“Aldo ti chiede di esporre la tua questione in breve e poi di andartene via subito!”.

Tante e tanto moleste erano diventate le interruzioni del suo lavoro da parte di visitatori e perdigiorno che Aldo Manuzio si convinse di appendere questo avviso sulla porta del negozio, a Venezia.
Lui, “principe” degli editori europei d’inizio Cinquecento, era un uomo ricercato da tutti, che però di tempo ne aveva sempre maledettamente poco!

Erasmo da Rotterdam, dopo aver assistito di persona a una delle sue proverbiali sfuriate, scrisse meravigliato a un amico che se per caso un collaboratore di Aldo “fa un piccolo sbaglio e quell’altro se ne accorge, scoppiano tragedie e volano insulti e invettive!”.
Di “Aldo”, a Venezia, di fatto ce n’era solo uno.

Era nato attorno al 1450 a Bassiano (Latina) e sin da giovane aveva provato un’irresistibile attrazione per le lettere.
A Roma, ventenne, iniziò a frequentare i circoli umanistici del cardinal Bessarione venendo in contatto con l’arte della stampa, da poco arrivata in Italia dalla Germania.
Richiesto dall’amico Giovanni Pico della Mirandola, si trasferì a Carpi per fungere da maestro ai principini Alberto e Lionello Pio.

Stufo di trovarsi fra le mani libri sgrammaticati, perché gli impaginatori di allora sapevano a stento leggere e scrivere, Manuzio verso il 1490 sbarcò a Venezia (capitale europea del libro) per fare di testa sua.
Il primo volume da lui pubblicato, per i tipi della sua neonata casa editrice sita in Calle del Pistor, furono gli “Erotemata” di Costantino Lascaris.

Un imprenditore geniale come lui presto stravolse il mondo della carta, introducendo il concetto di libro come oggetto di svago e in tal modo diffondendo il piacere della lettura.
Sua infatti fu l’invenzione dei “libelli portatiles” (i tascabili) e del corsivo, carattere non solo bello a vedersi, ma più economico dello stampatello perché, inchinato com’era, necessitava di un minor quantitativo di carta per la stampa.

Fece de “il Canzoniere” di Petrarca il primo best seller della storia, oltrepassando la tiratura di 100.000 copie, ragguardevole anche per i nostri tempi.
Suo fu anche il più bel libro mai stampato: la “Hypnerotomachia Poliphili”, romanzo lascivo e pagano composto in incognito da un prete.

Quando “Aldo” si spense il 6 febbraio del 1515, indaffaratissimo sino all’ultimo istante, il logo delle sue “Edizioni Aldine” (un delfino avvinghiato attorno a un’ancora) era diventato sinonimo di qualità, novità e cultura.

 

(Testo di Anselmo Pagani. Riproduzione consentita se recante il nome dell’autore).

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