede nella sua nazione, lui perdeva una parte della sua forza (più idealistico di così!). Captain Freedom della casa editrice Harvey, uno dei tanti supereroi secondari a stelle e strisce Delle altre decine di eroi di questo tipo ormai non rimane altro che il nome, come Captain Flag, Captain Freedom, Captain Victory, The Flag, Captain Corageous, The Pioneer, The Sentinel, Super-American, Major Victory, Captain Glory, The Flagman eccetera. Tutti durati al massimo per il periodo di guerra contro i tedeschi e i giapponesi (spesso meno). La stessa Timely/Marvel, dopo Capitan America, lanciò The Patriot, Captain Wonder, Major Liberty e Defender. Da notare anche la presenza di una Miss America (qui), controparte femminile di Cap, lanciata sempre dalla Timely. Stranamente un colosso editoriale come la Dc Comics non ha mai avuto un supereroe tipo Capitan America (quello che gli si avvicinava di più era Star Sprangled Kid, che però era decisamente atipico). Probabilmente perché all’inizio la Dc era tra i capofila dei contrari all’intervento e, una volta entrati obtorto collo in guerra, il ruolo di supereroe patriottico fu preso da Superman, che nonostante sia un alieno ha sempre incarnato gli ideali americani. Patrioti nella Guerra fredda Nel 1952 un programma televisivo dedicato a Superman, interpretato da George Reeves, riaccende la curiosità intorno al mondo dei supereroi e la Atlas (il nome della casa editrice di Martin Goodman dopo Timely e prima di Marvel) decide di rilanciare alcuni vecchi personaggi, tra cui Capitan America. Il nemico ora è cambiato, la minacchia dell’America e del mondo non è più incarnata dalla Germania nazista, ma dalla Russia sovietica. Joe Simon rimase contrariato dal fatto che il suo personaggio fosse stato rimesso in circolazione senza dirgli nulla, e naturalmente senza che gli fosse pagata alcuna royalty. Avendo fondato una piccola casa editrice insieme al socio Jack Kirby, la Mainline Comics, decise di lanciare una “nuova versione” di Capitan America con il nome di Fighting American (“Combattente americano”). Per mostrare alla Atlas come si fanno delle storie veramente valide e per provocare la loro reazione, magari una causa per plagio attraverso la quale potere rivendicare i propri legittimi diritti sul personaggio (cosa che comunque non successe). Fighting American fu il primo supereroe nuovo di zecca dopo gli anni quaranta, dopo il tramonto del genere supereroistico. L’albo comunque uscì nel 1954, dopo la chiusura della Mainline, pubblicato dalla Prize Comics. Johnny Flag, un veterano di guerra invalido, viene ucciso da agenti comunisti. Il fratello di Flag porta il cadavere in un laboratorio governativo, dove viene rivitalizzato e rinforzato. Nasce così un nuovo supereroe, pronto a combattere i cattivoni rossi per i nobili ideali del popolo americano. Naturalmente viene subito dotato di una giovane spalla: Speedboy. Dopo il primo numero altamente patriottico, la serie diventa a tutti gli effetti una parodia di Capitan America nello stile umoristico allora in voga della rivista Mad, piena di gag e di battute frizzanti, oltre che di cattivi da operetta. I suoi 7 numeri, tutti firmati da Simon e Kirby, sono una vera e propria anomalia (e anche una chicca) nel mondo dei supereroi. Dopo la contestazione giovanile Il ritorno definitivo dei supereroi avvenne alla fine degli anni cinquanta grazie alla Dc Comics, con la nascita della cosiddetta Silver Age (“l’età argentea”). E di nuovo il primo eroe patriottico a comparire fu, nel 1959, The Shield, completamente rinnovato da Joe Simon e Jack Kirby per la Archie Comics, in una breve serie di due numeri intitolata The Double Life of Private Strong. The Shield continuò a comparire di tanto in tanto in pubblicazioni della Archie fino al 1967, anno in cui questa casa editrice abbandonò ogni velleità nel campo dei supereroi (per poi riprenderle in tempi recenti). Jack Kirby rompe la sua lunga collaborazione con Simon, che comunque aveva già sospeso per lavorare per un breve periodo alla Dc Comics, e passa a collaborare con Stan Lee lanciando i supereroi Marvel così come li conosciamo. Nel 1964 i due fecero ritornare in vita Capitan America nel n. 4 dei Vendicatori e poi sulla sua testata. Nessun’altra casa editrice tentò più di imitare Capitan America, segno evidente del cambiamento dei tempi e dell’indebolimento di quegli ideali patriottici che erano stati alla base del successo di questi eroi durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Lo stesso Capitan America dagli anni settanta comincerà a trascurare i nemici nazisti e comunisti per diventare un eroe sostanzialmente pacifista, influenzato dalla contestazione giovanile. L’albo di Capitan America viene pubblicato per la prima volta in Italia dall’Editoriale Corno nel 1973, mentre le sue avventure insieme ai Vendicatori sono uscite dal 1971 in appendice all’albo del Mitico Thor In Italia l’unico supereroe a stelle e strisce che abbiamo conosciuto è stato proprio Capitan America (e i suoi derivati marvelliani), nessuno degli altri è mai approdato sulle nostre sponde. Navigazione articoli LUPIN III, L’ADATTAMENTO MIGLIORE IL GIORNO DEI RAGAZZI, FUMETTI IN UN QUOTIDIANO
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